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esaurimento...


esdra

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Esdra, io non sono uno psicologo quindi prendi le cose che scrivo per quello che sono: impressioni di un uomo della strada.

A naso, il dilemma credo che tu l'abbia già risolto e che tu abbia già inquadrato bene la situazione. Dici di avere già le tue

sane risorse per affrontare i problemi, e non vedo motivi per non crederci. Il fatto di avere alti e bassi magari violenti

non è un valido motivo per dire che non è così: lo potrebbe sembrare se non si considerasse la situazione che stai, anzi state,

affrontando, ma a me sembrerebbe un errore grossolano. Probabilmente ciò di cui hai bisogno davvero è di poter usare al

meglio le tue risorse, e di superare i momenti più duri contenendo i danni. Non so cosa potrebbe esserti d'aiuto in questo, ma

probabilmente lo sai tu. A occhio, se proprio c'è bisogno di un sostegno esterno e (o) se tua zia insiste, forse è più adatto al

caso tuo uno psicologo della famiglia, cioè, uno che parli con te ma anche con i tuoi famigliari e che sia più propenso a guardare

le cose nel loro insieme.

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Parlare con te mi ha fatto bene. Mi sono ricordata come sentivo e vedevo le cose una volta prima di alienarmi. Grazie per quello che hai scritto, mi ha fatto fare un giro di ragionamenti...

[cancello perché ho la fissa della privacy]

Il problema era semplice alla fine. Tigre in gabbia tigre sentimentale ^_^

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E' la forza delle tigri. Feroci se rinchiuse, ma appena riescono ad allentare un po' la gabbia diventano dei micioni. ^_^

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Ciao Esdra!

Prima di risponderti ho visto la tua età, io ne ho 31.

Sai anke io a volte mi sento così, infatti quando andai dallo psicoterapeuta gli dissi..."mi sento 1 litro e mezzo in una bottiglia da 1 litro!"

Poi se penso a quando avevo la tua età...alè! Diventa tutto 1000 volte + difficile alla tua età, xkè sei una donna ma nessuno lo capisce, o nn lo voglino capire e forse xkè fa comodo pensare ke tu possa essere ancora una bimba da poter gestire, o forse xkè hanno paura ke tu possa sbagliare in qualke modo. Poi il fatto ke tua madre nn c'è + amplifica il tutto, sia nei tuoi sentimenti, ke nelle loro preoccupazioni.

Secondo me dovresti metterti alla prova piano piano, prima di tutto x te stessa, per impegnarti e "allontanarti dalla vita di casa" e poi x dimostrare a loro quanto vali, ke nn sei una bambina e ke riesci in quello ke vuoi. Metterti alla prova per esempio, impegnandoti nel dare gli esami all'università visto ke sei riuscita a cambiare facoltà e a prendere quella ke vuoi tu. Hai fatto bene a cambiare terapeuta se nn ti stava bene e trovatene un altro ke ti piace, ma fallo tu, pensa con la tua testa, valuta e decidi.

Poi nn so se c sono dei corsi ke ti piacciono, corsi di studio, o di ballo, o x imparare a suonare uno strumento...

In casa, poi, quando c'è qualcosa ke nn ti và, fermati un attimo, respira, guarda in faccia la persona e rispondi!!! E nn ti sentire in colpa di farlo, xkè tu sei ciò ke sei... punto... se poi loro vogliono imparare a conoscere ki è la vera Esdra... è un problema loro... tu, rispondendo gli dai già l'opportunità di farlo!

Ovviamente un pò di autocontrollo, xkè nn è detto ke avrai sempre ragione, ma se nn parli, nn gli sbatti mai la realtà in faccia, cioè quella di una sorella/figlia ke nn sta bene in casa, ke è una brava ragazza anke se nn si comporta come vogliono loro e anke se nn è + una bimba.

Andarsene di casa...mamma mia...nn me la sento di consigliartelo...

Ke ne dici? Quello ke ti ho scritto ti uò essere utile?

Un bacio

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Sei stata dolce, certo che mi può essere utile, grazie. E' da un po' che sto cercando di fare le cose che mi hai detto anche tu, poi non so se per debolezza inciampo sulla stessa cosa e ritorno una bambina persa. Sto molto meglio da quando sono stata un po' con mia zia, come se mancasse dentro di me anche la minima risorsa. Forse dovrei fare forza su questo affetto in modo costante, senza più cadere nella debolezza, un punto di riferimento esterno che mi dia la forza per poi trovarlo in me stessa.

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Ciao,

mi hanno molto colpito le cose che hai scritto in questa discussione. Io la rabbia che stai provando tu l'ho dovuta affrontare a 27 anni. Ora ne ho 36 e i miei problemi sono di tutt'altra natura. Ma non parliamo di questo. Quello che volevo dirti è che capisco la tua paura. Le cose che dici sono tante ma io mi soffermo sugli elementi che in questo momento mi hanno colpito di più. La rabbia. Ti spaventa, quando esce da te ti senti un altra persona, non ti riconosci, ma più che altro pensi che potresti diventare qualsiasi cosa. Hai paura di non avere più il controllo di te, di diventare un mostro. E' inevitabile che tu abbia questa paura. Non temere di odiare qualcuno che ti è caro. Odialo. Non puoi vedere la fine del film (passami la metafora) in questo momento. A tuo padre vuoi bene, non devi aver paura di perdere questo bene. Forse in nome di questo bene hai sacrificato una parte di te stessa, una parte che ora esce per rivendicare la sua esistenza. Esce con violenza e sembra un mostro. Ma occorre ascoltarlo quel mostro, farlo ritornare a noi, portarlo ad essere un tutt'uno con quello che siamo. Forse è un discorso che ti sembra complicato ma l'unica cosa che mi viene di consigliarti è di ascoltare dentro di te la rabbia quando si sviluppa, sentire cosa ha da dirti, anche prima che si trasformi in azione, se ci riesci. Quando proprio vuole uscire e trasformarsi in azione trova qualcosa che faccia meno danni possibile a te e agli altri. Mettiti nelle condizioni di essere libera di poterla provare e sfogare. Vedrai che piano piano si trasformerà in qualcosa di più umano e meno mostruoso. Tornerà all'altra parte di te, si daranno la mano e si diranno: "xxxx esistiamo tutte e due e riusciamo a non oscurarci a vicenda, riusciamo ad esistere abbracciate". Quando arriverà quello sarà un bel momento. Forse scoprirai tante cose, che quello che odiavi non era vermente tuo padre, o forse lo era ma in un altra forma. Scoprirai di volergli un bene dell'anima e ti accorgerai che forse tutto è stato utile, anche ciò che in certi momenti terribili sembrava assurdo e mostruoso.

Non so se ti sono stato utile. Scusami se mi sono lasciato andare troppo con la fantasia, spero di non avere esagerato. E' che questa tua situazione mi coinvolge parecchio e così...vabbè, credo tu abbia capito.

Un abbraccio

M.

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A SETTEMBRE HO DETTO A MIA ZIA che l'unico problema era che AVEVO BISOGNO DI SFOGARE IL DOLORE E LA RABBIA PER LA MORTE DELLA MAMMA CHE MI ERO TENUTA DA 6 MESI e non riuscivo a stare a casa perché ogni cosa che dicevano mio padre o i miei fratelli schizzavo e mi facevo del male, ma io dicevo che non avevo niente contro di loro, solo non sapevo perché facevo così. Lei mi diceva "quando arrivano le nuvole, pensa solo che sono irreali". Mia zia mi diceva "non ascoltare il papà, anche c. (mio fratello maggiore) reagisce così, lasciatelo stare, non è lucido" e "guarda che anche i tuoi fratelli soffrono" ed io "lo so ma loro hanno la loro ragazza io non ho a chi far parlare il cuore (parlavo come i bambini e disperata)" "ma c'è il mio cuore!!!!" mi diceva zia...!

Mi ha mandato dalla psicoterapeuta CONTRO LA MIA VOLONTA' E QUESTA PSICOTERAPEUTA HA FATTO SOLO DANNI, MA MI AVEVANO DETTO DI FIDARMI E IO HO CEDUTO. I miei fratelli avevano cominciato a portarmi un po' di calore, a cambiare ed io sono cambiata subito. Li aiutavo con affetto anche se ancora schizzavo e avevo le crisi, anche se ancora non riuscivo ad essere in empatia con il loro dolore perché qualcosa mi bloccava. DA QUANDO VADO DALLA PSICOTERAPEUTA CHE MI HA FATTO SENTIRE UNA ST****A, CATTIVA, VITTIMA (MA PROPRIO VITTIMAAAAAA COSA CHE ODIOOO, MA NEL SENSO CHE IO ERO STATA TRASCURATA, MIO PADRE AVEVA AVUTO QUELLE MANCANZE, MIA MADRE AVEVA AVUTO QUELLE MANCANZE, COSE CHE PER LA MIA MATURITA' HO SEMPRE ACCETTATO) MI HA BLOCCATA E INOLTRE MI HA ROVINATO I RAPPORTI CON LE ZIE CHE CHIAMAVO DIVENTANTO INFANTILE EGOCENTRICA E VENDICATIVA. MAI STATA COSI'. LE CRISI DI RABBIA ERANO PER LEI. E' STATA LA COSA PIU' BRUTTA ED ANCORA NON LA SOPPORTO. SU QUESTO COME POSSO AGGIUSTARE NEI CONFRONTI DELLE ZIE? Se penso a tutte le scemenze che ho detto, a quanto ho fatto stare male la zia e mio fratello con paranoie stupide come la morte e che non mi sono mai fatta, mentre per la mia personalità sono molto sensibile nei confronti degli altri, subito dopo mi vergognavo e odiavo la dottoressa, ma mi avevano detto di continuare...

Io cercavo di sfogarmi con lei e quella mi faceva parlare parlare parlare pensare pensare pensare...

Ieri ho avuto una crisi ancora più forte, non dormo da tre giorni, io VOGLIO BENE A MIO PADRE E VOGLIO BENE AI MIEI FRATELLI, E VOGLIO SFOGARE IL MIO DOLORE. Sono andata dal medico di base che è stato molto caloroso, mi ha detto che per le crisi posso prendere psicofarmaci che mi aqquietino, o posso chiacchierare con lui. Io sono brava quello che mi fa partire è il fatto che non mi sono mai sentita accettata dalla famiglia e comunque avevo un rapporto solo con la mamma. Io funziono con un pò di calore la categoria psicoesperti l'ho sempre odiata. I miei fratelli hanno fatto qualcosa per me ed io subito sono stata meglio, ho cercato di fare il meglio per la famiglia, per loro e per il papà, per me non tanto e i miei fratelli vedevano che non riuscivo a prendermi cura di me, ma non è che esistono per me quindi mi aiutavano ogni tanto ed io mi sono data da fare cercando di prendermi cura di una bambina. La psicoterapeuta peggio di così non poteva fare, la odio a morte.

Mentre voi mi scrivevate nell'altro topic "perdita della madre" delle cose buonissime e adatte, la terapeuta mi faceva sempre più andare fuori dalla realtà. LA ODIO A MORTE, OGNI VOLTA CHE CEDEVO A LEI E A QUELLO CHE MI DICEVA DIVENTAVO CATTIVA E SCEMA. DIO SE PENSO A COME MI HA FATTA DIVENTARE, ERO IN UNA CONDIZIONE DEBOLE ED E' COME SE AVESSE INFIERITO, io avevo detto che nella condizione in cui mi trovavo mi veniva da fidarmi di tutti. Poi il fatto che me la pagava mia zia...io ho detto a mia zia a inizio dicembre: forse non mi sta aiutando, forse sta facendo peggio. E lei: eeh...quando ti devo mandare gli altri soldi?

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Da quello che leggo mi sembra di aver capito che non vai più dalla psicoterapeuta. Questo aspetto particolare mi era sfuggito. O meglio, non mi ero reso conto che fosse così grave. Può darsi che quella particolare terapeuta non fosse la persona adatta a te, oppure, cosa secondo me molto probabile, che tu abbia avuto un transfert negativo nei confronti della terapeuta. Quando dico negativo non intendo il senso comune di questa parola che di solito si usa per dare giudizi. In questo caso lo intendo in senso psicologico, cioè hai trasferito tutti i sentimenti negativi verso la tua terapeuta. A volte capita il contrario, cioè di trasferire tutti i sentimenti positivi verso la terapeuta. In ogni caso, che il transfert sia negativo o positivo, è sempre utile. Nessuna delle due situazioni è brutta o sbagliata. Il problema è che nel caso del transfert positivo ci si potrebbe affezionare troppo alla persona, mentre nel caso del transfert negativo il rischio è appunto quello che ti è capitato a te, cioè di rompere il rapporto.

Quello lì è un punto fondamentale nell'analisi. Fidati, parlo per esperienza personale. Anche io ho avuto questo tipo di esperienza, ma purtroppo non mi sento di rivelare pubblicamente altri particolari su questo. Ti posso dire quello che ho imparato dalla mia esperienza. Non so se ti sarà utile, lo spero.

Ti dicevo che quello lì è un punto fondamentale, perchè se non si riesce a superare, l'analisi non può proseguire. E' giusto condividere quella rabbia con la psicoterapeuta ma più che buttargliela addosso si dovrebbe piano piano riuscire a condividerla per poterla analizzare.

In ogni caso la scelta spetta a te. Anche questo è un punto fondamentale della terapia. Perchè sentirsi forzati da qualcuno (che sia parente o meno) può disturbare e non essere utile. Prendere farmaci non penso serva a granchè. Il farmaco cura il sintomo, non la causa. Mentra la terapia se ben fatta potrebbe veramente portarti alla radice del problema. Ma ripeto fino alla nausea che la scelta spetta a te. Sei tu, e solo tu, che devi scegliere se andare o non andare da un terapeuta. Non ti far influenzare da quello che è successo.

La tua rabbia è di sicuro rivolta verso delle figure affettive a te molto legate. La terapeuta non è una di queste persone, è come uno specchio verso cui si rivolgono i sentimenti che si ha paura di rivolgere altrove. Una specie di parafulmine.

Quello che è accaduto a te è del tutto normale in una terapia. Non c'è nulla di guasto o sbagliato. E non penso che la terapeuta ti abbia danneggiato. Secondo me ha solo portato alla luce qualcosa che era nell'ombra e che fai fatica ad accettare.

La tua rabbia è enorme, ed io una vaga idea verso quale figura affettiva sia rivolta me la sono fatta. E' una mia idea molto personale e non mi sento autorizzato a dirtela perchè io non sono un terapeuta e temo di farti soffrire. Ma un terapeuta non può temere questo, perchè allora sì che ti farebbe del male e ti danneggerebbe. Il bene che deve cercare di fare un terapeuta deve per forza essere al di sopra dei sentimenti personali.

Può darsi che tu non fossi ancora pronta per affrontare tutto questo (sia l'accaduto, sia una terapia, eccetera eccetera). In tutti i modi non dare giudizi affrettati. Datti tempo e lasciati una possibilità.

Spero di non aver invaso un terreno troppo personale con le cose che ho scritto. Il mio desiderio era solo di rendermi utile.

Ti abbraccio forte

M.

Edit: Mi sono accorto che mentre scrivevo questa risposta hai apportato alcune correzioni al messaggio. In particolare mi è balzata agli occhi la correzione da "categoria psicoterapeuti" a "categoria psicoesperti". Forse avevo letto male fin dall'inizio e mi sto sbagliando. Comunque se pensi che anche io faccia parte di quella categoria che non sopporti dimmelo esplicitamente e mi faccio da parte senza alcuna offesa. In ogni caso penso che tua zia sia davvero molto in gamba. A presto.

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Esdra, più ti leggo più penso che sei una ragazza in gamba. Prova a chiudere l'odio fuori dalla porta, non per

buonismo, ma solo perché è un sentimento faticoso, che divora energie, e cerca di riposare un po', stanotte.

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Grazie M. hai fatto centro con tutti e due i messaggi :shok:

Sono contentissima in quel medico e nell'infermiera che mi ha ascoltata ho come trovato la fiducia e il calore di cui avevo bisogno! Il tanto atteso "transfert"!!! Ora riesco a chiudere l'odio fuori dalla porta, prima ero in balia di tutti i sentimenti! Sì avevo il controtransfert, la causa di tutto penso che sia che sia l'aver interiorizzato da sempre tutta la violenza psicologica per cui sono rimasta travolta da questo fino al 99% con manie di persecuzione terrificanti..ma queste cose le devo dire alla dottoressa. Ritorno da lei inizierò a fidarmi; per riuscire a liberarmi devo trovare un riferimento affettivo esterno alla famiglia categoricamente. La rabbia, sì, forse ora potrò sfogarla nel giusto modo, ho capito il perché di certi comportamenti e non me ne vergogno più. M'hanno detto che se ho una crisi forte posso andare in Pronto Soccorso, psicofarmaci al massimo quando scatta la crisi e solo per un breve periodo, ma ora vediamo come va con la dottoressa e con lo psichiatra della casa rossa che mi ha indicato il dottore. Avevo voglia di scrivere.

Grazie per tutte le vostre parole, per me sono un appoggio grandissimo, non ho comprensione da nessuna parte, se non rispondo alle singole frasi è perché sono d'accordo e non è necessario che ve lo scriva. Grazie Ste, non avevo letto il messaggio: la tigre ora fa le fusa :wacko: Buonanotte!

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Sapere che stai meglio e che in qualche modo ti sono stato utile mi rende più sollevato :ola (4):

Un abbraccio

:huh:

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Grazie per l'abbraccio! :Money Eyes:

Aspetta M.: ho rotto il rapporto con lei od ho tentato tre volte, ma stavo rovinando orribilmente anche il rapporto con due mie zie e due mie amiche. Le offendevo o le umiliavo gratuitamente e senza accorgermene e nello stesso modo in cui racconto che sono andata ad un concerto, per dire...Per questo la odiavo.

Come faccio a fidarmi di lei? Le ho parlato come ad istigarla a farmi del male. Quando ho parlato col medico, sono stata tanto trasparente e concisa, chiara anche se impaurita. Con lei invece mi vengono le manie di persecuzione il doppio, sto malissimo, ho solo paranoie, scoppio, la odio, chiamo la zia e parlo solo di me - cosa che odio a morte. Ho passato due mesi ha investire anche la mia parte sana di negatività. Poi la dottoressa si è fissata su delle cose ed io continuo a farle esempi di ricordi e a dirle che non è vero. Inoltre mi dice: mettiamo a posto tutti questi ricordi che mi ha raccontato. Ma io di mio non ho tutta quella confusione mi sembra una perdita di tempo.

Mia zia è arrabbiata. Vorrebbe parlare con lei. Poi mi dice: no, vabbe' sei abbastanza grande per capire se ti sta aiutando. Volevo dirle sì zia ma anche abbastanza malata se non l'hai notato!

Forse dovrei andare solo dal medico di base, è umano e non psicoanalizzatore, è esterno alla famiglia...

I miei vicini e mia zia sorella di mia madre sono tanto cari, mi hanno detto che ora avevo una sofferenza più grande degli altri per la mamma perché ero la sua figlia femmina, mi hanno detto di sfogarmi di rompere anche qualcosa se necessario, di parlare con loro se volevo, anche di stupidaggini. Le mie zie sorelle di mio padre mi hanno detto solo: sta vicina la papà, perché soffre molto, sta vicina al papà perché soffre molto sta vicina al papà perché soffre molto, è quello che soffre di più è quello che soffre di più non vedi come sta male?

[ediiit]: le mie zie mi hanno mandata dalla dottoressa perché magari così mi sentivo più libera di parlare e poi perché sembrava una cosa complessa. Solo che emotivamenteee l'ho preso come un tradimento, come un lavarsene le mani...

Non vado più dalla dottoressa, odio a morte le persone che mi prendono per malata quando ho sempre creduto che basti essere umani e comprendere per lenire il dolore degli altri. Il mio non esiste mai per i miei familiari, avevo reagito andandomene via di casa per tre volte in passato ma niente. Meglio che penso un po' a me stessa che è meglio, e magari faccio stare meglio anche gli altri. Tutte le persone esterne hanno sempre detto che ho solo bisogno di un po' di affetto.

Vedo come aggiustare le cose senza fare stupidaggini e cose fuori di testa.

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Ok. Andiamo con ordine. Mi sento più tranquillo a scrivere ora che mi hai confermato alcune cose. In poche frasi dici tante cose diverse ed ho sempre il timore di interpretare male quello che leggo. Mi sembra di aver capito che sei stata in terapia per due mesi, giusto? Ok. Io posso descriverti la mia esperienza. Due mesi sono davvero pochi per un lavoro di quel tipo. Io facevo 4 sedute a settimana (uniche pause agosto e natale) e così sono andato avanti per diversi anni. Prima di cominciare ad entrare nello spirito dell'analisi ed instaurare un rapporto analitico in qualche modo produttivo è passato un anno. A me la rabbia è arrivata dopo, quando l'analisi ormai era già avviata da parecchio tempo (quindi dal secondo, terzo anno in poi). Ma su questo perdonami, non desidero scendere in dettagli. Ogni storia è a se stante, ogni persona è diversa, ogni analista è diverso e ogni paziente è diverso. Non so che tipo di terapia tu stia facendo ma se è quella psicoanalitica ti posso dire di sicuro che due mesi non sono niente. In analisi in due mesi si riesce a malapena a presentarsi e a dirsi buongiorno/buonasera.

Inoltre occorre tenere presente che lo scopo di una psicoterapia è ottenere risultati duraturi e a lungo termine ma non nell'immediato. Se hai una brutta crisi e sei a casa da sola potrai lavorare su questa crisi quando vedrai la terapeuta ma nel frattempo la crisi devi affrontarla tu, da sola. La terapia serve ad elaborare i vissuti per diventare più consapevole, capire quello che successo eccetera eccetera ed avere altri strumenti la prossima volta che accadrà, ma non può fare niente nell'immediato, mentre il fatto accade.

Parlare col tuo medico è una cosa diversa, non devi confondere le due cose, ne pensare che si escludano a vicenda. E' difficile da spiegare perchè è una cosa che si capisce man mano che si va avanti. Il rapporto terapeutico è un rapporto particolare, diverso da tutti gli altri, non paragonabile a nessun'altro tipo di rapporto e non sostituibile con nessun'altro. Bisogna soltanto capire se si è pronti ad affrontare una cosa del genere oppure no.

Tu dici a tua zia che sei malata, ma non vuoi sentirti malata quando vai dalla terapeuta. Hai fatto caso a questa apparente contraddizione? Io dubito che la terapeuta ti dica esplicitamente che tu sei malata. Credo piuttosto che sia tu a vivere quel rapporto in quel modo. Certo per andare da un terapeuta occorre ammettere di avere bisogno di aiuto, di avere delle difficoltà emotive e di volersi fare aiutare, ma nessuno ti può costringere. Questo è fondamentale.

Perdonami se mi dilungo troppo ma sono tutte cose difficili da sintetizzare a parole. Quello che voglio dire è che durante una terapia tu sarai sempre libera di dire basta, mi fermo qui. Certo inizialmente per trovare la spinta di andarci è ovvio che bisogna trovare il coraggio di dire a se stessi, sto male e voglio guarire da questo male. Ma la libertà, tra virgolette, "di non guarire" ce l'avrai sempre. Perchè è proprio avere quella libertà che ti dovrà insegnare il perchè di quelle virgolette. Il termine "guarire" infatti è un termine improprio. E se mi hai seguito fin qui forse puoi cominciare intuire perchè è improprio. Il suo esserlo dipende proprio da quella libertà lì.

Ti faccio un esempio pratico: quando vai dalla terapeuta e ti senti malata e non ti va di sentirti malata e ti arrabbi per questo, magari ti inbestialisci anche. Quello che dovresti provare a chiederti invece di dare seguito a quella rabbia è: perchè sentirmi malata mi fa così arrabbiare? Cosa c'è in questo mio "vissuto" che mi fa così male? Che tu sia malata o meno, è importante capire perchè il fatto di "sentirti così" ti fa arrabbiare. Questo è un punto fondamentale. E' lì il nodo.

Tutte le cose che ti dice l'analista e che ti fanno così arrabbiare e che tu dici non sono vere, perchè ti fanno così arrabbiare? Dovresti cercare di capire questo. E' da qui che parte l'analisi. Se non si innesca questo processo, l'analisi non riesce a partire.

In teoria, se non fossero vere, non avresti motivo di arrabbiarti. E a dirti questo forse ho già osato troppo (ti prego di dirmelo se pensi che con qualche frase mi prendo troppe libertà, ok? :Money Eyes: )

Una volta ricordo che portai in analisi un sogno dove io scendevo dentro un sottopassaggio di una metropolitana che era pieno di vetri rotti. Io ero scalzo e dovevo passare su quei vetri per uscire dall'altra parte del lungo sottopassaggio. Mi terrorizzava quel passaggio. Stavo lì e non avevo il coraggio di passare. Ricordo un dolore lancinante al solo pensiero di provarci. Era terribile.

Ricordo che l'analista mi disse: "Vede M. per riuscire a fare la psicoterapia occorre trovare il coraggio di passare sopra a quei vetri. Occorre trovare il coraggio di farsi male per vedere cosa c'è dall'altra parte. E questa azione nessuno può farla al posto suo". Anche io avevo delle grosse difficoltà ad andare oltre. Non ti dico di più perchè il resto desidero tenerlo privato. Tuttavia quella frase era sì dolorosa, ma terribilmente vera e terribilmente bella.

L'analisi scava in profondità, fa emergere quello che c'è sotto. Il primo ostacolo che hai trovato di fronte a te è questa rabbia. Tu temi di buttarla addosso ai tuoi parenti più cari, temi di perderli a causa dei tuoi comportamenti. Il timore è leggittimo ma l'unica cosa che ti posso dire è che l'unico modo che hai per poter proseguire è prenderti questo rischio. Accettarlo ed affrontarne le conseguenze. Non hai altro modo di passare dall'altra parte.

Se non te la senti puoi fermarti (come hai già fatto) e rimandare la decisione a fra qualche anno, oppure rinunciare definitivamente e seguire altre strade. La scelta spetta a te. Nessuno può farla al posto tuo. Anche se è dura, anche se ti fa arrabbiare di doverti prendere questa enorme responsabilità.

Sei giovane e hai un sacco di anni davanti. Io l'analisi l'ho iniziata a 26 anni e se mi fossi reso conto prima del problema l'avrei fatto prima. Più si è giovani e più si è forti per affrontare un simile lavoro su se stessi.

L'analisi è dura. Non si può affrontare alla leggera, nè prederla come si prende un'aspirina (non sto dicendo che tu lo abbia fatto ma è per farti capire che è un lavoro pesante). Io dopo alcuni anni ancora scoprivo di capire cose dell'analisi che non avevo mai capito :blush:

Mi piacerebbe ancora dirti tante cose ma mi sono già dilungato troppo. E poi stasera sono stanchissimo, ho gli occhi distrutti e ho anche un gran mal di testa. Quello che ho scritto forse non è neanche scritto tanto bene. Spero che qualcosa si capisca.

A presto

M.

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:D:

Quel che ci vuole, con un po' di sogni d'oro. :;):

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Mmh! Ho sognato che il mio peluche Tigro volava nella neve!

Be' sono tornata ai vecchi amori, ho ritrovato qualcosa di veramente mio!!ora che ho da occupare la mente mi angustierò di meno!!!

grazie grazie a tutti :D:

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Ciao, anche io stanotte ho sognato. Fra poco scriverò i due sogni sul diario.

C'è una piccola cosa che vorrei dirti in merito al tuo precedente messaggio ma aspetto, non voglio angustiarti. Tanto il pensiero mica scappa :D:

E poi lo smile di te che dormivi era troppo tenero :;):

Ti lascio al tuo tigrotto volante :D:

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Grazie, ragazzi oggi sono riuscita a parlare sinceramente alla dottoressa! Mi sono liberata del controtransfert!

Che bello! M. [t'ho visto! :icon_mrgreen: ] grazie per i consigli sulla terapia, li ho presi in considerazione come puoi vedere! (Ah! dimmi cosa volevi aggiungere!)

Forse adesso riuscirò anche a gestire i sentimenti negativi! Mi sento di nuovo padrona di me e della mia vita!

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eh eh, sono contento che stai meglio. Ma non devi cancellare nulla, ogni cosa fa parte di noi :icon_mrgreen:

Scrivere i sogni è una cosa che mi aiuta a ricordarli e a renderli più oggettivi. E' una cosa che mi aveveva consigliato la terapeuta e che un po' mi è rimasta come abitudine. Non sempre lo faccio, ma spesso. A forza di scriverli li ricordi di più anche senza farlo. E poi mi piace perchè quando scrivi ricordi cose in più che a pensarci o a raccontarli non avresti ricordato :blush:

Scrivi tranquilla se vuoi condividere ok? :rolleyes:

ciao ciao

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sai anche interpretare i tuoi sogni?

No, quasi nessuno lo sa fare di se stesso. L'unico caso eccezionale conosciuto finora è Freud. Altrimenti neanche un analista ci riesce per se stesso. Occorre sempre una persona esterna. Però con l'esperienza un minimo di oggettivazione e autoanalisi la riesci comunque a fare.

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