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sessualità ed handicap


turbociclo

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Dunque...esistono delle prostitute. Se non sono state costrette in qualche modo a prostituirsi vuol dire che hanno fatto una scelta precisa. Posso scegliere di vendere il mio corpo, se questo non mi provoca pericolose menomazioni (tipo la vendita di un organo)? Secondo me sì, del resto c'è da sempre chi vende le proprie idee, il proprio cervello ... ma perché le prostitute devono essere sempre e solo donne? Giusto! Donne, fatevi avanti, l'offerta nasce dalla richiesta, in America di "gigolò" ce ne sono tanti!

Posto il fatto che sia giusta l'esistenza di prostitute, sarebbe assai bello che fossero in qualche modo regolarizzate, e che una parte di loro che lo voglia si dedichi a fini...come dire? sociali, come accade in paesi dove per loro fortuna non esistono i bacchettoni bigotti baciapile (tutti con la B, come "beoti") che risiedono da queste parti. Questo è ciò che penso. E ricordatevi che il mancato uso degli organi sessuali dei quali il buon Dio chi ha fornito provoca alla lunga il tumore agli stessi. In tanti casi.

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E ricordatevi che il mancato uso degli organi sessuali dei quali il buon Dio chi ha fornito provoca alla lunga il tumore agli stessi. In tanti casi.

mauri',

allora vuol dire che io posso vivere tranquillo?? ehehe :Batting Eyelashes::icon_biggrin:

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ciao joker, ego e' una persona tutta particolare e parla cosi' perche' fino ad adesso

tutto gli e' andata bene e molto probabilmente e' nato benestante.

pero' nn ha capito il vero principio della democrazia

che e' quella di tutelare per primo i piu' deboli e le minoranze senza intralciare

la maggioranza .poi nn ha capito che il cittadino pagando le tasse ha i suoi diritti e doveri

ma anche lo stato (ed i suoi governanti ladri)con la continua spremitura del popolo (schiavi)

e con i soldi ricavati da essi debbono aiutare chi e' meno fortunato.

ecco appunto.... stamo freschi!!!

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mauri',

allora vuol dire che io posso vivere tranquillo?? ehehe :Batting Eyelashes::icon_biggrin:

Già! occorre usarli in QUALSIASI modo lo si faccia! :Just Kidding::icon_mrgreen:

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Va bene allora.

Quanto all'altro discorso, quello dei film, a mia discolpa posso dire che ho visto Ultimo tango a Parigi e L'impero dei sensi. Lo so che non è la stessa cosa, ma meglio di niente, no? Almeno un sei meno meno me lo potreste dare. Io in cambio chiuderò un occhio sui verbi transitivi e intrasitivi...

Ma perchè parliamo di colpe?e poi perchè "meglio di niente"? mica è obbligatorio vedere almeno un porno nella vita!!! :teasin1125tc:

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Ma perchè parliamo di colpe?e poi perchè "meglio di niente"? mica è obbligatorio vedere almeno un porno nella vita!!! :teasin1125tc:

Scherzavo dai. Forse un po' di colpa c'è nella nella distanza tra idee e comportamenti. Perché in teoria sono con voi, per la disinvoltura, ma in pratica (mio malgrado) sono tutt'altro che disinvolta.

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Va bene allora.

Quanto all'altro discorso, quello dei film, a mia discolpa posso dire che ho visto Ultimo tango a Parigi e L'impero dei sensi. Lo so che non è la stessa cosa, ma meglio di niente, no? Almeno un sei meno meno me lo potreste dare. Io in cambio chiuderò un occhio sui verbi transitivi e intrasitivi...

sicuramente que film sono più erotici della maggior parte dei film porno...te l'assicuro!

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Scherzavo dai. Forse un po' di colpa c'è nella nella distanza tra idee e comportamenti. Perché in teoria sono con voi, per la disinvoltura, ma in pratica (mio malgrado) sono tutt'altro che disinvolta.

si va beh Frncs non pensare che io sia un tipo disinvolto...mica ne parlere così se non ci fosse uno schermo davanti e comunque non è che stia sempre a guardarne diciamo che per curiosità ne ho visti...forse magari tu non ci ha mai pensato...

sicuramente que film sono più erotici della maggior parte dei film porno...te l'assicuro!

questo è poco ma sicuro!!!! :im Not Worthy:

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ho cercato di rileggere cosa si è detto, mi rendo conto di esprimermi in termini un po’ assolutistici ma al di là della forma che probabilmente vi ha indisposto maggiormente, continuo a non essere d’ accordo. Così come continuo a non capire come lo stato possa istituzionalizzare il sesso mutuabile e soprattutto con quali criteri.O ancora, perché dovrebbe essere proprio quella la soluzione? Siamo veramente in grado di stabilirlo? Domande.

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Niente affatto. Anzi il problema è che la tua sembra una mentalità standard preconfezionata. Non sai quante volte ho sentito fare discorsi simili, tipo: "io lavoro dalla mattina alla sera e devo pagare le tasse per quelli che non fanno niente, per i disoccupati, i carcerati, i disabili...".

Mi stupivo solo che uno con una mentalità del genere abbia scelto un tipo di studio orientato (il più delle volte) al campo della cura. E che quindi tendenzialmente avrà a che fare con gente spesso debole, poco produttiva, parzialmente disabile, gente insomma che nella tua logica potrebbe essere cosiderata un peso per il resto della società.

E poi di fronte alla tua mancanza di attenzione alla logica e alle parole degli altri, oltre a tutti quei simboli messi a caso nella speranza (ahimè vana) di ovviare a un linguaggio approssimativo e superficiale, non posso fare a meno di immaginare la reazione che avrei se fossi una tua paziente.

te quando cerchi un medico, cerchi uno che te sta simpatico, o uno che te risolve i problemi?

lo stesso vale per lo psicologo.

se per te conta la prima opzione, credo ci sono migliaia di persone al mondo che ti starebbero simpatiche e con cui potrai condividere tante cose, nella cui quasi totalità potrai farlo pure gratuitamente, quindi :ola (4):

tornando ai disabili, tu stessa hai confermato due diverse visioni del mondo. l'una prevede l'imposizione della propria visione nel disabile (in questo caso), l'altra no, come dicevo io; semplicemente ho saltato i passaggi che hai esposto tu :Batting Eyelashes:

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credo che parlare di "soluzioni" per casi gravi (come quello che non puo muovere le braccia per masturbarsi), non abbia molto senso. se questi sono paralizzati dalla testa o vita in giu, difficilmente glie se rizza, e se glie se rizza sicuramente non hanno modo di percepire e sentire l'eventuale piacere o fastidio, quindi si torna sempre li :rolleyes:

diverso è per le disabilità "leggere", tipo deformità o simili, ma a questo punto si potrebbero paragonare, come è gia stato fatto da non ricordo chi, ai cessi...

poi volevo porre un altra questione, facciamo sul ritardo mentale. secondo voi far andare a mignotte un 40enne con ritardo mentale grave, può essere paragonabile a mandarci (a mignotte), un bambino con la stessa età mentale?

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te quando cerchi un medico, cerchi uno che te sta simpatico, o uno che te risolve i problemi?

lo stesso vale per lo psicologo.

se per te conta la prima opzione, credo ci sono migliaia di persone al mondo che ti starebbero simpatiche e con cui potrai condividere tante cose, nella cui quasi totalità potrai farlo pure gratuitamente, quindi :ola (4):

tornando ai disabili, tu stessa hai confermato due diverse visioni del mondo. l'una prevede l'imposizione della propria visione nel disabile (in questo caso), l'altra no, come dicevo io; semplicemente ho saltato i passaggi che hai esposto tu :Batting Eyelashes:

Non parlavo mica di simpatia io. Il presupposto minimo (neccessario ma non sufficiente) che cercherei in un medico e a maggior ragione in uno psicologo è che sia capace di ascoltare quello che dico, di capire almeno in parte, e di dare delle risposte che abbiano un minimo di logica e di credibilità. Perché è difficile sapere da prima chi ti risolverà i problemi (soprattutto quando le terapie sono piuttosto lunghe come nel caso della psicologia), quindi ci si può solo affidare alla fiducia che l'altro, con il suo modo di ascoltare, di parlare, di ragionare ecc, suscita in noi. Uno che fa discorsi illogici con un linguaggio che mi infastidisce difficilmente otterrà la mia fiducia.

Per esempio anche anche in quest'ultima frase che hai scritto [tornando ai disabili, tu stessa hai confermato due diverse visioni del mondo. l'una prevede l'imposizione della propria visione nel disabile (in questo caso), l'altra no, come dicevo io] non vedo nulla di sensato.

Non si capisce perché la prima visione del mondo, quella secondo la quale la società deve cercare di redistribuire in maniera più equa di quanto non faccia il caso le possibilità (possibilità, non imposizioni) economiche, sociali, culturali ecc, non si capisce perché questo dovrebbe equivalere a "imporre la propria visione del disabile". Qual è il passaggio logico?

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quoto tutto il messaggio di fra e sopratutto questa frase

Il presupposto minimo (neccessario ma non sufficiente) che cercherei in un medico e a maggior ragione in uno psicologo è che sia capace di ascoltare quello che dico, di capire almeno in parte, e di dare delle risposte che abbiano un minimo di logica e di credibilità.

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ho cercato di rileggere cosa si è detto, mi rendo conto di esprimermi in termini un po’ assolutistici ma al di là della forma che probabilmente vi ha indisposto maggiormente, continuo a non essere d’ accordo. Così come continuo a non capire come lo stato possa istituzionalizzare il sesso mutuabile e soprattutto con quali criteri.O ancora, perché dovrebbe essere proprio quella la soluzione? Siamo veramente in grado di stabilirlo? Domande.

Ransie, per certi problemi non esistono proprio soluzioni miracolistiche. La questione è solo quella di comprendere se vivere la propria sessualità sia un bisogno imprescindibile dell'essere umano. Io penso di sì, e da questo possono derivare una serie di conseguenze pratiche, ivi compresa la situazione dell'handicappato grave. E' ovvio che quest'ultimo ha infinitamente meno possibilità di poter vivere serenamente la propria sessualità; possiamo dire che si deve adattare al suo stato, ma nonostante tutto non riesco ad esserne convinto, nonostante tutto penso che in un clima di vera solidarietà sociale anche questi sono problemi che potrebbero essere affrontati. Anche se l'handicap grave riguarda una donna, naturalmente.

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credo che parlare di "soluzioni" per casi gravi (come quello che non puo muovere le braccia per masturbarsi), non abbia molto senso. se questi sono paralizzati dalla testa o vita in giu, difficilmente glie se rizza, e se glie se rizza sicuramente non hanno modo di percepire e sentire l'eventuale piacere o fastidio, quindi si torna sempre li :rolleyes:

ego ,ci sono varie forme di paralisi e di danni al midollo celebrale.

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ho cercato di rileggere cosa si è detto, mi rendo conto di esprimermi in termini un po' assolutistici ma al di là della forma che probabilmente vi ha indisposto maggiormente, continuo a non essere d' accordo. Così come continuo a non capire come lo stato possa istituzionalizzare il sesso mutuabile e soprattutto con quali criteri.O ancora, perché dovrebbe essere proprio quella la soluzione? Siamo veramente in grado di stabilirlo? Domande.

beh mungono le vacche con apparati adatti forse si potrebbe inventare uno strumento

per portare rilievo sessuale a delle persone che hanno molto poco dalla vita.

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Ransie, per certi problemi non esistono proprio soluzioni miracolistiche. La questione è solo quella di comprendere se vivere la propria sessualità sia un bisogno imprescindibile dell'essere umano. Io penso di sì, e da questo possono derivare una serie di conseguenze pratiche, ivi compresa la situazione dell'handicappato grave. E' ovvio che quest'ultimo ha infinitamente meno possibilità di poter vivere serenamente la propria sessualità; possiamo dire che si deve adattare al suo stato, ma nonostante tutto non riesco ad esserne convinto, nonostante tutto penso che in un clima di vera solidarietà sociale anche questi sono problemi che potrebbero essere affrontati. Anche se l'handicap grave riguarda una donna, naturalmente.

Ciao Turbo, innanzitutto grazie per la risposta. Che ciascuno abbia il diritto di vivere a suo modo la propria sessualità, non c’ è neanche bisogno di discuterne. Tuttavia, la questione “disabilità” è molto complessa e di certo non basta un termine per inquadrare una persona ed assegnargli il tesserino da sesso mutuabile, primo perché il problema potrebbe non essere circoscritto immediatamente e perdonatemi, in maniera forse un po’ troppo meccanica al sesso sanitario, secondo poi non costituirebbe una soluzione generalizzata e automatica. Relegare così la sfera sessuale di una persona al sesso a pagamento istituzionalizzato mi pare francamente una sciocchezza. Il bisogno di una corretta educazione rapportata alla propria condizione di handicap fisico, la condivisione e l’ accettazione dal punto di vista sociale si impone, secondo me, come un superamento di quelle barriere che ci limitano e ci svincolano con soluzioni pret a porter, così come avevo già avuto modo di definirle. Non ho la competenza necessaria per parlare di disabilità psichiche o fisiche, è una questione molto complessa, ripeto. Però nell’ articolo si faceva riferimento ad esempio a handicap motori e in questo caso non è difficile pensare per me che una persona che magari, non so, non abbia più l’ uso delle gambe, delle braccia, forse a causa di un incidente sia anche privata della possibilità di amare e di essere ricambiato anche da un artomunito. E questa è una cosa che sinceramente mi fa rabbrividire.

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Non parlavo mica di simpatia io. Il presupposto minimo (neccessario ma non sufficiente) che cercherei in un medico e a maggior ragione in uno psicologo è che sia capace di ascoltare quello che dico, di capire almeno in parte, e di dare delle risposte che abbiano un minimo di logica e di credibilità. Perché è difficile sapere da prima chi ti risolverà i problemi (soprattutto quando le terapie sono piuttosto lunghe come nel caso della psicologia), quindi ci si può solo affidare alla fiducia che l'altro, con il suo modo di ascoltare, di parlare, di ragionare ecc, suscita in noi. Uno che fa discorsi illogici con un linguaggio che mi infastidisce difficilmente otterrà la mia fiducia.

Per esempio anche anche in quest'ultima frase che hai scritto [tornando ai disabili, tu stessa hai confermato due diverse visioni del mondo. l'una prevede l'imposizione della propria visione nel disabile (in questo caso), l'altra no, come dicevo io] non vedo nulla di sensato.

Non si capisce perché la prima visione del mondo, quella secondo la quale la società deve cercare di redistribuire in maniera più equa di quanto non faccia il caso le possibilità (possibilità, non imposizioni) economiche, sociali, culturali ecc, non si capisce perché questo dovrebbe equivalere a "imporre la propria visione del disabile". Qual è il passaggio logico?

ok, invece che simpatia metti sintonia allora. la credibilità è più una cosa di suggestione che di altro (basta penare ai maghi e a quello che riescono a fare).

tornando a noi:

- visione 1: i disabili dovrebbero vivere co le risorse che hanno

- visione 2: i disabili dovrebbero vivere con le risorse che abbiamo anche noi non disabili (possibilità economiche sociali culturali e altro che hai detto)

quale delle due visioni guarda al disabile per quello che è e non per quello dovrebbe essere?

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ego ,ci sono varie forme di paralisi e di danni al midollo celebrale.

l'unica differenza sta in dove è avvenuta. una volta che hai tagliato i ponti tutto quello che cè sott è andato -_-

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Posto il fatto che sia giusta l'esistenza di prostitute, sarebbe assai bello che fossero in qualche modo regolarizzate, e che una parte di loro che lo voglia si dedichi a fini...come dire? sociali,

E ricordatevi che il mancato uso degli organi sessuali dei quali il buon Dio chi ha fornito provoca alla lunga il tumore agli stessi. In tanti casi.

Questo è anche il mio punto di vista, solo che lo estendo anche a quelle persone che, pur non essendo disabili, soffrono comunque di tutte le conseguenze che porta la mancanza di sesso, quando questa non è una libera scelta, ma il frutto di un rifiuto da parte dell'altro sesso. Dal momento che la mancanza di sesso viene riconosciuta come un qualcosa che lede l'esistenza e quindi si decide di mutualizzare la prostituzione, allora è giusto che ususfruiscano di questa opportunità tutti coloro che hanno la vita rovinata dalla mancanza di sesso e non solo i disabili.

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tornando a noi:

- visione 1: i disabili dovrebbero vivere co le risorse che hanno

- visione 2: i disabili dovrebbero vivere con le risorse che abbiamo anche noi non disabili (possibilità economiche sociali culturali e altro che hai detto)

quale delle due visioni guarda al disabile per quello che è e non per quello dovrebbe essere?

Innanzi tutto un discorso del genere per me non riguarda solo i disabili ma tutti. E io ritengo che una società per ritenersi civile debba sforzarsi di offrire a tutti i suoi componenti (intelligenti, stupidi, ricchi, poveri, colti, ignoranti, abili, disabili ecc) delle possibilità quanto più uguali possibile. Parlo di possibilità (come già ti ho detto nel precedente messaggio) non di obblighi. Avere più possibilità fra cui scegliere significa avere più libertà, non certo averne di meno. Tu ribalti il concetto usando il verbo "dovere" che non c'entra niente. Io non dico che i disabili "debbano" vivere con le risorse degli altri. Ma che tutti (disabili e non disabili) debbano mettere una parte delle proprie risorse (di quelle che per loro fortuna hanno) al servizio di tutti. E non per pura e semplice generosità, ma perché a mio parere in una società squilibrata e ingiusta in cui c'è chi ha tutto e chi non ha niente, non si vivrà mai bene.

Quanto alla tua visione 1 (i disabili dovrebbero vivere co le risorse che hanno) che può essere facilemente estesa anche gli altri e quindi diventare "ognuno dovrebbe vivere con le risorse che ha", è un concetto che corrisponde semplicemente alla legge della giungla, cioè in fondo all'assenza dello stato. E naturalmente una società organizzata (o meglio non organizzata) secondo un principio del genere porterebbe subito al dominio dei più forti e al soccombere dei più deboli. E' questa la tua idea di società?

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Innanzi tutto un discorso del genere per me non riguarda solo i disabili ma tutti. E io ritengo che una società per ritenersi civile debba sforzarsi di offrire a tutti i suoi componenti (intelligenti, stupidi, ricchi, poveri, colti, ignoranti, abili, disabili ecc) delle possibilità quanto più uguali possibile. Parlo di possibilità (come già ti ho detto nel precedente messaggio) non di obblighi. Avere più possibilità fra cui scegliere significa avere più libertà, non certo averne di meno. Tu ribalti il concetto usando il verbo "dovere" che non c'entra niente. Io non dico che i disabili "debbano" vivere con le risorse degli altri. Ma che tutti (disabili e non disabili) debbano mettere una parte delle proprie risorse (di quelle che per loro fortuna hanno) al servizio di tutti. E non per pura e semplice generosità, ma perché a mio parere in una società squilibrata e ingiusta in cui c'è chi ha tutto e chi non ha niente, non si vivrà mai bene.

Quanto alla tua visione 1 (i disabili dovrebbero vivere co le risorse che hanno) che può essere facilemente estesa anche gli altri e quindi diventare "ognuno dovrebbe vivere con le risorse che ha", è un concetto che corrisponde semplicemente alla legge della giungla, cioè in fondo all'assenza dello stato. E naturalmente una società organizzata (o meglio non organizzata) secondo un principio del genere porterebbe subito al dominio dei più forti e al soccombere dei più deboli. E' questa la tua idea di società?

si appunto..potrebbe essere estesa a "gli anziani" "gli orfani" ecc. ecc.

e tra l'altro mi urta questo continuare a parlare dei disabili come degli astratti ALTRI (io provocatoriamente ho parlato di alieni) e non come di una condizione (la disabilità) che può capitare a ognuno di noi. ognuno!

quindi noi come società e stato ci occupiamo dei disabili perchè ci occupiamo di noi stessi...idem per la vecchiaia.

sarebbe assurdo pensare a una società civile gestita come se certi eventi capitassero solo ad altri. (almeno sarebbe assurdo per me)

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Questo è anche il mio punto di vista, solo che lo estendo anche a quelle persone che, pur non essendo disabili, soffrono comunque di tutte le conseguenze che porta la mancanza di sesso, quando questa non è una libera scelta, ma il frutto di un rifiuto da parte dell'altro sesso. Dal momento che la mancanza di sesso viene riconosciuta come un qualcosa che lede l'esistenza e quindi si decide di mutualizzare la prostituzione, allora è giusto che ususfruiscano di questa opportunità tutti coloro che hanno la vita rovinata dalla mancanza di sesso e non solo i disabili.

Beh, mi sembri troppo radicale...una cosa è il problema psicologico del blocco, che può essere superato, altra cosa -ad esempio- l'impossibilità della deambulazione...

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ma...infatti il fulcro del discorso qui secondo me non è, o non è solo, quello economico (potersi permettere economicamente una prestazione sessuale a pagamento)...ma piuttosto di quelle persone che non possono nemmeno autonomamente procacciarsi questi "incontri", di coloro i quali comunque dovrebbero affidarsi alla sensibilità altrui...

(e allora davvero c'è poco da essere ottimisti :icon_neutral: )

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