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Trovato 7 risultati

  1. Buongiorno.. e che lo sia davvero! sono un ragazzo, ormai adulto, di 38 anni che soffre di ansia e depressione dovute all'attività lavorativa che svolge. E' un'attività che ho sempre svolto malvolentieri, che mi insegue anche nei giorni e negli orari non lavorativi e turba h24 la mia serenità. Svolgo questa attività da più di 7 anni, con grande fatica, stando in ufficio almeno 8 ore al giorno... lavorandone però solo 2-3.. sono diventato un procrastinatore seriale... non riesco a lavorare... e ciò sta portando ulteriori difficoltà e al moltiplicarsi dell'ansia di fare "casino"... Faccio l'amministratore di condomini. Ma non sono un amministratore di condomini. Non riesco a mollare l'attività poichè non trovo un'alternativa e non ritengo possibile rimanere senza un'entrata economica dopo che mi son sposato ed ora sono anche padre da pochi mesi. In passato son sempre riuscito a "scamparla" arrivandoci con la forza dei nervi. Ora mi sto proprio lasciando andare in caduta libera. Ho paura del burn out, del non ritorno... di fallire con l'attività... e di conseguenza di perdere la mia famiglia. Non riesco a trovare motivazioni per combattere, neanche mio figlio riesce a darmi quella marcia in più di cui avrei bisogno. Ho coinvolto mia moglie in questo mio disagio che però non percepisce pericoloso e tossico così come lo vivo perennemente. Son sempre riuscito con la forza a non influenzare il tempo passato in famiglia con le mie preoccupazioni ma ora non ci riesco più e i giorni di "festa" li vivo spesso in piena apatia... con l'ansia del lunedì. Non ho la forza di chiudere questa esperienza di fallimento ed intraprenderne una nuova. Per questo chiedo aiuto. Grazie per l'attenzione
  2. Allora sono un paio d'anni che ormai mi sono isolato dal mondo frequento solo due amici e uno di loro è online è una lei e mi attrae , vivo una vita abbastanza monotona che non comprende rapporti con altre persone (a parte quella della mia famiglia e del mio migliore amico) sono molto asociale e introverso...Il mio problema è che non capisco se sono io o il mio subconscio a volere la solitudine oppure nessuno dei due bho, ormai mi sono abituato a stare solo ma sinceramente è un vero schifo certe volte sembra di essere pazzi non ce una via di sfogo. Ci sono stati dei momenti in questi due anni in cui volevo semplicemente compagnia ma quella del mio migliore amico non mi bastava, tutto questo mi da difficoltà anche nell' aver rapporti sentimentali con qualcuno e infatti sono single da un po e la cosa mi secca non enormemente ma abbastanza. Non comunico e non mi ritrovo in posti comunemente affollati gli unici miei posti preferiti sono i parch, qualsiasi altro posto comprenda la natura ma se ci trovo tanta gente entro nel panico e addio parco. Non esco molto anzi quasi mai, esco due volte a settimana più o meno ma mi sposto da una casa all'altra per andare dal mio migliore amico che ha una situazione molto simile alla mia, l'unica differenza è che lui ha scelto di stare solo...Questo episodio di volere compagnia mi sta capitando anche ultimamente e sinceramente non so più cosa fare non capisco se voglio stare solo o se voglio stare con altre persone e avere una vita sociale . Spero tanto di essermi saputo spiegare e spero che potrete darmi consigli al riguardo, ormai la confusione che mi affligge è enorme normalmente rimmarrei fermo a non fare nulla continuando ad esistere in questo modo ma sono stanco voglio avere delle chiarezze nella mia fredda vita. Le persone non escono con te e non ti aiutano via social, mi serve un vero e proprio posto dove sia facile per me fare amicizia, perché non sono specialmente timido, se mi applico penso di poter costruire rapporti stabili, ma ora non ne trovo il modo. cosa mi consigliate? Grazie
  3. Buongiorno a tutti, vi segnalo il corso blended (RES+FAD) per psicologi “Neurobalance: un approccio multidisciplinare al trattamento dei disturbi dell’adattamento e da stress”. Si tiene Venerdì 12 Maggio presso l’Hotel Excelsior, Via Giulio Petroni n. 15 di Bari, dalle ore 9.00 elle 17.30 CREDITI FORMATIVI: 10 ECM COSTO: GRATUITO PROGRAMMA: SCARICA IL PROGRAMMA>> PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: scrivi a info@neurobalance.it tel. +39 0773 480120 Razionale La reazione agli agenti stressanti è una reazione normale e adattiva, cioè funzionale alla sopravvivenza dell’individuo, che esiste da sempre ed è fisiologicamente identica in tutti gli esseri viventi. Nelle specie animali si caratterizza come risposta fight or flight (combatti o fuggi). La società attuale, per come è strutturata e per le richieste che pone all’individuo, è caratterizzata da un numero maggiore di fonti di stress (stressor), di alcune delle quali spesso non siamo neanche consapevoli, e stress di più lunga durata. La concomitanza di stressor multipli e stress cronico aumenta il fattore di rischio per lo sviluppo delle cosiddette Patologie dell’Adattamento. Obiettivi Attraverso l’esame delle acquisizioni scientifiche più moderne, il corso fornisce le nozioni circa l’utilizzo di strumenti diagnositici e terapeutici indicati nella presa in carico globale e personalizzata dei pazienti con disturbi dell’adattamento e da stress. Il susseguirsi di modalità residenziali e fad consentirà ai discenti di partecipare ad un evento altamente formativo. Infatti, accanto alla formazione tradizionale con passaggio di nozioni e informazioni da docente a discente nel corso delle lectio magistralis, attraverso la frequenza dell’aula didattica e con gli strumenti messi a disposizione da essa, i partecipanti potranno approfondire e discutere tra loro e con i docenti tutti i temi oggetto della proposta formativa. Organizzazione del corso Corso blend per 100 partecipanti 1) Sessione residenziale: 7 ore 2) Sessione fad 3 ore 3) Sessione fad sincrona 1 ora Il corso è accreditato ECM (10 crediti formativi per il 2017) per un numero massimo di 100 partecipanti. www.neurobalance.it
  4. Il mio compagno, separato da 6 anni, sta con me da 1 anno e mezzo. Conviviamo; la figlia quattordicenne è molto gelosa, possessiva e adotta varie strategie per tenerci separati, alcune tollerabili utilizzando semplicemente un pò di maturità da parte mia, altre meno: dalla richiesta di dormire loro due da soli nel lettone (quando arriva lei a trovarlo io devo andarmene...e lo faccio, per il rispetto del loro rapporto), all'esigere baci, carezze, coccole e abbracci da lui in mia presenza in occasione di feste, compleanni ecc. quasi a voler rimarcare il territorio, al mettere il "broncio" se io e lui sediamo accanto, o parliamo di lavoro, della spesa da fare...insomma di aspetti semplici del vivere quotidiano. Inoltre ha strani atteggiamenti relativi al suo fisico. Fa continuamente riferimento davanti a lui su chi abbia il seno più grande, ed altre cose del genere, imponendo spesso la sua "sessualità" ad entrambi mostrandosi seminuda o in atteggiamenti intimi. Lui è sempre stato un padre permissivo, giocherellone e "amico complice". Temo che il problema di gelosia sia proprio nei miei contronti, per quanto io abbia sempre cercato di strisciare silenziosa ogniqualvolta eravamo tutti e tre assieme. Ho sempre cercato di lasciarle i suoi spazi con il padre, allontanandomi con tranquillità affinchè non sentisse la mia presenza come qualcosa che la privava dell'affetto paterno.....ma purtroppo o per fortuna, sono rimasta incinta , ed ho davvero paura che tutto questo non mi permetta di vivere con serenità la mia gravidanza, tenuta finora nascosta alla ragazzina per non turbarla. Non so cosa sia meglio fare. Se imporre la mia presenza o le mie esigenze, o lasciar passare ancora del tempo per permettere alla ragazzina di sentirsi sicura che nessuno la sta spodestando. Grazie a chi vorrà dare consigli.
  5. Ciao mi chiamo marco sono un ragazzo di 24 anni e volevo domandarvi un paio di consigli sulla mia posizione e su cosa potrei fare per migliorare oltre a me stesso anche i rapporti che ho con le altre persone... Ci sono delle volte che sembra di guardare la vita di terza persona... ci sono delle volte che mi sento sprofondare nei più profondi meandri dell' angoscia ... Sono anche affetto da psoriasi a placche, da circa sette anni, mi sono comparse macchie in più punti del corpo: dietro alle orecchie, sulle ginocchia, sulle mani, e anche sotto gli occhi e anche in punti più intimi.. e questo per me è un problema, un problema perchè: 1 oltre ai vari fastidi che questa malattia crea (prurito, arrossamenti, squame argentee, o a volte anche perdite di sangue ) mi impossibilita una normale conversazione visto che la gente è "spaventata" da essa o comunque sento che mi tratta come un appestato o uno da compatire 2 avendola in punti "intimi" ho paura che alla fine di un appuntamento o comunque ogni qual volta ne capiti l'occasione di poter aver a che fare con una ragazza, ho sempre paura che quando si arrivi al "gran momento" ho il terrore che "vedendola" (la chiazza di psoriasi) rimanga schifata o addirittura impaurita... 3 non mi riesco a esprimere bene anzi diciamo che sono proprio negato a parlare cioè non è che sia muto e nemmeno analfabeta ma proprio non riesco a parlare, balbetto, mi mangio le parole, mi escono suoni dalla bocca senza significato... e il bello è che il discorso magari me lo ero anche preparato e provato a casa e le persone attorno a me prendono paura, si infastidiscono o in certi casi si arrabbiano e questo mi continua a far passare sempre di più la voglia di parlare... 4 non riesco o almeno riesco, ma di gran lunga meno, a relazionarmi con le ragazze che con gli uomini...premetto che non sono omosessuale... ho pensato fosse legato al punto 2 che inconsciamente avendo paura di un eventuale rifiuto non sia stimolato a cominciare una conversazione o che comunque sentendo i problemi di comunicazione che ho mi escludano o comunque mi giudichino per quello che non sono... 5 Non riesco a trovare degli argomenti per cominciare una conversazione, mi spiego: l'altra sera mi sono incontrato con la ragazza che mi piacerebbe aver affianco per il resto della mia vita, a casa mi ero fatto una scaletta mentale con le domande gli argomenti, le battute che potevano farle per farla ridere e al posto di conversare e ridere e scherzare come avrei voluto, mi è comparsa in testa una pagina bianca... 0 assoluto non sono riuscito a spiaccicare una parola un pensiero ne a far trasparire qualsiarsi genere emozione (o a giudicare dal risultato magari le ho trasmesso emozioni sbagliate), era come se guardassi la scena in terza persona*, nonostante era più di un mese che aspettavo quel momento non sono riuscito a fare niente di più che salutarla e augurargli una buona continuazione della serata... 7 mi capita spesso di stare in silenzio, imbambolato, ad ascoltare... faccio molta fatica a ricordare avvenimenti, impegni, nomi.... sento che a volte la testa passa da essere piena di pensieri come se fosse pronta per esplodere a momenti in cui non riesco a pensare a niente. non provo più emozioni.... sono stanco di cercare una soluzione di un problema che sembrerebbe non averne una.. Una cosa che ricordo che forse può essere in qualche modo d'aiuto è che : una volta ero a lavoro con un collega del mio capo che a differenza del mio datore di lavoro, questo era proprio un pezzo di merda infelice e frustrato per il fallimento del suo matrimonio e, siccome stava passando un brutto periodo della sua vita al posto di andare a farsi vedere ha pensato di scaricare per più di un mese tutta la rabbia e la cattiveria e la frustrazione che aveva su il suo unico operaio... me... mi ricordo che urlava e insultava sempre a delle volte si divertiva a schernirmi con i clienti per un lavoro mal svolto o incompleto (nonostante avessi 16 anni) finchè mi ricordo chiaramente che verso la fine di questo mese di lavoro un giorno che avevo preso insulti su insulti tutto d'un tratto le suo offese e le sue cattiverie erano come se non mi toccassero più.... cioè le sentivo ma mi uscivano subito dall'altro orecchio... mi ero sentito stranamente felice in quel momento... era come se mi ero creato dentro di me uno scudo, una bolla, dove tutte le parole e gli insulti che sentivo mi rimbalzassero contro proprio come se non mi toccassero proprio come se non mi riguardassero ... avevo imparato a indossare lo scudo nelle 8 ore di lavoro e a cavarmelo una volta finito di lavorare... penso di essermi dimenticato su lo scudo e quel che è peggio è che mi sono dimenticato il modo di togliermelo... L'IO che ero prima di indossarlo.... ora mi rimane soltanto un ricordo, un debito da saldare, e una malattia che non si potrà mai guarire del tutto... avrei tanta voglia di andare la e scuoiarlo vivo e fargli solo assaggiare solo un po di tutto quel dolore che mi ha gentilmente e assiduamente ogni giorno, per quasi 4 anni, donato. grazie in anticipo delle risposte.
  6. L.Soares

    DPTS

    Salve a tutti, scrivo per la prima volta in un forum di questo tipo con curiosità e massimo rispetto nei confronti di quanti condividano le proprie opinioni ed esperienze, magari sperando di riuscire altrettanto. In particolare c'è un tema sul quale mi piacerebbe confrontarmi ed è quello inerente al disturbo post traumatico da stress (DPTS), nella fattispecie cronico, o più in generale a situazioni in cui l'aggravarsi di una data problematica abbia raggiunto punti critici. Grazie in anticipo a chiunque vorrà spendere una parola e/o confrontarsi sul tema. Intanto vi auguro una buona serata.
  7. 5° Convegno Nazionale Psicopatologia e lavoro. Lo stress, il rischio e la malattia 6 novembre 2014 - Milano - Camera del Lavoro Fissata la data della nuova edizione del Convegno annuale della SIPISS, arrivato alla 5° edizione - a partecipazione gratuita. Il Comitato scientifico sta elaborando il programma dellevento e valuterà i contributi pervenuti (scrivere a segreteria@sipiss.it), il termine per inviare i paper è il 15 luglio 2014. Il 1 giugno apriranno le iscrizioni per i partecipanti. La quinta edizione In questa edizione del Convegno, ci si propone di mettere in luce come gli ambienti di lavoro siano caratterizzati da un continuum lungo il quale i lavoratori si distribuiscono dando luogo a un ventaglio di condizioni di salute e malessere che possono assumere vari livelli di severità. Immaginando i luoghi di lavoro possiamo sì immaginare che vi siano persone che godono di una buona salute psichica e altre che invece lamentano un disagio profondo. Ma nel mezzo, ed è la stragrande maggioranza, vi stanno individui che soffrono di stress lavoro correlato così come lavoratori che, per la natura stessa della propria attività, sono esposti a rischi importanti per lo sviluppo di malattie psichiche. A chi si rivolge Il Convegno si propone come unimportante occasione per leggere e ri-leggere i nostri ambienti di lavoro e lo stato di salute di coloro che li vivono. L'occasione è quella di affrontare l'argomento sotto diversi punti di vista e con il contributo di differenti discipline, dalla medicina alla psicologia basandoci oltre che su dati statistici e competenze tecniche, anche su esperienze sul campo. Il programma Le macro aree tematiche affrontate saranno: il benessere dei lavoratori, i cambiamenti nella percezione e nellesperienza dello stress tra i lavoratori, i fattori di rischio per lo sviluppo di psicopatologie nellambiente di lavoro e, infine, la malattia psichica conclamata o diagnosticata. Segreteria organizzativa Via Ciro Menotti 9 20129 Milano Tel 02 83421879 Fax 02 83422112 segreteria@sipiss.it Sipiss - Società Italiana di Psicoterapia Integrata per lo Sviluppo Sociale segreteria@sipiss.it www.sipiss.it

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