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Per questo motivo si dedicano molto poco a decidere le cose in partenza, ma cercano di costruirsi

sacche di arbitrarietà assoluta (e, appunto, scudi...).

appunto... anche con qualcuno posto a presidio di questo andamento

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Vedi? "Qualcuno", non le "regole del sistema". Sull'autobus non c'è alcuna regola, ad esempio, che imponga di star zitti quando

si nota qualche segnale preoccupante. A far star zitti sono le reazioni, o il timore delle reazioni (cioè i comportamenti)

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il qualcuno è lì perchè qualcun altro ce lo ha messo a presidiare, no? Come gli altri fa parte del sistema ed è messo in condizione di guadagnarci...Poi è anche vero che a far star zitti sono le reazioni, o il timore delle reazioni ma nei confronti di chi?

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Degli altri.

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non voglio sottrarre importanza alla coscienza individuale ma continuo a chiedermi se non ci fosse qualcosa che non va, per esempio nel motore di 'sto cavolo di autobus, di cosa dovrebbero parlare o non parlare? :Confused:

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Di quello che non va sull'autobus su cui si trovano, potrebbe essere un inizio, no?

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Però, appunto, se tra ciò che non va (come spesso accade) c'è il fatto che non si può parlare di nulla di ciò

che serve per far andare l'autobus, il serpente si morde la coda, e o si aggiusta 'sta cosa oppure si faranno

solo le cose che non richiedono di parlare (o anche le altre, ma male).

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E sì. Io avevo anche detto che era da ritenersi una condizione necessaria, al di là del mio pessimo giudizio sulla vettura … poi che sia veramente innata nella struttura del sistema autobus o che si sia radicata non so bene per quale strana alchimia nei passeggeri, non cambia molto e forse non ci frega neanche tantissimo…

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No, beh... però può essere utile sapere perché non è possibile parlare. Cioè... se tu sei sul lavoro e per fare

la tua parte hai bisogno di parlare con i tuoi colleghi e questi non danno udienza, qualche motivo c'è e lo sanno

loro, qual'è. Se carotando il muro poi magari viene fuori che hanno paura che qualcuno li meni se parlano di

lavoro, potrebbe essere utile sapere di chi hanno paura, verificare se è una paura fondata oppure no, ecc... e

infine studiare come affrontare il problema, dopo averlo studiato quel minimo... (andando oltre le ipotesi).

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a me vengono in mente solo due possibilità: o si ha il timore di qualcuno o si ha timore che ci sia qualcuno. :mellow:

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Due possibilità riguardo a cosa?

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sì, in effetti è un po' riduttivo. Ma stiamo ancora parlando dell' autobus FT in particolare, vero?

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No, stiamo parlando in generale. Comunque non so se per le grosse aziende come FT calza molto l'immagine dell'autobus.

Le grosse aziende sono apparati burocratici. (non c'è una persona che guida, anche se esiste un vertice).

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però esistono delle gerarchie...

stavamo parlando della mancanza di comunicazione fra colleghi, quindi fra "equidistanti", giusto?

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Certo, non ho mai visto apparati burocratici senza gerarchie. Fino a verifica, però, queste indicano solo posizioni,

e relativi poteri e responsabilità (che poi siano usate o meno, e come, è tutto da verificare caso pe caso).

Non so cosa intedi per colleghi equidistanti... :huh: io comunque intendevo tra "colleghi" nel senso di persone

che operano nello stesso ambiente di lavoro e che si suppone che ne parlino (a meno che non siano certosini)..

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No, beh... però può essere utile sapere perché non è possibile parlare. Cioè... se tu sei sul lavoro e per fare

la tua parte hai bisogno di parlare con i tuoi colleghi e questi non danno udienza, qualche motivo c'è e lo sanno

loro, qual'è.

ma secondo te perchè si sottraggono alla comunicazione? :Straight Face: Per quella che è la mia esperienza personale il sottrarsi alla comunicazione equivale a cercare di schivare il problema, magari a scapito del lavoro stesso...

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Verosimile. Però senza lanciarsi in ipotesi si può sempre fare qualche carotaggio nel muro

(qualcuno l'ho riportato in questo topic...).

Invece, prova a rileggere questo alla luce di ciò che si diceva ora sulla comunicazione:

http://www.psiconline.it/forum/index.php?s...st&p=267744

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La Spinelli nel suo articolo suggerisce...

"Bisognerebbe fare una raccolta delle lettere che alcuni hanno lasciato, prima di uccidersi, come si fa con le lettere dei condannati

a morte. Aiuterebbe molti a capire, a rettificare parole, certezze, a vedere un’emergenza sociale dietro le intimità di una psiche."

Non è una cattiva idea, anche se forse darebbe più indicazioni per capire la matrix che non la psiche (magari è proprio ciò

che intende lei, boh?). Ad esempio 'sto qui (per chi lo vuol vedere in faccia c'è anche qualche

) che porello manco c'è,

riuscito a suicidarsi, racconta alcune cose che ho la vaga impressione che ne siano tratti caratteristici. Esempio:

- "Poco a poco - ricorda - abbiamo perso il senso del servizio pubblico. L'interesse commerciale ha

preso il sopravvento sulla parte tecnica".

- L'impossibilità di fare domande o di discutere l'organizzazione del lavoro con i manager.

- La moglie e il figlio di 23 anni hanno scoperto la sua depressione il giorno del suo tentato suicidio.

ti riferisci a questo?

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Si, in particolare a questo:

L'impossibilità di fare domande o di discutere l'organizzazione del lavoro con i manager.

Occhio ora alla potenza dell'ambiguità del linguaggio. Una frase del genere può essere letta come:

a) Non si può parlare dell'argomento "organizzazione" del lavoro.

b) Non si può contestare il modo in cui è organizzato il lavoro.

Dove (o da chi) la gerarchia viene presa un po' troppo sul serio (o temuta), si tende a leggerla nel modo b), e non c'è perifrasi che tenga:

lamentare una cosa del genere diventa automaticamente un volersi arrogare il diritto di ingerire in cose che spettano ad altri.

Capita spesso, invece, che si renda necessario dirla nel senso a), perché magari l'organizzazione del lavoro ha carenze bloccanti che

sono evidenti quando si svolge l'attività (e magari il responsabile non le vede), perchè non è stata comunicata a chi la deve svolgere, o

è stata comunicata male ma nessuno chiede chiarimenti, o addirittura semplicemente... perché non c'è.

Se si combina 'sta cosa con una pretesa di risultati (che di rado è pretesa a tutti), si ottiene un particolare incantesimo di Harry Potter...

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Qualcosa di simile... solo più di tipo "meccanico" che morale. Più derivante da caduta libera di barili, combinata con la posizione

in cui ci si trova, che non da una scelta collettiva di una vittima sacrificale per espiare una presunta colpa collettiva.

(Anche perché una cosa del genere presupporrebbe un certo grado di comunicatività all'interno della "collettività" del caso... :mellow: ).

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:icon_confused:

cioè le conseguenze di una cattiva organizzazione ricadono su chi deve fare il lavoro?

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Quello accade, come può accadere anche che i vantaggi di una cattiva organizzazione ricadano su chi deve fare il lavoro

(es: in una ripartizione sbilanciata di carico, c'è chi si vede cadere addosso più carico e chi meno).

Ma qui non si tratta delle conseguenze di una cattiva organizzazione bensì del non poter parlare.

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