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Come risolvere questa situazione?


Alix

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no non è vero. te qui dentro lo hai detto il perchè non parli: perchè hai paura di non venire accettato o peggio deriso.

penso che già dicendo questo al tuo amico che ritieni sia di mentalità aperta, potrebbe cambiare di molto le cose.

ma siccome pensi di non riuscirci (o si?), si può procedere per gradi: ad esempio ci sono occasioni o possibilità in cui siete solo tu e lui per un po di tempo?

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Sì, a volte ci sono state. Quindi può darsi che riaccada.

:Waiting:

io non ho problemi a sollecitarti per tutte le volte che sarà necessario, però non pensi che, dato che da come hai detto alle volte se non ti sollecita nessuno rischi di non dire cose che ti premerebbe fare, potrebbe essere utile iniziare a farne a meno partendo da qui?

ormai sai più o meno cosa ti chiedo riguardo queste cose (che volte erano, esempi, che facevate intanto ecc).

poi piuttosto che pensare "Puo darsi che capiti", non sarebbe meglio pensare, dato che lo hai identificato come situazione meno complicata per iniziare a risolvere il problema, "come farlo riaccadere"?

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Potrebbe essere utile.

In verità l'unico metodo per farlo riaccadere sarebbe chiamare questa persona da parte. Ma sei sicuro che parlarne con lui migliorerebbe le cose? E in che modo le migliorerebbe?

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e come faccio ad esserne sicuro? mica stiamo a parla di matematica...

cmq non intendevo che tu vai li e gli dici del tuo problema (a meno che tu non lo voglia fare), ma iniziare a procedere per gradi.

una volta identificati quelli piu "abbordabili" diciamo, cominci da quello con cui ti senti meglio, e puoi iniziare a dirgli qualcosa di tua iniziativa quando siete soli. prima dicevi del calcio, ma puoi anche chiedergli solo l'ora che ne so, cose semplici.

mano a mano aumenti il numero di parole e di argomenti, ovviamente anche in base alle sue reazioni, che da come dici non dovrebbero essere "spaventanti" o svalutanti.

poi passi a un gruppo di 2 persone, sembre quelle piu abbordabili, e cosi via, fino a che, se tutto andrebbe bene, dovresti riuscire a parlare sicuramente con meno timore, anche con tutto il gruppo.

però bisogna prima provare a vedere come funziona con l'unità (il tuo amico) e in condizioni piu favorevoli possibile...

non ti convince?

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Sì, mi convince.

Però per cominciare dall'unità dovrei aspettare il momento in cui siamo soli(chissà quando verrà) oppure chiamarlo da parte, e in questo caso, con che scusa?

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Sì, mi convince.

Però per cominciare dall'unità dovrei aspettare il momento in cui siamo soli(chissà quando verrà) oppure chiamarlo da parte, e in questo caso, con che scusa?

avete qualche passione in comune che si può fare solo in due?

tipo che ne so, qualche videogioco? vedere un film che piace solo a voi? o altro...

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No, non credo che potremmo fare qualcosa in due. In questo gruppo non è mai successo che due soltanto siano andati a fare qualcosa, c'è sempre stato il gregge. E poi non credo che ci verrebbe soltanto con me.

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Casomai "libero" da cosa. Credo, essendo soltanto in due, libero dall'etichetta di gruppo (ovvero "quello che non parla").

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e come hai fatto a sentirtici libero?

magari riuscire a prendere consapevolezza del meccanismo, potresti essere in grado di riproporlo autonomamente, e non solo quando "la sorgente" (il gruppo, ma qualcuno in particolare?) non ha più modo di importela quell'etichetta...

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Non so bene come ho fatto, forse prendendo consapevolezza che le etichette in quel caso non c'erano più. Credo sia dato proprio da questo che in situazioni con persone che non conosco o conosco da poco riesco a sentire meno questo disagio. Potrebbe essere questo "peso" dell'essere etichettato ad impedirmi di cambiare?

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certo, per il fatto che il problema si presenta solo in determinati contesti, "la causa" va ricercata tra le variabili che li riguardano (oppure per contro, facendo la differenza con quelle di quegli altri dove non si presenta).

che sia solo quello non saprei, d'altrndde lo hai detto all'inizio quasi, che era la paura del giudizio (gia preconfezionato in quei casi) che ti bloccava.

però ora attento a non razionalizzare troppo: invece che pensare "io non parlo perchè ho l'etichetta", potresti pensare "le sensazioni che mi suscita il pensiero di avere l'etichetta mi impediscono di parlare".

cosi facendo magari, invece di cercare di cambiare il contesto (l'etichetta), che potrebbe non essere possibile, ti potresti iniziare a concentrare su come cambiare le emozioni che ti suscita quell'etichetta, cosa possibilissima (ma non facile) e potenzialmente funzionale alla risoluzione del problema.

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Cioè intendi cambiare il mio modo di vedere quell'etichetta? E come si potrebbe fare?

certo, perchè paradossalmente sei tu che ti sei etichettato, ovvero hai "tradotto" le parole e le situazioni con questi tuoi compagni in emozioni e sensazioni specifiche, che a loro volta hai "trasformato" in etichetta.

cosi ogni volta che si ripresentano quelle situazioni, tu riprovi le stesse cose, con cosenguente etichetta annessa, e nel tentativo di non provarle più, eviti ulteriormente di parlare o partecipare, rinforzando però cosi l'etichetta che ti sei dato, e di nuovo il processo si ripete, e finche non si interrmpe non se ne esce. (non so se si capisce...).

per disinnescare sto loop bisogna capire quali sono le variabili in gioco (principalmente le proprie emozioni), capire come sono organizzate (che schema ti ci sei fatto, cioè come le hai tradotte nell'etichetta) e a che ti servono organizzate in quel modo, solo a sto punto si può provare a dargli un altra lettura, più funzionale all'obiettivo da raggiungere (che bisogna anche vedere quale vuoi che sia alla fine).

naturalmente queste però sono cose che si fanno con la psicoterapia, quindi, se vuoi, quello che possiamo fare qui, è continuare a parlarne per cercare di capire come funziona il tutto, provare a prendere consapevolezza di quali sono i meccanismi, ma per provare a cambiarli, laddove non capitasse, puoi provare a farlo solo li.

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per disinnescare sto loop bisogna capire quali sono le variabili in gioco (principalmente le proprie emozioni), capire come sono organizzate (che schema ti ci sei fatto, cioè come le hai tradotte nell'etichetta) e a che ti servono organizzate in quel modo, solo a sto punto si può provare a dargli un altra lettura, più funzionale all'obiettivo da raggiungere (che bisogna anche vedere quale vuoi che sia alla fine).

Ti spiacerebbe rispiegarmi questo punto?

Riguardo alla psicoterapia, quanto tempo credi ci voglia per risolvere questa cosa? E nel caso in cui non potessi intraprenderla, non ci sarebbe nessun altro modo?

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Ti spiacerebbe rispiegarmi questo punto?

Riguardo alla psicoterapia, quanto tempo credi ci voglia per risolvere questa cosa? E nel caso in cui non potessi intraprenderla, non ci sarebbe nessun altro modo?

tu ti sei costruito una realtà. in quel contesto (cogli amici) la tua realtà è che "sono uno che non parla" (superficialmente, e solo in base agli elementi che abbaio). potrebbero esserci altri significati sotto, tipo "sono poco interessante", "sono poco indipendente" ecc ecc (sono esempi).

quel punto che mi hai chiesto di rispiegarti, consisterebbe nel identificari i materiali con cui te la sei costruita (prevalentemente le emozioni che hai provato e che provi in quei contesti, le sensazioni (anche quelle fisiche), i pensieri e simili), in che modo hai usato questi materiali per costruirtela (come sei arrivato a dire che sei uno che non parla, perchè ho paura dei giudizi e magari non perchè sei uno che parla poco in genealre -per dire-), cioè le tue interpretazioni, le tue letture cognitive dei suddetti elementi (perchè e in che modo una sensazione di ansia l'hai letta come paura di parlare -altro esempio-), poi con la psicoterapia, alla stessa sensazione, puoi dare un altro ruolo, un altro esit, più funzionale all'obiettivo che vuoi raggiungere (quale è? l'indipendenza? il poter parlare? ecc).

sostanzialmente è un pò quello che abbiamo cercato di fare tutta la discussione, cercare di identificare delle esperienze significative, capire che tipo di vissuto emotivo ti suscitavano, che tipo di situazioni vorresti vivere, e le altre cose di cui abbiamo parlato e si potra continuare a parlare.

la psicoterapia non è l'unico modo, ma è un modo specifico volto proprio a fare suddette cose.

te puoi anche riuscire a modificare i tuoi schemi vivendo particolari esperienze (come dicevi, ovvio che cambiando il contesto, ti troveresti a tuo agio: es. un esperienza dove i tuoi amici ti chiedono ti parlano e si interessano a te, parlano di cose che interessano a te e cosi via, naturalmente tu ti sentiresti più libero e predisposto a parlare, e il problema si risolverebbe cosi).

può anche capitare che una volta che riesci a capire come tu organizzi le esperienze, riesci ad intervenire senza ausili esterni.

può capitare in altri modi, però la psicoterapia è l'unico specializzato in questo.

era questo il senso del mio messaggio, non che sei spacciato e devi fare per forza psicoterapia (se per caso avevi percepito questo), semplicemente però attraverso di lei potresti ottenere risultati più probabili e rapidi.

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Molto chiaro.

Se la psicoterapia è la situazione migliore, proverò a parlarne con i miei. Nel caso in cui non potessi intraprenderla, cosa mi consigli di fare?

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Molto chiaro.

Se la psicoterapia è la situazione migliore, proverò a parlarne con i miei. Nel caso in cui non potessi intraprenderla, cosa mi consigli di fare?

anche nel caso in cui non potessi intraprenderla, dalla tua età dovresti andare a scuola, e in teoria nelle scuole ci dovrebbe essere un psicologo; puoi provare a informarti in caso.

la cosa che potresti fare anche da solo, è cercare di capire quali sono i tuoi desideri e i tuoi obiettivi, i tuoi bisogni, capire cosa ti spinge a fare certe cose piuttosto che altre, e a pensarle naturalmente (tipo capire se vuoi uscire per non stare a casa o simili, come abbiamo anche provato a parlarne).

però per il cambiamento servono esperienze significative con persone significative.

poi come ho detto, e come hanno detto anche altri utenti che hanno partecipato, la tua è una situazione molto comune in adolescenza, che il più delle volte si evolve da sola (o per caso).

la cosa importante però è che questa situazione non ti causi particolare malessere e sofferenza (questo solo tu lo puoi sapere), sia in ambito familiare che sociale con i tuoi compagni; se cosi fosse, la psicoterapia, o lo psicologo, ti potrebbe di certo dare una mano.

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Sì, l'anno scorso avevo sentito parlare di una psicologa a scuola, mi informerò.

Grazie dei consigli, ti farò sapere :good:

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