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ABBANDONO E TERAPIA


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Tra tutte le paure quella più grande per qualsiasi essere umano è quella dell'abbandono, in terapia questa paura sembra aumentare,assumere un significato vitale. E più ci attacchiamo ritardando l'abbandono più prolunghiamo la sofferenza. Anche voi vivete piccoli abbandoni ogni giorno, o in terapia?

Avete la sensazione che tutto sia fermo e bloccato? oppure non vi è mai capitato? è paura della solitudine o un meccanismo infantile o riguarda solo certe patologie?

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Parli solo di abbandono di tipo sentimentale/affettivo o anche di altre tipologie di abbandono?

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parlo di ogni volta che ci stacchiamo da qualcuno e rimaniamo soli

in terapia questo si trasforma nel non poter andare avanti, una insicurezza nel fare passi avanti perché se tu provi e poi lui/lei sparisce, come fai? mi rendo conto di parlare di un problema profondo, probabilmente poi si risale grazie alla razionalità o meglio intelligenza

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Tra tutte le paure quella più grande per qualsiasi essere umano è quella dell'abbandono, in terapia questa paura sembra aumentare,assumere un significato vitale. E più ci attacchiamo ritardando l'abbandono più prolunghiamo la sofferenza. Anche voi vivete piccoli abbandoni ogni giorno, o in terapia?

Avete la sensazione che tutto sia fermo e bloccato? oppure non vi è mai capitato? è paura della solitudine o un meccanismo infantile o riguarda solo certe patologie?

Non so se definirlo un meccanismo infantile, certamente è legato ad esperienze infantili che determinano certe patologie come, per esempio, la "depressione abbandonica", che è quella che ho io. Per quel che riguarda la mia esperienza, la mia prima psicoterapia ha ruotato solo sulla paura dell'abbandono alimentata dall'incertezza degli appuntamenti, dagli intervalli lunghissimi tra un colloquio e l'altro, poi culminata con l'abbandono reale da parte del terapeuta che se ne andò in pensione realizzando la fantasia di scaricamento che mi aveva accompagnato per tutto il periodo della terapia. Il fatto, ovviamente, era che pioveva sul bagnato poichè di abbandoni reali, precoci, ce ne erano stati altri, in precedenza. Non si tratta pertanto, nel mio caso, di "sensazioni" ma di un filtro con cui guardo alle relazioni e di un modo di vivere i rapporti, di sentire la loro "impossibilità".Ora non è che me ne sto sempre con sti pensieri cupi in testa, ma sento che in fondo in fondo è questo ciò di cui sono profondamente convinta.

Con la mia attuale analista è diverso,sia perchè lei è accogliente sia perchè non ho verso di lei quella dipendenza ansiosa che avevo verso l'altro psi., con tutte le conseguenza positive (mi sento più libera mentalmente dal pensiero ossessivo del terapeuta) e negative ( ho la percezione di una minore incisività dell'attuale analisi)

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Non so se definirlo un meccanismo infantile, certamente è legato ad esperienze infantili che determinano certe patologie come, per esempio, la "depressione abbandonica", che è quella che ho io. Per quel che riguarda la mia esperienza, la mia prima psicoterapia ha ruotato solo sulla paura dell'abbandono alimentata dall'incertezza degli appuntamenti, dagli intervalli lunghissimi tra un colloquio e l'altro, poi culminata con l'abbandono reale da parte del terapeuta che se ne andò in pensione realizzando la fantasia di scaricamento che mi aveva accompagnato per tutto il periodo della terapia.

che fregatura però...vai in terapia per superare determinati traumi. E l' analista ti traumatizza lui stesso!

ricordo che una volta che il mio psi fece cenno al fatto che mi avrebbe potuto indirizzare a una sua collega (in maniera vaga e penso provocatoria)...bene quella notte feci degli incubi terribili!

Meno male che è ben lontano dalla pensione...

Comunque lui ha dovuto sgobbare per ottenere la mia fiducia. ne abbiamo riparlato venerdì...dice che avevo tantissime resistenze e c'è voluto un sacco perché sentissi che mi potevo fidare di lui. Penso che se avessi avuto un terapista che mi alimentava così l'incertezza...non sarei mai riuscita a lasciarmi andare...

Questo topic va a toccare un mio punto debole. o tasto dolente. E' qualcosa di cui solo ora sto prendendo consapevolezza, ma che probabilmente ha condizionato pesantemente le mie scelte..

Anch'io do l'abbandono per scontato (inconsciamente) e spesso questa paura mi ha portato a fuggire per prima. A evitare di coinvolgermi e di provare sentimenti per non soffrire nel momento dell'abbandono...

che è poi la strategia che mettevo in atto col terapeuta. E che ha reso tanto difficile che mi fidassi di lui...

Modificato: da juditta
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parlo di ogni volta che ci stacchiamo da qualcuno e rimaniamo soli

in terapia questo si trasforma nel non poter andare avanti, una insicurezza nel fare passi avanti perché se tu provi e poi lui/lei sparisce, come fai? mi rendo conto di parlare di un problema profondo, probabilmente poi si risale grazie alla razionalità o meglio intelligenza

io non parlerei di "insicurezza nel fare passi avanti perchè se tu provi e poi lui/lei sparisce"..tra una seduta e l'altra provo sempre a far dei passetti avanti a superare le mie paure forte del fatto che dopo 7 giorni rivedrò la mia psi e potrò contare su di lei. in fondo lo scopo per cui faccio psicoterapia è quello di riuscire finalmente a vivere a librarmi nell'aria.

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Io escluderei che siano meccanismo infantili, li definirei meccanismi "vitali" (cioè anche infantili).

Ogni tanto magari possono dare qualche problema se si inceppano, ma la paura e il dolore mi sembrano cose

del tutto naturali in un distacco. Mi preoccuperei se non ci fossero. :ola (2): Cioè, sono cose che servono...

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Non so se definirlo un meccanismo infantile, certamente è legato ad esperienze infantili che determinano certe patologie come, per esempio, la "depressione abbandonica", che è quella che ho io. Per quel che riguarda la mia esperienza, la mia prima psicoterapia ha ruotato solo sulla paura dell'abbandono alimentata dall'incertezza degli appuntamenti, dagli intervalli lunghissimi tra un colloquio e l'altro, poi culminata con l'abbandono reale da parte del terapeuta che se ne andò in pensione realizzando la fantasia di scaricamento che mi aveva accompagnato per tutto il periodo della terapia. Il fatto, ovviamente, era che pioveva sul bagnato poichè di abbandoni reali, precoci, ce ne erano stati altri, in precedenza. Non si tratta pertanto, nel mio caso, di "sensazioni" ma di un filtro con cui guardo alle relazioni e di un modo di vivere i rapporti, di sentire la loro "impossibilità".Ora non è che me ne sto sempre con sti pensieri cupi in testa, ma sento che in fondo in fondo è questo ciò di cui sono profondamente convinta.

Con la mia attuale analista è diverso,sia perchè lei è accogliente sia perchè non ho verso di lei quella dipendenza ansiosa che avevo verso l'altro psi., con tutte le conseguenza positive (mi sento più libera mentalmente dal pensiero ossessivo del terapeuta) e negative ( ho la percezione di una minore incisività dell'attuale analisi)

infatti non sono pesnieri veri e propri, sono cose che agisci e che senti come strappi, lacerazioni, e nel momento in cui le vivi senti di aver perso tutto, o meglio la paura di perdere tutto ti tiene attaccata qualcosa che già non è più e non hai, come se tutto dipendesse fa te dal tuo comportamento, dalle tue azioni, da una parola sbagliata.

Quello che è stato fatto a te mi sembra prorpio una violenza mentale, non riuscivo a credere ciò che leggevo, sembrava impossibile un comporatmento del genere da un analista, anche una persona non adetta ai lavori capirebbe una cosa del genere, mi dispiace Ilaria.

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Quello che è stato fatto a te mi sembra prorpio una violenza mentale, non riuscivo a credere ciò che leggevo, sembrava impossibile un comporatmento del genere da un analista, anche una persona non adetta ai lavori capirebbe una cosa del genere, mi dispiace Ilaria.

Già... magari non una violenza voluta come "violenza" ma di sicuro una violenza da scarsa deontologia. Non è che la pensione sia un evento improvviso...

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che fregatura però...vai in terapia per superare determinati traumi. E l' analista ti traumatizza lui stesso!

ricordo che una volta che il mio psi fece cenno al fatto che mi avrebbe potuto indirizzare a una sua collega (in maniera vaga e penso provocatoria)...bene quella notte feci degli incubi terribili!

Meno male che è ben lontano dalla pensione...

Comunque lui ha dovuto sgobbare per ottenere la mia fiducia. ne abbiamo riparlato venerdì...dice che avevo tantissime resistenze e c'è voluto un sacco perché sentissi che mi potevo fidare di lui. Penso che se avessi avuto un terapista che mi alimentava così l'incertezza...non sarei mai riuscita a lasciarmi andare...

Questo topic va a toccare un mio punto debole. o tasto dolente. E' qualcosa di cui solo ora sto prendendo consapevolezza, ma che probabilmente ha condizionato pesantemente le mie scelte..

Anch'io do l'abbandono per scontato (inconsciamente) e spesso questa paura mi ha portato a fuggire per prima. A evitare di coinvolgermi e di provare sentimenti per non soffrire nel momento dell'abbandono...

che è poi la strategia che mettevo in atto col terapeuta. E che ha reso tanto difficile che mi fidassi di lui...

credo che dare l'abbandono per scontato sia un muro che non permette di conoscere veramente qualcuno, poichè per primi non ci permettiamo di lasciarci andare

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Tra tutte le paure quella più grande per qualsiasi essere umano è quella dell'abbandono, in terapia questa paura sembra aumentare,assumere un significato vitale. E più ci attacchiamo ritardando l'abbandono più prolunghiamo la sofferenza. Anche voi vivete piccoli abbandoni ogni giorno, o in terapia?

Avete la sensazione che tutto sia fermo e bloccato? oppure non vi è mai capitato? è paura della solitudine o un meccanismo infantile o riguarda solo certe patologie?

Cara penni, questa paura che in qualche modo proviamo tutti è dovuta ad una insicurezza affettiva di fondo, connessa a ricordi precoci dei primi anni di vita in cui non si avvertiva in modo significativo la presenza dei genitori e il loro amore..Ne può derivare uno stato di sfiducia di base nei confronti di chi ci circonda e dunque una continua richiesta di conferme di affetto.

Per quanto riguarda la vita reale ,questa paura può aumentare in seguito ad episodi reali di abbandono.

Sono figlia unica, mio padre è morto, con mia madre (un tipo divorante, come la definisce il mio psi) non c'è dialogo. Avevo due amiche intime :Hiro::;): con cui condividevo praticamente tutto, risate e lacrime e con cui purtroppo l'amicizia è finita per motivi che non sto qui a raccontarvi .

Da allora non mi fido più della gente che mi si vorrebbe avvicinare amichevolmente ed in ogni caso non mi apro più completamente.

C'è una parte di me che deve rimanere solo mia e del mio analista. Uno dei motivi che mi ha spinto a iniziare una terapia psicoanalitica, oltre a tanti problemi e sintomi, era proprio questa forte esigenza di accoglimento, di parlare, potermi raccontare liberamente senza temere giudizi e confrontarmi con qualcuno...ancora sentivo la mancanza e soffrivo per l'abbandono delle mie amiche con cui era bellissimo raccontarsi di tutto e di più.

Forse anche il forum in qualche modo,serve per soddisfare questa mia esigenza.

Tornando alla paura di essere abbandonata dal terapeuta, devo ammettere che se è lui che mi annulla una seduta, o nello stacco delle ferie di agosto, mi sento un pò abbandonata. Ma so che non è definitivo .

Invece l'idea della fine della terapia non mi fa molta paura, perchè non lo considero un vero abbandono , ma una necessaria separazione voluta e decisa da entrambi come tempi e modalità, perchè ho superato i miei sintomi, mi sono trasformata crescendo e prima o poi dovrò volare da sola.... le analisi infinite non sono successi terapeutici, mentre io dopo tre anni sono uscita da un tunnel nero da cui non vedevo sbocco. Sto decisamente meglio e penso già al distacco ma con una serenità maturata con la stessa terapia . Sento anche che non resterò sola, perchè questa straordinaria, unica esperienza che è l'analisi e che ha reso vivibile la mia vita, guarendo le ferite che mi laceravano, mi accompagnerà piacevolmente per sempre :Applause: . Non credo mi sentirò più sola o avrò paura dell'abbandono.Bacio

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Io sono quella che di fronte alla felicità del proprio psicoterapeuta per i grandi risultati raggiunti ha pensato: "Oddio ora mi dice che la terapia è finita"!

L'abbandono, gli adddii, i distacchi, li vivo sempre malissimo, molte volte nella mia vita ho deciso di non affezionarmi alle persone per non dover affrontare queste mie paure.

Purtroppo, o per fortuna, al mio psi mi sono affezionata e lasciarlo sarà una sorta di lutto che prima o poi dovrò affrontare.

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credo che dare l'abbandono per scontato sia un muro che non permette di conoscere veramente qualcuno, poichè per primi non ci permettiamo di lasciarci andare

è vero...

Io sto scoprendo un effetto inatteso della terapia...più abbasso i miei muri e più riesco a mettermi in comunicazione con le persone. E' qualcosa che non avevo previsto. E che mi costringe a fare i conti con questa paura dell'abbandono, che immancabilmente fa capolino...

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Ospite bissa73
Io sono quella che di fronte alla felicità del proprio psicoterapeuta per i grandi risultati raggiunti ha pensato: "Oddio ora mi dice che la terapia è finita"!

L’ho pensato anch’io e condivido in pieno: quando sarà ora di dirci addio sarà un tragedia anche per me!

A me non è mai successo di dover dire veramente addio a qualcuno, ma so che allo psicoterapeuta ad un certo punto (si spera!!!) bisogna dire addio … perché è questo che succederà: finita la terapia non ci si rivedrà più! Questo mi terrorizza: come si fa dopo tanti mesi passati a vedersi tutte le settimane, a raccontargli praticamente tutta la tua vita, a contare su di lui nei momenti più difficile e disperati, a piangere e ridere insieme …. transfer e controtransfer …. come si fa di punto e in bianco a decidere di non vederlo mai più? Io sono molto dipendente da lui e per il momento non riuscirei mai a prendere una decisione del genere … tuttalpiù lo farà lui!!! AIUTO

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Ciao!anche nel mio caso,riguardo al rapporto col mio analista,si è instaurata una relazione a dir poco morbosa da parte mia,senza la quale,mi rendo conto,adesso non saprei come andare avanti. Purtroppo questa cosa è sbagliata,lo capisco. è sbagliato appoggiarmi sempre a lui ad ogni crisi e sentire di avere sempre bisogno della sua parola e del suo aiuto per poter superare ogni settimana. In effetti temo molto il momento del distacco...ma guardando dall'esterno la mia condizione devo dire che credo di essere ben lontana dalla conclusione del mio percorso terapeutico!

Per quanto riguarda il resto...bè,è strano da spiegare,non so se a qualcuno è mai capitato...ma la mia più che una "paura da abbandono" è la "paura di non saper/poter mantenere un rapporto". Mi spiego:per il mio carattere e per il mio modo di essere; per la tristezza perenne e l'insoddisfazione che mi porto sempre dietro; per il mio essere taciturna, timida e soprattutto piena di paranoie e problemi ho come la convinzione che per forza gli altri non abbiano voglia di stare con me e soprattutto che, anche se invece questo non accade, prima o poi si stuferanno e io stessa arriverò a distruggere con le mie mani la relazione che può essersi creata. Insomma, sono stupida, è vero ma a volte mi accorgo addirittura di fare retromarcia e di tentare di allontanare gli altri da me perchè io stessa non mi sopporto; perchè mi accorgo di essere molto pesante e quindi prima di portare l'altra persona all'esasperazione sono io, che stufa di lottare e presa dallo sconforto per la mia incapacità di migliorare, metto le mani avanti e mettendomi in cattiva luce cerco di "farmi abbandonare" prima che lo faccia qualcun'altro di sua volontà. complicato e masochista...lo so.

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Per quanto riguarda il resto...bè,è strano da spiegare,non so se a qualcuno è mai capitato...ma la mia più che una "paura da abbandono" è la "paura di non saper/poter mantenere un rapporto". Mi spiego:per il mio carattere e per il mio modo di essere; per la tristezza perenne e l'insoddisfazione che mi porto sempre dietro; per il mio essere taciturna, timida e soprattutto piena di paranoie e problemi ho come la convinzione che per forza gli altri non abbiano voglia di stare con me e soprattutto che, anche se invece questo non accade, prima o poi si stuferanno e io stessa arriverò a distruggere con le mie mani la relazione che può essersi creata. Insomma, sono stupida, è vero ma a volte mi accorgo addirittura di fare retromarcia e di tentare di allontanare gli altri da me perchè io stessa non mi sopporto; perchè mi accorgo di essere molto pesante e quindi prima di portare l'altra persona all'esasperazione sono io, che stufa di lottare e presa dallo sconforto per la mia incapacità di migliorare, metto le mani avanti e mettendomi in cattiva luce cerco di "farmi abbandonare" prima che lo faccia qualcun'altro di sua volontà. complicato e masochista...lo so.

:Applause: Marley....più o meno è ciò che faccio io con le persone.....finchè sono lontane cerco di "conquistarle", appena so che si sono affezionate a me, metto le mani davanti , è inconsciamente faccio in modo che si allontanino da me.....inoltre anche a me capita di pensare di non piacere alle persone, di essere pesante, antipatica o insoportabile, mi aspetto che da un momento all'altro qualcuno voglia scaricarmi e per evitare che succeda, lo faccio succedere di mia mano...lo so è complicato ....forse non è un caso che soffriamo entrambe di disturbi alimentari.....per la verità ho scoperto solo ultimamente con la mia nuova psicoterapeuta che instauro questo tipo di rapporto con le persone...ed è esattamente ciò che feci con l'altra psi...dicevo che andava tutto bene e feci in modo di farmi liquidare.....e per parecchio tempo mi ero autoconvinta che andava bene così....solo con il passare del tempo mi sono accorta di essermi fregata con le mie stese mani....e potrei fare altri esempi....sempre le stesse dinamiche....

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Per quanto riguarda il resto...bè,è strano da spiegare,non so se a qualcuno è mai capitato...ma la mia più che una "paura da abbandono" è la "paura di non saper/poter mantenere un rapporto". Mi spiego:per il mio carattere e per il mio modo di essere; per la tristezza perenne e l'insoddisfazione che mi porto sempre dietro; per il mio essere taciturna, timida e soprattutto piena di paranoie e problemi ho come la convinzione che per forza gli altri non abbiano voglia di stare con me e soprattutto che, anche se invece questo non accade, prima o poi si stuferanno e io stessa arriverò a distruggere con le mie mani la relazione che può essersi creata. Insomma, sono stupida, è vero ma a volte mi accorgo addirittura di fare retromarcia e di tentare di allontanare gli altri da me perchè io stessa non mi sopporto; perchè mi accorgo di essere molto pesante e quindi prima di portare l'altra persona all'esasperazione sono io, che stufa di lottare e presa dallo sconforto per la mia incapacità di migliorare, metto le mani avanti e mettendomi in cattiva luce cerco di "farmi abbandonare" prima che lo faccia qualcun'altro di sua volontà. complicato e masochista...lo so.

anch'io mi ritrovo in quello che dici. mica per niente facciamo tutte una psicoterapia...

la paura dell'abbandono è talmente forte che mi ritrovo desiderare di troncare certi rapporti perché soffro nella convinzione che verrò scaricata. Oltre che doloroso per noi...deve essere frustrante anche per chi lo subisce!

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Bè forse lo psi è un caso a parte per me. Sì,cerco di darmi un contegno sdrammatizzando e di non farmi un'ora di pianto ogni volta che ci vediamo..anche se ultimamente devo dire che dovrei partire da casa con un catino, ma forse lui è l'unica o la seconda persona con cui sento il bisogno di esprimere quello che sento e di far pesare le cose così come pesano per me. Per il resto sì, ad esempio con le amiche faccio sempre la vaga e se mi vedono un pò giù dico che è un momento un pò così...cose banali che passano in fretta. In realtà lo faccio solo perchè ho l'impressione di apparire pedante e infantile nei miei problemi.

Mi sento molto vicina a quello che scrivi, l'unica cosa da cui invece mi distacco totalmente è "il cercare di conquistare le persone" quando ancora non mi conoscono. In verità io non ci provo proprio ad avvicinarmi agli altri se non sono loro che lo fanno di propria volontà. Parto col presupposto che a) non ho nulla di interessante da dire; b)non sono nemmeno una persona molto divertente; c)mi sento molto insipida e quindi sono molto scettica nel pensare di poter instaurare una relazione di mia iniziativa. Infatti mi stupisco molto se qualcuno mi dice di aver piacere a stare con me...visto che è una vita che mi articolo per scrollarmi di dosso proprio me stessa cavolo!

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con questa terapia mi sto rendendo conto che anche io ho paura dell'abbandono e il solo modo che conosco per evitarlo, il meccanismo che ho messo in atto in tutti questi anni, è stato quello di tenere le persone a una certa distanza da me.

appena mi affeziono di più a qualcuno sento che lo perderò, o meglio, che lui mi mollerà e allora, per non rischiare di soffrire, combatto con tutte le mie forze per non affezionarmi.

l'ho fatto anche con la mia psi, ho cercato di non volerle bene, l'ho negato a lei e me stessa per tanti mesi.

e adesso che ho deposto le armi, mi rendo conto che non si è scatenato nessun cataclisma, che lei continua ad essre lì per me anche se io le voglio bene e se lei lo sa.

però, la paura di fondo di essere abbandonata o, peggio ancora, rifiutata è sempre lì in background e ogni tanto riciccia fuori con miei comportamenti aggressivi nei suoi confronti, la attacco io per prima in modo che lei non possa farlo ! :p:

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prima anni fa, soffrivo molto quando venivo "mollato" .....era come se ogni volta la vita finisse e non avevo la forza di ricominciare.

Oggi so che non ho nulla, che non c'è nulla che si posso possedere, dunque non c'è nulla che io possa perdere, non soffro più per l'abbandono....nè, soprattutto, della paura di un eventuale ed improvviso abbandono,,,,

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comunque...visto che abbiamo tutte la stessa paura di essere abbandonate. E che mettiamo in atto pressappoco le stesse strategie difensive...

:p: Potremmo fare terapia di gruppo tutte assieme!

Così magari risparmiamo un po' di soldi :Confused:

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Io sto scoprendo un effetto inatteso della terapia...più abbasso i miei muri e più riesco a mettermi in comunicazione con le persone. E' qualcosa che non avevo previsto. E che mi costringe a fare i conti con questa paura dell'abbandono, che immancabilmente fa capolino...

è vero, ci si rende conto che se abbassi le barriere la comunicazione scorre molto più fluida e le persone sono molto più vicine !

e, almeno io , sto capendo che non tutte sono lì pronte ad abbandonarmi sul ciglio della strada tipo cagnolino in estate !!

adesso che l'ho capito però devo anche imparare ad accettarlo e questo è il passo successivo che, in genere, richiede sempre uno sforzo molto grande per me !! :Frustrated:

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comunque...visto che abbiamo tutte la stessa paura di essere abbandonate. E che mettiamo in atto pressappoco le stesse strategie difensive...

:Frustrated: Potremmo fare terapia di gruppo tutte assieme!

Così magari risparmiamo un po' di soldi -_-

forse in fondo qui sul forum un po' di terapia di gruppo autogestita la stiamo già facendo !! -_-

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comunque...visto che abbiamo tutte la stessa paura di essere abbandonate. E che mettiamo in atto pressappoco le stesse strategie difensive...

:o: Potremmo fare terapia di gruppo tutte assieme!

Così magari risparmiamo un po' di soldi :Nerd:

sembrerebbe di si

questo è un buon modo di usare internet, si potrebbe progredire

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