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gli effetti della psicoterapia


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Federica io ho raggiunto una metà dei tuoi obiettivi...altrochè se ne hai fatta di strada...

Complimenti davvero, mi attirano moltissimo questi obiettivi, spero di ptoerli raggiungere anche io prima o poi....

- ho cambiato i rapposti con le persone della mia famiglia in modo davvero radicale: non mento più per proteggerli ma dico la verità, esprimo i miei sentimenti e… proteggo me stessa.

Qui credo d iessere ancora in alto mare...

- ho molta più voglia di credere che tutto è possibile, che posso amare più profondamente, che posso affrontare cose dolorose e cose belle anche se sono consapevole delle tante paure ancora da affrontare

Qui invece per me è diverso ho bisogno di ridimensionare le cose e trovare quello che è davvero possibile e cercare di raggiungerlo...senza vedere tutto possibile e poi non tentare mai niente...ma questa è la mai storia, mi allaccio al tuo discorso solo per dire queste cose...siamo nel topic giusto per farlo!!!

Benvenuta nel forum...se ti va nel topic "e se ci si innamora dello psicologo", sempre in questa sezione, c'è un buon confronto fra persone che fanno psicoterapia...diciamo che il titolo può fuorviare....in generale si parla del rapporto con i nostri terapeuti!!!

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Qui invece per me è diverso ho bisogno di ridimensionare le cose e trovare quello che è davvero possibile e cercare di raggiungerlo...senza vedere tutto possibile e poi non tentare mai niente...ma questa è la mai storia, mi allaccio al tuo discorso solo per dire queste cose...siamo nel topic giusto per farlo!!!

sìsì.... sono daccordo con te! quello che intendevo è che tutte quelle cose quotidiane che a volte sembrano ostacoli insormontabili in realtà sono sempre e comunque affrontabili... bene o male... e certo domani non potrò diventare una scrittrice affermata o una regista (tanto per fare esempi scemi)

ma ho capacità per realizzare i miei sogni e crederci è vitale!!!

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sìsì.... sono daccordo con te! quello che intendevo è che tutte quelle cose quotidiane che a volte sembrano ostacoli insormontabili in realtà sono sempre e comunque affrontabili... bene o male... e certo domani non potrò diventare una scrittrice affermata o una regista (tanto per fare esempi scemi)

ma ho capacità per realizzare i miei sogni e crederci è vitale!!!

il tuo ottimismo in questo momento mi rincuora... :Four Leaf Clover:

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io non credo sia ottimismo ma semplice realismo. abbiamo tutti gli strumenti per fare ciò che desideriamo... certo a volte è difficile perchè il dolore prende tanto spazio e energie ma io sono convinta del fatto che gli uomini hanno spesso risorse di cui non hanno piena consapevolezza e che nel momento di vera richiesta vengono fuori.

oggi ho la mia seduta...

non so se capita anche a voi ma a volte mi sembra che le cose dentro di me cambino e io non riesca ad afferrare quel cambiamento. come se il modo di vivere le situazioni muti a livello profondo ed è come un fiume che scorre e io mi lascio portare dalla corrente.

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e certo domani non potrò diventare una scrittrice affermata o una regista (tanto per fare esempi scemi)

ma ho capacità per realizzare i miei sogni e crederci è vitale!!!

Io, sarò limitata, ma in questa affermazione ci vedo una contraddizione interna .

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Io, sarò limitata, ma in questa affermazione ci vedo una contraddizione interna .

sì, forse hai ragione... mi sono spiegata malissimo.

in realtà volevo dire che per fare certe cose bisogna studiare molto e avere conoscenze che non ho e non mi interessano

ma penso invece che se ciò che desidero davvero nella mia vita quotidiana (una bella famiglia fatta di amore, dei figli, entusiasmo per le cose che faccio)

ho tutte le risorse per poterlo raggiungere!

spero di essermi spiegata un po' meglio ;-)

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sì, forse hai ragione... mi sono spiegata malissimo.

in realtà volevo dire che per fare certe cose bisogna studiare molto e avere conoscenze che non ho e non mi interessano

ma penso invece che se ciò che desidero davvero nella mia vita quotidiana (una bella famiglia fatta di amore, dei figli, entusiasmo per le cose che faccio)

ho tutte le risorse per poterlo raggiungere!

spero di essermi spiegata un po' meglio ;-)

Sì. Ora sì. Non era per contraddire te in particolare. Il fatto è che per me è un discorso problematico questo. E cioè se sforzarsi di attuare quelli che (a torto o a ragione) uno considera essere i suoi sogni oppure adeguare i suoi sogni a quello che (a torto o a ragione) considera essere la realtà. Ora sono io che mi spiego male e lo so. Ma non ha importanza. In fondo è una cosa banale. E poi di certo qualcuno direbbe che non c'è differenza perché conta solo la percezione delle cose.

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io non credo sia ottimismo ma semplice realismo. abbiamo tutti gli strumenti per fare ciò che desideriamo... certo a volte è difficile perchè il dolore prende tanto spazio e energie ma io sono convinta del fatto che gli uomini hanno spesso risorse di cui non hanno piena consapevolezza e che nel momento di vera richiesta vengono fuori.

oggi ho la mia seduta...

non so se capita anche a voi ma a volte mi sembra che le cose dentro di me cambino e io non riesca ad afferrare quel cambiamento. come se il modo di vivere le situazioni muti a livello profondo ed è come un fiume che scorre e io mi lascio portare dalla corrente.

dicevo ottimismo perchè appunto riesci a vederne la realtà..io ci sono momenti che invece non ci riesco proprio...era per dire questo...spero si sia compreso adesso...

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Sì. Ora sì. Non era per contraddire te in particolare. Il fatto è che per me è un discorso problematico questo. E cioè se sforzarsi di attuare quelli che (a torto o a ragione) uno considera essere i suoi sogni oppure adeguare i suoi sogni a quello che (a torto o a ragione) considera essere la realtà. Ora sono io che mi spiego male e lo so. Ma non ha importanza. In fondo è una cosa banale. E poi di certo qualcuno direbbe che non c'è differenza perché conta solo la percezione delle cose.

ecco appunto io invece ho capito..questo è anche il mio dilemma...diciamo che la via di mzzo sarebbe cercare di ridimensionare i sogni a ciò che è realisticamente fattibile...per dire non posso sognare di diventare una modella (l'esempio fa cagare ma non me ne venivano altri al momento scusate!) se non ho l'aspetto fisico adeguato ma posso però lavorare nel mondo della moda...

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ecco appunto io invece ho capito..questo è anche il mio dilemma...diciamo che la via di mzzo sarebbe cercare di ridimensionare i sogni a ciò che è realisticamente fattibile...per dire non posso sognare di diventare una modella (l'esempio fa cagare ma non me ne venivano altri al momento scusate!) se non ho l'aspetto fisico adeguato ma posso però lavorare nel mondo della moda...

Bé io in effetti mi trovo perfettemente con quello che hai scritto prima sull'idea di poter fare (o essere) tutto e poi in concreto non fare niente in nessuna direzione.

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io penso ancora un'altra cosa... i veri cambiamenti profondi sono nei pensieri e non in quello che uno riesce a fare oppure no.

Nel senso che se cambiano i nostri pensieri l'agire viene di conseguenza...

se ci occupiamo di noi, dei nostri veri desideri e non di quelli che ci vengono imposti dall'esterno e che non ci appartengono le cose cambiano davvero.

Certo i momenti no, le cadute, i dolori sono sempre lì in agguato ma il cambiamento del nostro dialogo interiore è qualcosa di mooooolto lento e che passa necessariamente dal dolore, dal vuoto, dalla tristezza.

Io oggi mi sento molto confusa, un po' triste, incerta e un po' persa ma sono convinta che solo perdendoci ci si può ritrovare.

I percorsi psicoterapeutici sono un cammino lungo e faticoso che inevitabilmente attraversa le parti più oscure, dolorose e incomprensibili di noi... "attraversare la vita" è un libro di aldo carotenuto che spiega molto bene quello che io riesco con difficoltà a raccontare.

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i veri cambiamenti profondi sono nei pensieri e non in quello che uno riesce a fare oppure no.

Ecco. L'avevo detto che qulcuno l'avrebbe detto. Non si scampa.

se ci occupiamo di noi, dei nostri veri desideri e non di quelli che ci vengono imposti dall'esterno e che non ci appartengono le cose cambiano davvero.

i nostri veri desideri? E che ne sai che quelli che adesso sembrano i veri desideri non siano pure loro imposti dall'esterno? Dal realismo per esempio, dalla concreta situazione (ovvero: mi rendo conto che riesco a fare solo questo quindi mi convinco che desidero fare solo questo). E che significa non imposti dall'esterno? Io non credo (o almeno non so esserne sicura) che esista una specie di essenza in cui ognuno possa (anche se a fatica) riconoscersi. Mi sembra che molto di noi (di quello che definiamo "noi") sia prodotto e influenzato dall'esterno. Capisco il tuo discorso in casi specifici quando realmente si è sottoposti ad aspettative che vengono da altri e che accettiamo passivamente, ma farne un discorso generale, secondo me, non ha senso.

A meno che (ma allora non bisogna parlare di "veri desideri" e "veri sé") non si voglia badare solo all'aspetto pratico (funzionale, dicono gli psicologi) e allora si potrebbe dire che l'importante è fare con serenità quello che si riesce a fare e a essere con serenità quello che si riesce a essere.

Ma per me è impossibile. Se non riesco in nulla voglio per lo meno essere insoddisfatta.

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a volte parlare in modo teorico complica le cose... faccio un esempio pratico...

ad es. a 30 anni uno "dovrebbe" essere sposato, con un lavoro stabile e meglio se con figli...

ecco, questo è il modello che, soprattutto per le donne, la società spesso ci impone.

oppure... avere tanti amici, essere forti davanti ad ogni situazione, vestire in un certo modo...

ma sono questi davvero i nostri reali bisogni?

Io soprattutto sto cercando di coltivare i miei pensieri... ad es. sul lavoro se non sono daccordo difendo le mie idee fino in fondo

convinta di avere qualcosa da dire e questo mi fa sentire più centrata. Oppure invece di uscire con amicizie fatte di formalità e

superficialità coltivo pochi rapporti con chi so che sa ascoltare e confrontarsi.

Ho sempre desiderato una famiglia numerosa e oggi a 31 anni sono sposata ma so che quello che desidero non

è riempirmi di "cose" ma vivere la loro essenzialità... ad es. essere disposta all'ascolto di mio marito, a superare

quelle rabbie che non portano a nulla.

E sono stata pronta anche ad allontanarmi dalla mia famiglia di origine accettando che i rapporti familiari sono tra i più

complessi e a volte regolati più dalla formalità che dal sentire... questo è profondamente doloroso e poco accettato dalla nostra società

dove i sensi di colpa sono il pane quotidiano di cui si nutrono le atmosfere familiari.

Questi sono alcuni dei miei obiettivi e desideri che cerco di non dimenticare e lotto per difendere...

Per quello che riguarda l'insoddisfazione è giusto esserlo ma credo anche che possa essere un grosso atteggiamento di difesa dal vivere

pienamente la propria vita convinti che qualcos'altro ci stia negando la realizzazione dei nostri desideri e invece siamo solo noi che possiamo farlo.

E' difficile accettare che i più grandi sabotatori della nostra felicità siamo noi stessi... certo per motivi profondi e dolorosi ma ribadisco...

noi siamo gli unici responsabili della nostra felicità e ammetterlo è una grande presa di consapevolezza, molto spesso troppo pesante da portare sulle spalle.

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Ma per me è impossibile. Se non riesco in nulla voglio per lo meno essere insoddisfatta.

beh ma non è che qualcuno te lo vieti...tanto quella che vive male alla fine dei conti sei tu!

il cercare serenità lo si fa per se stessi mica per qualcun'altro...

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a volte parlare in modo teorico complica le cose... faccio un esempio pratico...

ad es. a 30 anni uno "dovrebbe" essere sposato, con un lavoro stabile e meglio se con figli...

ecco, questo è il modello che, soprattutto per le donne, la società spesso ci impone.

oppure... avere tanti amici, essere forti davanti ad ogni situazione, vestire in un certo modo...

ma sono questi davvero i nostri reali bisogni?

Io soprattutto sto cercando di coltivare i miei pensieri... ad es. sul lavoro se non sono daccordo difendo le mie idee fino in fondo

convinta di avere qualcosa da dire e questo mi fa sentire più centrata. Oppure invece di uscire con amicizie fatte di formalità e

superficialità coltivo pochi rapporti con chi so che sa ascoltare e confrontarsi.

Ho sempre desiderato una famiglia numerosa e oggi a 31 anni sono sposata ma so che quello che desidero non

è riempirmi di "cose" ma vivere la loro essenzialità... ad es. essere disposta all'ascolto di mio marito, a superare

quelle rabbie che non portano a nulla.

E sono stata pronta anche ad allontanarmi dalla mia famiglia di origine accettando che i rapporti familiari sono tra i più

complessi e a volte regolati più dalla formalità che dal sentire... questo è profondamente doloroso e poco accettato dalla nostra società

dove i sensi di colpa sono il pane quotidiano di cui si nutrono le atmosfere familiari.

Questi sono alcuni dei miei obiettivi e desideri che cerco di non dimenticare e lotto per difendere...

Per quello che riguarda l'insoddisfazione è giusto esserlo ma credo anche che possa essere un grosso atteggiamento di difesa dal vivere

pienamente la propria vita convinti che qualcos'altro ci stia negando la realizzazione dei nostri desideri e invece siamo solo noi che possiamo farlo.

E' difficile accettare che i più grandi sabotatori della nostra felicità siamo noi stessi... certo per motivi profondi e dolorosi ma ribadisco...

noi siamo gli unici responsabili della nostra felicità e ammetterlo è una grande presa di consapevolezza, molto spesso troppo pesante da portare sulle spalle.

Credo che abbiamo problemi diversi e forse questo ci impedisce di capirci. Poi mi rendo conto che in me, per qualche meccanismo sbagliato (che di solito cerco di controllare), certi discorsi fanno scattare l'istinto di demolirli. E anzi ti chiedo scusa.

Io non sono mai stata vittima dei modelli diffusi. E non ho mai cercato di conformarmi. Anzi il problema al massimo è che dovrei cercare di farlo un po'. Non nel stupido stupido del conformismo, ma nel senso di riconoscere (non in teoria ma in pratica) che faccio parte di una comunità e non sono un atomo isolato in un universo di atomi isolati. I pensieri li ho coltivati pure troppo e le mie presunte idee le ho difese fino alla nausea. Non è quello il problema per me. Te l'ho detto. Capisco quello che dici rispetto a delle situazioni specifiche (come quella che hai descritto).

Anche l'ultima tua affemazione. Per me anche lì è un po' il contrario. Io ho riconosciuto fin dalla prima volta (non so come definirla), da quando è crollata tutt'insieme l'idea che avevo di me (che poi è quello che ci costituisce, per cui era crollata proprio la possibilità di dire io), fin da allora (o meglio da quando ho riacquistato un minimo di consistenza) insomma ho riconosciuto che ero io stessa responsabile del crollo. E anche dopo e anche ora sapevo e so che sono io stessa a costruirmi la prigione che mi opprime, e che pur sapendolo non so far altro che continuare a costruire. Mi ritengo a tal punto l'unica responsabile che non credo nemmeno nella terapia, perché mi pare impossibile che una cosa esterna possa far scattare in me qualcosa di nuovo, perché ho l'impressione che non ci sia nessuna possibilità di contatto. Almeno così è andata quando ho provato (nei limiti delle mie possibilità di provare). Alla fine, su malgrado, il risultato della terapia (visto che questo è il tema) per me è stato confermarmi in questa idea di impotenza reciproca, impossibilità di contatto.

Scusate la confusione del messaggio (ci ho provato ma non riesco a migliorarlo).

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io invece credo che il punto sia sempre lo stesso, non che io voglia dire quali siano o no i tuoi problemi ma io penso che questo tuo atteggiamento è comunque sabotatore...di te stessa...una difesa! Poi ci sono difese ben architettate e impossibili da sorpassare e altre pronte a venir giù, dipende sempre da noi però! .almeno io la penso così, ma potrei sbagliarmi, visto che comunque mi baso su le poche esperienza che ho sotto gli occhi e non ho nememno competenze specifiche...

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secondo me le difese di per sè e il sabotarsi non sono assolutamente cose da cui allontanarci ma semplicemente da capire...

essere convinti di avere "colpa" di quello che si è oppure dire che la "colpa" è degli altri è un po' la stessa cosa.

io credo profondamente che ognuno ha le sue difese... eccessivo conformismo per voglia di essere accettati, isolamento per evitare il confronto e altre mille ancora. quello che può darci più serenità è aprirci a noi stessi affrontando il nostro dolore...

io sono convinta che affrontare i propri dolori sia l'unico modo per crearsi dentro più spazio, uno spazio che permette ai desideri di esprimersi e alla propria creatività di generare attegiamenti vitali.

finchè QUEL dolore rimarrà inespresso, inascoltato, sommerso da attegiamenti di difesa ci sentiremo sempre privi di energia e di capacità.

io il MIO dolore lo sto vivendo, affrontando e anche se a volte vorrei rifuggirlo scopro solo che ogni volta che lo affronto un po' mi lascia molto più spazio vitale.

e penso che la psicoterapia sia l'ambiente che permette tuto questo con coraggio!

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io il MIO dolore lo sto vivendo, affrontando e anche se a volte vorrei rifuggirlo scopro solo che ogni volta che lo affronto un po' mi lascia molto più spazio vitale.

:im Not Worthy:

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io invece credo che il punto sia sempre lo stesso, non che io voglia dire quali siano o no i tuoi problemi ma io penso che questo tuo atteggiamento è comunque sabotatore...di te stessa...una difesa! Poi ci sono difese ben architettate e impossibili da sorpassare e altre pronte a venir giù, dipende sempre da noi però! .almeno io la penso così, ma potrei sbagliarmi, visto che comunque mi baso su le poche esperienza che ho sotto gli occhi e non ho nememno competenze specifiche...

Sarà pure una difesa, mica dico di no. Intendevo solo dire che il discorso dei "desideri veri" e "desideri imposti dall'esterno" non ha senso in generale. Perché anche il desiderio di "serenità" potrebbe essere un desiderio imposto dall'esterno come quello della famiglia, dei figli, ecc, e perché la distinzione stessa tra interno e esterno è problematica. E io quanto più cerco qualcosa che mi appartenga veramente, che desidero veramente, che sono veramente, tanto più mi ritrovo in un vuoto spaventoso. Per cui il probl non è liberarmi dai desideri imposti (sono già fin troppo libera da tutto, una libertà che finisce pre diventare una schiavitù) ma crearmene qualcuno, costruirlo, con un minimo di convinzione. Perché forse desideri e identità non si hanno, si costruiscono.

E forse la difesa consiste proprio nel contrario, cioè forse preferisco attribuire a me la colpa del sabotaggio, piuttosto che riconoscere non so che. Forse in questo modo mi riconosco una specie di onnipotenza. Non lo so. Insomma non è che voglio negare di avere difese o problemi ecc

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ho capito meglio adesso, potrebbe sicuramente essere come dici...si tratta sempre di lavorarci su...

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ieri nuova seduta... le parole e i pensieri venivano fuori da soli e quando ad un certo punto ho detto di sentirmi come sul ciglio di un fosso e si tratta solo di saltare ma non è vero che non ce la faccio a saltare, ne ho tutte le energie... è che non voglio saltare!

ecco lui si è fatto molto più attento sottolineando che si trattava di un pensiero importante.

era proprio quello di cui discutevamo qui... avere consapevolezza che molte cose siamo noi a non volerle fare credo sia molto importante.

e questo non per sentirsi in colpa o con poca volontà ma per iniziare a cercare i motivi per cui non vogliamo "saltare".

una volta capiti i motivi e accettati per quello che sono forse ci verrà anche la voglia di saltare, no?

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ieri nuova seduta... le parole e i pensieri venivano fuori da soli e quando ad un certo punto ho detto di sentirmi come sul ciglio di un fosso e si tratta solo di saltare ma non è vero che non ce la faccio a saltare, ne ho tutte le energie... è che non voglio saltare!

ecco lui si è fatto molto più attento sottolineando che si trattava di un pensiero importante.

era proprio quello di cui discutevamo qui... avere consapevolezza che molte cose siamo noi a non volerle fare credo sia molto importante.

e questo non per sentirsi in colpa o con poca volontà ma per iniziare a cercare i motivi per cui non vogliamo "saltare".

una volta capiti i motivi e accettati per quello che sono forse ci verrà anche la voglia di saltare, no?

Nella tua metafora il motivo è ovvio. Uno non vuole saltare il fosso perché ha paura di caderci dentro. Una volta capito e accettato che il motivo è quello, tutto resta tale e quale, perché si continua ad avere paura. Ci vorrebbe un ponticello piuttosto.

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però potrebbe essere un errore di valutazione, potrebbe essere un fosso scavalcabile agilmente con un saltello, mentre noi la vediamo come un'impresa olimpionica.

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però potrebbe essere un errore di valutazione, potrebbe essere un fosso scavalcabile agilmente con un saltello, mentre noi la vediamo come un'impresa olimpionica.

Se è per questo potrebbe essere anche un errore opposto noi lo vediamo come un fossettino e poi sprofondiamo dentro e non ne usciamo più.

Allora bisogna prima studiare il fosso, ma a forza di studiarlo passano i secoli e noi stiamo sempre sul ciglio. E a forza di stare sul ciglio, prima o poi ci distraiamo un momento, poggiamo male il piede, scivoliamo e sprofondiamo nell'abisso lo stesso.

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se lo vedessi come un fossettino avresti già provato a scavalcarlo senza pensare minimamente di andare in terapia. nel caso si fosse rivelato un burrone ti saresti sfracellata e magari saresti in terapia per rimettere in piedi i pezzi... ma allora non ti sentiresti nella posizione di essere sul ciglio del fosso...

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