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Quanto influisce il controtransfert dello psicoterapeuta nella gestione del tranfsfert?


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Io lo so, lui mi vuole bene, quanto influisce questo nella mia psicoterapia? Molto, io sono spaventata da questo affetto che c'è fra noi, sopratutto dal mio affetto verso di lui, perché se da un lato avere qualcuno che ripone in me tanta fiducia mi aiuta, dall'altro quando penso che fondamentalmente è "solo" il mio medico mi fa sentire sola.

E' vero. E' il bambino dentro di noi che ci fa aspettare inconsciamente il padre ideale, CON I POTERI, capace di indirizzarci e anche all'occorrenza portarci, angelo salvatore e redentore. Quanto è triste scoprire in lui debolezze umane che mai ci saremmo aspettati! Sì. E' SOLO il mio medico, perciò mi sento SOLO. Senza chi possa salvarmi. Devo farcela da SOLO. E' inutile afferrare il dito che mi indica la meta. Posso però avere un'idea della strada da fare, grazie a quel dito...

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E' vero. E' il bambino dentro di noi che ci fa aspettare inconsciamente il padre ideale, CON I POTERI, capace di indirizzarci e anche all'occorrenza portarci, angelo salvatore e redentore. Quanto è triste scoprire in lui debolezze umane che mai ci saremmo aspettati! Sì. E' SOLO il mio medico, perciò mi sento SOLO. Senza chi possa salvarmi. Devo farcela da SOLO. E' inutile afferrare il dito che mi indica la meta. Posso però avere un'idea della strada da fare, grazie a quel dito...

Delle sue debolezze umane mi frega nulla, già ho le mie sul gobbone.

Delle sue carenze professionali posso e devo accorgermi , dopo mesi di setting.

Ha tutti gli strumenti culturali , un supervisore, per far sì che non debbano inficiare l'alleanza terapeutica.

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Questa frase mi permette di raccontare qualcosa che non ho mai confessato nemmeno a me stessa: nella fase erotica del mio multiforme trasfert, provavo una discreta soddisfazione nell'immaginare il mio psicoterapeuta sforzarsi di mantenere un'espressione imperturbabile mentre io gli raccontavo i miei sogni a sfondo sessuale... Mi chiedevo: chissà se gli provoco almeno un barlume di erezione? :blink:

In linea teroica, penso che non ci sia nulla che osti l'ipotesi che una reazione del tipo che descrivi, ovvero una reazione "immediata" (nel senso di "non mediata" da nessun filtro razionale, almeno al suo insorgere) da parte sua, possa essersi verificata. Perchè no? Lo escluderesti per un altro uomo? Prima di comprendere i loro e poi i nostri di sentimenti (laddove per "sentimenti" intendo non solo l'affezione e, magari, una qualche forma di attrazione, ma anche il rancore, l'irritazione, l'antipatia etc.) penso ci sia sempre questa breve fare "immediata" dalla quale esulino i manuali, le conoscenze accademiche e la pratca clinica, per svelare, per un attimo, la loro natura puramente umana ed istintiva. Il loro compito sarebbe quello di dominarla, di riconcoscerla e di utilizzarla per il paziente. Ma prima c'è l'uomo, che è una componente così fondamentale da poter far prendere alla terapia direzioni inaspettate, nel caso in cui l'analista "abbassi per un attimo la giardia".

Ho potuto trattarlo male con la certezza che la volta dopo, all'ora prestabilit, lo avrei trovato ad attendermi sulla porta.

Ho una grandissima stima per il mio psicoterapeuta, anche se più di una volta l'ho accusato, più o meno velatamente, di superficialità e di incompetenza.

Per quanto mi riguarda, ho di recente avuto il mio primo scontro con lui (dopo 9 mesi di terapia) scaturito da una serie di frustrazioni di diversa natura che avevo maturato nel rapporto terapeutico. Sento di non aver metabolizzato bene la situazione perchè, pur passando i giorni, continuo ad essere confusa. Sono stata anche ingiusta, a tratti, poichè ad un certo punto mi sembrava che stessimo semplicemente litigando e non dialogando su un problema. Questa sua mancanza di impassibilità mi ha meravigliato tanto da dirgli che non lo riconosco più come mio alleato e che il problema di cui si parlava non voglio lo riguardi più. Ora non so, è certo che sono state parole dette in un momento di rabbia e sofferenza, non perchè sentivo che papà non avesse i poteri, ma perchè lui ha improvvisamente nascosto la mano che indica la direzione non restituendomi il problema, ma evitando di parlarne.

Vedrò cosa succederà la prossima volta, ma certo questa esperienza mi ha fatto detronizzare in maniera rovinosa il mio psicoterapeuta, dopo averlo io stessa idealizzato. Tuttavia, non ho ancora raggiunto lo stato catartico di Turbocliclo: non ho la saggezza necessaria.

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ehhhh..juditta, capita..

ma mi pare tanto evidente che noi pazienti si abbia..

- il diritto di giudicare il terapeuta, per poi ricredersi, per carità...

se uno sta sempre male, o peggio si sente al palo, e dopo un po' e dopo due po', dop tre po', e facciamoci del male..

chiede, no?

- rivendicare legittimamente chiarimenti su dubbi e silenzi..

noi ci dobbiamo preoccupare di loro?

ma loro dovrebbero essere corazzati..

io , che già c'ho una fifa boia delle mie emozioni, dei miei conflitti irrisolti, mi devo premurare di preoccuparmi dei suoi?

e mi dovrei affidare a uno che per primo ha paura, ignora, svicola..ma perfavore.

sempre in generale, senza riferimenti a nessuno di noi..

ma cacchio, sta cosa si impone.

Sono d'accordo, Corinna, ma quando si tratta di me stessa e del mio caso, non riesco ad avere la determinazione e la lucidità necessaria per mettermi "dalla parte dell'utente", di quello che è in cura, di colui che è appordato in quella stanza perchè qualche problemuccio doveva pure averlo. Mi sono abituata, mi sono figurata, mi sono illusa, che il nostro rapporto si svolgesse su un piano di sostanziale parità in quanto a partecipazione attiva (natutalmente, per tutto il resto è per natura un rapporto sbilanciato) e mi era sembrato che lui seguisse l'onda del mio sentire, ci si mettesse in sintonia. Il fatto che lui, di punto in bianco, abbia deciso di chiudere i canali di comunicazione sull'argomento transfert e si sia irritato quando, alla sua domanda "se mi fosse passata", l'ho fissato e gli ho detto: "no, non mi è passata affatto", mi ha fatto sentire sola non nella misura in cui "papà" era andato via, ma perchè mi ha confezionato "il pacco" e, con irritazione, me l'ha reso così com'era, decidendo di non partecipare più. Tuttavia, sebbene ciò mi abbia fatto soffrire, non riesco a non cercare di trovare (da sola) delle motivazioni, degli scopi, una pianificazione delle sue azioni. Forse perchè non voglio ammettere la possibilità di uno scivolone, può essere. Vorrei che si capisse che mi ha ferito non perchè mi ha rifutata (conosco i "paletti" quanto lui) ma per come lo abbia fatto, facendomi pentire di essermi affidata a lui. La sua tattica era chiudermi di proposito la porta in faccia con le brutte, per farmela passare prima? Pensava che avrei potuto sopportarlo, che non mia vrebbe arrecato alcun grosso danno, ma che mi avrebbe fatto finalmente passare questo sentimento, condito da un bel po' di idealizzazione, più in fretta? Se è così, ci è riuscito molto bene, ma lui non ne è uscito bene, ai miei occhi.

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Dice che quando la difficoltà diventa la psicoterapia, è allora che si comincia a lavorare.

allora io sto lavorando alla grande..... :blink:

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Sono d'accordo, Corinna, ma quando si tratta di me stessa e del mio caso, non riesco ad avere la determinazione e la lucidità necessaria per mettermi "dalla parte dell'utente", di quello che è in cura, di colui che è appordato in quella stanza perchè qualche problemuccio doveva pure averlo. Mi sono abituata, mi sono figurata, mi sono illusa, che il nostro rapporto si svolgesse su un piano di sostanziale parità in quanto a partecipazione attiva (natutalmente, per tutto il resto è per natura un rapporto sbilanciato) e mi era sembrato che lui seguisse l'onda del mio sentire, ci si mettesse in sintonia. Il fatto che lui, di punto in bianco, abbia deciso di chiudere i canali di comunicazione sull'argomento transfert e si sia irritato quando, alla sua domanda "se mi fosse passata", l'ho fissato e gli ho detto: "no, non mi è passata affatto", mi ha fatto sentire sola non nella misura in cui "papà" era andato via, ma perchè mi ha confezionato "il pacco" e, con irritazione, me l'ha reso così com'era, decidendo di non partecipare più. Tuttavia, sebbene ciò mi abbia fatto soffrire, non riesco a non cercare di trovare (da sola) delle motivazioni, degli scopi, una pianificazione delle sue azioni. Forse perchè non voglio ammettere la possibilità di uno scivolone, può essere. Vorrei che si capisse che mi ha ferito non perchè mi ha rifutata (conosco i "paletti" quanto lui) ma per come lo abbia fatto, facendomi pentire di essermi affidata a lui. La sua tattica era chiudermi di proposito la porta in faccia con le brutte, per farmela passare prima? Pensava che avrei potuto sopportarlo, che non mia vrebbe arrecato alcun grosso danno, ma che mi avrebbe fatto finalmente passare questo sentimento, condito da un bel po' di idealizzazione, più in fretta? Se è così, ci è riuscito molto bene, ma lui non ne è uscito bene, ai miei occhi.

diglielo, come lo stai dicendo bene a noi..

ti esprimi benissimo, sei profonda, capace, generosa più di quanto occorre forse..

digli che sto " pacco" non l'ha scartato, e non può rimbalzartelo addosso..

e poi ascoltalo.

No, che ti passasse perchè hai visto le sue carenze professionali come strategia è insensata, non pensarlo nemmeno, deve esserci un'altra motivazione..funzionale alla terapia. Chiedi chiarimenti, con voce tranquilla, serena..

chiedi, chissà, verrà fuori che lui è più avanti di te nel discorso, e ti aspetta..

impuntati se ti fa stare male, non ne esci se no..

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Non sta a me dire come stiano esattamente le cose da parte del mio terapeuta, ma vorrei trovare (e di qui le mie letture e questo topic) il modo non per giustificare, ma per cercare di sfruttare a mio vantaggio e a vantaggio della terapia questa fase di "incomprensione" in cui lui mi è sembrato abbia accolto la mia "dichiarazione di transfert" chiudendosi e dimostrandosi infastidito dal fatto che io ponessi la questione. Tutto ciò, naturalmente, se io ho interpretato bene e non sto proiettando sul suo comportamento una mia paura e la mia ansia da rifiuto. So che è contorto, ma lo è la situazione!

Margherita ovviamente io non posso sapere cosa pensi il tuo terapeuta, ma non credo sia "infastidito" dalla tua dichiarazione

ti parlo in funzione della mia esperienza personale che è il solo paramentero su cui posso basarmi: quando io, alla fine di un lungo e travagliato percorso, confessai alla mia psi che le volevo bene, ne parlammo nel corso della seduta, io pensavo che l'argomento sarebbe stato successivamente ripreso, ma lei non ne fece più parola

fui io, a un certo punto, che non ce la feci più e lo riaffrontai e adesso, ciclicamente, ne riparliamo

in pratica è come se loro volessero che fossimo noi ad autoregolarci e io, a costo di sembrare monotematica, parlo del nostro rapporto molto frequentemente perchè non posso farne a meno e anche perchè credo che molte cose passino da lì

ovviamente anche io in questi mesi ho interpretato le sue reazioni e gli ho attribuito una serie di significati in molti casi ostili nei miei confronti, ma poi gliene ho parlato e ho scoperto che si trattava appunto solo ed esclusivamente di mie paure che, ancora adesso che ho avuto una serie abbastanza lunga di rassicurazioni da parte sua, continuano a venire fuori

tutto questo per dirti che spesso siamo noi che attribuiamo ai nostri psi e alle persone che ci circondano dei pensieri e delle reazioni che invece sono solo nostre

nel caso del rapporto con lo psi però abbiamo un vantaggio rispetto agli altri rapporti: possiamo parlarne apertamente e liberamente perchè ci troviamo in una relazione che è in qualche modo protetta quindi il solo consiglio che mi sento di darti è di aprlarne a lui con estrema chiarezza dicendo quello che stai scrivendo qui !

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ho l'impressione che ognuno dei vostri psi, risponda secondo la propria formazione

io ho l'impressione invece che ogni psi agisca all'interno della sua formazione e in funzione della persona che si trova davanti oltre che delle sue personali esperienze

quindi non un mero meccanismo causa/effetto dettato dalle regole della propria formazione, ma un agire influenzato dalle proprie esperienze personali oltre che da quelle del paziente

ho la sensazione che vi state fissando troppo per cui è ovvio che la cura rallenta.....

vi siete mai chiesti/e che tipo di patologia potrebbe avere la persona che si ostina a pensare a questo amore?

che altro potrebbe fare il vostro psi se non rispondere educatamente e senza offendervi?

vi sembra sbagliato da parte di un terapeuta?

che altro dirvi che pagate, che sono sposati o che hanno figli?

qual'è il fine della vostra relazione terapeutica?

è ovvio che se non superate la cosa e non andate avanti nel vostro lavoro allora dovreste cambiare, e se lui è onesto dovrebbe dirvelo. Ecco seondo me il loro rispondere in quel modo è proprio per salvare la relazione terapeutica, quindi vi sta aiutando a non perdere di vista l'obiettivo per cui vi incontrate pagando.

eh lo so che sembro un inquisitore....

più che inquisitore mi sembri una persona che non ha idea di cosa si stia parlando perchè non lo ha mai provato....

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tutto questo per dirti che spesso siamo noi che attribuiamo ai nostri psi e alle persone che ci circondano dei pensieri e delle reazioni che invece sono solo nostre

Ho pensato anche a questo, e mi sono chiesta se non abbia proiettato su di lui il mio timore maggiore, cioè quello di essere scaricata nel momento in cui avessi ammesso la mia dipendenza. Però lui si è irritato, non cè dubbio.

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chiedi, chissà, verrà fuori che lui è più avanti di te nel discorso, e ti aspetta..

Il problema è che c'è una "contingeza" spiacevole, in questa situazione, ovvero che a gennaio lui partirà e non lo rivedrò più (passerò con un altro che già sto vedendo). Penso che il suo comportamento indichi volutamente che lui non può più aiutarmi, pur volendo. Dio, quanto sono confusa! Non riesco a mettere i pezzi insieme in maniera sensata in alcun modo!

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Il problema è che c'è una "contingeza" spiacevole, in questa situazione, ovvero che a gennaio lui partirà e non lo rivedrò più (passerò con un altro che già sto vedendo). Penso che il suo comportamento indichi volutamente che lui non può più aiutarmi, pur volendo. Dio, quanto sono confusa! Non riesco a mettere i pezzi insieme in maniera sensata in alcun modo!

ma ci sono ancora tre mesi, e tu stai male...

chiedigli conferma se è così, pensi di riuscire?

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Il problema è che c'è una "contingeza" spiacevole, in questa situazione, ovvero che a gennaio lui partirà e non lo rivedrò più (passerò con un altro che già sto vedendo). Penso che il suo comportamento indichi volutamente che lui non può più aiutarmi, pur volendo. Dio, quanto sono confusa! Non riesco a mettere i pezzi insieme in maniera sensata in alcun modo!

fino a gennaio c'è ancora tempo e lui può aiutarti in questo periodo pur sapendo che c'è una "scadenza" nel vostro rapporto..... se riesci cerca di parlargliene e prova anche a parlarne con il tuo nuovo psi

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la mia te l'ho già detta: ho la sensazione che tu ti stia autocolpevolizzando perchè non riesci ad accettare che lui non sia in grado di gestire questa situazione.

il tuo psichiatra è giovane, forse ancora in formazione...è umano e comprensibile che sbagli. anche questo fa parte del (suo) percorso. non è che il conseguimento del titolo di psichiatra fa di lui automaticamente un medico infallibile. tantissime cose si apprendono solo sul campo. con tanta esperienza. e lui è ancora giovane.

ma che utilità ha, per te, che ti continui a flagellare, ad arrovellare, in cerca di giustificazioni per il suo comportamento?

forse a lui questa esperienza servirà per crescere, forse la prossima volta non ripeterà gli stessi errori. buon per lui.

ma tu devi pensare a te.

anche il fatto che abbiate "litigato"...io una volta ho "attaccato" (a spizzichi e mocconi, vabbè...) il mio psicologo. (antefatto: lui conosce il mio compagno e l'ha seguito in passato prima che io diventassi sua paziente...) senza entrare nel merito della questione, ho accusato il mio psi di pensare ai problemi del mio compagno e di fregarsene di me. insomma, un'accusa mica da ridere! e lui mica s'è xxxxxxxxxxx o offeso per queste mie parole! ne ha parlato tranquillamente con me.

Margherita, non esiste che tu non possa esprimere al tuo psichiatra dubbi e critiche. e se lui è preparato dovrebbe saper gestire anche queste situazioni "conflittuali"!!!!

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la mia te l'ho già detta: ho la sensazione che tu ti stia autocolpevolizzando perchè non riesci ad accettare che lui non sia in grado di gestire questa situazione.

il tuo psichiatra è giovane, forse ancora in formazione...è umano e comprensibile che sbagli. anche questo fa parte del (suo) percorso. non è che il conseguimento del titolo di psichiatra fa di lui automaticamente un medico infallibile. tantissime cose si apprendono solo sul campo. con tanta esperienza. e lui è ancora giovane.

ma che utilità ha, per te, che ti continui a flagellare, ad arrovellare, in cerca di giustificazioni per il suo comportamento?

forse a lui questa esperienza servirà per crescere, forse la prossima volta non ripeterà gli stessi errori. buon per lui.

ma tu devi pensare a te.

anche il fatto che abbiate "litigato"...io una volta ho "attaccato" (a spizzichi e mocconi, vabbè...) il mio psicologo. (antefatto: lui conosce il mio compagno e l'ha seguito in passato prima che io diventassi sua paziente...) senza entrare nel merito della questione, ho accusato il mio psi di pensare ai problemi del mio compagno e di fregarsene di me. insomma, un'accusa mica da ridere! e lui mica s'è xxxxxxxxxxx o offeso per queste mie parole! ne ha parlato tranquillamente con me.

Margherita, non esiste che tu non possa esprimere al tuo psichiatra dubbi e critiche. e se lui è preparato dovrebbe saper gestire anche queste situazioni "conflittuali"!!!!

parole sante..

E' vero che anche loro imparano sul campo, se no i giovani non diventerebbero mai bravi, ma avessero l'umiltà di chiedere a loro volta aiuto, lo so che rode..

.

che uno psi si irriti, e poi si ritragga, anche a me sembra un po' strano..

si irriti con te, ma poi spieghi il perchè,senza lasciarci sul pero..

il mio una volta sola l'ho affrontato da aggressiva su una questione , lui tranquillo..

poi alla fine di qualche seduta dopo, in cui si era parlato di tutt'altro..ha detto..

" lei si è arrabbiata con me, ricorda? bene, benissimo, ha espresso un'emozione, sono felice, comincia a non avere più paura di se stessa, fa progressi senza accorgersene..."

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Delle sue debolezze umane mi frega nulla, già ho le mie sul gobbone.

Delle sue carenze professionali posso e devo accorgermi , dopo mesi di setting.

Ha tutti gli strumenti culturali , un supervisore, per far sì che non debbano inficiare l'alleanza terapeutica.

Sì, parlavo in generale, il tuo deve essere un caso diverso. Comunque -purtroppo o per fortuna- gli strumenti culturali, in questi casi, contano meno della sensibilità personale, dell'intuizione e, per usare un termine troppo abusato, dell'AMORE.

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" lei si è arrabbiata con me, ricorda? bene, benissimo, ha espresso un'emozione, sono felice, comincia a non avere più paura di se stessa, fa progressi senza accorgersene..."

Mah, speriamo bene. Speriamo, a questo punto, che questa esperienza sia servita ad entrambi! Anche se ci vedremo ancora 2 o 3 volte (ovvero, una volta al mese, per dilazionare gli incontri fino alla loro interruzione), spero che tutto ciò abbia giovato alla qualità della nostra comunicazione. sarà anche durissima, ma io non voglio mollare, è troppo importante, per me, quello che sta succedendo in questi mesi con/grazie e senza di lui.

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Comunque -purtroppo o per fortuna- gli strumenti culturali, in questi casi, contano meno della sensibilità personale, dell'intuizione e, per usare un termine troppo abusato, dell'AMORE.

Sono d'accordo, ma non capito chiaramente quale sia la tua posizione il merito a questa discussione.

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Margherita, non esiste che tu non possa esprimere al tuo psichiatra dubbi e critiche. e se lui è preparato dovrebbe saper gestire anche queste situazioni "conflittuali"!!!!

Lo so, ma irrazionalmente spero di aver amplificato la sua "risposta" e spero che la prossima volta si mostri disponibile a parlarne (certo, se tento di distorcere la realtà per farmela piacere, sto messa peggio di quanto temessi). Io farò del mio, perchè sicuramente mi sforzerò di spostare la discussione su toni diversi e di non estremizzare quello che lui tenterà di dire. Il problema, secondo me, è che anche se è "solo" il mio medico e mi tratta da paziente solo in quella stanza (quando ci incrociamo nel corridoio lui non mi slauta neppure, e alla mia richiesta di spiegazioni ha detto che un sorriso in corridoio è "chiedere troppo") io a 'sto tipo gli voglio bene. E' così, e siamo al punto di partenza. Sarò forse un po' masochista?

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Sono d'accordo, ma non capito chiaramente quale sia la tua posizione il merito a questa discussione.

Te lo dirò appena avrò avuto il tempo di ricostruire la discussione (penso ne occorra un bel po'...)

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Mah, speriamo bene. Speriamo, a questo punto, che questa esperienza sia servita ad entrambi! Anche se ci vedremo ancora 2 o 3 volte (ovvero, una volta al mese, per dilazionare gli incontri fino alla loro interruzione), spero che tutto ciò abbia giovato alla qualità della nostra comunicazione. sarà anche durissima, ma io non voglio mollare, è troppo importante, per me, quello che sta succedendo in questi mesi con/grazie e senza di lui.

realisticamente...tu pensi che 2 incontri con lui basteranno a risolvere la cosa?

non vorrei essere pessimista ma secondo me il massimo a cui puoi aspirare in così poco tempo è di salutarvi senza rancore.

ti consiglierei di investire le tue energie sul "secondo", perché è lui che ti potrà aiutare a superare questa situazione.

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Lo so, ma irrazionalmente spero di aver amplificato la sua "risposta" e spero che la prossima volta si mostri disponibile a parlarne (certo, se tento di distorcere la realtà per farmela piacere, sto messa peggio di quanto temessi). Io farò del mio, perchè sicuramente mi sforzerò di spostare la discussione su toni diversi e di non estremizzare quello che lui tenterà di dire. Il problema, secondo me, è che anche se è "solo" il mio medico e mi tratta da paziente solo in quella stanza (quando ci incrociamo nel corridoio lui non mi slauta neppure, e alla mia richiesta di spiegazioni ha detto che un sorriso in corridoio è "chiedere troppo") io a 'sto tipo gli voglio bene. E' così, e siamo al punto di partenza. Sarò forse un po' masochista?

vuoi bene a uno che non ti saluta nemmeno?

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E' SOLO il mio medico, perciò mi sento SOLO. Senza chi possa salvarmi. Devo farcela da SOLO. E' inutile afferrare il dito che mi indica la meta. Posso però avere un'idea della strada da fare, grazie a quel dito...

è molto bello quello che scrivi, teoricamente. Nella pratica, purtroppo può succedere che oltre a quel dito non si riesca a vedere proprio niente e che il dito sia l'unica ancora di salvezza. E non per miopia o pigrizia, ma proprio perchè non ci sono le basi per vedere oltre. E' vero, si è SOLI, ma non sempre si riesce a farcela da SOLI.

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è molto bello quello che scrivi, teoricamente. Nella pratica, purtroppo può succedere che oltre a quel dito non si riesca a vedere proprio niente e che il dito sia l'unica ancora di salvezza. E non per miopia o pigrizia, ma proprio perchè non ci sono le basi per vedere oltre. E' vero, si è SOLI, ma non sempre si riesce a farcela da SOLI.

Tu puoi vedere OLTRE, sei un essere eterno come tutti, possiedi un'anima, puoi affacciarti all'Infinito (uso un "tu" generico per dire "tutti"). La vita è come la rendiamo, non esiste una verità assoluta. La mia ipersensibilità mi ha sempre reso le cose difficili, mi ha spinto sull'orlo del suicidio, come ho detto tante volte. Non bisogna però NEGARE la propria sensibilità, occorre educarla a quel DISTACCO che permette di vedere le cose con lucidità e agire di conseguenza, al di là delle seghe mentali. Facile a dirsi, vero? Ma per me la via da seguire è solo quella, altre non ne esistono... :;)::blink:

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Inchiesta: come sono state accolte le vostre "dichiarazioni di transfert", se le avete fatte?

Una fra i miei 7-8 analisti che ho avuto, 25 anni fa, mi piaceva parecchio, aveva la mia stessa età. Cominciai a darle del tu, lei mi gelò dicendo perentoria: "Non possiamo essere amici". Finita lì. Anzi, continuata per tre anni (era al CIM, non avevo soldi e lì non si pagava). Però ben presto mi presi altre cotte, come sempre non corrisposte... :;)::blink::wub:

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