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ilaria

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  1. Sì, benino..c'è la fase conclusiva della scuola in atto e lo stress è alle stelle..poi a volte sul lavoro non mi piaccio per niente ma vabbè.. per quanto riguarda l'analisi la mia dott. mi ha detto che le sembro un "libro aperto", che anche se non è così in realtà però a lei emotivamente sembra di conoscermi da tanto, e che la mia fase più aperta, anche se è recente, a lei, sempre emotivamente, le sembra duri da tanto al punto che non ricorda quando è terminata la mia fase più silenziosa.. il fatto è che lei asseconda il flusso, inizio a pensare che quello che prima a me sembrava un suo modo di essere troppo accondiscendente, assolutorio, in realtà fosse un modo per aprire i miei rubinetti e lasciar scorrere il flusso delle cose da dire..o che io avevo da dire a me stessa; o forse è un modo affinchè io faccia anche tutte le cavolate del mondo senza sentirmi in colpa più di tanto, senza criticarmi severamente. Lei è il mio punto di riferimento.Sono molto contenta della doppia seduta e anche se ancora non so dove mi porterà l'analisi, solo il fatto di poter contare su quell'ora, su quell'ascolto, su quel modo diverso e libero e rispettoso di entrare in relazione con qualcuno per me è di conforto e di aiuto. Sfuggo ancora all'analisi del rapporto con lei, ma piano piano ci arriverò.
  2. non lo so..oggi però sono andata in seduta in preda a un mal di testa lancinante e colite...tornata a casa, tempo un paio d'ore sono tornata come nuova...
  3. per ora hanno solo "parlato" di uscire...attivato fantasie sulle uscite... non lo so, magari sarà solo un porco e nulla più...ma per giocare un momento all' "Allegro psicologo" non escluderei che nel trattare onnipotenze e forti fantasie di seduttività una delle possibilità sia quella di dare l'impressione di assecondare l'agire del paziente col suo corollario di emozioni per farlo arrivare al suo limite di tracollo e poi, smontata l'impalcatura, leggere il bisogno che nasconde...e iniziare il lavoro.. diversamente è il rimuginio razionale su un certo modo di comportarsi senza rivivere le emozioni e quella scarica di adrenalina che sostiene l'intera fantasia... e sempre per continuare nel giochetto non è escluso che la fantasia di Lilith si incastri con qualcosa che appartiene al suo psi, al suo vissuto..e che se Lilith ha una certa fortuna, lui ha riconosciuto e sa gestire: la frase che ha detto "io non ho paura dei miei sentimenti e nemmeno di quelli degli altri" non è da buttar via... comunque se la telenovela continua scopriremo presto l'arcano... o porco o genio...
  4. non lo so Lilyth...è solo un' ipotesi
  5. mah, era una delle possibilità.. lui ti dà "l'illusione" che la tua onnipotenza possa realizzarsi, che gli azzardi delle tue fantasie seduttive siano lì lì per concretizzarsi: ha acconsentito che tu potessi osare dandoti l'impressione di cedere al tuo gioco, che tu ce la stavi davvero facendo, che avresti sedotto il padre, avresti vinto la sfida con l'impossibile, avresti capovolto l'asimmetria...per poi analizzare tutto questo.insomma ha raccolto il materiale che tu hai distribuito a piene mani. Lui poi si ritrae, tu rimani da sola con tutta la tua fantasmagoria e un vero dottore davanti che ti fa viaggiare dentro il tuo sogno scambiato per realtà. Ciò che di fatto esiste, almeno sul forum,io penso, sono solo le tue parole, il modo particolare con cui tu hai rivestito la tua analisi e il tuo analista..tra i mille modi possibili. Ognuno di noi ha il copywriter del proprio racconto. E del resto l'analisi è proprio questo, secondo me: ognuno di noi va lì e inscena, più o meno teatralmente, il proprio "dramma" .
  6. bè, penso che anche a me una frase del genere mi avrebbe risollevata: la intepreterei come un segno di forza e di sicurezza in se stesso del terapeuta che sa quello che fa, una richiesta di delega del tipo fidati...
  7. pur'io... quest'anno l'arrivo della primavera ha proprio segnato il mio umore come certamente non è accaduto l'anno scorso.già durante le vacanze di pasqua..la luce accecante, il caldo, il cambio di stagione e le maniche corte mi hanno messo un'allegria insperata addosso...s'avvicina la fine della scuola, inizia la "LIBERTA' " sarebbe molto peggio se ora fossimo ad ottobre o novembre e invece siamo a maggio...che meraviglia! oggi ho fatto la prima capatina al mare in costume, poi ho inforcato la bici e i piedi mi si sono incollati ai pedali fino a sera...sono andata sugli scogli, un po' fuori città ..eravamo in tre, sparsi su una scogliera ampia e piatta davanti a un mare da urlo io sto bene così...in solitaria nel vivo della natura..
  8. "La merlettaia", un film del 1977 con una giovanissima Isabelle Huppert. ll titolo viene da un quadro di Vermeer, la vicenda da un romanzo di Pascal Lame che ha vinto il Premio Goncourt: ormai assimilato al cinema francese, lo svizzero Goretta ne ha tratto uno dei più bei ritratti femminili del cinema attuale. Beatrice (Isabelle Huppert) è una giovane parrucchiera segnata da una carenza affettiva, timida di carattere, incerta sul modo di affrontare la vita. Nel corso di una vacanza sulla spiaggia normanna di Cabourg, la ragazza incontra lo studente François (Yves Beneyton) e nasce un amore. Ma può durare un rapporto fra due giovani tanto diversi per cultura ed educazione? Lui appartiene a una buona famiglia, frequenta amici intellettuali; lei, pur avvertendo un'insoddisfazione crescente, non è abbastanza vitale da fronteggiare la difficile situazione. [...] La merlettaia si presenta come una riflessione, tra psicologistica e poetica, sui solchi che ancora dividono gli esseri umani, sui condizionamenti familiari e sociali che impediscono la libertà di amare. Più in fondo, il film è anche una toccante variazione sull'inferiorità riferita a un personaggio la cui dolcezza attinge quasi a una forma di santità. Dietro le rare figure del film il regista coglie un paesaggio che ha una pregnanza pressoché animistica, con un miracoloso senso delle atmosfere e dei colori, in un clima rarefatto. È un'opera intensamente partecipata, tutta al di fuori delle mode, concentrata su un discorso che riguarda l'essenza e non l'apparenza. Un film isolato e raro, soprattutto per la sua capacità di organizzare una materia dolorosa m un quadro di nitida eleganza formale. Da Tullio Kezich, Il nuovissimo Mille film. Cinque anni al cinema 1977-1982, Oscar Mondadori
  9. mah.. del resto se è quello che si sente c'è poco da fare... io poi proprio non riesco a credere che sti psi abbiano a disposizione una tale riserva di affetto-attenzione-empatia che riescono a distribuirne a tutti i loro pazienti...che ne so..forse sono io che ho sentimenti di taglia troppo piccola e ci stanno dentro poche persone. però forse ha ragione zazà ..è la pretesa di assoluto, di dedizione totalizzante che fa sballare tutte le valutazioni, o forse è quel terreno avvelenato dalla solitudine affettiva che ammorba ogni dedizione...
  10. premetto che mi dispiace davvero tanto non riuscire a stare al passo con la lettura del forum....ogni post meriterebbe un 'attenzione che non sempre è possibile ma per fortuna domani è sabato. allora, io oggi ho provato ad accennare la cosa in seduta ma la dott me l'ha ritardata e io sono dovuta andare via un quarto d'ora in anticipo perchè rientravo a scuola.( che bello farla sentire in colpa!! :" mi scusi dottoressa ma devo interrompere perchè alle 16.30 devo essere a scuola!" "recuperiamo il tempo la prossima volta!!" rassicura lei) io ho l'impressione che mia sorella, per quanta "vita possa aver vissuto" non ha la consapevolezza piena di "un suo percorso" ..a volte penso che se abitassimo nella stessa città faremmo scintille proprio per questa labile differenziazione io credo tra lei e me. quando iniziai a fare le supplenze a scuola ( che, voglio dire, mica è una roba esattamente da urlo!) e preparavo i concorsi se ne venne fuori con una roba tipo che doveva essere lei quella, tra di noi, destinta all'insegnamento, che papà e mamma consigliarono "a lei" di intraprendere gli studi adeguati all'obiettivo, ma che lei rifiutò per un'opposizione adolescenziale a ogni cosa proponevno i nonstri genitori. E così pianificava di laurearsi e di aprire un asilo, e in tal modo giustizia era fatta. Io insomma, stavo muovendo,inadeguatamente, dei passi in un terreno improprio, che era suo e che solo accidentalmente era stato lasciato libero. Pensiero onnipotente infantile; non ha avuto molto altro da aggiungere la dott. Quindi, per risponderti, mia sorella un ruolo attivo ce l'ha proprio perchè non si misura con se stessa, ma con una fantasia simbiotica in cui la mia e la sua identità si confondono. Penso che lei mi percepisca sempre nel modo in cui mi percepì quando comparvi a rompere la sua centralità assoluta nel regno familiare: io sono stata l'intrusa che minacciava di rompere gli equilibri consolidati. Poi si dice che sono i fratelli maggiori a dover essere protetti dalla gelosia per i fratellini più piccoli. Ma di quanta violenza è intrisa quella gelosia infantile. Con la dott il discorso è finito sui sogni, sulle relazioni sulle mie paure a riguardo.Ha parlato del transfert e del controtransfert, mi ha detto che è importante il rapporto empatico che lei ha con me, che non sono solo io ad essere in gioco in analisi ma lo è pure lei che se così non fosse, che se le sue emozioni non fossero autentiche io lo sentirei, che anche se quella è una relazione particolare perchè ci sono delle regole e a lei non è concesso parlare del suo vissuto ciò non toglie che sia una relazione a tutti gli effetti e cose così... io ascoltavo ma non mi sentivo raggiunta dalle sue parole, un angolino del mio cuore si è rallegrato di sentirle, ma io è come se avessi difficoltà a crederci. per me conta di più un disservizio, uno sbadiglio, una distrazione...quelli sono i fatti .. bo'... una sensazione di solitudine che nulla riesce a scansarla. però ho detto qualcosina confessioni a mezza bocca tipo che se io in analisi portassi altri dei sogni che ho fatto (non è possibile portarli tutti) probabilmente imboccheremmo una strada completamente diversa. dice che sono io scegliere , magari se non porto certi sogni è perchè ho bisogno ancora di proteggermi, del resto sente che ho un po' più di fiducia e mi capiterà di parlare e di accorgermi che non "succede niente". piano, piano...però è carina...
  11. Ne devo ancora parlare con la dott...ma me sembra abbastanza evidente che ho la percezione di una sorella prevaricante, "accaparratrice" ( e la sensazione che lo sia stata soprattutto rispetto agli affetti ce l'ho specie per quel che riguarda mia madre).. ma se è vero che i sogni mettono in scena parti nostre dovrei forse riconoscere che quella tendenza accapparratrice la ho anch'io...anche se ho qualche difficoltà a riconoscermela perchè mi sembra di aver sempre raccattato briciole...
  12. A proposito di sorelle..sogno di stanotte: eravamo tutte e due in un negozio di articoli per cani e dovevamo comprare un trasportino.Ne avevano solo di due tipi: grigio e blu e arancione e blu. Mia sorella si precipita a prendere il più bello, quello blu e a me non restano che due possibilità: o prendere il peggiore o fare la figura della copiona.
  13. juditta Dunque, ci sto pensando anch'io. E il filo delle mie associazioni ha preso il verso seguente: credo che la difficoltà nel fare critiche, per chi l'avverte, dipenda dal fatto che si immedesima con quel che potrebbe sentire chi le riceve. Ricevere una critica che coglie nel segno, intendendo per segno un punto di fragilità o un tasto dolente dell'altro, provoca inevitabilmente disagio in chi la subisce perchè si riapre un'antica ferita e il sangue riprende a sgorgare. Ora solo personalità sadiche colpiscono, feriscono e ingrassano a vedere il cadavere ai loro piedi. Oppure chi è avvelenato come una vipera e pieno di risentimento e intende rivalersi delle offese ricevute. Ma chi ha uno straccio di sensibilità è normale che possa avere delle esitazioni. Non credo che i rapporti divengano sempre più forti o migliori a suon di critiche "costruttive"; troppo spesso, grazie a loro, si stabiliscono delle dinamiche di potere in cui uno dice str.onza.te a un altro spacciandolo per il "suo bene" e l'altro o lo manda a ffan culo oppure si sottomette masochisticamente. Il bene dell'altro non è sfrugugliarlo nei suoi errori, nelle sue ferite dolenti.Mi vien da dire che sarebbe auspicabile che ognuno avesse un occhio critico soprattutto per se stesso, che si dovrebbe stare più attenti a far presenti le proprie ragioni evitando di ferire: sui posti di lavoro il più grosso problema relazionale è proprio il fatto che non si riesce a esporre una parere, a prendere una posizione se non "contro" qualcuno, ferendo a tutto spiano. Forse è più importante, in prima battuta, capire perchè un certo comportamento mi ha fatto star male piuttosto che criticare l'altro per essersi comportato in un certo modo..liberando così la faccenda da eccessivi invischiamenti emotivi personali. Criticare è troppo imparentato con il giudicare e giudicare implica il coinvolgimento di un sistema di valori e di una lettura dei fatti che spesso sono squisitamente relativi e soggettivi... Non so, il tutto mi sembra imparentato con la gestione della propria rabbia,più che altro.
  14. una mia fantasia sullo stesso punto è impostata in termini diversi, non ho mai pensato a un paziente professionista affermato, e a un suo ipotetico rapporto alla pari con lui...piuttosto a pz molto giovani, adolescenti, universitarie..e immagino che per un certo verso sia più motivante il lavoro con loro perchè sono personalità più plastiche, vite da definire...con un pz adulto può essere diverso: i meccanismi insani sono radicati, forse le stesse opportunità che la vita offre non favoriscono il cambiamento e l'investimento affettivo del terapeuta può essere inferiore...
  15. anch'io ho avuto la seduta oggi...mi piacciono molto le ultime sedute..io stravedo per quella donna... devo dire che "mi sono messa sotto"...detta così sembra che stia facendo la "secchiona" ma la sindrome da non preferita, con tutti gli annessi e connessi m'hanno messo un po' di pepe sulla coda...e sento che sto entrando dentro l'analisi con un nuovo impegno, è come se tutta l'energia che avevo messo nel diffidarmi sia ora disponibile per fidarmi e darci dentro con il lavoro su di me... c'è una cosa che non sopporto: passo un numero spaventoso di ore con persone di cui non me ne frega niente ma che sono costretta a prendere bene in considerazione..e se ne vanno via fiumi di energie ... e con altre che meriterebbero tutta la mia attenzione non riesco che ritagliare degli scampoli di tempo..così ho deciso di fare un ulteriore passo avanti: alla mia dott. quando abbiamo ripreso la doppia seduta le ho chiesto di non farne più di 6 al mese per non superare un certo tetto di spesa..in effetti poi ne ho prese a fare 7..e allora tanto vale che le dica che ho deciso di andare tutte le volte che serve...pace, dimagrirò..
  16. bene ellina !! ma che cosa meravigliosa che è la psicoterapia...
  17. le sedute sono tutte molto importanti e vivaci..è che non mi basta mai: fosse per me io andrei un giorno sì uno no per un'ora e mezzo... mi rendo conto che se non ho pensieri difensivi che mi bloccano c'è tanto da dire e da fare..anche in assenza...ma ho una fame di sedute...
  18. io questi scrupoli me li faccio...anche perchè quando mi scappa un affondo generalmente colpisco nel segno e mi dispiace davvero ferire.... sembra quasi che io stia lì pronta a coglierla in fallo e a restituirle l'errore che le è scappato..è una roba inconscia..magari è perchè ho paura di essere "danneggiata" da quell'aspetto e me ne difendo attaccandola...certo non capita spesso, qualche volta, però io penso che loro siano umani e che tutte ste spalle larghe per sostenere i dardi dei pazienti tuttosommato non le hanno ...quindi mi perito e di critiche esplicite cerco di non farne. Poi io mi preoccupo di annoiarla, sì: e mi chiedo se non sia io ad avere a noia certe cose di me...
  19. non so leggendoti la prima cosa di botto che mi viene in mente è la faccenda degli "agiti": non sempre seguire e realizzare "concretamente" un impulso è conveniente, forse sarebbe più importante capire cosa simboleggia un certo atto .. tu dici che stai compiendo una sorta di ribellione contro i tuoi punti di riferimento...io credo che sia giusto, forse sei diventata sufficintemente forte e consapevole di te da non avere più bisogno di una figura protettiva forte all'ombra della quale proteggere te stessa...forse la ribellione è proprio contro un tuo ruolo particolare, un tuo modo di percepirti bisognosa dell'ala protettiva di qualcuno...forse questo è il ruolo che tu spesso ti sei trovata a ricoprire e che magari in qualche caso non ti è piaciuto ed ora lo trovi superato ..ecco io credo che attraverso queste "rotture", che tu "credi" di agire verso certe figure, in realtà stai rompendo un tuo schema di comportmento...allora mi viene da pensare che forse sarebbe più utile "trasfomare" quel ruolo trasformando le relazioni che già hai piuttosto che rompere e andare a cercare altrove...io trovo che sarebbe una bellissima esperienza e conquista relazionale far sì che le nostre crisi evolutive la smettano di segnare i nostri rapporti tanto da farli crollare a ogni nostra svolta della vita, sarebbe bello invece imparare a cambiare insieme all'altro, confidando che anche l'altro non sia un monolite che si relaziona con noi una volta per tutte in unico modo.. elli, ho scritto di getto questa intepretazione e magari non ha niente a che fare con te...è solo lo spunto che mi ha offerto la tua vicenda...
  20. ilaria

    Il rifiuto

    Pensando ai "gruppi"... i bambini sono dei grandi "emarginatori". Durante la ricreazione si assiste al codazzo degli emarginati che vengono a lamentarsi " Pippo non ci fa giocare!". Durante l'adolescenza le "femmine" utilizzano come strategia di "violenza" proprio l'emarginazione dal gruppo, la "non-considerazione". Forse pensare che si tratta di una modalità diffusa?/innata? aiuta a sentire meno il rifiuto come un attacco personale. Credo che ci si abbatta e ci si dispiaccia in misura direttamente proporzionale a quanto ci si ritiene "amabili": se poco, è come ricevere una conferma; se tanto, ci si scrolla di dosso facilmente. Forse dipende più da questo che non da chi è che ci rifiuta.
  21. x jsabina non so se può essere utile quanto sto per dire in riferimento a me: però ho ripensato al mio disguido della scorsa settimana quando sono andata quando credevo dia vere la seduta ma lei era dal dottore.Quel portone chiuso in faccia è davvero violento da sopportare se "preso in sè". Ma riconsiderando la faccenda in effetti tutta l'ansia da scaricamento era a prescindere dato che io l'appuntamento l'avevo, per il giorno dopo, ma l'avevo. Non si trattava e nemmeno di saltare la seduta, ma di andare il giorno giusto. Mettiamoci anche la buona fede.. forse non ci siamo capite, forse l'errore l'abbiamo fatto in due. Non so con quanto anticipo è stato avvertito il tuo psi, se era o meno in condizioni di poter aggiustare la faccenda però a volte certi intoppi si creano per un concorso di cause a cui non sempre è possibile trovare subito un rimedio. La faccenda del lavoro.. io credo proprio che lo psi abbia voluto valorizzarti; non perchè fare la cameriera sia disdicevole ma forse non è il momento giusto... magari la vede una soluzione adatta a uno studente universitario fuori sede che rascimola soldi per pagarsi tasse o libri;o per chi va all'estero a imparare una lingua e si mantiene con mille lavoretti..o per chi ha fatto l'istituto alberghiero, per dire, e lo farà come tappa di un suo percorso lavorativo, per chi ha interesse ad aprire un locale,o a dare una mano ad amici che ne gestiscono uno e cose così... una persona giovane che ha già un suo percorso di studi, un suo lavoro e ha l'occasione di rimanere nel settore forse è bene che si orienti su altro. Io credo che il lavoro sia un equivalente simbolico, sul piano della realtà, di come ci sentiamo e ci consideriamo .. ma è un discorso un po' contorto detto così. x elli: io mi trovo in una situazione esattamente opposta; sono passata da una a due sedute settimanali da un paio di mesi e il mio desiderio più grande è rompere le diffidenze e affidarmi totalmente a questa persona: se riuscissi almeno una volta nella mia vita ad avere l'esperienza di una relazione nella quale ci si può "abbandonare" all'altro rimanendo se stessi e senza paure io avrei già raggiunto un buon obiettivo. La mia dott è proprio simpatica, è così spontanea .. l'altro giorno era tutta turbata per un incidente capitato a una sua amica che parlava svelta svelta, saltando i passaggi, trascinata dall'emozione.. ma è capace, nella stessa seduta, di scoppiare in fragorose risate e allo stesso tempo arrossire se ride per qualcosa che la riguarda...
  22. sì, froggy, è quello che vorrei ...e proprio perchè non è il mio obiettivo io vorrei saltare la fase di mezzo e andare subito alle cause e a quel dolore primario... p.s: sarai cotta, ma non confusa!!
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