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CRONACA - VITA QUOTIDIANA - COMMENTI e RIFLESSIONI........


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NELLO WROTE

LO STRESS DELLA QUOTIDIANITA' LAVORATIVA

LA PRIVAZIONE DEGLI AFFETTI FAMILIARI

OVVERO : 41enne SCOPPIATO

Italiano sui 50 anni si barrica in un'area di servizio e poi si arrende Finto kamikaze in autogrill, bloccata l'A1 Un uomo dice di aver addosso una cintura esplosiva: chiuso per un'ora il traffico sulla Bologna-Firenze. Ma l'allarme rientra

L'area di servizio Cantagallo (Corsera)

BOLOGNA - «O mi faccio saltare o la polizia mi ammazza»: è iniziata con questa minaccia, all'interno del autogrill Cantagallo, la lunga mattinata del camionista «finto» kamikaze che per circa un'ora - nascondendo sotto il giubbotto un cuscino che aveva sul camion, facendo credere che fosse una cintura con esplosivo, da cui pendeva il filo di un caricabatteria - ha tenuto col fiato sospeso gli agenti intervenuti sul posto, coloro che - alcune decine di persone - si trovavano nell'autogrill, e che hanno cominciato a fuggire in preda al panico, e chi si trovava a passare con l'auto in zona.

L'autostrada è rimasta bloccata al traffico per poco più di un'ora, dalle 6.45 alle 7.50: intanto l'uomo, dopo una lunga e complessa trattativa in cui il dirigente della squadra mobile della questura di Bologna, Armando Nanei, si è finto giornalista per poter parlare con lui (il camionista chiedeva insistentemente di incontrare la stampa per raccontare i propri problemi) si è consegnato in lacrime al dirigente della Digos di Bologna, Vincenzo Ciarambino, che ha capito a un certo punto che l'uomo stava crollando. «Stava piangendo - ha raccontato Ciarambinio - gli ho allungato i fazzolettini e l'ho abbracciato».

L'uomo - 41 anni, incensurato, separato e con due figli - originario di Potenza, risiede nel biellese e lavora per una ditta di laterizi della provincia di Reggio Emilia. Agli agenti - a cui ha detto di sentirsi sfruttato sul lavoro - ha chiesto che non fossero informati i familiari. Sarà ora il magistrato Paolo Giovagnoli - in seguito agli accertamenti ancora in corso della polizia - a decidere se scatteranno a suo carico eventuali reati, come l'interruzione di pubblico servizio, procurato allarme, minacce, porto abusivo di un coltellino.

21 febbraio 2006

La vita è tale per cui saranno in tanti ad arrivare a qeusto, per i caminionisti la vita ' durissima e li fanno girare oltre le 13 ore legali di servizio, se fai il camionista devi essere figlio di nessuno associale, ecc ecc perchè se vuoi un a vita normale non ce la hai.

Ci sono altri mestieri in nero e malpagati che fanno vivere mael e comunque unavolta si lavorava per vivere oggi si vive per i lavoro.

E non va bene,. ha ragione benedetto XVI non più di 6 ore al giorno.

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Top Posters In This Topic

nello wrote

Caro Tex

mi sei troppo simpatico

e questo duetto o trietto con aioblu

credo proprio che sia riuscito bene.

Ora però passiamo ai fatti :

In America oltre che a lavorare ti hanno lavato il cervello con del DIXAN MOLTO SCADENTE

facendoti credere che è la patria dei Pionieri

in realtà sai anche noi italiani abbiamo i negri e facciamo studiare i nostri figli

però non siamo così gasati come Voi Americani

da noi quelli che stanno male li portano ancora all'ospedale senza farli pagare

in America invece prima guardano se hai la Tessera Sanitaria poi forse ti portano in Ospedale.

Quanto all'America evoluta non mi pare che sia così visto che a Washinton (scusa se l'ho scritto male ma non me frega un cilindro) uccidono più gente che a in Provincia di Napoli...

QUINDI STAI IN AMERICA LAVORA E FAI LO SCHIAVO

E NON MONTARTI LA TESTA

A PROPOSITIO SE VUOI BERE E MANGIARE BENE PASSA PURE A TROVARMI IN ITALIA...

Guarda che se venivi in ITalia al Nord TI TROVIAMO UN BEL POSTO DI LAVORO.... basta avere voglia di lavorare e non fare i gasati...

DIREI CHE SEI UN BAUSCIA (BAGNONE) MILANESE

UGO DALLE CIME STROZZATE

Facci sapere quanti negri fanno un bianco!

Anzi quanti negri fanno un Terrone aahhha ahha

CONCORDO CON QUANTO HAI DETTO IN AGOSTO

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Edizione di Mercoledì 20 dicembre

Fondata nel ’97 la Liff (Lega italiana famiglie di fatto), porta avanti le battaglie per il riconoscimento dei diritti di chi non è sposato ma si sente, anzi è, una famiglia a tutti gli effetti.

Tra i suoi soci c’è anche Adele Parrillo, la vedova non riconosciuta (in quanto non sposata) di una delle vittime di Nassirya. Suo marito, Stefano Rolla, era in Iraq per girare un documentario, poi l’esplosione, la morte, il ritorno dentro una bara su un aereo di Stato. Ma Adele non potè assistere alla cerimonia in onore del proprio compagno per il fatto di non esserne la moglie. Anche per questo esiste la Liff, per portare avanti le battaglie di persone cui sono negati i diritti per il semplice fatto di non voler pronunciare quel si davanti a Dio o davanti all’autorità civile. Senza contare che le coppie di fatto sono anche coppie omosessuali, e quel si, loro non lo possono dire. Non gli è consentito. Nei giorni in cui monta la polemica sui Pacs abbiamo sentito Davide Montanari, uno dei responsabili della Liff.

Insomma, che vogliono queste coppie di fatto? perchè non si sposano?

Intanto inizierei con lo specificare che ci sono coppie omosessuali che non possono sposarsi, non hanno possibilità di scelta. Sono loro l’anello debole di tutta la catena. Noi nella nostra associazione abbiamo conviventi eterosessuali e omosessuali, non facciamo di distinzioni di sesso. Il fatto è, però, che qualcuno queste distinzioni le fa eccome, infatti le coppie etero posso decidere di sposarsi e quindi avere accesso a quei diritti che gli erano negati, mentre gli omosessuali no.

E anche loro hanno diritto al “titolo” di famiglia.

Certo, per questo noi parliamo sempre di famiglie, al plurale, e non di famiglia.

E quando si diventa una famiglia secondo lei?

Quando c’è l’amore. Quando due persone sono legate da vincoli affettivi e decidono di darsi reciproco sostegno, allora siamo di fronte ad una famiglia. Non vedo altri criteri per misurare la legittimità di un nucleo famigliare.

Su quali punti portati avanti la battaglia per il riconoscimento dei diritti?

Direi che nel programma dell’Unione, che noi abbiamo sostenuto, ci sono quelle sei-sette righe dedicate al tema che sono il “minimo sindacale”. Insomma, meno di quello sarebbe ridicolo. Penso al diritto alla reversibilità della pensione, o a quello della casa, all’eredità e così via. Qualcuno deve spiegarmi il motivo per cui una persona che ha vissuto venti o trent’anni col proprio compagno non ha diritto all’eredità. Senza parlare della sanità. Se il convivente dovesse rimanere incosciente, magari per un incidente, il suo parere non varrebbe, anzi non vale nei fatti, assolutamente nulla. I medici ascoltano genitori, sorelle, nipoti, insomma tutti, tranne il convivente. Dobbiamo riaffermare che ci sono diritti inalienabili, diritti che non possono essere calpestati in questo modo, parlo di diritti e principi sanciti dalla nostra costituzione, fondanti la nosrta costituzione.

Il governo si è impegnato formalmente a presentare la legge entro il 31 di gennaio.

Non do molta importanza all’ordine del giorno firmato dai capigruppo della camera. Confido nella parola data dal presidente del consiglio Prodi. Lui ha assicurato che la legge si farà e noi siamo certi che rispetterà la parola data. Già in occasione del maxiemendamento è stata rimandata la questione, spero che non si voglia rimandare in eterno.

E come andrà la discussione in aula?

Ripeto, siamo già alla mediazione della mediazione. Più in la di così proprio non si può andare. Per il resto confido nella buona volontà di rispettare il programma. Vorrei ricordare alla politica che molte sentenze della Corte costituzionali hanno già riconosciuto i diritti delle coppie di fatto. Si tratta di prendere atto di una realtà, di un dato di fatto.

D.V.

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ANSA) - ROMA, 28 DIC - Costa 25 sterline e rileva la presenza degli anticorpi dell'Hiv nella saliva: e' 'Dr Thom', il primo kit fai da te per l'analisi dell'Hiv . Si preleva un campione di saliva e lo si invia al laboratorio.Se e' positivo si viene contattati da un consulente che raccomanda accertamenti. L'analisi della saliva non e' accurata come quella del sangue,che e' necessaria per confermare o meno l'infezione. Il test della saliva non riesce a individuare un'infezione da Hiv piu' recente di 3 mesi e mezzo.

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Il cambiamento in peggio della società : Anche la pazienza degli Anziani ha passato la soglia della tolleranza....

Como - Una lite tra anziani in una casa di riposo. Una discussione di prima mattina che si trasforma in tragedia. Uno dei due pensionati ha afferrato un cuscino premendolo sul viso dell'altro, fino a provocarne la morte per soffocamento. Sul posto si è subito portato il magistrato di turno presso la Procura di Como, Maria Vittoria Isella, per ricostruire con esattezza l'accaduto. Pare, sempre secondo le prime informazioni, che in quei momenti non vi fosse nessuno del personale. La casa di riposo è l'istituto Don Guanella di via Tommaso Grossi, lo stesso dove alcuni anni fa morì carbonizzato un anziano ospite che si era addormentato con la sigaretta accesa. Anche in quella occasione, al momento della tragedia, il personale era impegnato altrove.

Gli anziani coinvolti "Una persona estremamente tranquilla che non ha mai creato problemi. Buono come il pane. Non so cosa possa essergli passato per la mente questa mattina". Sono parole di suor Angela, una delle religiose che seguono gli anziani ospiti della casa di riposo Don Guanella. "Entrambi gli ospiti - prosegue suor Angela - si trovavano da noi da parecchio tempo. Sono sofferenti e bisognosi, uno anche su una sedia a rotelle". L'istituto si divide in tre reparti su altrettanti piani e ospita soprattutto persone anziane malate e con difficoltà economiche. Sul posto anche i carabinieri per raccogliere testimonianze e per avere un quadro preciso sull'accaduto.

Le cause Secondo quanto ricostruito dal comandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di como, Donato Di Gioia, l'omicida, un uomo di 71 anni, avrebbe agito in preda ad un improvviso raptus perché esasperato dal continuo disturbo che la vittima, 78 anni, continuava ad arrecare da un paio di notti disturbo suonando ripetutamente il campanello per far intervenire gli assistenti e gli infermieri. Stamane, attorno alle 6, stanco di questa situazione ha raggiunto la camera attigua alla sua e ha cominciato a discutere con l'altro ospite della casa di riposo premendogli sul viso un cuscino.

Quando si è accorto della gravità del suo gesto è subito corso a chiedere aiuto. Le spiegazioni da lui fornite ad infermieri e medici che stavano compiendo le visite mattutine hanno fatto credere inizialmente che si trattasse di un malore. Solo un paio d'ore dopo si è capita la tragica verità e sono stati informati i carabinieri e il magistrato.

Detenzione in ospedale L'omicida è stato accompagnato alle 17,30 all'ospedale Sant'Anna di Como perché "le sue condizioni psico-fisiche non sono compatibili con la detenzione", così come ha spiegato Di Gioia. Sarà poi il gip a decidere quali misure restrittive applicare. La vittima era ospite della casa di riposo comasca da parecchi anni e non era autosufficiente. Soffriva di gravi patologie, mentre l'omicida, parzialmente autosufficiente, era arrivato al Don Guanella quattro anni fa. Fino ad oggi non aveva mai dato alcun problema.

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nello wrote

Caro Tex  

mi sei troppo simpatico  

e questo duetto o trietto con aioblu  

credo proprio che sia riuscito bene.  

Ora però passiamo ai fatti :  

In America oltre che a lavorare ti hanno lavato il cervello con del DIXAN MOLTO SCADENTE  

facendoti credere che è la patria dei Pionieri  

in realtà sai anche noi italiani abbiamo i negri e facciamo studiare i nostri figli  

però non siamo così gasati come Voi Americani  

da noi quelli che stanno male li portano ancora all'ospedale senza farli pagare  

in America invece prima guardano se hai la Tessera Sanitaria poi forse ti portano in Ospedale.  

Quanto all'America evoluta non mi pare che sia così visto che a Washinton (scusa se l'ho scritto male ma non me frega un cilindro) uccidono più gente che a in Provincia di Napoli...  

QUINDI STAI IN AMERICA LAVORA E FAI LO SCHIAVO  

E NON MONTARTI LA TESTA  

A PROPOSITIO SE VUOI BERE E MANGIARE BENE PASSA PURE A TROVARMI IN ITALIA...  

Guarda che se venivi in ITalia al Nord TI TROVIAMO UN BEL POSTO DI LAVORO.... basta avere voglia di lavorare e non fare i gasati...  

DIREI CHE SEI UN BAUSCIA (BAGNONE) MILANESE  

UGO DALLE CIME STROZZATE  

Facci sapere quanti negri fanno un bianco!    

Anzi quanti negri fanno un Terrone aahhha ahha  

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wow concordi !! su che cosa? potresti ampliare il discorso? thank's alot :!:

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gennaio 2007 - 17.35

Sempre più giovani dipendono dall'assistenza sociale

Dopo la scuola molti giovani non vedono prospettive nel mondo del lavoro (Keystone)

Gli esperti di assistenza sociale lanciano l'allarme: troppi giovani in Svizzera partono nella vita completamente disarmati e diventano rapidamente dipendenti dall'aiuto pubblico.

La Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale (COSAS) esige una strategia globale contro la mancanza di formazione e la disoccupazione dei giovani.

Il numero di giovani che si rivolgono all'assistenza sociale in Svizzera è in continuo aumento, malgrado la buona congiuntura economica.

La principale causa di questo preoccupante fenomeno è la mancanza di formazione e la conseguente disoccupazione, afferma la Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale, che chiede una strategia globale in questi settori per far fronte al crescente rischio di povertà delle nuove generazioni.

Una misura concreta dovrebbe essere la formazione obbligatoria fino a 18 anni. Non sarebbe per forza la scuola a doversi incaricare dei due anni supplementari: l'importante è non abbandonare a se stessi i giovani, che in un'età particolarmente cruciale, non trovano un posto di tirocinio.

Offrire un posto di lavoro non qualificato ad un giovane, in alternativa ad una formazione, è una strategia miope, secondo la COSAS. Anche se un posto di lavoro lo toglie dall'assistenza sociale, non gli offre un vero futuro.

Dipendenza cronica

Nelle città e negli agglomerati urbani circa un giovane su quindici ha bisogno dell'assistenza sociale. Dopo i bambini, i ragazzi fra i 18 e i 25 anni sono la classe di età con il più alto tasso di assistiti (3,9 %). Secondo l'organizzazione questa categoria è particolarmente esposta al rischio di non riuscire ad entrare nella vita professionale.

L'assistenza sociale è spesso impotente in questi casi, poiché interviene quando ormai la situazione è già degradata, ha spiegato il presidente di COSAS, Walter Schmid.

Sovente non è più possibile operare un cambiamento e vi è il rischio di dipendenza cronica da sostegni esterni. Vista la giovane età degli assistiti, i costi per le comunità sono particolarmente elevati e la società ha tutto l'interesse a sopprimere i rischi strutturali di povertà.

Più posti di apprendistato

In quest'ambito, la lotta contro la mancanza di formazione e la disoccupazione giovanile devono avere la priorità, afferma l'organizzazione. La COSAS ritiene necessario ampliare l'offerta di posti di apprendistato.

A suo avviso, lo Stato dovrebbe intervenire quando i meccanismi dell'economia di mercato non sono sufficienti. Evocare un miglioramento futuro della situazione grazie all'evoluzione demografica, non serve a nulla ai giovani di oggi.

Bisogna inoltre mettere a disposizione posti di apprendistato adatti ai giovani con difficoltà, offrendo ad esempio incentivi alle aziende. I giovani meno capaci non riescono trovare un posto di tirocinio e passano da un programma occupazionale all'atro.

Aiuto precoce e individualizzato

Un aiuto precoce sarebbe invece più efficace delle continue offerte transitorie, afferma la COSAS. Inoltre il sostegno individuale (coaching) è certo costoso, ma si è rivelato il metodo più efficace. Sopprimere questo tipo di aiuti per ragioni finanziarie, si rivela un pessimo calcolo a medio termine, ricorda ancora l'organizzazione.

I rischi di difficoltà di inserimento nella vita professionale sono individuabili durante tutta la scolarità e non solo alla fine della scuola secondaria. È importante mettere in atto misure precoci e intervenire sui genitori: infatti i giovani che si rivolgono all'assistenza sociale provengono da famiglie di assistiti.

Tutte queste proposte possono essere realizzate solo in collaborazione con gli ambienti economici e le istituzioni sociali e di formazione. La congiuntura economica attuale - sottolinea la COSAS - offre condizioni particolarmente adatte per cambiare strategia e proteggere i giovani dal rischio di povertà.

Reazioni contrastanti

L´Ufficio federale delle formazione professionale e della tecnologia giudica con freddezza l´idea di prolungare la scolarità, giacché già adesso in media i giovani incominciano tardi l´apprendistato.

Anche Rudolf Walser, capo economista di economiesuisse, giudica problematico prolungare la formazione obbligatoria dato che la tendenza va piuttosto in senso contrario. A suo dire non è la durata della scuola, bensì la sua qualità ad essere decisiva per il futuro professionale di un giovane.

Anche per l´Unione svizzera delle arti e mestieri la proposta di COSAS è poco convincente. La Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione giudica invece positivamente un prolungamento della scolarità.

swissinfo e agenzie

L'ESEMPIO DI BASILEA

La città di Basilea lo scorso ottobre ha adottato una serie di misure per lottare contro la disoccupazione giovanile.

Le misure (come suggerisce anche la COSAS) prevedono un intervento tempestivo nei confronti dei bambini più a rischio, che vengono accompagnati anche nella fase successiva alla fine della scuola obbligatoria.

Il programma di Basilea prevede anche misure speciali per i casi di fallita integrazione nel mondo del lavoro.

I giovani non ricevono automaticamente l'aiuto finanziario, senza un impegno per l'elaborazione di un piano per il loro futuro.

I contributi in denaro possono essere sospesi nel caso in cui la ragazza o il ragazzo si rifiutano di fornire un'adeguata prestazione professionale.

Poverta' giovanile

FATTI & CIFRE

Nel 2004 circa 220'000 persone hanno beneficiato dell'assistenza sociale in Svizzera, l'equivalente del 3% della popolazione. Circa la metà viveva in zone urbane. Il 43,7% di loro erano stranieri. Il 63% dei giovani

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STRAGE DI ERBA / IL COMMENTO

Fin troppo vicini: così gli uomini

diventano ciechi assassini

«PURTROPPO uno i vicini di casa non se li può scegliere», come diceva Andreotti quando parlava di Gheddafi. Il problema è tutto nella distanza, un molesto ad un chilometro di distanza è un innocuo, ad un metro diventa un assillo. Alzi la mano chi in una riunione di condominio non ha desiderato di strozzare il signore della porta accanto.

Ad Erba l’hanno pensato e fatto, almeno stando alle conclusioni a cui sono arrivati gli investigatori.

Gli argomenti non mancano per i presunti indagatori dell’anima su ciò che questa vicenda ha dimostrato in pregiudizi, razzismo e armamentario simile.

Ma di che cosa dobbiamo stupirci se quel che accade in un cortile è esattamente quello di cui ci raccontano i giornali, quando parlano di grandi tragedie accadute in luoghi lontani? Semplicemente, quel che è successo è accaduto nello spazio ristretto di un pianerottolo.

Ma da che mondo e mondo è con i vicini che si fanno le guerre e solo nell’ultimo centinaio di anni abbiamo imparato a farle anche ai lontani, solo perchè i mezzi di comunicazione e la tecnologia li ha resi vicini.

La mancanza di distanza è un elemento di rischio. In tutte le sfere, sia in quella fisica che intellettuale. Nella prima perché gli scienziati hanno dimostrato che lo spazio interagisce sull’aggressività e tanto più si riduce il primo tanto più cresce la seconda.

Nella seconda sfera, quella intellettuale, la mancanza di distanza deforma la percezione delle cose, muta l’illusione in realtà, fino alle estreme conseguenze di rendere gli uomini ciechi.

Non è forse l’identificazione dell’io con il bisogno o con qualunque identità sacra che trasforma gli uomini in guerrieri, che si sentono legittimati a perpetrare soprusi e a presentare le prepotenze come soddisfacimento di necessità o realizzazione di disegni divini?

Io sono Dio è la massima dichiarazione di superbia e allo stesso tempo la negazione di ogni decente distanza tra l’io e il suo agire o pensare.

La strage di Erba è una pazzia senza distanza. Cioè è una pazzia perfetta

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VI RICORDAVATE COME PREDICAVA BENE IL DR. SIRCHIA

EX MINISTRO DELLA REPUBBLICA

CAMICIA SEMPRE PULITA E SICUMERA DIALETTICA E BARONISMO CELATO

Peccato che è sospettato di avere rubato alla grande

SANITA' E CORRUZIONE

Ex ministro Sirchia

rinviato a giudizio

Il provvedimento nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti nel mondo della sanità italiana. Il processo è stato fissato per il prossimo 5 giugno

Milano, 18 gennaio 2007 - L' ex ministro della Sanità, il prof. Girolamo Sirchia, è stato rinviato a giudizio dal gup di Milano Micaela Curami.

Il processo è stato fissato per il prossimo 5 giugno davanti alla IV Sezione penale del Tribunale.

Sirchia è accusato di corruzione e di appropriazione indebita, in merito alle presunte tangenti che avrebbe ricevuto per agevolare le assegnazioni di appalti ad alcune società, quando era primario del centro trasfusionale e di immunoematologia dell'ospedale Policlinico, e alla presunta appropriazione di ingenti somme di denaro attraverso prelievi dal conto corrente della Fondazione il Sangue quando ne era tesoriere.

Il gup ha ritenuto prescritto un episodio contestato all'ex ministro dai pubblici ministeri Maurizio Romanelli ed Eugenio Fusco relativo a un assegno di 11mila marchi tedeschi del 1999.

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UNABOMBER

Il poliziotto consulente della procura è indagato a Venezia per calunnia e falso. Tutto nacque quando l’inchiesta sembrava ormai destinata all’archiviazione

Prove manomesse, si cercano complici

Giorgio Cecchetti

Zernar avrebbe tagliato il lamierino per «rafforzare» gli indizi contro Zornitta VENEZIA. Il perito e assistente della Polizia Ezio Zernar, conosciuto a livello internazionale per la sua competenza balistica, è indagato per calunnia, falso ideologico e violazione di pubblica custodia di cose. Ma le indagini proseguono: i controlli potrebbero riguardare anche altre persone. Nel momento in cui fossero confermate le accuse di aver manipolato la prova cardine contro Elvo Zornitta, l’ormai noto lamierino, gli investigatori avrebbero ricevuto indicazioni di cercare possibili complici con cui il poliziotto veneziano potrebbe aver ideato la falsificazione.

Nel pomeriggio di ieri il pubblico ministero Emma Rizzato si è incontrata negli uffici del Tribunale lagunare con il collega triestino Pietro Montrone per decidere come proseguire indagini e accertamenti innanzitutto su quello che sempre più sembra essere un depistaggio, per capire se c’è stato e chi l’ha commesso; in secondo luogo come procedere nei confronti dell’ingegnere di Azzano Decimo, che al di là della perizia sulla forbice, resta l’unico indagato e nei confonti del quale sono stati raccolti numerosi ma non univoci indizi nell’inchiesta su Unabomber.

Toccherà ai carabinieri del Ris del colonnello Luciano Garofalo stabilire che cosa è accaduto al lamierino che faceva parte dell’ordigno inesploso ritrovato nell’inginocchiatoio di Sant’Agnese a Portogruaro l’1 aprile 2004. Era stato proprio Zernar, due anni dopo (era marzo del 2006) a chiedere agli inquirenti di sequestrare tutti gli attrezzi della piccola officina di Zornitta. Aveva già pensato di poterli comparare con i segni lasciati sui materiali.

Proprio nei primi due mesi di quello stesso anno, a Roma, c’era chi sosteneva che il gruppo di investigatori anti-Unabomber andava sciolto: troppi soldi e nessun risultato. Quasi contemporaneamente, a Venezia, il pm Luca Marini, che allora si occupava della vicenda, non nascondeva le sue perplessità sul conto delle indagini su Zornitta e aveva già preso contatti con i colleghi di Trieste per chiedere l’archiviazione (in caso di nuove prove l’indagine può essere riaperta).

Neppure un mese dopo il sequestro degli attrezzi nel capannone di Azzano, la scoperta: nonostante fossero state trovate ben due anni dopo il confezionamento della piccola bomba, Zernar comunica che i segni lasciati da una delle forbici sequestrate a Zornitta lascia le stesse impronte riscontrate sul lamierino dell’ordigno. La scoperta rilancia il lavoro del pool formato appositamente per identificare Unabomber e i pm triestini, dopo la conferma del Ris di Parma e della Polizia scientifica di Roma, chiedono l’incidente probatorio ritenendo sia la prova che cercavano.

Stando alle accuse, Zernar avrebbe rifilato e rimpicciolito il lamierino con le forbici sequestrate nel 2006, lasciando i segni dell’attrezzo di Zornitta: ma i tagli sarebbe stato lui e non Unabomber a farli sul minuscolo pezzo di metallo. Ieri, il procuratore di Venezia Vittorio Borraccetti, con un comunicato di poche righe e senza aggiungere commenti, ha confermato che il perito del Laboratorio di indagini criminalistiche della Procura è indagato e per quali ipotesi di reato. Il sospetto è che lui abbia compiuto materialmente la manipolazione perché aveva la possibilità di farlo, ma l’idea potrebbe essere stata di altri e gli inquirenti cercano di capire di chi.

Lo scopo di Zernar, quindi, sarebbe stato quello di fornire una prova, da aggiungere ad alcuni indizi (che restano validi), per «incastrare» Zornitta, sospettato già prima di essere Unabomber. Una scorciatoia: i colpevoli non si costruiscono con le prove false. E l’inghippo è venuto a galla grazie ai difensori, ma gli investigatori, quando hanno avuto la consulenza in mano, non ci hanno pensato un momento e senza timori hanno voluto vederci chiaro. «Ci sentiamo traditi - ha dichiarato il procuratore generale di Trieste Beniamino Deidda - perchè noi lavoriamo per accertare la verità. Siamo stati ingannati anche noi».(19 gennaio 2007)Torna indietro

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Sentenza storica: non è reato scaricare musica dal web

A patto che non ci sia “finalità di lucro”, non scatta la condanna penale nemmeno se l’opera scaricata dal web è coperta da copyright. Lo ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione

ROMA - Scaricare film da internet non è reato a patto che non ci sia “finalità di lucro”. Non scatta la condanna penale nemmeno se l’opera scaricata dal web è coperta da copyright. Lo ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione che ha accolto il ricorso di Eugenio R. e di Claudio F., due studenti torinesi che erano stati condannati per aver “duplicato abusivamente opere cinematografiche”, giochi per psx, video cd e film, “immagazzinandoli” su un server del tipo File transfer protocol “dal quale potevano essere scaricati da utenti abilitati all’accesso tramite un codice identificativo e relativa password". Secondo la Suprema Corte, che ha annullato la sentenza impugnata “perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato”, deve essere “escluso che la condotta degli autori della violazione sia stata determinata da fini di lucro, emergendo dall’accertamento di merito che gli imputati non avevano tratto alcun profitto economico dalla predisposione del server FTP, mentre dalla utilizzazione dello stesso traevano sostanzialmenhte profitto i soli utenti del server medesimo”. Il principio è fissato nella sentenza 149 redatta dal consigliere Alfredo Maria Lombardi.

La Corte d’appello di Torino, marzo 2005, aveva condanato rispettivamente Eugenio R. a tre mesi e dieci giorni di reclusione oltre a 320 euro di multa e Claudio F. a venti giorni e 300 euro di multa per “aver creato, gestito e curato la manutenzione di un sito Ftp mediante un computer dell’associazione studentesca del Politecnico di Torino sul quale venivano scarcati programmi tutelati dalle norme sul diritto d’autore”. Successivamente, si legge nella sentenza, “tali programmi potevano essere prelevati da determinati utenti che avevano accesso al server in cambio del conferimento a loro volta di materiale informatico”. Inoltre lo studente con la condanna più alta era accusato di “aver detenuto presso la sua abitazione programmi destinati a consentire o facilitare la rimozione di dispositivi di protezione applicati ai programmi per elaboratore”. La Cassazione, ha dunque giudicato “fondata” la protesta del primo studente che lamentava che “i giudici di merito hanno erroneamente attribuito all’imputato una attività di duplicazione dei programmi e di opere dell’ingegno protette dalla legge sul diritto d’autore, poichè la duplicazione avveniva ad opera dei soggetti che si collegavano con il sito FTP e da esso in piena autonomia e nello stesso ne scaricavano altri”.

In ogni caso, ha rilevato ancora con successo la difesa, “doveva essere esclusa l’esistenza di un fine di lcro da parte di Eugenio R., non potendosene ravvisare gli estremi nella mera attività di scambio dei files posta in essere”. E quindi “la condotta dell’imputato, quanto meno con riferimento alle opere musicali e cinematografiche potrebbe ritenersi solo attualmente sanzionata dalla legge 128 del 2004”.

Relativamente poi al programma che lo studente teneva a casa sua, “doveva escludersi la detenzione a fini commerciali e lucrativi dello stesso, scopo in ordine al quale, peraltro, nulla è stato affermato dai giudici di merito”. Accolto anche il ricorso del secondo studente, la difesa del quale ha rilevato che il fine di lucro “deve concretizzarsi nel perseguimento di un vantaggio economicamente apprezzabile”. Cosa da “escludersi visto che è stato accertato che lo scambio di software avveniva esclusivamente a titolo gratuito, nè era connesso a forme di pubblicità o ad altra utilità economica che ne potessero trarre i creatori del sito FTP”.

Il nocciolo della questione, spiegano gli "ermellini" sta nella interpretazione del termine "scopo di lucro", “adoperato nel testo delle norme vigenti all’epoca dei fatti”, rispetto all’espressione "scopo di profitto", “introdotto dalla legge di riforma”. Ebbene, secondo piazza Cavour, quando si parla di "fini

di lucro" “deve intendersi un fine di guadagno economicamente

apprezzabile o di incremento patrimoniale da parte dell’autore del

fatto, che non può identificarsi con un qualsiasi vantaggio di altro

genere; nè l’incremento patrimoniale - scrivono ancora - può

identificarsi con il mero risparmio di spesa derivante dall’uso di

copie non autorizzate di programmi o altre opere dell’ingegno, al di

fuori dello svolgimento di un’attività economica da parte dell’autore del fatto, anche se di diversa natura, che connoti l’abuso”.

L'interpretazione offerta dalla Cassazione, rilevano gli stessi

"ermellini", “trova riscontro nella stessa legge sul diritto d’autore che non attribuisce rilevanza penale alla duplicazione, acquisto o

noleggio di supporti non conformi alle prescrizioni della medesima

legge a fini meramente èpersonali, allorchè lla riproduzione o

l’acquisto non concorrano con i reati previsti dall’art. 171 e seg. e

non sia destinato all’immissione in commercio di detto materiale”.

Nel caso in questione, “viene escluso dall’ambito della fattispecie

criminosa il comportamento dettato dalla mera finalità di un

risparmio di spesa, che indubbiamente deriva dall’acquisto di supporti duplicati o riprodotti abusivamente”.

In definitiva, la Cassazione esclude che l’attività compiuta dai due studenti sia stata svolta per perseguire fini di lucro, “emergendo dall’accertamento di merito che gli imputati non avevano tratto alcun vantaggio economico dalla predisposizione del server FTP, mentre dalla utilizzazione dello stesso traevano sostanzialmente profitto i soli utenti del server medesimo”. Inoltre, “anche con riferimento alla detenzione da parte di Eugenio R. di un programma destinato a consentire la rimozione o l’elusione di dispositivi di protezione di programmi non emerge dall’accertamento di merito la finalità lucrativa cui sarebbe stata destinata la detenzione, e tanto meno un eventuale fine di commercio della stessa”. I due studenti, quindi, sono stati “prosciolti perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Da qui l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata.

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  • 1 month later...

TURISMO SESSUALE

Prima condanna

in Italia:

14 anni a Sampec

La condanna per rapporti sessuali con minori di 18 anni, induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pornografico

Milano, 8 marzo 2008 - C'è la prima condanna per turismo sessuale in Italia da quando è entrata in vigore la nuova legge.Giorgio Sampec, 56 anni, è stato condannato a 14 anni di reclusione (uno in più rispetto alla richiesta del Pm Gianluca Prisco) per rapporti sessuali con minori di 18 anni, induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pornografico.

Sampec, in carcere dal 2005, quando fu arrestato sulla base di intercettazioni ambientali, era solito avere rapporti sessuali con bambine di 10 anni in Thailandia. Sampec è stato condannato a 65mila euro di multa mentre il Pm aveva chiesto una sanzione di 200mila euro.

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Finalmente! Speriamo non resti un caso isolato.

Molto interessante questo topic, Nello.

Grazie.

Sai all'epoca che aprii questo topic mi ero proposto di fare una sorta di libro d'appunti di notizie importanti o comunque legate al costume sociale..... a distanza di tempo l'ho trovato interessante anch'io....perchè alcune notizie se non le avessi riportate qui mi sarebbero scivolate nel dimenticatoio della memoria inattiva.

ciao........il topic è di tutti quindi ...... se vuoi mettere anche tu qualche notizia che reputi a tuo insindacabile giudizio interessante...ben venga. ciao.

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2007-03-07 21:19

SCOPERTI OLTRE 1000 ERRORI DEL DNA CAUSA DI TUMORI

ROMA - Scovate tantissime nuove mutazioni causa di tumori: sono localizzate sui geni degli interruttori delle cellule, le 'chinasi' (famiglia di molecole con un ruolo ben noto nel cancro), e sono di due tipi, le mutazioni 'pilota', alla base del male, e quelle 'passeggere', che compaiono quando il cancro ha già messo radici. I 'bachi' degli interruttori sono stati trovati grazie al maxi-sequenziamento senza precedenti, diretto da Andrew Futreal dell'Istituto Wellcome Trust Sanger di Cambridge, di ben 250 milioni di lettere di DNA di cellule tumorali, corrispondenti a oltre 500 geni e 210 tumori.

Il lavoro, pubblicato su Nature, ha permesso di scovare oltre 1000 mutazioni, molte delle quali 'guidano' la formazione del male; mentre, sempre sulle pagine della rivista britannica, un altro lavoro, diretto da James Downing dell'Ospedale Pediatrico St Jude di Memphis (USA), ha scovato nuove mutazioni legate alla Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) dei bambini.

Oltre ad offrire nuovi bersagli farmacologici, la scoperta svela qualcosa di inatteso: le mutazioni chiave che guidano lo sviluppo del cancro (mutazioni pilota) sono più del previsto e possono comparire decadi prima dell'insorgere della malattia. Inoltre, a fianco delle mutazioni pilota, ci sono i 'passeggeri' che si aggiungono passo dopo passo sulla strada della cancerogenesi. I passeggeri, mutazioni incidentali e secondarie allo sviluppo stesso del tumore, sono forse la maggioranza e in mezzo ad esse si 'mimetizzano' i piloti del cancro.

Sin dal 'Progetto Genoma Umano' si era intravisto l'inestimabile valore del 'genoma del cancro', ovvero della sequenza del Dna dei pazienti. Decifrare uno a uno i geni delle cellule malate può consentire di tracciare l'identikit genetico del cancro, cosa che svela i meccanismi alla base della neoplasia offrendo nuovi bersagli terapeutici. Alcuni di questi bersagli sono proprio le proteine chinasi, regolatori cruciali della cellula che con un 'click' accendono o spengono tante attività cellulari, aprono o chiudono canali di comunicazione, controllano una cascata di geni.

Proprio per il loro indiscusso ruolo nel cancro gli esperti dell'istituto britannico, dove è stato sequenziato gran parte del genoma L umano, hanno deciso di studiare i geni delle chinasi. Utilizzando campioni di cellule di pazienti per un totale di 210 diversi tumori, gli scienziati hanno sequenziato 250 milioni di lettere di DNA, corrispondenti a oltre 500 geni. Su queste sequenze hanno trovato qualcosa come 1000 bachi genetici, mutazioni in gran parte prima sconosciute, tante alla base dello sviluppo del tumore (pilota), altre invece secondarie ad esso (passeggere). In particolare su 120 geni gli esperti hanno trovato possibili mutazioni pilota.

Nel secondo studio di Nature Downing ha invece sequenziato l'intero Dna di cellule malate di 242 bambini con la Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) e a sua volta ha trovato nuove mutazioni legate a questa neoplasia. I due studi mostrano la validità di procedere alla mappatura dei 'geni del cancro' per scovare i meccanismi molecolari responsabili di insorgenza e progressione del tumore, ma pongono anche una nuova questione: non tutti i geni hanno lo stesso peso nella genesi della malattia, sarà dunque cruciale distinguere i geni pilota dai passeggeri che si aggiungono sulla strada del cancro e colpire al cuore i primi.

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La morte cardiaca improvvisa ha una nuova firma genetica. Lo sostiene Antonio Oliva, dell’Istituto di Medicina legale dell’Università Cattolica di Roma diretto da Vincenzo Pascali, che, in collaborazione con medici e ricercatori di Stati Uniti, Canada, Germania e Francia, ha pubblicato il risultato della ricerca sulla rivista Circulation, il prestigioso organo della American Heart Association.

Lo studio. I ricercatori hanno studiato il patrimonio genetico di tre famiglie in cui si erano verificati casi di morti cardiache improvvise. Ogni anno questo tipo di decessi colpisce circa 57mila persone in Italia (e circa 400mila in tutta Europa) e rappresenta la principale singola causa di mortalità nel mondo occidentale. Si tratta di casi in cui ha luogo una improvvisa e inaspettata perdita di funzionalità del cuore, che porta alla morte in pochi minuti. Nella maggior parte dei casi la disfunzionalità è causata da tachiaritmie ventricolari. La ricerca ha innanzitutto permesso di identificare nelle tre famiglie studiate una nuova malattia, formata dalla combinazione da due sindromi cardiache già note: la sindrome di Brugada e la sindrome del QT corto, che i cardiologi possono facilmente individuare da caratteristiche specifiche dell’elettrocardiogramma. Entrambe queste sindromi possono causare l’arresto cardiaco improvviso. Ma l’aspetto più importante evidenziato dai ricercatori nella loro pubblicazione è la mutazione dei geni CACNA1C e CACNB2b trovata nel Dna di tutte e tre le famiglie studiate. Questi geni contengono le informazioni che codificano per il canale del calcio: nel caso dei geni difettosi, i canali del calcio – costituiti da proteine – non permettono agli ioni di fluire correttamente, e ciò provoca uno squilibrio elettrico che causa un ritmo del battito cardiaco anormale. Alcune aritmie non provocano danni, mentre altre possono essere potenzialmente fatali, come la tachicardia e la fibrillazione ventricolare.

Le prospettive. “La possibilità di fare un test genetico per queste e altre mutazioni apre nuovi orizzonti nella diagnosi genetica, nella prevenzione e nel trattamento delle sindromi ereditarie legate alla morte cardiaca improvvisa”, spiega Antonio Oliva. “Queste sindromi possono colpire adulti, giovani e bambini. Con il tempo oltre alle mutazioni già conosciute sui canali del potassio e del sodio, troveremo anche altre mutazioni che colpiscono i canali ionici delle cellule cardiache: questo ci permetterà di individuare un protocollo standard da utilizzare per uno screening genetico di routine. La maggior parte dei decessi per questo tipo di sindromi oggi viene classificata come naturale. Avere la possibilità di individuare questa mutazione genetica anche in soggetti di cui non possediamo un elettrocardiogramma ci consente di dare una risposta sia ai familiari che potrebbero essere affetti dalla stessa patologia senza esserne a conoscenza, sia ai magistrati quando ci sottopongono il caso di una morte sospetta”.

Bibliografia. Ufficio stampa Università Cattolica di Roma 2007.

Il Pensiero Scientifico Editore

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  • 3 weeks later...

LOTTA AI TUMORI

L'appello . "Stiamo perdendo la lotta al tumore, dobbiamo ribellarci all’indifferenza delle autorità politiche e sanitarie, dei mezzi d’informazione e anche di parte dell’opinione pubblica": il grido di dolore ma pieno d'orgoglio arriva da Lance Armstrong, ciclista fuoriclasse e paziente oncologico. Armstrong ha scritto un appello vibrante sul settimanale Newsweek.

Aria di sconfitta. La lotta ai tumori negli Stati Uniti, Paese leader nel campo della ricerca, negli ultimi tempi sta segnando il passo. Colpa dei drastici tagli ai budget decisi dall’Amministrazione Bush, colpa di strategie sbagliate, ma colpa anche di un’informazione non sempre all’altezza. L’accusa arriva da un pulpito molto speciale: il campione di ciclismo Lance Armstrong, bandiera dello sport statunitense ma anche personaggio molto noto ai pazienti oncologici di tutto il mondo dopo che nell'ottobre del 1996 è stato colpito da un cancro ai testicoli, dal quale è stato dichiarato guarito nel 1998. Una tragedia che non gli ha impedito di gareggiare ai massimi livelli nel suo sport, inanellando trionfi su trionfi. Per destare i cuori degli americani alla battaglia, come prima cosa Armstrong la mette sul patriottico: “Negli ultimi giorni, leggendo le notizie sulla malattia di Elizabeth Edwards, sono stato colpito dal ripetuto utilizzo della parola ‘incurabile’. Una parola così contraria allo spirito americano e a quello in cui crediamo, un campanello d’allarme sulla passività con la quale secondo i mass-media dovremmo aspettare un altro giorno e un’altra diagnosi. Ovvio invece che la forza con la quale ci battiamo contro i tumori è fortemente legata al nostro valore come Paese e al nostro senso comune. C’è un grave gap tra quello che sappiamo e quello che facciamo, tra quello che meritiamo e quello che otteniamo, tra quello che dovrebbe essere e quello che è”.

La triste verità secondo il campione di ciclismo è che “le conoscenze che abbiamo sulla prevenzione e la diagnosi dei tumori non vengono affatto messe a disposizione di tutti. L’esito di una malattia oncologica spesso dipende da fattori che non hanno nulla a che vedere con il tumore in sé, come per esempio la razza, lo status economico, l’età, l’accesso a centri specializzati all’altezza. Potremmo prevenire un terzo delle morti per tumore solo diffondendo capillarmente informazioni, ma non lo facciamo”.

La riscossa. Anche Lance Armstrong si unisce al coro di quanti si dicono sdegnati dalla scelta del Presidente Usa George W. Bush che ha deciso di tagliare qualcosa come 2 miliardi di dollari dal budget del National Cancer Institute, l'istituzione sanitaria statunitense capofila dello studio e della lotta ai tumori, ma in compenso ha investito nella Difesa la cifra più elevata mai stanziata dal Governo Usa nella storia. “Sappiamo che la ricerca ha un ruolo fondamentale”, spiega Armstrong, “e che rappresenta la nostra migliore speranza per il futuro. Ciononostante abbiamo appena tagliato gli stanziamenti per la ricerca sul cancro per la prima volta in 30 anni”. Occorre dire ad alta voce (e Armstrong lo fa benissimo) che la lotta ai tumori è una questione etica. Occorre fare pressione sulle autorità politiche e sanitarie di tutto il mondo affinché investano somme ingenti in questo settore della ricerca, se necessario penalizzandone altri perché noi cittadini crediamo che sia giusto così. Conclude Armstrong: “Ci meritiamo leader che comprendono la gravità del problema e sanno cosa fare al riguardo. Anzi, pretendiamo leader del genere. Stiamo facendo una domanda, e ci aspettiamo una risposta”.

Bibliografia. Armstrong L. Lance Armstrong pushes for cancer research. Newsweek 09/04/2007.

david frati

Il Pensiero Scientifico Editore

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Per liberare Torsello

Roma pagò 2 milioni $»

Afghanistan • Parla Gino Strada – fondatore dell'organizzazione umanitaria “Emergency” - dopo l'arresto, da parte della polizia locale, del direttore di un suo ospedale. L'uomo è accusato dagli investigatori del governo di Karzai di essere stato complice nel rapimento del giornalista di “Repubblica” Daniele Mastrogiacomo, che piange il suo interprete, decapitato ieri dai Taleban • Le tappe del sequestro di Torsello, il fotoreporter salentino

Il governo italiano pagò due milioni di dollari per la liberazione di Gabriele Torsello, il reporter rapito in Afghanistan il 12 ottobre 2006. A rivelarlo, in un’intervista a “SkyTg24” è il fondatore di Emergency, Gino Strada, che, tornando a chiedere la liberazione del direttore afgano dell’ospedale di Gah, Rahmatullah Hanefi, accusato dai segreti afghani di aver Emergency a Lashkar collaborato con i Talebani per il sequestro dell’inviato di “Repubblica” Daniele Mastrogiacomo, afferma: «È stata fatta questa insinuazione infame e infondata che Hanefi possa essere stato dietro il rapimento. Io mi sarei aspettato dal governo italiano una dichiarazione immediata, a seguire, così per dire chi era Rahmatullah Hanefi e quanto era affidabile Rahmatullah Hanefi».

«Il governo italiano - dice Strada - lo sa bene, perché nell’occasione del precedente sequestro, il rapimento Torsello, a lui furono affidati, e ovviamente non erano soldi nostri ma soldi del governo italiano, esattamente due milioni di dollari per riportare a casa Torsello. Quante persone conoscono quelli del governo che con due milioni di dollari non prendono la prima strada a destra o a sinistra e spariscono nel nulla? Rahmatullah non è sparito». «Al governo italiano - conclude Strada- chiediamo una cosa sola, di restituirci Rahmatullah Hanefi, non vogliamo nessun grazie dalla politica».

Quanto accaduto dopo il sequestro e la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, e cioè l’arresto di Rahmatullah Hanefi, «è un'infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori e tutto quello che loro rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi» ha poi dichiarato al Gr1 Rai Gino Strada. «È la prima volta che succede nella storia, la prima volta, che quando si fa uno scambio di prigionieri perché due parti si mettono d’accordo e decidono di affidare a qualcun altro di mettere in pratica poi l’operazione. È la prima volta – ha aggiunto Strada – che chi poi la mette in pratica viene arrestato. E questa è un infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori e tutto quello che loro rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi». «Ci sono delle accuse infamanti rispetto alle quali io mi aspettavo da un minuto all’altro una dichiarazione del governo italiano che dicesse “ma cosa sta dicendo questa persona?”», afferma ancora Strada riferendosi a quanto sostenuto dai servizi segreti afgani, e cioè che Rahmatullah Hanefi avrebbe avuto un ruolo nel sequestro di Mastrogiacomo.

«Siccome non è arrivata – aggiunge il fondatore di Emergency – allora vorrei ricordare a tutti gli ascoltatori che il signor Rahmatullah Hanefi è quello che per disposizione del governo italiano, quando durante il sequestro Torsello il governo italiano decise di pagare un riscatto di due milioni di dollari, prese due milioni di dollari e li portò da solo in macchina e riportò Torsello dagli agenti dei servizi che se ne stavano in una casa tranquilli intorno ad un tavolo».

«Dopo di che – ha proseguito Strada – non me ne frega niente se i ministri millantano, ringraziano, non me ne frega niente. Emergency non vuole grazie dalla politica, è piuttosto schifata dalla politica. Ma questo è Rahmatullah Hanefi. Una persona onesta, uno dei nostri, uno che fa cose».

«Quando c'è una causa di salvare qualcuno allora il governo italiano dovrebbe vergognarsi – ha detto Strada – di non avere fatto una dichiarazione un minuto dopo questa infamia portata avanti da quell'altro governo di tagliagole, agenti stranieri che noi stiamo lì a sostenere con un milione e mezzo di euro al giorno solo per mantenere i militari».

9/4/2007

GOVERNO ITALIANO GOVERNO DI BUFFONI

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L'articolo mi fa riflettere :

sulla compulsione del gioco

sulla mancanza del senso di responsabilità applicato ai bambini

sull'incoscienza comportamentale in genere

hai perfettamente esposto cio' che penso anch'io...

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Il califFo gino strada deve tornare a fare il medico, invece tratta coi talebani, piglia in cosegna soldi, ma mica è uno 007.

Prodi non replica, se c'era Berlusconi almeno una battutella la faceva.

Adesso forse mi trovero' addosso tanti comunisti come in altra chat, ma dio chi ha votato un prodi, che è prigioniero del primo medico che fa il politicante da 4 soldi, e si arroga compiti non suoi?

L'interprete è morto, a chi diamo la colpa? Se l'italia facesse le cose con i suoi organi invece di demandare ad altri, o lasciare che si arroghino altri, sapremmo decisamente a ch i attribuire responsabilità CERTA in caso di casini. E DI CASINI NE VEDREMO FORSE ANCHE MENO.

IO CREDO CHE STRADA NON DEBBA PIU' PERMETTERSI DI FARE IL COMANDONE E SE ORA DICE CHE VUOle ANDARE VIA PERCHE' UN SUO MEDICO E' STATO SEQUESTRATO, BEH TORNI A CASA.

Faccia meno l'amico dei talebani, che loro vogliono rapire, per farsi i soldi e ogni tanto giustizia per mostrare i muscoli.

IN QUESTO CASINO E' MORTO UN UOMO, L'INTERPRETE PERCHE'?

NON HANNO TRATTATO PER LUI, PRODI RISCHIAVA DI CADERE SUL CASO MASTROGIACOMO. TUTTI COLPEVOLI.

PRODI PER DEBOLEZZA, KARZAI CHE AGISCE SOLO IN PARTE,

STRADA CHE ' SEMPRE IN MEZZO ALLA STRADA!

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Io ho una grande stima di Gino Strada. Esercitare un lavoro così impegnativo e umanitario, in una terra martoriata dalla guerra e dal degrado sociale, in quelle condizioni di precarietà e di GRANDE PERICOLO, continuo e costante, lo trovo Eroico e di grande umanità. Le vicende politiche, sono lo sfondo di uno scenario di grande instabilità politica e di un governo debole o mantenuto tale.... spesso mi chiedo, se il ruolo di missione di pace delle Nazioni Unite, capeggiate dagli Usa, non produce alcuni risultati politici, se non quel minimo di sussistenza a quella povera gente! Perchè Emergency, in qualità di organizzazione umanitaria, non viene , non solo, protetta, ma diventa strumentalizzazione politica.... A chi fa comodo tutto questo.... non a quei poveri mutilati, che vengono raccolti, curati e assistiti, che se potrebbero dire la loro.... sono certa che avrebbero parole di ringraziamento e di stima per Gino Strada e tutti coloro che lavorano con lui.

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Stamane su un volo dell'Onu si sono imbarcati 30 italiani e 8 di varie nazionalità

Sul posto, nei tre ospedali e nei 28 pronto-soccorso, rimane il personale afgano

Emergency, lo staff straniero

ha lasciato l'Afghanistan

Strada: "Non ci sono più le condizioni di sicurezza"

Partenza non definitiva: ulteriori decisioni entro domani

KABUL - Il personale italiano e internazionale di Emergency ha lasciato stamane l'Afghanistan. "Quando il governo del paese in cui lavori si pone come nemico - dice Gino Strada dal sito Peacereporter spiegando i motivi di una scelta così drastica e clamorosa - le motivazioni - non ci sono le condizioni di sicurezza per continuare a lavorare". I 30 italiani che lavoravano per i tre ospedali di Emergency in Afghanistan, oltre ad altre otto persone di varia nazionalità, si sono già imbarcati su un volo dell'Onu, diretto a Dubai. Gli ospedali di Emergency non sono stati tuttavia chiusi: al momento il personale afgano sta continuando a lavorare. (Il comunicato della ogn, pdf)

Dalla sede italiana di Emergency viene chiarito che la partenza non è, per ora, definitiva e che il personale che ha lasciato l'Afghanistan si incontrerà, all'estero, con componenti il direttivo dell'organizzazione per decidere insieme, fra oggi e domani, se continuare a operare nel Paese.

'PeaceReporter' ha riferito anche che tutto il personale di Emergency dislocato in vari località dell'Afghanistan era stato convocato a Kabul per poter "discutere la situazione e, anche, per decidere provvedimenti a garanzia dell'incolumità degli operatori dell'ospedale di Lashkargah, il più esposto in questi giorni a rischi".

Il vicepresidente dell'organizzazione umanitaria, Carlo Garbagnati, ha spiegato che il motivo del trasferimento consiste nella mancanza di "condizioni di sicurezza" e "nell'assenza di una significativa reazione e azione del governo", come era stato chiesto nei giorni scorsi.

La notizia era nell'aria da giorni dopo l'arresto di Rahmatulah Hanefi, il mediatore di Emergency detenuto nelle carceri afgane e accusato dai servizi di Kabul di aver avuto un ruolo nel rapimento del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo.

Il fondatore di Emergency Gino Strada per giorni aveva spiegato alle autorità afgane e italiane che l'attività di assistenza dell'associazione era in grave crisi a causa dell'arresto di Hanefi, e aveva lanciato un ultimatum: "Resteremo in Afghanistan solo se Rahmatullah sarà liberato e se ci sarà data la possibilità di lavorare in sicurezza".

(11 aprile 2007) - da Repubblica -

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Il califFo gino strada deve tornare a fare il medico, invece tratta coi talebani, piglia in cosegna soldi, ma mica è uno 007.

Prodi non replica, se c'era Berlusconi almeno una battutella la faceva.

Adesso forse mi trovero' addosso tanti comunisti come in altra chat, ma  dio chi ha votato un prodi, che è prigioniero del primo medico che fa il politicante da 4 soldi, e si arroga compiti non suoi?

L'interprete è morto, a chi diamo la colpa? Se l'italia facesse le cose con i suoi organi invece di demandare  ad altri, o lasciare che si arroghino altri, sapremmo decisamente a ch i attribuire responsabilità CERTA  in caso di casini. E DI CASINI NE VEDREMO FORSE ANCHE MENO.

IO CREDO CHE STRADA NON DEBBA PIU' PERMETTERSI DI FARE IL COMANDONE E SE ORA DICE CHE VUOle ANDARE VIA PERCHE' UN SUO MEDICO E' STATO SEQUESTRATO, BEH TORNI A CASA.

Faccia meno l'amico dei talebani, che loro  vogliono rapire, per farsi i soldi e ogni tanto giustizia per mostrare i muscoli.

IN QUESTO CASINO E' MORTO UN UOMO, L'INTERPRETE PERCHE'?

NON HANNO TRATTATO PER LUI, PRODI RISCHIAVA DI CADERE SUL CASO MASTROGIACOMO. TUTTI COLPEVOLI.

PRODI PER DEBOLEZZA, KARZAI CHE AGISCE SOLO IN PARTE,

STRADA CHE ' SEMPRE IN MEZZO ALLA STRADA!

Rispettabilissimo il tuo parere

volevo però sottolineare che il Sig. Gino Strada è stato chiamato dal Sig. Romano Prodi e non certo si è proposto sa se.

Voglio dire che questo governo non ha nemmeno il coraggio di organizzare dei veri servizi segreti di difesa dei cittadini all'estero...

poi potrei dire che non condivido alcun tipo di invasione di stati stranieri in stati tipo poveri ma ricchi strategicamente o minerariamente.......

poi potrei dire che Gino Strada è oltre le righe

poi potrei dire che questi poilitici ogni volta che c'è una crosta la apiccicano agli altri e non vogliono neanche grattarla perchè sentono prurito....

potrei dire che sarei d'accordo ma non sul fatto che Prodi è un vero inetto e che anche in questo caso questo governo con la politica estera ha mostrato la propria codardia ..non debolezza proprio codardia.

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L'Inferno bisogna averlo visto molto, troppo da vicino per poter anche solo provare ad immaginare quello degli altri.

altrimenti sono solo parole vuote.prive di senso.slogan.

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