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Quanto influisce il controtransfert dello psicoterapeuta nella gestione del tranfsfert?


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è molto bello quello che scrivi, teoricamente. Nella pratica, purtroppo può succedere che oltre a quel dito non si riesca a vedere proprio niente e che il dito sia l'unica ancora di salvezza. E non per miopia o pigrizia, ma proprio perchè non ci sono le basi per vedere oltre. E' vero, si è SOLI, ma non sempre si riesce a farcela da SOLI.

:blink:

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realisticamente...tu pensi che 2 incontri con lui basteranno a risolvere la cosa?

non vorrei essere pessimista ma secondo me il massimo a cui puoi aspirare in così poco tempo è di salutarvi senza rancore.

ti consiglierei di investire le tue energie sul "secondo", perché è lui che ti potrà aiutare a superare questa situazione.

Hai ragione, Sigmund. Proverò a fare la pace almeno per non portarmi il rancore dentro: proverò a farlo in un'ottica egoistica. Sul secondo invesirò di sicuro, anche perchè mi ha fatto venire voglia di farlo. Lui ha assistito al mio "litigio" con l'altro e ha detto che venerdì mi vuole vedere da solo. E' la prima volta dopo 9 mesi che vado due settimane di seguito.

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Hai ragione, Sigmund. Proverò a fare la pace almeno per non portarmi il rancore dentro: proverò a farlo in un'ottica egoistica. Sul secondo invesirò di sicuro, anche perchè mi ha fatto venire voglia di farlo. Lui ha assistito al mio "litigio" con l'altro e ha detto che venerdì mi vuole vedere da solo. E' la prima volta dopo 9 mesi che vado due settimane di seguito.

venerdì? benissimo..

torno al mio doctor...a proposito di egoista.

io gli ho detto che sto così perchè mi dimentico di me delle mie esigenze, bla bla bla...

" Lei ha fatto una cosa egoista, venendo da me.."

Ma che italiano parla? ho pensato, italiano cano....

Chiedo spiegazioni.

" E' giusto egoista, ha pensato a sè e avanti così"

BOH.

tutto scritto negli appunti.. :Just Kidding:

utilissimi.

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vuoi bene a uno che non ti saluta nemmeno?

...va bene, sto facendo più terapia qui che nella stanza.

Vuoi che ti dica che penso che farei di tutto, anche subire le peggiori angherie (come ho sempre fatto in vita mia) pur di non mandare al diavolo una persona che amo? Te lo dico. Vuoi che pensi che il mio problema è proprio questo, che quando ho identificato (a torto, a ragione) il mio "candidato" a punto di riferimento gli permetto tutto pur di non scegliere la posizione di privarmene? Vuoi che ti dica che non ho il coraggio di rimanere di nuovo da sola quando, anche per un tempo breve e con un estraneo, il senso di vuoto sembrava colmato? E' così. Io sono così. E se non cambio, sarò sempre sola.

[la "partecipazione" leggibile nel testo era rivolta a me stessa, non a te. E' proprio questa debolezza che odio in me stessa, che vorrei estirparmi. Detesto avere questo maledetto bisogno d'amore e detesto stare sempre lì ad elemosinarlo. Detesto essere fragile, odio non saper dire di no. Odio la mia incapacità di dire "basta" per me stessa]

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...va bene, sto facendo più terapia qui che nella stanza.

Vuoi che ti dica che penso che farei di tutto, anche subire le peggiori angherie (come ho sempre fatto in vita mia) pur di non mandare al diavolo una persona che amo? Te lo dico. Vuoi che pensi che il mio problema è proprio questo, che quando ho identificato (a torto, a ragione) il mio "candidato" a punto di riferimento gli permetto tutto pur di non scegliere la posizione di privarmene? Vuoi che ti dica che non ho il coraggio di rimanere di nuovo da sola quando, anche per un tempo breve e con un estraneo, il senso di vuoto sembrava colmato? E' così. Io sono così. E se non cambio, sarò sempre sola.

[la "partecipazione" leggibile nel testo era rivolta a me stessa, non a te. E' proprio questa debolezza che odio in me stessa, che vorrei estirparmi. Detesto avere questo maledetto bisogno d'amore e detesto stare sempre lì ad elemosinarlo. Detesto essere fragile, odio non saper dire di no. Odio la mia incapacità di dire "basta" per me stessa]

questa è la storia del mio matrimonio. Com'ero.

E la storia potrebbe ripetersi con mio figlio maschio , ma non sarà così.

Rivolgiti pure a me, no problem.

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Tu puoi vedere OLTRE, sei un essere eterno come tutti, possiedi un'anima, puoi affacciarti all'Infinito (uso un "tu" generico per dire "tutti"). La vita è come la rendiamo, non esiste una verità assoluta. La mia ipersensibilità mi ha sempre reso le cose difficili, mi ha spinto sull'orlo del suicidio, come ho detto tante volte. Non bisogna però NEGARE la propria sensibilità, occorre educarla a quel DISTACCO che permette di vedere le cose con lucidità e agire di conseguenza, al di là delle seghe mentali. Facile a dirsi, vero? Ma per me la via da seguire è solo quella, altre non ne esistono... :Rose::Praying:

sei molto saggio e filosofico. Mi congratulo con te per essere riuscito a educarti e raggiungere tale distacco anche attraverso difficoltà personali molto rilevanti.

Ma dimmi: come hai acquisito tale saggezza?....ci vogliono 7-8 analisi come da tuo post successivo...o posso sperare di raggiungerlo con meno?? :Just Kidding:

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quando ci incrociamo nel corridoio lui non mi slauta neppure, e alla mia richiesta di spiegazioni ha detto che un sorriso in corridoio è "chiedere troppo"

scusami, ma questa cosa non la capisco proprio !

va bene il setting rigoroso e non sbracare nel rapporto, però un saluto, un sorriso al di fuori mi pare assurdo negarlo

non so, io non ho molta esperienza di setting rigidi, ma anche la mia prima psi che era una junghiana ortodossa e rigida era cmq un essere umano, magari in seduta non rideva alle mie battute però quando ci davamo la mano per salutarci un mezzo sorrispo me lo faceva.... ecchecaxxo !! :Just Kidding:

scusa non vuole essere un attacco al tup psi, ma solo una mia considerazione (sicuramente fuori luogo)

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scusa non vuole essere un attacco al tup psi, ma solo una mia considerazione (sicuramente fuori luogo)

Non preoccuparti, non sei fuori luogo! :Just Kidding:

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Ospite sea

Sai marghe, anche il mio nell'ingresso ha salutato un 'altra, che non è una sua paziente, davanti a me, chiamandola "signora" una volta, e a me m'ha lasciato lì come un baccalà. Niente, neanche il buongiorno. :Just Kidding: Cafone, pensai. L'ha fatto apposta. :Praying:

Dev'essere comune.

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A voi!

Margherita per rispondere alla tua domanda originaria credo che il controtransfert da parte del terapeuta sia di fondamentale importanza sia nella gestione del transfert del paziente sia nella relazione teraputica in generale

non necessariamente il controtransfert è di tipo positivo (il paziente può anche essere antipatico al proprio psi), ma credo sia importante che al paziente non ritorni un sentimento ostile perchè questo potrebbe avere effetti negativi sul rapporto e portare il paziente a chiudersi ancora di più in se stesso

è anche vero che pure in casi di controtransfert positivo lo psi deve fare attenzione a non far passare troppo dei propri sentimenti perchè il paziente potrebbe fraintendere (:Praying:) e in ogni caso lo psi ha il dovere di gestire il proprio controtransfert e di rimanere obiettivo per aiutare il paziente perchè questo è il suo compito (mentre il paziente non ha il dovere di gestirsi il proprio transfert nè tanto meno quello del proprio psi.....)

quindi lo psi si trova in una posizione difficile perchè da una parte deve essere empaticamente in contatto con il paziente, ma dall'altro lato non può lasciarsi travolgere dalle emozioni del paziente e per il paziente perchè in questo caso rischierebbe di fare danni enormi.....

per questo credo che sia veramente importante che il terapeuta si sia fatto una buona e solida terapia personale che lo aiuti a non proiettare sul paziente sue dinamiche

non facile il mestiere dello psi!! :Just Kidding:

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sei molto saggio e filosofico. Mi congratulo con te per essere riuscito a educarti e raggiungere tale distacco anche attraverso difficoltà personali molto rilevanti.

Ma dimmi: come hai acquisito tale saggezza?....ci vogliono 7-8 analisi come da tuo post successivo...o posso sperare di raggiungerlo con meno?? :Just Kidding:

Per carità, se fossi saggio sarei fuori dalla sofferenza che tuttora patisco, ho solo trovato da tempo una mia strada di ricerca, come ho detto spesso. Diciamo che ho un'idea del giusto atteggiamento da tenere, quello che mi risparmierebbe molto dolore...il dolore, la prima grande verità del Buddha...possono occorrere otto, dieci, diecimila specialisti, ma alla fine è solo uno lo specialista migliore. Quello che ti spia la mattina allo specchio quando stai per farti la barba... :Praying:

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alla fine è solo uno lo specialista migliore. Quello che ti spia la mattina allo specchio quando stai per farti la barba... :;):

allora dovrò iniziare a farmi la barba pure io.... ^_^

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Margherita per rispondere alla tua domanda originaria credo che il controtransfert da parte del terapeuta sia di fondamentale importanza sia nella gestione del transfert del paziente sia nella relazione teraputica in generale

non necessariamente il controtransfert è di tipo positivo (il paziente può anche essere antipatico al proprio psi), ma credo sia importante che al paziente non ritorni un sentimento ostile perchè questo potrebbe avere effetti negativi sul rapporto e portare il paziente a chiudersi ancora di più in se stesso

è anche vero che pure in casi di controtransfert positivo lo psi deve fare attenzione a non far passare troppo dei propri sentimenti perchè il paziente potrebbe fraintendere (^_^) e in ogni caso lo psi ha il dovere di gestire il proprio controtransfert e di rimanere obiettivo per aiutare il paziente perchè questo è il suo compito (mentre il paziente non ha il dovere di gestirsi il proprio transfert nè tanto meno quello del proprio psi.....)

quindi lo psi si trova in una posizione difficile perchè da una parte deve essere empaticamente in contatto con il paziente, ma dall'altro lato non può lasciarsi travolgere dalle emozioni del paziente e per il paziente perchè in questo caso rischierebbe di fare danni enormi.....

per questo credo che sia veramente importante che il terapeuta si sia fatto una buona e solida terapia personale che lo aiuti a non proiettare sul paziente sue dinamiche

non facile il mestiere dello psi!! :;):

brava froggy, molto precisa e concisa, concordo con tutto.

Vorrei aggiungere che a noi come pazienti non dovrebbe interessare il controtransfert dei ns.psi, sarebbe solo d'intralcio. Ovviamente tutti vorremmo sapere cosa loro pensano di noi, è inevitabile che anche loro abbiamo delle emozioni nei ns. confronti ma la loro professionalità sta proprio qui ( e per professionalità intendo la loro capacità di lavorare bene e per il benessere del paziente): non farsi trasportare da sentimenti che sarebbero solo dannosi.

Noi facciamo il ns. lavoro di pazienti, a loro lasciamo il lavoro di psi.

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Hai ragione, Sigmund.

:;):^_^

ti passo questo link che avevo trovato tempo fa (ora ho smesso di cercare informazioni sulla psicoterapia, perchè non mi sono utili...). è il sito di una scuola di psicoterapia sistemico-relazionale ( il mio psi è di questo orientamento...) però le riflessioni di questa relazione penso possano valere in generale...

Introduzione al tema "controtransfert e risonanze nelle sedute individuali e nelle sedute familiari"

"Nel caso i nostri sentimenti verso il paziente siano positivi, in linea di massima non si vede perché non dovrebbero essere esplicitati. Casomai è discutibile il viceversa: padroneggiare o celare troppo dei sentimenti negativi può essere distruttivo per l'autenticità della relazione terapeutica perché il paziente coglierà comunque la nostra irritazione o antipatia. Mettere "in analisi" dei nostri sentimenti negativi potrebbe quindi essere comunque utile o necessario, seppure con la cautela di esplicitarli come un problema "nostro" e non automaticamente una "colpa" del paziente."

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^_^:hi:

ti passo questo link che avevo trovato tempo fa (ora ho smesso di cercare informazioni sulla psicoterapia, perchè non mi sono utili...). è il sito di una scuola di psicoterapia sistemica-relazionale ( il mio psi è di questo orientamento...) però le riflessioni di questa relazione penso possano valere in generale...

Grazie, Judi! Mi intenerisce quanto tu sia "soccorrevole". Leggerò con molto interesse.

Ti auguro un buon giorno :;):

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brava froggy, molto precisa e concisa, concordo con tutto.

Vorrei aggiungere che a noi come pazienti non dovrebbe interessare il controtransfert dei ns.psi, sarebbe solo d'intralcio. Ovviamente tutti vorremmo sapere cosa loro pensano di noi, è inevitabile che anche loro abbiamo delle emozioni nei ns. confronti ma la loro professionalità sta proprio qui ( e per professionalità intendo la loro capacità di lavorare bene e per il benessere del paziente): non farsi trasportare da sentimenti che sarebbero solo dannosi.

Noi facciamo il ns. lavoro di pazienti, a loro lasciamo il lavoro di psi.

Veramente a me lo psicologo me ne parla continuamente del suo controtransfert. Credo che questo dipenda dall'orientamento. E magari anche un po' dalle circostanze. In ogni caso non penso che sia di intralcio (o almeno che sia considerato tale). A quanto ho capito, per controtransfert non si intendono i sentimenti "spontanei" che il terapeuta prova verso il paziente. Ma una specie di riflesso del nostro transfert. In un certo senso una nostra proiezione vissuta dal terapeuta. Loro dovrebbero essere sufficientemente equilibrati da saper distinguere i loro sentimenti spontanei da quelli che sono dovuti a nostre proiezioni. Quindi in quest'ottica il controtransfert rivelerebbe qualcosa di noi, non di loro. Diciamo che se il transfert può essere considerato un trasferimento sul terapeuta di sentimenti provati per altri in altre occasioni (il soggetto che prova quei sentimenti è lo stesso), il controtransfert pure è una sorta di trasferimento ma in cui cambia il soggetto che prova quei sentimenti (per esempio potrebbe trattarsi di un sentimento che il paziente non accetta come proprio e che quindi, al suo posto, prova il terapeuta, oppure della reazione che il paziente ha suscitato un tempo nei genitori e che ora suscita nel terapeuta). Insomma quello che si manifesta nel controtransfert è sempre qualcosa che appartiene al paziente. O almeno così dovrebbe essere in teoria. Questo deduco dalle cose che mi ha detto.

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Veramente a me lo psicologo me ne parla continuamente del suo controtransfert. Credo che questo dipenda dall'orientamento. E magari anche un po' dalle circostanze. In ogni caso non penso che sia di intralcio (o almeno che sia considerato tale). A quanto ho capito, per controtransfert non si intendono i sentimenti "spontanei" che il terapeuta prova verso il paziente. Ma una specie di riflesso del nostro transfert. In un certo senso una nostra proiezione vissuta dal terapeuta. Loro dovrebbero essere sufficientemente equilibrati da saper distinguere i loro sentimenti spontanei da quelli che sono dovuti a nostre proiezioni. Quindi in quest'ottica il controtransfert rivelerebbe qualcosa di noi, non di loro. Diciamo che se il transfert può essere considerato un trasferimento sul terapeuta di sentimenti provati per altri in altre occasioni (il soggetto che prova quei sentimenti è lo stesso), il controtransfert pure è una sorta di trasferimento ma in cui cambia il soggetto che prova quei sentimenti (per esempio potrebbe trattarsi di un sentimento che il paziente non accetta come proprio e che quindi, al suo posto, prova il terapeuta, oppure della reazione che il paziente ha suscitato un tempo nei genitori e che ora suscita nel terapeuta). Insomma quello che si manifesta nel controtransfert è sempre qualcosa che appartiene al paziente. O almeno così dovrebbe essere in teoria. Questo deduco dalle cose che mi ha detto.

Una volta ho letto che una cosa è il controtransfert e un'altra è il transfert del terapeuta, 2 cose distinte (altrimenti tutto si chiamerebbe transfert, dell'uno o dell'altro) come anche spesso trovo che il controtransfert è la risposta del terapeuta al transfert del paziente, non il suo transfert.Temo che molto spesso le cose vengano abbastanza confuse dai non addetti ai lavori (io compresa).

Ritengo che sia tutto molto complicato cmq...ci vorrebbe un qualche bel espertone qui.

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quella relazione mi fa capire la differenza di approccio del mio psi. da quello che leggo qui sul forum, non tutti i terapeuti esplicitano il proprio controtransfert o i propri sentimenti verso i pazienti. mentre il mio l'ha fatto con me. e mi rendo che è un comportamento perfettamente coerente col suo tipo di formazione...

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Veramente a me lo psicologo me ne parla continuamente del suo controtransfert. Credo che questo dipenda dall'orientamento. E magari anche un po' dalle circostanze. In ogni caso non penso che sia di intralcio (o almeno che sia considerato tale). A quanto ho capito, per controtransfert non si intendono i sentimenti "spontanei" che il terapeuta prova verso il paziente. Ma una specie di riflesso del nostro transfert. In un certo senso una nostra proiezione vissuta dal terapeuta. Loro dovrebbero essere sufficientemente equilibrati da saper distinguere i loro sentimenti spontanei da quelli che sono dovuti a nostre proiezioni. Quindi in quest'ottica il controtransfert rivelerebbe qualcosa di noi, non di loro. Diciamo che se il transfert può essere considerato un trasferimento sul terapeuta di sentimenti provati per altri in altre occasioni (il soggetto che prova quei sentimenti è lo stesso), il controtransfert pure è una sorta di trasferimento ma in cui cambia il soggetto che prova quei sentimenti (per esempio potrebbe trattarsi di un sentimento che il paziente non accetta come proprio e che quindi, al suo posto, prova il terapeuta, oppure della reazione che il paziente ha suscitato un tempo nei genitori e che ora suscita nel terapeuta). Insomma quello che si manifesta nel controtransfert è sempre qualcosa che appartiene al paziente. O almeno così dovrebbe essere in teoria. Questo deduco dalle cose che mi ha detto.

Mi sembra molto interessante e, a grandi linee, è ciò che anche a me sembra di aver capito. Anche il controtransfert, come il transfert, può essere positivo o negativo, erotico o non erotico etc (le classificazioni abbondano e se ne parla anche nel libro che vi citavo, ma in questi giorni non ho avuto il tempo di leggere il capitolo sul controtransfert). Però mi sembra altrettanto palusibile che, oltre alla "reazione" al transfert ci sia anche una componente che ne è indipendente, rispecchiando i "sentimenti" (positivi, negativi) autentici e "non mediati" dello psicoterapeuta, ed è opinione ricorrente che sia utilissimo alla relazione terapeutica esplicitali. Come sempre, quel figo dello psi di Judi è troppo avanti...

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Come sempre, quel figo dello psi di Judi è troppo avanti...

effettivamente... :;):

comunque non intendevo questo...è che spesso emergono le differenze di comportamento del mio psi rispetto ad approcci più "ortodossi", diciamo...ci tenevo a evidenziare come in questo caso l'ortodossia c'entri poco...

tornando al tema. tempo fa lui mi ha parlato di ciò che provava nei miei riguardi per aiutarmi (penso) a esplicitare ciò che provo io (per ora senza risultati, ma questo è un problema mio). in effetti quello che prova lui è un riflesso di ciò che provo io. e forse è vero...con il mio comportamento sono io, a "indurre" in lui certe sensazioni...

lo so che il discorso è "nebuloso", però non mi va di esplicitare troppo...

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effettivamente... :;):

comunque non intendevo questo...è che spesso emergono le differenze di comportamento del mio psi rispetto ad approcci più "ortodossi", diciamo...ci tenevo a evidenziare come in questo caso l'ortodossia c'entri poco...

tornando al tema. tempo fa lui mi ha parlato di ciò che provava nei miei riguardi per aiutarmi (penso) a esplicitare ciò che provo io (per ora senza risultati, ma questo è un problema mio). in effetti quello che prova lui è un riflesso di ciò che provo io. e forse è vero...con il mio comportamento sono io, a "indurre" in lui certe sensazioni...

lo so che il discorso è "nebuloso", però non mi va di esplicitare troppo...

A me ne parla soprattutto perché da quello che prova lui nei miei confronti cerca (a torto o a ragione) di dedurre quello che provo io (magari senza rendermene conto). Anche perché io difficilmente provo qualcosa. E anche quando provo qualcosa difficilmente ne parlo. Quindi non c'è molto da analizzare. Oltre al controtransfert suo. Però forse lo fa anche un po' per dare il buon esempio. Non che funzioni molto in verità...

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Per quanto mi riguarda, è proprio questo "mettersi in gico" che non vedo da parte sua. Certo, non è tenuto a farlo, ma se sono solo io a parlare, a cercare di analizzare, a capire e lui non partecipa, qual è la differenza tra lui e uno specchio? Pensavo di parlarne con l'altro, dopodomani, ma sempre dal mio punto di vista, perchè non mi poò rispondere facendo le veci del "primo psi" (che sicuramente non dimenticherò mai, nel bene e nel male).

'Sta psicoetarpia mi ha proprio scocciato, lo annuncio ufficialmente. Una cosa semplice nella vita, mai?

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