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racconti (più o meno) zen


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E anche questo mi piace molto...

Nessuna Pieta'

In Cina c'era una vecchia che da oltre venti anni manteneva un monaco. Gli aveva costruito una piccola capanna e gli dava da mangiare mentre lui meditava. Un bel giorno si domandò quali progressi egli avesse fatti in tutto quel tempo. Per scoprirlo, si fece aiutare da una ragazza piena di desiderio. « Va' da lui e abbraccialo, » le disse « e poi domandagli di punto in bianco : "E adesso?" ». La ragazza andò dal monaco e senza tante storie cominciò ad accarezzarlo, domandandogli che cosa si proponesse di fare con lei. « Un vecchio albero cresce su una roccia fredda nel cuore dell'inverno » rispose il monaco non senza un certo lirismo. « Non c'è più calore in nessun luogo». La ragazza andò a riferire alla vecchia quel che lui le aveva detto. « E pensare che ho mantenuto quell'individuo per vent'annil » proruppe la vecchia indignata. « Non ha dimostrato la minima considerazione peri tuoi bisogni, non si é nemmeno provato a capire la tua situazione. Non era necessario che rispondesse alla passione, ma avrebbe dovuto almeno dimostrare una certa pietà ». Andò senza indugio alla capanna del monaco, vi appiccò il fuoco e la distrusse

questa quando l'ho letta la prima volta non mi diceva nulla...ora l'ho trovata illuminante!

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questa quando l'ho letta la prima volta non mi diceva nulla...ora l'ho trovata illuminante!

bella,

grazie per averla ripostata non l'avevo letta......

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  • 5 months later...

...... di solito le "storielle" zen sono brevi...ma dal momento che il titolo è "racconti"....la aggiungo.....e vorrei riuscire a viverla....ma quanta strada da fare, ancora........

***BALLATE COME SE NESSUNO VI GUARDASSE***

Siamo convinti che la nostra vita sarà migliore quando saremo sposati,

quando avremo un primo figlio o un secondo. Poi ci sentiamo frustrati

perchè i nostri figli sono troppo piccoli per questo o per quello e

pensiamo

che le cose andranno meglio quando saranno cresciuti.

In seguito siamo esasperati per il loro comportamento da adolescenti.

Siamo

convinti che saremo piu felici quando avranno superato questa eta.

Pensiamo

di sentirci meglio quando il nostro partner avrà risolto i suoi

problemi,

quando cambieremo l'auto, quando faremo delle vacanze meravigliose,

quando

non saremo piu costretti a lavorare.

Ma se non cominciamo una vita piena e felice ora, quando lo faremo?

Dovremo sempre affrontare delle difficoltà di qualsiasi genere.

Tanto vale accettare questa realta e decidere di essere felici, qualunque cosa

accada

Alfred Souza dice "Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la mia

vita

sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da

superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un affare che

richiedeva

ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati.

In seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli

erano

la

vita."

Questo modo di percepire le cose ci aiuta a capire che non c'e un mezzo per

essere felici ma la felicita e il mezzo. Di conseguenza, gustate ogni

istante della vostra vita, e gustatelo ancora di piu perche lo potete

dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare

insieme

dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta

nessuno. Allora smettete di aspettare di finire la scuola, di tornare

a scuola, di perdere 5 kg, di prendere 5 kg, di avere dei figli, di vederli

andare via di casa.

Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare.

Smettete di aspettare il venerdi sera, la domenica mattina, di avere

una nuova macchina o una casa nuova.

Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno.

Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e

decidete che non c'e momento migliore per essere felici che il momento

presente.

La felicita e le gioie della vita non sono delle mete ma un viaggio.

Un pensiero per oggi:

Lavorate, come se non aveste bisogno di soldi;

Amate, come se non doveste soffrire;

Ballate, come se nessuno vi guardasse.

Daisaku Ikeda

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lo cerco ma non lo trovo... non c'era un topic intitolato "storielle zen"? è possibile che l'abbia solo sognato?

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L'INSEGNAMENTO DEL

SAGGIO DALLA VESTE COLOR PRUGNA

Sotto i rami di un albero, lungo la strada, Chao Mu meditava. Venne a lui un giovanotto sconvolto:

"Che orrore! Torno dalla città imperiale, Lo-Yang, e ho visto ovunque solo furti, bambini percossi, miseria, guerra. Nel palazzo, intorno all'Imperatore, la gente si lascia andare ai suoi piu bassi istinti; in città le strade sono piene di immondizie e puzzano. Che si può fare? Che devo fare?"

"Vieni a sederti qui un momento, vicino a me" disse il saggio.

Rimasero li per un pezzo, in silenzio, poi il saggio si alzò e il giovanotto lo segui.

Sempre camminando in silenzio, si lasciarono compenetrare dalla bellezza dei fiori, dalla forza degli alberi e, a mezzogiorno, giunsero in un villaggio in cui la gente si stava riposando e tutto irradiava pace.

Percorrendo il villaggio, il discepolo mormorava:

"Eppure, stamane la gente si combatteva, urlava..."

In lontananza, si scorgeva un campo in cui i soldati si stavano riposando, e il discepolo osservò:

"Poche ore fa si facevano la guerra, e adesso sono li, rilassati..."

All'alba, il saggio e il giovanotto arrivarono a Lo-Yang: le strade erano pulite, la gente andava tranquillamente per i fatti suoi e si respirava una piacevole aria fresca; entrarono anche nel palazzo imperiale e poi si sedettero nel cortile interno: l'Imperatore andò loro incontro sorridente e dichiarò:

"Oggi È un giorno di pace e d'amore."

Sulla via del ritorno, il discepolo era sorpreso:

"Da dove viene questo cambiamento? Ieri i miei occhi incontravano soltanto morte e negatività!"

"Oh, È semplice - disse il saggio. - Ciò che sei si riflette intorno a te; e ovunque tu sia vedi la tua propria realtà."

Scusate se mi permetto.

Questa è la prima storia, origine della discussione. Altre ne sono state riportate. Riguardo a questa..

Il presupposto del suo insegnamento, è che la città imperiale, così come era il giorno dell' amore, la stessa era il giorno prima?

La sua descrizione, dipende, in entrambi i casi, dall' interpretazione del discepolo. Ma indipendentemente da questa, esisteva comunque una realtà oggettiva, nella città.

Se la realtà era la seconda, il discepolo poteva dormire all' ombra. Se era la prima, il discepolo poteva essere ucciso per i suoi sandali. Nel secondo giorno, sarebbe morto con il sorriso, ma sempre senza sandali.

Quel che voglio dire, è che, senza dubbio, la nostra interpretazione del reale, è quel che il reale significa per noi.

Ma senza dubbio, il reale, è vero, indipendentemente dalla nostra interpretazione.

Quindi, la nostra interpretazione, dovrà essere il più possibile conseguente al reale, perchè il reale, sarà reale comunque. E se quello che noi viviamo, non rappresenterà il reale, sarà, in ogni caso, un reale ostile e pericoloso.

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  • 1 month later...
Scusate se mi permetto.

Questa è la prima storia, origine della discussione. Altre ne sono state riportate. Riguardo a questa..

Il presupposto del suo insegnamento, è che la città imperiale, così come era il giorno dell' amore, la stessa era il giorno prima?

La sua descrizione, dipende, in entrambi i casi, dall' interpretazione del discepolo. Ma indipendentemente da questa, esisteva comunque una realtà oggettiva, nella città.

Se la realtà era la seconda, il discepolo poteva dormire all' ombra. Se era la prima, il discepolo poteva essere ucciso per i suoi sandali. Nel secondo giorno, sarebbe morto con il sorriso, ma sempre senza sandali.

Quel che voglio dire, è che, senza dubbio, la nostra interpretazione del reale, è quel che il reale significa per noi.

Ma senza dubbio, il reale, è vero, indipendentemente dalla nostra interpretazione.

Quindi, la nostra interpretazione, dovrà essere il più possibile conseguente al reale, perchè il reale, sarà reale comunque. E se quello che noi viviamo, non rappresenterà il reale, sarà, in ogni caso, un reale ostile e pericoloso.

Mmmmmhhh...

Il giovane sperimenta una cosa.

Vive qualcos'altro.

Quando sperimenta "di nuovo" quello che si aspetta essere la stessa cosa, ne trova invece un'altra.

Questo è il vissuto del giovane, come viene raccontato dalla storia. Non ha senso metterlo in discussione, fa parte del "contratto narrativo", no?

D'altronde, è anche "normale", in una storiella zen, che ci siano situazioni che non hanno senso: "come può essere il vissuto del ragazzo coerente con la realtà? Deve per forza sbagliarsi...."

Il saggio, però, sembra avere una spiegazione alternativa al rifiuto di ciò che il giovane ha vissuto... ;P

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  • 9 months later...

A un discepolo che si lamentava continuamente degli altri,un maestro disse: “ Se è la pace che vuoi,cerca di cambiare te stesso,non gli altri.

E’ più facile proteggersi i piedi con delle pantofole che ricoprire di tappeti tutta la terra”.

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pensa qualche giorno fa l'ho postat a su facebook....

bella bella, no?

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Molto bella e profonda, Mio. Come anche questa:

"Un uomo ricco chiese a Sengai di scrivergli qualche cosa per la continua prosperità della sua famiglia, così che si potesse custodirla come un tesoro di generazione in generazione. Sengai si fece dare un grande foglio di carta e scrisse: «Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote».

L’uomo ricco andò in collera. «Io ti avevo chiesto di scrivere qualcosa per la felicità della mia famiglia! Perché mi fai uno scherzo del genere? ».

«Non sto scherzando affatto» spiegò Sengai. «Se prima che tu muoia dovesse morire tuo figlio, per te sarebbe un grande dolore. Se tuo nipote morisse prima di tuo figlio, ne avreste entrambi il cuore spezzato. Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto, sarà il corso naturale della vita. Questa per me è la vera prosperità»".

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E questa pure mi sembra bellissima e divertente...

"Gli insegnanti di Zen abituano i loro giovani allievi a esprimersi. Due templi Zen avevano ciascuno un bambino che era il prediletto tra tutti. Ogni mattina uno di questi bambini, andando a comprare le verdure, incontrava l’altro per la strada.

«Dove vai?» domandò il primo.

«Vado dove vanno i miei piedi» rispose l’altro.

Questa risposta lasciò confuso il primo bambino, che andò a chiedere aiuto al suo maestro. «Quando domattina incontrerai quel bambino,» gli disse l’insegnante «fagli la stessa domanda. Lui ti darà la stessa risposta, e allora tu domandagli: “Fa’ conto di non avere i piedi: dove vai, in quel caso?”. Questo lo sistemerà».

La mattina dopo i bambini si incontrarono di nuovo.

«Dove vai?» domandò il primo bambino.

«Vado dove soffia il vento» rispose l’altro.

Anche stavolta il piccolo rimase sconcertato, e andò a raccontare al maestro la propria sconfitta.

«E tu domandagli dove va se non c’è vento» gli consigliò il maestro.

Il giorno dopo i ragazzi si incontrarono per la terza volta.

«Dove vai?» domandò il primo bambino.

«Vado al mercato a comprare le verdure» rispose l’altro".

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:-)

carine, davvero carine....

anche se quella del monaco con la veste color prugna è illuminante.

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Divertente ma assai conosciuta QUESTA, a metà fra barzelletta e vera e propria storiella zen...

Gli allievi della scuola di Tendai solevano studiare meditazione anche prima che lo Zen entrasse in Giappone. Quattro di loro, che erano amici intimi, si ripromisero di osservare sette giorni di silenzio.

Il primo giorno rimasero zitti tutti e quattro. La loro meditazione era cominciata sotto buoni auspici; ma quando scese la notte e le lampade a olio cominciarono a farsi fioche, uno degli allievi non riuscì a tenersi e ordinò a un servo: «Regola quella lampada!».

Il secondo allievo si stupì nel sentire parlare il primo: «Non dovremmo dire neanche una parola» osservò.

«Siete due stupidi. Perché avete parlato?» disse il terzo.

«Io sono l’unico che non ha parlato» concluse il quarto.

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