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obiettivo lavoro


massimogenova

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Ciao a tutti,

ieri sera ho letto tutto il topic e mi sono tornati alla mente tanti ricordi, dopo le superiori (mi sono diplomata ragioniera) ho iniziato subito a cercare un lavoro, non mi andava di frequentare l'università e soprattutto non mi andava di pesare sulla mia famiglia, tra l'altro avrebbero finanziato i miei studi solo se avessi intrapreso una facoltà che a loro stava bene e logicamente ciò che avrei voluto fare non era tra quelle...

Da luglio 99 a febbraio del 2000 ho passato il periodo peggiore della mia vita, ero intenzionata a fare un lavoro che mi avrebbe permesso di specializzarmi e che fosse inerente con i miei studi, non perchè fossi schizzinosa, ma perchè volevo imparare un mestiere e possibilmente quello per il quale avevo studiato, volevo specializzarmi per potermi rendere indipendente dalla mia famiglia.

A febbraio ho iniziato un corso di computer tanto per fare qualcosa che mi piacesse.

Ricordo con nostalgia quel periodo...

Poi dinuovo senza far nulla da giugno 2000 fino ad ottobre.

Ad ottobre ho iniziato come praticante (cioè gratis) in uno studio di consulenza aziendale e da allora pur avendo cambiato un paio di volte mi ritrovo a fare sempre lo stesso lavoro.

Non mi dispiace in fondo...la mia passione riguarda la criminalistica e l'investigazione ne è una parte fondamentale, e sapete quanto bisogna investigare per riuscire a ricostruire il bilancio di un cliente che ti porta metà fatture e metà estratti conto? :Yawn:

Ok ammetto che ciò che faccio non centra nulla con ciò che avrei voluto fare...però la vita va così.

La metà dei miei problemi mi sorgono in famiglia (quella famiglia che ora potrei abbandonare ma non abbandono) e l'altra metà mi sorgono sul luogo di lavoro.

Se non lavorassi avrei meno problemi sul luogo di lavoro (mi sembra logico) e probabilmente di più in famiglia.

E' vero che spesso siamo noi ad essere infelici ma spesso ci si ritrova anche in un determinato ambiente che ci è ostile.

Non è facile riuscire ad adeguarsi all'ambiente che si trova eppure in ufficio si passa la maggior parte della giornata.

Poi se lavori gratis o sottopagato di solito vieni trattato meglio (di solito però non è la regola), se invece ti retribuiscono a norma di legge (pur non essendo cifre da capogiro) allora ti fanno sudare quel che ti danno e spesso ti umiliano.

Naturalmente i problemi maggiori sorgono tra colleghi.

Di solito anzichè aiutarsi si tende a creare rivalità.

Il pettegolezzo è fisiologico in un ambiente con più di una persona. Sia maschile che femminile, in eguale misura.

La cosa peggiore che possa accadere però è lavorare sotto un capo che non prende decisioni. Non ha importanza che non sappia o non voglia prenderle, semplicemente tutto si blocca ed è frustrante.

Nonostante ciò mi rendo conto di essere fortunata ad avere un lavoro.

Agli inizi non sapevo neanche come cercarlo...poi ho affinato la tecnica...è importante la tenacia, io ho lavorato gratis un anno, poi in nero e a metà stipendio per tre anni, e poi, continuando ovviamente a spedire curriculum e leggere inserzioni, ho trovato questo lavoro a cinque km da casa e in regola.

Ci sono giorni in cui maledico l'aver risposto all'inserzione...giorni in cui mi rimetto in cerca...giorni in cui vorrei uscire da dove sono entrata e non tornare più...ma fatto sta che da cinque anni siedo nello stesso ufficio.

Proprio ieri ho compilato un from on line con il mio curriculum...mi ero arrabiata per l'ennesima volta... :blink:

Conlcudo con un in bocca al lupo a chi è in cerca, ciao.

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lo so un ingeniere poterbbe sentirsi frustrato a fare l'impiegato ma dipende sempre tutto da ambizione e adattamento

Qui rovesci un po' le cose, in modo alquanto pericoloso, che tra l'altro è il modo in cui lo fanno i miei colleghi ingegneri ed è

la causa di molte frustrazioni per loro, e frustazioni per chi invece non si adatta. Sono due cose diverse, che si confondono

facilmente, ma mooolto diverse, infatti i più frustati sono spesso i meno frustrati.

Loro sono molto ambiziosi... ambiscono ad una vita comoda e senza i normali rischi che fare il proprio dovere seriamente comporta

(è pur sempre un'ambizione, anche se è spesso camuffata da "umiltà", ed è incompatibile con la professione). Per questo la prima

cosa che cercano di fare è proprio "adattarsi" all'ambiente in cui operano, che è come se un medico chiamato per curare la peste

come prima cosa cercasse di prenderla per poi mettersi a letto a lamentarsi del male. E facendolo adattano il mondo al loro adattarsi,

rendendo impossibile lavorare a chiunque. Gli riesce non perché sono bravi a farlo, ma perché sono i più, tanti.

Qualche post fa si parlava di lavori dannosi o non dannosi. Noi ingegneri (con la "gn" :;): ) abbiamo un codice deontologico, cioè

un codice di condotta sul lavoro che va seguito al fine di non recare danno agli altri nell'esercizio della professione. Se prendi un

ingegnere che si è adattato, e confronti la sua condotta con le regole di questo codice, di solito fa l'esatto contrario. Non è un caso...

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La cosa peggiore che possa accadere però è lavorare sotto un capo che non prende decisioni. Non ha importanza che non sappia o non voglia prenderle, semplicemente tutto si blocca ed è frustrante.

Olt, ti adoro!

Ti riporto una mia lettera, da un mio dialogo epistolare di stanotte con un mio amico ed ex-collega,

mentre si parlava di un'ambiente nel quale abbiamo lavorato assieme in passato.

Gli stavo illustrando la fonte della strategia direzionale del "non decidere", come me l'aveva illustrata

un collega anziano (l'Alex di cui si parla nella lettera, mentre Enrico è il dirigente "strategico", Aziendina

è l'azienda piccola e Multinazionale è una sua cliente):

E' un modo di muoversi tipico da "consulente": far di tutto per essere l'ultimo a decidere.

Me l'aveva fatto notare proprio Alex, quando stavamo affrontando i problemi assieme (quando

abbiamo determinato l'"impulso"), che Enrico si muoveva all'interno di Aziendina esattamente

come si muoveva all'interno di Multinazionale come consulente (fino al 2002, se non mi ricordo

male, lo era).

Era molto lucido, Alex, in quei mesi. Io non l'avrei notato, davvero (anche perché non è che

avessi 'sta grande esperienza in 'ste cose).

Mi ricordo ancora la faccia che aveva fatto quando me l'ha spiegato (era scioccato da ciò di cui

si era accorto).

Eravamo all'Autogrill, a disperarci, una delle tante volte...

Una strategia che è molto utile per se stessi, ma determina disastri a cascata, oltre a emulazioni, e che fatta da dirigente

è anche un tantino illegale...

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Qui rovesci un po' le cose, in modo alquanto pericoloso, che tra l'altro è il modo in cui lo fanno i miei colleghi ingegneri ed è

la causa di molte frustrazioni per loro, e frustazioni per chi invece non si adatta. Sono due cose diverse, che si confondono

facilmente, ma mooolto diverse, infatti i più frustati sono spesso i meno frustrati.

Loro sono molto ambiziosi... ambiscono ad una vita comoda e senza i normali rischi che fare il proprio dovere seriamente comporta

(è pur sempre un'ambizione, anche se è spesso camuffata da "umiltà", ed è incompatibile con la professione). Per questo la prima

cosa che cercano di fare è proprio "adattarsi" all'ambiente in cui operano, che è come se un medico chiamato per curare la peste

come prima cosa cercasse di prenderla per poi mettersi a letto a lamentarsi del male. E facendolo adattano il mondo al loro adattarsi,

rendendo impossibile lavorare a chiunque. Gli riesce non perché sono bravi a farlo, ma perché sono i più, tanti.

Qualche post fa si parlava di lavori dannosi o non dannosi. Noi ingegneri (con la "gn" :;): ) abbiamo un codice deontologico, cioè

un codice di condotta sul lavoro che va seguito al fine di non recare danno agli altri nell'esercizio della professione. Se prendi un

ingegnere che si è adattato, e confronti la sua condotta con le regole di questo codice, di solito fa l'esatto contrario. Non è un caso...

come dicevo se non rileggo faccio un sacco di errori :Kiss:

vedi ti capisco...capisco cosa intendi ma tutto cio implica ambizioni...

io vabbè faccio comunque il mio lavoro, sono stato istruito per fare l'impiegato e lo faccio, ma se non fosse possibile devo vivere o no?

E' più importante per me sfamare le mie figlie, mandarle a scuola, fagli fare dello sport accontentarle. Per far cio devo lavorare, di qui non si scappa, dunque lavoro, qualunque lavoro va bene per me, perchè mi serve lo stipendio, e visto che lo faccio mi pongo in una posizione che mi consenta appagamento dovessi anche raccattare merde dai marciapiedi e ti assicuro che girando e vedendo un viale pulito sarebbe una grande soddisfazione, ma la soddisfazione è proporzionale all'impegno, ci vuole impegno anche a recuperare cacche sai..

La mia ambizione sarebbe voler pitturare, secondo quanto dici tu io pittore dovrei non lavorare perchè o pittore o nulla? O artista o morto di fame....

io sono un uomo e voglio vivere con mia moglie e le mie figlie ecco la mia ambizione se di può definire tale, e vado fiero di essa, perchè è dettata dall'amore non dal mio orgoglio delle mie possibilità e capacita...

tu dici noi ingegneri abbiamo un codice, ma tu hai un istruzione da ingegnere non lo sei, perchè non lavori, se fai il lavascale devi seguire quella di condotta, non quella del tuo titolo di studio...

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Vedi? Ti sbagli, ma qualunque ingegnere ti darebbe ragione. Io sono ingegnere in tutti i lavori che faccio, il mio essere ingegnere

non dipende da una gentile concessione di qualcuno che mi da un lavoro (manco fossimo ancora nel feudalesimo), ma dal mio aver

studiato duramente e dal mio essere iscritto ad un albo professionale, accettando le regole della professione e le sue responsabilità,

che impone tra le altre cose di non svalutare la professione stessa, ad esempio accettando di fare il lavavetri senza che ci siano veri

motivi per cui dovrei (gli ingegneri servono e sono ricercati). Non è una questione di ambizione, e non è la difesa di un "pezzo di carta",

ma è una questione di responsabilità, di rispetto per gli altri, per gli impegni che uno si è preso nella vita scegliendo una strada che se

non voleva fare poteva evitare prima, lasciando spazio ad altri.

L'unica gentile concessione è quella dei miei genitori che mi hanno fatto studiare, facendo sacrifici. Se andassi a fare il lavavetri

butterei via vite intere di sforzi: la loro, la mia, quella di chi in passato ha combattuto per far sì che esistessero anche gli ingegneri e

non solo gli schiavi, e di chi ha fatto sì che ciò fosse possibile anche per gente come me, che non sono WdM.

L'unico motivo per cui dovrei andare a fare il lavavetri, sarebbe la mancanza di deontologia nei rapporti di lavoro, che decidendo

di diventare ingegnere ho accettato, tra le altre cose, l'obbligo di contrastare.

Infine, un ingegnere che va a fare il lavavetri, invece che resistere e cercare di tirare un po' su il livello del mondo produttivo (cioè

fare il lavoro dell'ingegnere) contribuisce pesantemente a fare una cosa che gli inglesi chiamano "dumping", mettendosi in concorrenza

con persone che magari i mezzi per diventare ingegneri non li hanno avuti, per cui possono aspirare solo a fare i lavavetri, ma che

magari ne sarebbero stati più degni. Non sarebbe umiltà, nè capacità di adattamento: solo meschineria mascherata.

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e mò chi cakkio è il tipo dell'avatar?

Non lo scoprirai mai! :;):

Se ti serve un investigatore privato prova a chiedere a Olt. :Kiss:

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Una strategia che è molto utile per se stessi, ma determina disastri a cascata, oltre a emulazioni, e che fatta da dirigente

è anche un tantino illegale...

Ciao Ste,

hai centrato in pieno l'obbiettivo :Kiss:

Spesso mi soffermo a riflettere su questo "non decidere" della mia capo-ufficio.

Lei è una persona intelligente, capace di fare il lavoro di noi tutti, aggiornata sulla materia, il fatto che sia la moglie del titolare dello studio non è assolutamente rilevante a mio avviso, lei avrebbe il diritto di ricoprire comunque quel posto.

Solo pur di non prendere una decisione si farebbe uccidere :;):

Hai voglia a chiederle (supplicando) ma allora che si fà? Quando lo si fà? Chi lo fà?

E io non capisco...

L'utilità per se stessi probabilmente deriva dal fatto che se non decidi non sei criticabile nelle tue (non)decisioni e soprattutto non ne subisci gli esiti (che possono essere positivi ma spesso sono negativi).

Chi è tuo sottoposto alle volte non può proprio materialmente prendere le decisioni al posto tuo per non contravvenire alla gerarchia aziendale.

Chi è al tuo stesso livello e gestisce un altro settore tende ad emularti perchè sicuramente chi non decide sarà anche quello/a che meno sbaglia.

Si crea anarchia e il disastro a quel punto è fisiologico.

Riguardo l'illegalità...purtroppo nel privato (che poi è il mio settore) nessuno mai può accusare un dirigente di non aver svolto il suo lavoro sperando che gli venga data ragione...

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Vedi? Ti sbagli, ma qualunque ingegnere ti darebbe ragione. Io sono ingegnere in tutti i lavori che faccio, il mio essere ingegnere

non dipende da una gentile concessione di qualcuno che mi da un lavoro (manco fossimo ancora nel feudalesimo), ma dal mio aver

studiato duramente e dal mio essere iscritto ad un albo professionale, accettando le regole della professione e le sue responsabilità,

che impone tra le altre cose di non svalutare la professione stessa, ad esempio accettando di fare il lavavetri senza che ci siano veri

motivi per cui dovrei (gli ingegneri servono e sono ricercati). Non è una questione di ambizione, e non è la difesa di un "pezzo di carta",

ma è una questione di responsabilità, di rispetto per gli altri, per gli impegni che uno si è preso nella vita scegliendo una strada che se

non voleva fare poteva evitare prima, lasciando spazio ad altri.

L'unica gentile concessione è quella dei miei genitori che mi hanno fatto studiare, facendo sacrifici. Se andassi a fare il lavavetri

butterei via vite intere di sforzi: la loro, la mia, quella di chi in passato ha combattuto per far sì che esistessero anche gli ingegneri e

non solo gli schiavi, e di chi ha fatto sì che ciò fosse possibile anche per gente come me, che non sono WdM.

L'unico motivo per cui dovrei andare a fare il lavavetri, sarebbe la mancanza di deontologia nei rapporti di lavoro, che decidendo

di diventare ingegnere ho accettato, tra le altre cose, l'obbligo di contrastare.

Infine, un ingegnere che va a fare il lavavetri, invece che resistere e cercare di tirare un po' su il livello del mondo produttivo (cioè

fare il lavoro dell'ingegnere) contribuisce pesantemente a fare una cosa che gli inglesi chiamano "dumping", mettendosi in concorrenza

con persone che magari i mezzi per diventare ingegneri non li hanno avuti, per cui possono aspirare solo a fare i lavavetri, ma che

magari ne sarebbero stati più degni. Non sarebbe umiltà, nè capacità di adattamento: solo meschineria mascherata.

forse è che io non sono ignegnere, ma nemmeno ragioniere, nemmeno artista neppure carpentiere o chissa cosa altro....

io ho giurato solo di vivere.....in pienezza e in amore, e completo tutto cio nell'essere padre , marito, ma prima di tutto uomo.

La professione per me non ha nessuna importanza, il lavoro nemmeno se non i quattrini che mi permettono di realizzare cio per cui, almeno io mi sento di essere nato, avere una famiglia e banalmente vivere in gioia, pace e serenità.

Ma nonostante cio ti comprendo , ti capisco e apprezzo quanto scrivi capedo soprattutto dopo averti letto che quando il fine supera il mezzo siamo diversi , tutti diversi. Io vivo per il mezzo e non per il fine, il mio unico fine e quello di morire dopo aver vissuto (il mezzo), dunque anche morendo domani mi sento realizzato in pieno, anzi lo sono.

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Chiaro, ma da cosa lo capisci se il lavoro è onesto e legale?

ma cosa dici? hai mai fatto colloqui?

E poi, potrebbe essere anche onesto, legale e pure soddisfacente il lavoro, ma disonesta e illegale la condotta di chi lavora.

questa proprio non la capisco...

se hai esempi pratici . perchè io sono in cerca.. ma non riesco a immaginare un lavoro per me..

pur non volendo essere schizzinonsi .

hai detto non riesci ad immaginare un lavoro per me....beh mo' ora vuoi che s'inventino il lavor perfetto per te?bella questa...sai quanti fanno il lavoro che non piace? è frustante? si puo essere ma intanto punto primo porti due soldini a casa facendo qualcosa di buono e non stando lia d aspettare la mannna dal cielo secondo sei sempre in movimento perche si sa che se non lavori per un po,piu tempo passa e meno hai la voglia di ricominciare,o sbaglio?

mah

non so io mi diverto in ufficio che poi è il mio lavoro "principe"....

siamo in 6 ragazzi qualche signora e anzianotti, si scherza, si ride, si vive....se parla di tutto siamo un bel ambiente...

ma sai io credo dipenda da noi, lavavo le scale prima di lavorare qua, mi divertivo un sacco , eravamo 5 ragazzi , prima ancora facevo "muri" carpenteria, interessantissimo, un lavoro duro, ma piacevole, mi mancano i miei ex colleghi, per non parlare di quando facevo carpenteria in ferro a torino in un paesino non ricordo il nome "FERRERO" era l'acciaieria , li ho lasciato un pezzo del mio cuore, amici e morosa....

ma sono passato anche in una ditta edile, ero il manovale, lavoro fisico dove si faceva a gara a chi era più tosto, lavoravo con mio zio, un altro manovale e i due padroni, anche li era interessante , duro ma piacevole, c'è sempre da imparare, anche un muro finito o una scala , danno soddisfazione se fatti con amore,,,,,alle superiori il pomeriggio montavo mobili....

in molti di questi lavori non percepivo lo stipendio o almeno non subito anche mesi e mesi dopo, ma vabbè bisogna lavorare, il bello è non fuggire o aspettarsi cosa non c'è....

lo so un ingeniere poterbbe sentirsi frustrato a fare l'impiegato ma dipende sempre tutto da ambizione e adattamento perchè vi assicuro che non è nemmeno bello per un ragioniere mettere i volantini, vendere porta a porta o lavare scale e uffici, ma io mi appassionavo anche a quello.

La vita è quella che ci si pone innanzi, sta a noi renderela gioiosa o triste e inutile polemizzare sul sistema non serve ad altro che renderla ancora peggiore...

Pooi forse sarà che io mi sono sempre realizzato pitturando andando in mostre , ma forse no che dico in effetti spesso non pitturo per anni e sto bene lo stesso...

Ho passato nel mentre verso i 19 anni un periodo a spacciare bhè, io ho trovato interessante anche quello, certo ora un po' mi vergogno per l'attivita criminale, ma non per aver provato amore ed interesse anche in quello....

noi siamo la nostra vita se va male prendetevela solo con voi, il resto siamo sempre noi....

bravo mio :;):

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D: Chiaro, ma da cosa lo capisci se il lavoro è onesto e legale?

R: ma cosa dici? hai mai fatto colloqui?

D: E poi, potrebbe essere anche onesto, legale e pure soddisfacente il lavoro, ma disonesta e illegale la condotta di chi lavora.

R: questa proprio non la capisco...

Scorpi@, posso chiederti che lavoro fai?

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A me sembra Stan Laurel vestito da Napoleone :;):

:Kiss: No, è l'autore della "Penultima cena".

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D: Chiaro, ma da cosa lo capisci se il lavoro è onesto e legale?

R: ma cosa dici? hai mai fatto colloqui?

D: E poi, potrebbe essere anche onesto, legale e pure soddisfacente il lavoro, ma disonesta e illegale la condotta di chi lavora.

R: questa proprio non la capisco...

Scorpi@, posso chiederti che lavoro fai?

bhè io faccio spedizioni , abbiamo l'obbligo di spedire tutto cio che è legale, per me va bene, spediamo armi e spediamo medicinali, ovvio quando spedisco medicinali sono molto più soddisfatto...

un lavoro illegale per me sarebbe quello atto a deliquere cio che la legge sancisce.

Date a cesare cio che è di cesare....a detto un mio amico....

aspettavo un commento però.....ma forse abbiamo concluso...

spero tu non mi abbia frainteso, io ti stimo pur ritenendoti in errore, perchè meglio un "giusto" fine, che uno ingnobile....ritenendo però che per vivere in totalità non bisogna averne se non quello che è mezzo e fine al tempo stesso , ossia vivere.

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e mò chi cakkio è il tipo dell'avatar?
Non lo scoprirai mai! :;):
A me sembra Stan Laurel vestito da Napoleone :Kiss:
:B): No, è l'autore della "Penultima cena".

:;):

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Ciao Ste,

hai centrato in pieno l'obbiettivo :Kiss:

Spesso mi soffermo a riflettere su questo "non decidere" della mia capo-ufficio.

Lei è una persona intelligente, capace di fare il lavoro di noi tutti, aggiornata sulla materia, il fatto che sia la moglie del titolare dello studio non è assolutamente rilevante a mio avviso, lei avrebbe il diritto di ricoprire comunque quel posto.

Solo pur di non prendere una decisione si farebbe uccidere :;):

Hai voglia a chiederle (supplicando) ma allora che si fà? Quando lo si fà? Chi lo fà?

E io non capisco...

L'utilità per se stessi probabilmente deriva dal fatto che se non decidi non sei criticabile nelle tue (non)decisioni e soprattutto non ne subisci gli esiti (che possono essere positivi ma spesso sono negativi).

Chi è tuo sottoposto alle volte non può proprio materialmente prendere le decisioni al posto tuo per non contravvenire alla gerarchia aziendale.

Chi è al tuo stesso livello e gestisce un altro settore tende ad emularti perchè sicuramente chi non decide sarà anche quello/a che meno sbaglia.

Si crea anarchia e il disastro a quel punto è fisiologico.

Riguardo l'illegalità...purtroppo nel privato (che poi è il mio settore) nessuno mai può accusare un dirigente di non aver svolto il suo lavoro sperando che gli venga data ragione...

Beh, è difficile, ma accade. Poi accade anche che a causa del suo non svolgere il lavoro accadono casini o addirittura disgrazie,

e allora ad accusarlo è un pubblico ministero.... certo... prevenire sarebbe meglio, ma comunque...

Comunque, sul "non decidere" dei dirigenti, non ci sono solo spiegazioni di tipo strategico/furbettesco ma anche di tipo psicologico.

E' una cosa che conosco perché mi è capitato un paio di volte di essere messo a dirigere persone, e la pressione la avverti subito,

è palpabile, e se non ci stai attento ti rovescia letteralmente: "non decidere" equivale a scaricare la responsabilità del "dirigere",

e quindi può anche essere non una strategia deliberata, ma un modo per scaricarsi di dosso un peso che non si riesce a sostenere,

senza rendersene conto (anche perché sono rare le persone attorno che si azzardano a criticare chi dirige, anche se a volte ne

avrebbero il preciso dovere, e senza le critiche di chi lavora con te si finisce per navigare alla cieca).

Sono meccanismi di difesa, dovuti al peso della posizione che si ricopre, e resi pericolosi dal fatto che in quella posizione di solito

si hanno anche più poteri che potrebbero essere usati male per lo stesso motivo (non sono infrequenti i fenomeni proiettivi, infatti,

per cui il capo che "non decide" vede le sue mancanze nei sottoposti che ne arginano i casini).

Non sono problemi banali...

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a.jpg

:;): Non è quella... nella "Penultima cena" c'erano 28 discepoli, un canguro, e 3 cristi.

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Beh, è difficile, ma accade. Poi accade anche che a causa del suo non svolgere il lavoro accadono casini o addirittura disgrazie,

e allora ad accusarlo è un pubblico ministero.... certo... prevenire sarebbe meglio, ma comunque...

Comunque, sul "non decidere" dei dirigenti, non ci sono solo spiegazioni di tipo strategico/furbettesco ma anche di tipo psicologico.

E' una cosa che conosco perché mi è capitato un paio di volte di essere messo a dirigere persone, e la pressione la avverti subito,

è palpabile, e se non ci stai attento ti rovescia letteralmente: "non decidere" equivale a scaricare la responsabilità del "dirigere",

e quindi può anche essere non una strategia deliberata, ma un modo per scaricarsi di dosso un peso che non si riesce a sostenere,

senza rendersene conto (anche perché sono rare le persone attorno che si azzardano a criticare chi dirige, anche se a volte ne

avrebbero il preciso dovere, e senza le critiche di chi lavora con te si finisce per navigare alla cieca).

Sono meccanismi di difesa, dovuti al peso della posizione che si ricopre, e resi pericolosi dal fatto che in quella posizione di solito

si hanno anche più poteri che potrebbero essere usati male per lo stesso motivo (non sono infrequenti i fenomeni proiettivi, infatti,

per cui il capo che "non decide" vede le sue mancanze nei sottoposti che ne arginano i casini).

Non sono problemi banali...

Certamente non è facile dirigere e certamente non è facile essere diretti da chi non è capace.

La capacità (e l'incapacità) poi possono essere "colpose" oppure "preterintenzionali" :Kiss: ...ma purtroppo gli effetti sono i medesimi... :;):

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la mia è una storia di successi e di ambizioni . fino ad un certo punto .

sin da ragazzo studiavo e lavoravo .

a 20 anni faccio il mio primo lavoro in proprio .

a 23 anni vinco un concorso nazionale con solo 6 posti .. per una specializzazione..

borsa di studio . vado a roma..

entro nelle graduatorie per l' insegnamento . sono terzo .

inizio ad insegnare . ma scappo . perchè preferisco la libera professione.

continuo di lavoro in lavoro per mezza italia.

ma iniziano i primi problemi .. mi capita spesso di provare tutti i sintomi dell' infarto .

mi raccolgono in un paio di occasioni con ambulanze .. ma poi è tutto un problema psicologico .. il mio cuore è ok..

inizia anche la depressione .. inizio a bere..

inizio analisi .

tutto sommato . il lavoro pero' continua ad andare bene...

sono conosciuto e stiamato nel' ambiente. mi chiamano , spesso . il telefono squilla.

ed ecco che poi arriva un lavoro molto importante con una società parastatale ...

finalmente posso fare il mio lavoro ma in modo stabile . .sono assunto posso avere un posto fisso .

mi sposo faccio un figlio .

lavoro . tutto ok ..

e invece no , e li che do i numeri . .

mollo moglie figlio e lavoro . e scappo .

non riesco a starci li ..

voglio ricominciare tutto da capo .

sento di avere la forza e l' energia .

ci riprovo . ma ormai i sintomi della psicosi si fanno forti .

dall' analisi passo allo psichatra .. con relativi farmaci .

pero' ora non riesco piu' a parlare con la gente.

non riesco piu' a fare il mio lavoro .

non credo piu' in me stesso ..

ho difficoltà .

per cui le cose vanno male.. mi scaricano ..

il telefono non squilla piu' . .

nel' ambiente sembrano essersi dimenticati di me..

l' anno scorso riesco a trovare un occasione di lavoro ottima ma poi non capisco perchè . mi cacciano in malo modo .

non funziono piu'..

ora ho capito che non fa piu' per me.. quel lavoro . non ho piu' il coraggio di mettermi in gioco .

ero arrivato al massimo .. e poi sono caduto .

ora devo trovare un lavoro qualsiasi . devo pagare il mantenimento di mio figlio .

ma non so proprio dove cercare.,. e cos acercare . sono confuso

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Certamente non è facile dirigere e certamente non è facile essere diretti da chi non è capace.

La capacità (e l'incapacità) poi possono essere "colpose" oppure "preterintenzionali" :Confused: ...ma purtroppo gli effetti sono i medesimi... :huh:

Già... :D:

Anche per questo ci sono codici di condotta e regole che valgono anche per chi è sottoposto...

... l'azienda "padronale" è una cosa che non è contemplata dalle leggi... apposta.

Certi comportamenti che spesso vengono fatti passare per "adattamento" come se fosse un merito,

una capacità (magari credendoci), in realtà sono solo "connivenze", "marciare sulle difficoltà"...

Il pesce puzza dalla testa, ma la coda non sempre profuma di violette...

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Un canguro? :huh:

Vabbè, dai... clicca sulla firma!

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:D: Non è che ci sia molto da raccontare... quando lavoravo guadagnavo (tra i 6 e i 7000

lordi al mese), poi sono stato espulso, ho vissuto un po' con ciò che ho messo da parte e un

po' mi hanno dato una mano i miei, nel frattempo ho dovuto rinunciare a praticamente tutto

(mica starei tanto tempo su internet... è solo che è un passatempo che costa poco).

A breve mi sdraierò su una panchina a molestare i passanti facendo scherzi idioti.

That's the way the story goes.

................................................anche io ho dovuto rinunciare ad un LAVORO che avevo tirato su da ME e lo avevo portato

dalla totale perdita a bilanci record che toccavano le stelle...............poi...dopo 4 anni di FATICA VERA FISICA E PSICHICA...o

PSICO/FISICA se preferite...............voilà...tutto finito...senza nemmeno un riconoscimento morale nè tantomeno FINANZIARIO.....

.......................ma come dice STE....."That's the way the story goes"........adesso ci campano i miei "amichetti" che lavoravano

per me e da me pagati......hanno imparato da me.....ed i frutti di 4 anni di lavoro se li godono loro.....e la società per cui lavoravo...

.... :huh:

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