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gli effetti della psicoterapia


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l'orientamento di una psicoterapia è interessante da conoscere ma io credo che al di là di quello la vera differenza la faccia lo psicoterapeuta.

mi spiego meglio.

la psicoterapia, di qualsiasi orientamento sia, si basa sempre sulla collaborazione tra paziente e psicoterapeuta... il fatto che si usino tecniche diverse è qualcosa che secondo me viene assolutamente dopo. è fondamentale il senso di accoglienza, la capacità di entrare in empatia e di vivere in modo profondo la relazione con lo psicoterapeuta.

una volta chiesi al mio psicoterapeuta se le terapie cognitivo-comprtamentali avrebbero potuto farmi risolvere in modo più veloci le mie difficoltà.

e lui rispose che a volte succede siano più veloci, a volte invece anche più lunghe.

la grossa differenza tra psicoterapie brevi e psicnalitiche sta nel fatto che quelle psicoanalitiche vanno a modificare meccanismi profondi e per questo hanno bisogno chiaramente di più tempo.

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si però tu parli di empatia e senso di accoglienza perchè è quello che ha caratterizzato il tuo percorso. ognuno in quel contenitore ci mette le proprie questioni, le proprie dinamiche ecc...

il mio percorso è caratterizzato da coflittualità, senso di mancata comprensione ecc...non sempre ma in maniera molto ricorrente... siccome ho fiducia nel mio terapeuta, so che alla fine queste sono le mie questioni, ed è giusto che sia così, perchè queste devo affrontare.

mi sento di precisare sta cosa, perchè temo che qualcuno con percorsi analoghi al mio possa leggere qui e sentirsi alieno, magari arrivando a dubitare del proprio percorso...

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si però tu parli di empatia e senso di accoglienza perchè è quello che ha caratterizzato il tuo percorso. ognuno in quel contenitore ci mette le proprie questioni, le proprie dinamiche ecc...

il mio percorso è caratterizzato da coflittualità, senso di mancata comprensione ecc...non sempre ma in maniera molto ricorrente... siccome ho fiducia nel mio terapeuta, so che alla fine queste sono le mie questioni, ed è giusto che sia così, perchè queste devo affrontare.

mi sento di precisare sta cosa, perchè temo che qualcuno con percorsi analoghi al mio possa leggere qui e sentirsi alieno, magari arrivando a dubitare del proprio percorso...

ma certo!!!!

in fondo esprimere conflittualità è ciò che si fa con chi si ha un legame... non con uno sconosciuto...

l'accoglienza non è intesa nel senso di affetto e sentimenti positivi, tutt'altro, nella possibilità di esprimere in quella stanza cose che forse fuori non riusciamo ad esprimere, comprese rabbia, disagio, richieste di attenzione...

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però sembra un po' un gioco di parole... ti accolgo nel tuo non sentirti accolto... ti accolgo non facendoti sentire accolto...

fermo restando che son riflessioni mie, non sto contestando quello che scrivi tu.

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prova a pensare se le stesse cose riusciresti a dirle ad una qualsiasi altra persona...

rivendicare l'ascolto è qualcosa che molto spesso non si riesce a fare...

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in fondo esprimere conflittualità è ciò che si fa con chi si ha un legame... non con uno sconosciuto...

E chi te l'ha detto. Io so esprimere conflittualità con chiunque. Anche col primo sconosciuto che mi capita davanti. Insomma non è detto che debba esserci un legame, l'altro a volte può semplicemente fare da spalla.

prova a pensare se le stesse cose riusciresti a dirle ad una qualsiasi altra persona...

non siamo tutti uguali

per me per esempio è molto più facile fare una confidenza a uno sconosciuto che a una persona nota

non c'è paragone

persino con lo psicoterapeuta riuscivo meglio all'inizio che in seguito

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forse è vero... vedo tutto con i miei occhi e con il mio sentire e questo è un limite.

io penso solo che la psicoterapia sia una grande opportunità e magari non lo è per tutti ma sono convinta lo sia per chi vuole davvero trovare una strada nuova

con coraggio mostrandosi disposto ad attraversare il dolore e le mille difese che tutti ci costruiamo.

io noto che spesso l'intellettualizzazione e il ricorrere alla razionalità sono le difese più usate...

in psicoterapia si SENTE, si vivono le emozioni e con quelle nessuna razionalizzazione riesce a far nulla.

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io noto che spesso l'intellettualizzazione e il ricorrere alla razionalità sono le difese più usate...

in psicoterapia si SENTE, si vivono le emozioni e con quelle nessuna razionalizzazione riesce a far nulla.

questo lo penso anch'io.

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ma, anche in questo caso, mica è detto

forse si può dire che in terapia si dovrebbe "sentire"

o che "si sente " se la terapia funziona,

ma c'è anche chi, proprio come non sente le emozioni nella vita,

non le sente nemmeno nella terapia.

e comunque per cogliere questa opportunità, oltre al coraggio e alla volontà di cui parli, bisogna anche avere un lavoro remunerativo, o una rendita, o un finanziatore.

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ma, anche in questo caso, mica è detto

forse si può dire che in terapia si dovrebbe "sentire"

o che "si sente " se la terapia funziona,

ma c'è anche chi, proprio come non sente le emozioni nella vita,

non le sente nemmeno nella terapia.

e comunque per cogliere questa opportunità, oltre al coraggio e alla volontà di cui parli, bisogna anche avere un lavoro remunerativo, o una rendita, o un finanziatore.

sentire certe emozioni o non sentirle non significa essere più o meno bravi o capaci di sentimenti...

tutti e dico tutti siamo fatti di sentimenti ma a volte c'è tanto di quel dolore che temiamo di vivere che non possiamo fare a meno di schiacciare anche tutte le altre emozioni.

la terapia ha tante componenti... tempi lunghi... difficoltà nel trovare un legame paziente-psicoterapeuta e nella terapia non dovrebbero esistere colpe o mancanze ma solo possibilità mancate.

e poi ci sono momenti in cui non si è pronti per una psicoterapia e momenti in cui invece non se ne può proprio fare a meno.

insomma le componenti sono tante.

sul lavoro remunerativo sono daccordo con te... non tutti hanno la fortuna di potersi permettere la psicoterapia

ma bisogna anche dire che ci sono anche tante persone che fuggono al dolore usando i soldi in modi distruttivi e non costruttivi.

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può esse' che tu senti di non sentire... :Raised Eyebrow:

è lo stesso

sentire non è una realtà oggettiva

se uno sente di non sentire non sente

poi ci possono essere tutti i motivi che vuoi che impediscono di sentire, che soffocano le emozioni, quello che vuoi

ma questo è vero pure nella vita di tutti i giorni, non solo nella terapia

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Nella tua metafora il motivo è ovvio. Uno non vuole saltare il fosso perché ha paura di caderci dentro. Una volta capito e accettato che il motivo è quello, tutto resta tale e quale, perché si continua ad avere paura. Ci vorrebbe un ponticello piuttosto.

Forse io mi credo un uomo intelligente proprio e solo per questa ragione, che in tutta la vita non m'è mai riuscito di portare a termine nulla.(Memorie dal sottosuolo)

Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia.(Memorie dal sottosuolo)

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Forse io mi credo un uomo intelligente proprio e solo per questa ragione, che in tutta la vita non m'è mai riuscito di portare a termine nulla.(Memorie dal sottosuolo)

Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia.(Memorie dal sottosuolo)

eheh

è vero che nel sottosuolo ogni tanto si incontrano dei personaggi interessanti con cui identificarsi un attimo e consolarsi un po'

però il resto del tempo si soffoca e basta

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eheh

è vero che nel sottosuolo ogni tanto si incontrano dei personaggi interessanti con cui identificarsi un attimo e consolarsi un po'

però il resto del tempo si soffoca e basta

lo hai letto il libro?.............quando si è in quel modo altro che terapie...........

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Sì sì l'ho letto molto tempo fa, poi l'ho anche riletto più tardi.

In un saggio su D. (non mi ricordo quale) si diceva anche che a quel punto dopo memorie del sottosuolo o diventava pazzo o arrivava ad altro (non mi ricordo) come poi è stato.

Ma siamo fuori tema...

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La citazione non mi sembrava affatto fuori tema, anzi..

no certo non volevo dire questo

sono io che sono andata fuori tema

e temevo i rimproveri dell'autrice del topic

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Sì sì l'ho letto molto tempo fa, poi l'ho anche riletto più tardi.

In un saggio su D. (non mi ricordo quale) si diceva anche che a quel punto dopo memorie del sottosuolo o diventava pazzo o arrivava ad altro (non mi ricordo) come poi è stato.

Ma siamo fuori tema...

io di saggi su D. ho letto solo quello di Freud che interpreta l' epilessia di D. e la conversione alla fine di delitto e castigo con il solito complesso di Edipo...................credo che Memorie del sottosuolo sia il piu' radicale, analizza perfettamente le dinamiche mentali del masochista, anzi meglio dell' uomo troppo cosciente e poco pratico che ad ogni perche' riesce a trovare sempre un nuovo perche' e non un come aggirare l' ostacolo.........se ricordi calzava molto la metafora della montagna. Mi immagino un personaggio del genere in terapia mentre gli propongono tecniche di Pnl o modi per aggirare la montagna ihihiihih

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no certo non volevo dire questo

sono io che sono andata fuori tema

e temevo i rimproveri dell'autrice del topic

lascia buona l' autrice che ieri voleva litigare con gli utenti in modalità riservata ihihihih,,,,,va be me la sono cercata ora mi fulmina :icon_confused:

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lascia buona l' autrice che ieri voleva litigare con gli utenti in modalità riservata ihihihih,,,,,va be me la sono cercata ora mi fulmina :icon_confused:

hey non mi fare la iena che non sono... :icon_rolleyes:

non del tutto almeno :Just Kidding:

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l' uomo troppo cosciente e poco pratico che ad ogni perche' riesce a trovare sempre un nuovo perche' e non un come aggirare l' ostacolo.........

mi sembra la descrizione di una certa frncs...

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