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E se ci si innamora dello psicologo?


ARLEY

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comunque anch'io non parteciperei più a un raduno. dopo ho preferito incontri a due, o massimo tre persone perchè secondo me è la dimensione giusta per riuscire a parlare, soprattutto dopo aver tanto scritto...

c'è anche questo aspetto si...

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Eh, eh

:He He:

Fate come me, le foto al lifeframe, tutte aggiustate..

Ci vogliono ore e ore di scatti, la luce migliore.. il naso di fronte, guai di profilo..sorriso, oppure la mano sotto il mento che fa tanto donna pensante e profonda..uhhh, signore e signori, io vado dallo psicologo, ohè, mica friggo con l'acqua. :D:

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io non avrei mai il coraggio di espormi pubblicando una foto... già è difficile raccontare qualcosa di me...sapere che nessuno di voi mi conosce mi fa sentire più 'accolta'. Non mi sento brutta e non mi darebbe neanche fastidio se qualcuno lo dicesse o lo pensasse e il sentirsi esposta che mi crea problemi

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ci sarebbero anche le dita nel naso, indici medi e altre amenità

foto a tema ad esempio raffiguranti la fossafobia...con scarpa lercia ed espressione ad hoc

me state a convince, stanno per scadere le due ore, mo' la tolgo

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ma c'hai la controfigura anche della tua compagna? :Just Kidding:

no, lei era quella vera

in effetti lei manco lo sa che la mando in giro con la mia controfigura !! :He He:

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anche io privilegio gli incontri a 2 piuttosto che i raduni

il raduno dell'anno scorso è stato improtante perchè mi ha dato una sorta di spinta, ma poi, da allora ho fatto miniraduni

in generale, io credo che se vuoi veramente parlare con una persona il solo modo è incontrarsi in 2 massimo 3. se siè di più la si butta in caciara

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chi sa perchè avete letto .. l' assenza di confine tra adulto e bambino come un " meglio " - "peggio".

chi ha parlato di meglio e peggio ??.

per digi :.se uno si infervora per un discorso .. forse non è solo perhcè gli ricorda qualcosa che gli brucia.. ma forse perchè ha un idea a lui cara.

esempio . non è che Martin Luther King si infervorava perchè era infantile.

forse...

cioè non è tutto riconducibile ad una formula.

comunque.. non ci infervoriamo troppo. : )

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chi sa perchè avete letto .. l' assenza di confine tra adulto e bambino come un " meglio " - "peggio".

chi ha parlato di meglio e peggio ??.

per digi :.se uno si infervora per un discorso .. forse non è solo perhcè gli ricorda qualcosa che gli brucia.. ma forse perchè ha un idea a lui cara.

esempio . non è che Martin Luther King si infervorava perchè era infantile.

forse...

cioè non è tutto riconducibile ad una formula.

comunque.. non ci infervoriamo troppo. : )

il mio era un esempio generico left.....ovvio che non è sempre così..... :Raised Eyebrow:

poi tu parlavi di autenticità e di recitazione riferita al bambino e all'adulto.....per me anche i bambini fingono molto più spesso di quel che si crede e sopratutto a sè stessi, e molti adulti sono autentici....

e chi si infervora!!! :Four Leaf Clover:

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non mi è ben chiaro il discorso del nutrimento, zazà. tu intendi qualcosa che ci arriva dall'esterno o qualcosa che impariamo a darci? perchè se è qualcosa che arriva dall'esterno temo che rifiniamo in una modalità "infantile", dipendiamo da qualcuno che ci nutre, non siamo autonomi nel procurarci nutrimento. e se disgraziatamente nessuno ci da quel nutrimento, che facciamo?

però non so, ho poco chiaro quello che intendi...

he he, in effetti è poco chiaro anche a me e non credo che oggi riuscirò a spiegarmi meglio, sono abbastanza stanca (stamattina levataccia) e ho la testa satura di emozioni, non mi sento molto lucida.

Comunque è ovvio che bisogna imparare ad allattarsi da soli ma non mi è chiaro come avvenga questo passaggio da una condizione "infantile" a quella "adulta". Nella prima parte dello scritto postato da nome si parla di consapevolezza, non ripeto tutto quello a cui rimanda questo termine, come se fosse una cosa sufficiente a reggere il dolore ecc. ecc.

Io non ci credo.

In effetti abbiamo parlato già varie volte di queste cose....

tu ti poni una giusta domanda: e se disgraziatamente nessuno ci da quel nutrimento, che facciamo?

infatti io penso a quei casi in cui non si hanno relazioni sane, in cui si è immersi in famiglie completamente folli, dove non ci sono relazioni nutrienti, insomma il contesto è disastroso ed è difficile risalire a galla.

In quei casi estremi che fai? la consapevolezza a cosa ti porta? secondo me a renderti conto che nessuno ti ama in modo sano. A quel punto cosa ti salva? forse un sano egoismo, un istinto di sopravvivenza? non riesco ad immaginare altro....

insomma volevo solo dire che non mi convince sto fatto che la consapevolezza sia tutto, credo che il dolore si può reggere solo se si ha quantomeno una speranza o si riceve almeno uno sputo di sano affetto.

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il mio era un esempio generico left.....ovvio che non è sempre così..... :Raised Eyebrow:

poi tu parlavi di autenticità e di recitazione riferita al bambino e all'adulto.....per me anche i bambini fingono molto più spesso di quel che si crede e sopratutto a sè stessi, e molti adulti sono autentici....

e chi si infervora!!! :Four Leaf Clover:

per recitazione non intendevo fingere .. intendevo proprio interpretare un ruolo sociale.

cosa che i bambini non fanno.

certo magari qualcuno lo farà pure. ma sono casi rari .

cosi' come è un caso raro un adulto che non interpreta un ruolo fisso nello spettacolo della società .

pero' mi sembra che sto discorso sia OT..

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chi sa perchè avete letto .. l' assenza di confine tra adulto e bambino come un " meglio " - "peggio".

chi ha parlato di meglio e peggio ??.

personalmente non ho letto assenza di confine adulto/bambino come un meglio/peggio però ho avuto l'impressione che fossi proprio tu a dare una valenza positiva al modo di comportarsi dei bambini (spontanei, non vittime delle maschere) e una negativa a quello degli adulti (irrigiditi, impoveriti, costretti a indossare le maschere imposte dalla società)

però torno a ripetere che stiamo parlando di cose diverse per cui difficilemte confrontabili

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personalmente non ho letto assenza di confine adulto/bambino come un meglio/peggio però ho avuto l'impressione che fossi proprio tu a dare una valenza positiva al modo di comportarsi dei bambini (spontanei, non vittime delle maschere) e una negativa a quello degli adulti (irrigiditi, impoveriti, costretti a indossare le maschere imposte dalla società)

però torno a ripetere che stiamo parlando di cose diverse per cui difficilemte confrontabili

hai avuto un impressione sbagliata..

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mah... secondo me la differenza più che tra adulto e pampino è tra meccanismo (più o meno) funzionale e mal-funzionale

anche se non ho seguito molto il discorso

ecco ora che ho detto la cosa saggia del giorno posso ritirarmi a raccogliere carta da regali

sto male belle mie, quanto sto male...

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sto male belle mie, quanto sto male...

mi raccomando, torna stanotte per farci sapere se sei sopravvissuta :p:

in bocca al lupo :3_5:

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nooo..la messa è risolta, eheh io sono una macchina da lettura...mentre casseggiavo ho letto già la parte più difficile, per il resto...estemporaneità anzi...mi faccio pure un giro prima...

sto male per aMMore.........

non ce l'ho l'ammore, che sto male a fare, ehhh............sto male per l'ammore che non ciò

con il cuore invece sono una tartaruga, tutti vanno più forte di me, io non riesco a starci dietro

ahhhhh ...l'amour sarà solo una cosa che sogno e nulla più

noo...quella è una capa di lupo

questo sguardo di modigliani mi sembra più affne al tutto,...ciao vado a smerd....

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he he, in effetti è poco chiaro anche a me e non credo che oggi riuscirò a spiegarmi meglio, sono abbastanza stanca (stamattina levataccia) e ho la testa satura di emozioni, non mi sento molto lucida.

Comunque è ovvio che bisogna imparare ad allattarsi da soli ma non mi è chiaro come avvenga questo passaggio da una condizione "infantile" a quella "adulta". Nella prima parte dello scritto postato da nome si parla di consapevolezza, non ripeto tutto quello a cui rimanda questo termine, come se fosse una cosa sufficiente a reggere il dolore ecc. ecc.

Io non ci credo.

In effetti abbiamo parlato già varie volte di queste cose....

tu ti poni una giusta domanda: e se disgraziatamente nessuno ci da quel nutrimento, che facciamo?

infatti io penso a quei casi in cui non si hanno relazioni sane, in cui si è immersi in famiglie completamente folli, dove non ci sono relazioni nutrienti, insomma il contesto è disastroso ed è difficile risalire a galla.

In quei casi estremi che fai? la consapevolezza a cosa ti porta? secondo me a renderti conto che nessuno ti ama in modo sano. A quel punto cosa ti salva? forse un sano egoismo, un istinto di sopravvivenza? non riesco ad immaginare altro....

insomma volevo solo dire che non mi convince sto fatto che la consapevolezza sia tutto, credo che il dolore si può reggere solo se si ha quantomeno una speranza o si riceve almeno uno sputo di sano affetto.

ci sto riflettendo su questa cosa... ma non sono sicura al cento per cento.

dico parlando in astratto, svincoliamoci un istante dalle nostre esperienze. tu sicuramente hai trovato nutrimento nell'affetto di enzo, e ciò nessuno lo toglie.

tu parli di relazioni nutrienti e di sano affetto. però in realtà non trovo che siano la stessa cosa...insomma ci possono essere famiglie "anafettive" che non trasmettono amore al figlio, che non danno lui affetto ne nutrimento... come famiglie in cui questo affetto c'è e viene pure trasmesso, ma magari ci sono un sacco di problemi "relazionali" che vengono trasmessi ai figli. i quali non soffrono per la carenza di affetto ma magari per la mancanza chessè di un modello forte, di una figura equilibrata... quindi i problemi che possono avere nella vita adulta non rigurdano la fiducia/sfiducia nelle essere amati da qualcuno, ma in altro...

lo so che sono fumosa...

non so perchè ma questo discorso mi fa venire in mente una raginamento che si faceva con un conoscente. mi raccontava di questo bambino quasi diabolico nel modo di rapportarsi agli altri... io riflettevo su come deve essere dura per un terapeuta trovarsi davanti un paziente così...freddamente pieno d'odio verso tutti, come pure i pazienti gravemente depressi che non provano nessuna emozione... le persone che soffrono spesso non sono così carine e affettuose. e rapportarsi come terapeuta a queste realtà dev'essere molto difficile. per me lo sarebbe, anzi per me sarebbe impossibile...

tutta questa digressione per dire che "il rapporto nutriente" non è sempre pensabile. non con tutti i pazienti. e la psicologia deve avere gli strumenti per aiutare indipendentemente dall'affetto che il terapeuta può provare per il paziente. non tutti i pazienti sono "amabili"... e non tutti i pazienti sono "curabili" tramite l'affetto.

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poi se dovessi riportare la questione sul "mio" personale... in questi giorni riflettevo su una cosa. su come il rapporto sia "falsato" dalla tecnica psicoterapica...sarà che io ho le antenne molto lunghe, ma mi accorgo di certi cambiamenti nel suo modo di rapportarsi a me. e anche se non so nulla di psicoterapia ipotizzo che non siano per niente casuali. non dopo un anno e mezzo. sicuramente "servono" a qualcosa... però hanno poco a che fare con la spontaneità. non posso sapere come si comporterebbe con me se fosse mosso solo dall'affetto. credo in un altro modo. ora non mi sta trasmettendo affetto...

ma non mi sto lamentando, eh!!!! lui sta facendo il suo lavoro e io sono la sua paziente, lo pago perchè usi le sue tecniche per aiutarmi. l'unico mio timore è che questo mio "cogliere" la tecnica, le faccia perdere di efficacia, e meno male che non leggo libri di psicologia... già intuisco troppo così!

insomma il tutto per dire che non è nemmeno detto che sia sempre utile, in tutte le fasi della terapia, trasmettere questo affetto...

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Interessante il confrono dei meccanismi infantili riproposti.Io son esattamente la riproposizione di me bambina.....la terapia ha proprio messo in luce il funzionamento mio infantile,che esce fuori esattamente uguale....a quando ero piccola!

E poi una volta razionalizzato e capito......dovrebbe smontarsi.........perchè discusso e quando una dinamica viene trattata dovrebbe passare dall'inconscio al'reale' per poterla gestire........la teoria è questa......ma io qualche piccolo passo in questa direzione sto provando a farlo......

Oggi sono contenta perchè ho dato un altro esame e è andato bene.......ma non sono del tutto serena, penso un po' al distacco dallo psi........e viene anche qui scatenato un meccanismo....che non mi fa capire quanto di vero ci sia (cioè se mi manca veramente!).

Boh.........va be.........non si puo' proprio capire tutto tutto!!no??

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e questo sarebbe un lupo in capa a te ?! :blink:

un lupacchiotto, piccolo -_-

la questione fu già affrontata mesi fa....

(e dissi che secondo me era una volpe)

ma all'uopo diventa un lupaccchiotto :p:

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..................

tutta questa digressione per dire che "il rapporto nutriente" non è sempre pensabile. non con tutti i pazienti. e la psicologia deve avere gli strumenti per aiutare indipendentemente dall'affetto che il terapeuta può provare per il paziente. non tutti i pazienti sono "amabili"... e non tutti i pazienti sono "curabili" tramite l'affetto.

Allora facciamo così: più che puntare l'attenzione sull'affetto, puntiamola sul sano.....era questo l'elemento più importante.

insomma il tutto per dire che non è nemmeno detto che sia sempre utile, in tutte le fasi della terapia, trasmettere questo affetto...

Perchè poi, in verità, io non volevo per forza parlare del rapporto con lo psi, nel senso del benedetto affetto, ma semmai di relazioni sane.

Poi avevo fatto apposta l'esempio di situazioni critiche dove immagino che lo psi debba dialogare in qualche modo con la follia del paziente per entrare in contatto con lui. E magari questo tipo di persone si trovano veramente in una condizione di solitudine affettiva e lo psi deve metterci molto impegno per dargli qualcosa in più oltre ad aiutarlo a raggiungere la famosa consapevolezza :Rolling Eyes:

Volevo solo dire che la faccenda mi sembra molto più complessa di come viene illustrata in quello scritto.

Però ora non riesco proprio a spiegarmi meglio, sorry :Four Leaf Clover:

e non so nemmeno se ci riuscirò mai per iscritto, fate finta di non aver letto...

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beh, per me le tue parole sono state lo spunto per mettere nero su bianco alcune riflessioni mie. diciamo alcune cose che mi ronzavano per la testa! non dobbiamo per forza pensarla nello stesso modo.. insomma, per me non c'è nessun problema se abbiamo idee diverse.

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