froggy73 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Ma loro hanno le allucinazioni (o sono sedati )! Io vorrei brucare in un prato DAVVERO sicuro... eh mi sa che il prato davvero sicuro non c'è a meno che tu non sia realmente una pecora..... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 eh mi sa che il prato davvero sicuro non c'è a meno che tu non sia realmente una pecora..... Bhè, era una richiesta da letterina a Babbo Natale, lo so... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
juditta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Ma loro hanno le allucinazioni (o sono sedati )! Io vorrei brucare in un prato DAVVERO sicuro... temo non esista...neanche per le pecore...pensa essere un agnello a pasqua! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
froggy73 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Bhè, era una richiesta da letterina a Babbo Natale, lo so... forse però, tutto sommato meglio così incasinate che anestetizzate..... o almeno questo è quello che mi dico nei momenti di sconforto !! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
lunetta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 insomma...per diventare psicoanalista devi essere miliardario, con tutte ste sedute di analisi settimanali per anni... sì infatti, mi sa che devono raggiungere i 40 anni prima di guadagnare veramente q.cosa.... e che cervelloni devono essere, non penso sia per tutti. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
juditta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 io invece vorrei fare una domanda a lunetta: dopo 6 anni di terapia cosa senti che è cambiato in te? senti dei miglioramenti? la tua vita è migliorata? Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
lunetta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 eh mi sa che il prato davvero sicuro non c'è a meno che tu non sia realmente una pecora..... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 temo non esista...neanche per le pecore...pensa essere un agnello a pasqua! Certo, la sicurezza è una percezione relativa. Tuttavia, anche in risposta a Froggy, mi chiedevo, più nello specifico, se anche voi riteniate che l'eccesso di esame dei comportamenti "disfunzionali" non rischi di farci apparire tali anche dinamiche che ci sono proprie per inclinazione, carattere, e che non sono propriamente "disfunzionali", ma semplicemente "nostre". Ecco, mi chiedo a che punto finisca l'inclinazione caratteriale a dove inizi la patologia. Partire dal presupposto che i nostri problemi derivano da un atteggiamento (globale) disfunzionale non è a sua volta disfunzionale? Spero che sia compensibile. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
lunetta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 io invece vorrei fare una domanda a lunetta:dopo 6 anni di terapia cosa senti che è cambiato in te? senti dei miglioramenti? la tua vita è migliorata? mamma che domandona....mi devo concentrare un attimo...aspetta.... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
juditta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Certo, la sicurezza è una percezione relativa. Tuttavia, anche in risposta a Froggy, mi chiedevo, più nello specifico, se anche voi riteniate che l'eccesso di esame dei comportamenti "disfunzionali" non rischi di farci apparire tali anche dinamiche che ci sono proprie per inclinazione, carattere, e che non sono propriamente "disfunzionali", ma semplicemente "nostre". Ecco, mi chiedo a che punto finisca l'inclinazione caratteriale a dove inizi la patologia. Partire dal presupposto che i nostri problemi derivano da un atteggiamento (globale) disfunzionale non è a sua volta disfunzionale? Spero che sia compensibile. oggi non mi sento in grado di rispondere a questa domanda... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 oggi non mi sento in grado di rispondere a questa domanda... Ok, forse la china verso cui tendeva era un po' nichilista... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
nadal 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Mi sono accorta che tutto questo pensare, sviscerare, tentare di tenere a bada i sentimenti, cercare di analizzarli etc. mi fa sentire, in certi momenti, infinitamente stanca. A volte mi viene da pensare che starei meglio se fossi inconsapevole...una bella pecorella brucante su un prato fiorito di margherite. La stanchezza è fisiologica, forse frustrante in assenza di apparenti e tangibili "risultati". Tuttavia personalmente non credo di essere sufficientemente intelligente da poter/saper scegliere la beata superficialità. Il sintagma "scemo e felice" può essere un miraggio ? (intendo sia in termini sostanziali che di desiderio) ..va'...meglio che torni al lavoro.... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
nadal 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Certo, la sicurezza è una percezione relativa. Tuttavia, anche in risposta a Froggy, mi chiedevo, più nello specifico, se anche voi riteniate che l'eccesso di esame dei comportamenti "disfunzionali" non rischi di farci apparire tali anche dinamiche che ci sono proprie per inclinazione, carattere, e che non sono propriamente "disfunzionali", ma semplicemente "nostre". Ecco, mi chiedo a che punto finisca l'inclinazione caratteriale a dove inizi la patologia. Partire dal presupposto che i nostri problemi derivano da un atteggiamento (globale) disfunzionale non è a sua volta disfunzionale? Spero che sia compensibile. Io penso che l'inclinazione caratteriale coincida con la patologia qualora si concretizzi in una dinamica disfunzionale: i concetti si fondono, al punto che una distinzione tra gli stessi può essere inutile. L'esame dei comportamenti cui conduce la terapia ritengo sia finalizzato proprio all'individuazione di quanto di disunzionale, rispetto a come siamo fatti, mettiamo in atto. E correggerlo. Indipendentemente dalla sua genesi di appartenenza (carattere? DNA? Acquisizioni successive? E poi...successive a cosa? L'esperienza forma un continuum. Indistinguibile. O quasi) Mi sfugge cosa intendi per concetto di globalità...o meglio, temo di fraintendere. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Il sintagma "scemo e felice" può essere un miraggio ? Certo, lo è nella misura in cui ti poni la domanda, poichè esprimi un desiderio che non implica l'assenza da te (prosupposta dallo "scemo") ma il desiderio di rimozione di certi meccanismi che coattivamente e, a volte, dolorosamente, si ripetono. Ergo, venendo a mancare il primo elemento del sintagma, anche il significato del secondo muta. L'aspirazione è verso un "consapevole e felice", laddove il "consapevole" indichi anche la "misura" nel cercare, che penso sia un elemento fondamentale. Capire quando fermarsi e sapere che non tutto è prevedibile o modificabile o inquadrabile o interpretabile o "curabile" (e che non tutto DOVREBBE essere curato). Arrendersi alla possibilità dell'imprevisto, ecco tutto. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
lunetta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 io invece vorrei fare una domanda a lunetta:dopo 6 anni di terapia cosa senti che è cambiato in te? senti dei miglioramenti? la tua vita è migliorata? Ho riflettuto.... Intanto premetto che gli anni sono 5, ho appena iniziato il sesto. Se è cambiato q.cosa? Non lo so, diciamo che ho acquisito più consapevolezze e questo mi fa stare un pochino meglio. Sono ancora moooolto incasinata, ma + consapevole, non sono anestetizzata (come si diceva prima). Non pensare che solo perchè sono in terapia da così tanto tempo, abbia capito e risolto tutto, o quasi. Ho avuto, e sto ancora avendo, molte difficoltà ad aprirmi, a fidarmi ed affidarmi, sono introversa...per cui le cose vanno avanti molto a rilento (per fortuna che la psi è anche molto paziente). Ho iniziato la terapia non per un sintomo preciso ma per un malessere generale che non mi abbandonava, sapevo da cosa dipendeva ma non volevo e non ero capace di affrontarlo. In terapia ci sono un pò riuscita, ho capito quanto veramente stessi male e tutte le difese messe in atto per proteggermi. Ho pure capito che quella era solo la punta di un iceberg, sotto sotto c'era molto di +...ed è quello che tuttora sto cercando di capire, anche se con fatica. Francamente pensavo che la terapia fosse in grado di cambiare tutti quegli aspetti del mio carattere che non mi piacciono, forse sarà anche possibile ma me ne renderò conto solo a percorso ultimato, credo. Sono un pò disillusa per questo e anche sfiduciata, forse la mia terapia terminerà quando riuscirò veramente ad accettarmi per quello che sono. Considero comunque la terapia/analisi un bellissimo percorso che consiglierei a tutti, una possibilità di analisi interiore, di conoscenza, di relazione che difficilmente in giro si trova. Spero di essere stata un pò esaustiva....le cose da dire sarebbero un sacco. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Io penso che l'inclinazione caratteriale coincida con la patologia qualora si concretizzi in una dinamica disfunzionale: i concetti si fondono, al punto che una distinzione tra gli stessi può essere inutile. Non penso che ciò avvenga sempre e automaticamente. In primo luogo, la disfunzionalità di un atteggiamento è per lo più limitata o concentrata (se preferisci) in specifici ambiti. Insomma, un individuo che metta in atto comportamenti disfunzionali in relazione a sentimenti di affezione, amore etc. potrebbe essere (e spesso è) perfettamente "funzionale", quando ad approccio, in altri settori (sempre se la "disfunzionalità non sia tale da allargarsi a macchia di leopardo). Con "globale" intendevo proprio la possibilità che si instauri una dinamica complessivamente disfunzionale che venga a coincidere con il modo di essere stesso nell'individuo. E correggerlo. Indipendentemente dalla sua genesi di appartenenza (carattere? DNA? Acquisizioni successive? E poi...successive a cosa? L'esperienza forma un continuum. Indistinguibile. O quasi) La perpelssità sta proprio nella necessità di "correggere" indiscriminatamente. Mi chiedo fino a che punto sia corretto e quanto possa tramutarsi in un tentativo di violenza che, per certi aspetti profondi, sono molto scettica che possa portare a veri e propri "cambiamenti". Comunque, il mio post era partito con una domanda alla quale, come vedi, non sento di avere le competenze/intelligenza per rispondere chiaramente ed in maniera per me stessa convincente. Forse sono andata un po' fuori dai binari, ma penso che la questione mi frulli nella testa in relazione al tanto discusso transfert/attaccamento (dove ques'ultimo mi sembra di aver capito essere la versione cognitivista del primo). Quello che leggo spesso riguarda presunti condizionamenti derivanti da comportamenti "disfunzionali" acquisiti nei primi mesi/anni di vita, che mi sembrano a volte trattati come una sorta di schemi quasi autoreplicantisi, che ci condannerebbero alla loro meccanica reiterazione. Di conseguenza, su questi bisognerebbe lavorare per "correggerli". Tutto questo potrebbe anche essere vero, ma trovo che il condizionamento debba essere accompagnato, per lo meno, da altri fattori altrettanto importanti, quali il carattere, la contingenza "storica" di ciascuno, gli stimoli esterni, le sovrastrutture culturali etc, nonchè dall'incontro con l'altro che nello specifico non è un "altro" generico, ma lo psicoterapeuta, ovvero un indivicuo con tutte le caratteristiche caratteriali, comportamentali, sentimentali e i CONDIZIONAMENTI che gli sono propri, con in più una preparazione accademica. Ho seguito i post precedenti sulla formazione degli psi ma, ancora una volta, ritengo che il fine sia, nel migliore dei casi, isolare certi meccanismi e tentare di gestirli meglio. Non si parla di "risettare" un individuo (sarebbe giusto?). Di conseguenza, dall'incontro unico tra due individui unici e con i loro bagagli (certo organizzati e posseduti in maniera differente) scaturisce un nuovo microcosmo di sentimenti nei quali, e qui penso che non si possa sostenere ragionevolmente il contrario, influisce pesantemente anche l'imprevisto, il non catalogabile ed il non spiegabile in termini di patologia. Il transfert avrà di sicuro una componente disfuzionale, ma c'è dell'altro: lo intuiamo noi e lo sanno i nostri psi. Naturalmente, di fronte a questo altro ci si arrende, e si va a"curare" solo l'elemento disfunzionale. Ma siamo sicuri che sia SEMPRE disfunzionale? Qual'è la misura nell'amore (nel suo senso più ampio) che permetta di definirlo non disfuzionale? Il mio timore, a volte, è solo che i sentimenti siano considerati INDISCRIMINATAMENTE disfunzionali e, quindi, patologici. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Francamente pensavo che la terapia fosse in grado di cambiare tutti quegli aspetti del mio carattere che non mi piacciono, forse sarà anche possibile ma me ne renderò conto solo a percorso ultimato, credo. Sono un pò disillusa per questo e anche sfiduciata, forse la mia terapia terminerà quando riuscirò veramente ad accettarmi per quello che sono. Sono d'accordo. Non stravolgere, ma accettare in maniera consapevole (aggiungerei, anche il non analizzabile) Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
froggy73 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Tuttavia personalmente non credo di essere sufficientemente intelligente da poter/saper scegliere la beata superficialità. non credo sia questione di essere sufficientemente intelligenti, tutt'altro.... già il fatto di porsi la domanda esclude in maniera automatica che tu sia una persona capace di navigare a vista senza porsi domande e senza andare troppo in profondità per il resto, non entro nella vostra discussione perchè oggi non mi sento minimamente all'altezza del discorso ! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Margherita76 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 per il resto, non entro nella vostra discussione perchè oggi non mi sento minimamente all'altezza del discorso ! ...in realtà mi stavo solo incartando, ma la verità è che continuo a sbattere la testa sempre nello stesso punto . Ovvero il...transet! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
lunetta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 ...in realtà mi stavo solo incartando, ma la verità è che continuo a sbattere la testa sempre nello stesso punto . Ovvero il...transet! PURE IO! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
juditta 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Il mio timore, a volte, è solo che i sentimenti siano considerati INDISCRIMINATAMENTE disfunzionali e, quindi, patologici. ma perché? da dove trai questa conclusione? io non ho mai percepito da parte del mio psi il messaggio che i miei sentimenti fossero disfunzionali... io credo che possa essere disfunzionale il modo in cui viviamo i sentimenti. il modo in cui reagiamo a questi sentimenti. e io (senza una base teorica) intendo: disfunzionale=che ci crea disagio, sofferenza... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
digi79 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 insomma...per diventare psicoanalista devi essere miliardario, con tutte ste sedute di analisi settimanali per anni... è ciò che penso pur io.....quindi alla fine non ho capito se la mia psi è psicoanalista o psicoterapeuta, ma essendo giovane non so, e se stesse ancora stidiando? Certo, la sicurezza è una percezione relativa. Tuttavia, anche in risposta a Froggy, mi chiedevo, più nello specifico, se anche voi riteniate che l'eccesso di esame dei comportamenti "disfunzionali" non rischi di farci apparire tali anche dinamiche che ci sono proprie per inclinazione, carattere, e che non sono propriamente "disfunzionali", ma semplicemente "nostre". Ecco, mi chiedo a che punto finisca l'inclinazione caratteriale a dove inizi la patologia. Partire dal presupposto che i nostri problemi derivano da un atteggiamento (globale) disfunzionale non è a sua volta disfunzionale? Spero che sia compensibile. Ecco questa è uan di quelle domande che ogni tanto mi balzano nel cervello e io con la stessa disinvoltura le caccio via, eprchè mi fanno terribilmnte salire l'ansia..... Ho riflettuto....Intanto premetto che gli anni sono 5, ho appena iniziato il sesto. Se è cambiato q.cosa? Non lo so, diciamo che ho acquisito più consapevolezze e questo mi fa stare un pochino meglio. Sono ancora moooolto incasinata, ma + consapevole, non sono anestetizzata (come si diceva prima). Non pensare che solo perchè sono in terapia da così tanto tempo, abbia capito e risolto tutto, o quasi. Ho avuto, e sto ancora avendo, molte difficoltà ad aprirmi, a fidarmi ed affidarmi, sono introversa...per cui le cose vanno avanti molto a rilento (per fortuna che la psi è anche molto paziente). Ho iniziato la terapia non per un sintomo preciso ma per un malessere generale che non mi abbandonava, sapevo da cosa dipendeva ma non volevo e non ero capace di affrontarlo. In terapia ci sono un pò riuscita, ho capito quanto veramente stessi male e tutte le difese messe in atto per proteggermi. Ho pure capito che quella era solo la punta di un iceberg, sotto sotto c'era molto di +...ed è quello che tuttora sto cercando di capire, anche se con fatica. Francamente pensavo che la terapia fosse in grado di cambiare tutti quegli aspetti del mio carattere che non mi piacciono, forse sarà anche possibile ma me ne renderò conto solo a percorso ultimato, credo. Sono un pò disillusa per questo e anche sfiduciata, forse la mia terapia terminerà quando riuscirò veramente ad accettarmi per quello che sono. Considero comunque la terapia/analisi un bellissimo percorso che consiglierei a tutti, una possibilità di analisi interiore, di conoscenza, di relazione che difficilmente in giro si trova. Spero di essere stata un pò esaustiva....le cose da dire sarebbero un sacco. io faccio psicoterapia da poco più di sei mesi (se non sbaglio, perchè ho dimenticato la data precisa di inizio, mah!!! ) e più o meno sono alle stesse conclusione, la mia paura più grande in effetti è di arrivare a quindici anni di terapia avendo su e giù la stessa consapevolezza di oggi, solo con un conto corrente sotto zero..... Sarà stata la domanda di margerita a farmi diventare negativa tutto ad tratto ma a volte ho dei dubbi atroci sul mio percorso, nonstante so di aver fatto dei passi avanti.....ma tu lunetta non hai mai chiesto in questi cinque anni alla tua psi quali erano le sue previsioni su di te? Io domani ho intenzione di fare un pò il punto della situazione con la mia psi....non le chiederò quanto tempo mi rimane senò mi sputa in un occhio ma voglio che mi chiarisca alcune cose, per esempio, a voi vi hanno mai detto che tipo di patologia avete e se ne avete? Che prospettive ci sono per voi? Non so sono pessimista al momento forse dovrei scrivere sul topic della terapia in crisi...... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
marilena176 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 come froggy, non mi sento di entrare nella discussione...però credo che riguardo al fatto se certi comportamenti siano davvero disfunzinali o meno...bè disfunzionale è qualcosa che non funziona o funziona male in relazione ad uno scopo, ecco se lo scop generale è quello di vivere bene, alora certi comportamenti sono disfunzionali se ci precludono il vivere bene, a prescindere se siano catalogati come patologici o connaturati al nostro essere (tra l'altro le due cose non si escludono..). Quando approdiamo alla terapia abbiamo al massimo messo a fuoco il nostro disagio, lo scopo dell'analisi sarà quello di mettere a fuoco i motivi del disagio (comportamenti disfunzionali), esserne consapevoli sempre, capire da dove provengono ed eventualmente correggerli..il tutto per vivere meglio, semplicemente. Non è detto che per andare in analisi bisogna essere malati , i nostri comportamenti, come quelli di molti, sono infatti più disfunzionali che patologici nel vero senso della parola... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
froggy73 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 è ciò che penso pur io.....quindi alla fine non ho capito se la mia psi è psicoanalista o psicoterapeuta, ma essendo giovane non so, e se stesse ancora stidiando? ancora con questa storia? ma povera analista !! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
froggy73 0 Share Inserita: 6 ottobre 2008 Io domani ho intenzione di fare un pò il punto della situazione con la mia psi....non le chiederò quanto tempo mi rimane senò mi sputa in un occhio ma voglio che mi chiarisca alcune cose, per esempio, a voi vi hanno mai detto che tipo di patologia avete e se ne avete? Che prospettive ci sono per voi? Non so sono pessimista al momento forse dovrei scrivere sul topic della terapia in crisi...... nessun tipo di patologia diagnosticata. una volta mi ha detto che tendo all'ossessivo, ma scherzava..... credo... spero.... sui tempi previsti navigo a vista ogni volta che le chiedo delucidazioni lei mi tira in ballo la durata della sua terapia (6 anni !! ) e ristiamo di nuovo al punto di partenza cmq parlale dei tuoi dubbi. io l'ultima volta che l'ho fatto è stato giovedì e poi la seduta ha preso una piega inaspattata ed è stata particolarmente "forte" cmq digi a qunato ho potuto vedere sulla mia pelle e da quello che emerge dal forum, i periodi di sconforto/disillusione sulla terapia sono un po' ciclici. c sbattiamo e ci impegnamo e poi, ogni tanto, ci stanchiamo e vorremmo mandare tutto e tutti a quel paese, ma poi magari c'è una seduta giusta, una frase che ti dice, una piccola consapevolezza in più e ci ricarichiamo tutto d'un tratto e siamo di nuove pronte a correre come forsennate !! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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