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matrix-----risvegliarsi o no?


mio

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Secondo me, una cosa esiste quando in quel momento la realizzi, senza idee preconcette di cosa sia o non sia,

quello che hai definito tu Rain, non potrebbe essere il prodotto del conosciuto, ovvero una proiezione della mente che con i suoi pensieri rielabora il passato?

perchè dividete coscio ed incoscio.....chi divide?? Perchè c'è diviosione??

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Aaah!è vero,è vero!

Già,chissà cosa sarebbe potuto accadere se il protagonista le avesse inghiottite tutte e due :):

Sarebbe diventato nevrotico,come me?(nella nevrosi si riconosce la realtà,ma questo causa dolore)

Nevrotico non so... forse sarebbe diventato un po' nervoso, questo si. Anche questo causa dolore.

Meglio non confondere la nevrosi del mondo in cui si vive, per nevrosi propria. Non aiuta molto :wink:

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La nevrosi del mondo?La nevrosi è una cosa riguardante la persona,come ogni malattia psichica,non il mondo.O forso non ho capito bene quel che vuoi dire. :im Not Worthy:

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La nevrosi del mondo?La nevrosi è una cosa riguardante la persona,come ogni malattia psichica,non il mondo.O forso non ho capito bene quel che vuoi dire. :im Not Worthy:

Beh, no, non sempre le malattie psichiche riguardano la persona. Spesso riguardano l'ambiente in cui si vive,

inteso come l'insieme delle persone, e si trasferiscono alle singole persone per "contagio".

Prendi ad esempio le psicosi che ogni tanto saltano fuori... chessò... ti ricordi la "psicosi dell'aviaria" di qualche

tempo fa? Oppure prova a immaginarti di rimanere chiuso in una casa tipo Grande Fratello, per un mese, insieme

a 5 o 6 persone che non fanno altro che litigare, mentirsi e imbrogliarsi a vicenda, e tirarti in mezzo...

Dopo un mese sicuramente ne usciresti nevrotico... ma la nevrosi non sarebbe davvero tua, ma dell'ambiente.

Molto probabilmente la perderesti uscendo e stando un po' di tempo in un ambiente più disteso, mentre se qualcuno

entrasse al posto tuo se la prenderebbe lui.

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AAAhhhh!Questo alimenta il mio sogno di andarmene in un'arcipelago della polinesia :im Not Worthy:

Cmq,io penso che l'ambiente e la persona si influenzino reciprocamente,quindi se un'ambiente degenera un pò è sempr colpa tua,magari a livelli impercettibili,che tanto vale non pensarci troppo altrimenti è peggio.

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AAAhhhh!Questo alimenta il mio sogno di andarmene in un'arcipelago della polinesia :im Not Worthy:

Cmq,io penso che l'ambiente e la persona si influenzino reciprocamente,quindi se un'ambiente degenera un pò è sempr colpa tua,magari a livelli impercettibili,che tanto vale non pensarci troppo altrimenti è peggio.

Sicuramente dipende sempre almeno un po' da te... e per fortuna, perché sennò non potresti farci davvero nulla!

Immagina che per contratto non puoi uscire dalla casa del GF prima di un anno... se l'ambiente non dipende da te

almeno un po', allora sei fregato... ti tocca solo subire.

Però può dipendere anche da cose che dipendono da te pur non essendo colpa tua. Metti ad esempio che chi ha

fatto la casa l'ha fatta per 6 persone, ma ci ha messo solo 3 sedie... ovvio che le persone chiuse nella casa prima

o poi litigheranno per accaparrarsi il posto a sedere... inizieranno a darsi dell'egoista, dell'isterica, del pigrone e

così via. La colpa della mancanza delle sedie non è loro... però dipende da loro trovare qualche soluzione per

risolvere il problema (fare i turni, costruire sedie di fortuna, o che altro...).

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Un momento...mi sono perso...ma come siamo arrivati a parlare di queste cose partendo dal discorso di risvegliarsi o no?

Cmq,m'è venuta in mente una cosa:in un libro di una psicologa ho letto che quando la realtà propone stimoli che danno sofferenza c'è che si concentra sul dolore(un'atteggiamento che potremmo definire"sveglio")e chi invece volge l'attenzione più lontano possibile da lì(chiamiamolo"addormentato").Inoltre si dice che il comportamento"sveglio"porta ad essere più intelligenti,perchè si ragiona sui problemi che la vita ti pone suppongo,ma allora com'è mai che Socrate,che da quanto ne sò adottava un comportamento"addormentato",è diventato quel che è diventato?I documenti dell'epoca lo elogiavano come un valoroso soldato,ma non per qualità come cosaggio,forza o che,bensi per le sue capacità di sopportazione del freddo,del dolore e della fame,nonche delle fatiche.

Questo mi fà pensare che Socrate invece di rivolgrere l'attenzione al dolore,si rifugiasse nei suoi pensieri,e questo gli permise di diventare un grande filosofo.

La morale insomma è questa:la domanda che ci poniamo è se sia giusto risvegliarsi o no,ma forse non è la domanda giusta.La domanda corretta potrebbe essere:una volta scielto come comportarci,come fare per sviluppare al meglio le potenzialità della nostra scielta?

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Se non ricordo male, Socrate assumeva un atteggiamento "addormentato" per una scelta di metodo.

O meglio, più che un atteggiamento "addormentato" assumeva un atteggiamento "ignorante che vuole

capire". Faceva tante domande e così portava le persone con cui discuteva a dubitare delle cose che

davano per certe, per scontate. Un modo per "svegliare", per scongelarle, forse... :new_lips:

Non mi meraviglia che l'abbiano fatto fuori... :give_rose:

Secondo te questa allegoria qui ha qualcosa a che vedere con la Matrix?

http://it.wikipedia.org/wiki/Mito_della_caverna

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se foste in una situazione tipo il film "matrix" vorreste essere risvegliati o no?

O per dirla schietta meglio una felicità basata sull'irrealtà o la verità sempre e comunque??

La realtà che viviamo è SEMPRE virtuale. La reale felicità consiste nel vivere la realtà vera. Occorre sperimentare tutta l'infelicità del mondo per viversi un giorno la felicità del Reale. Per questo dobbiamo anzitutto crearci le condizioni ideali per trovarla, questa "Verità", che quando l'hai trovata non puoi chiamarla "Verità". La vivi e basta.

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Non parlavo della filosofia di socrate,Ste,ma di come si comportò in guerra,di quali furono le sue reazioni a una situazione dolorosa,tentavo di capirne il suo aspetto emotivo insomma,non quello razionale.

A proposito della storia della cavarna,beh,direi che con matrix ha a che fare eccome!La si potrebbe definire una versione antica del film!

Turbo:occorre sperimentare tutta l'infelicità del mondo?E quali sono le condizioni ideali?

Tu sembri uno che ha trovato la felicità :p::p:

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Non parlavo della filosofia di socrate,Ste,ma di come si comportò in guerra,di quali furono le sue reazioni a una situazione dolorosa,tentavo di capirne il suo aspetto emotivo insomma,non quello razionale.

Chissà, forse il segreto della sua "corazza" emotiva stava proprio nell'usare la razionalità per superare la situazione

emotivamente difficile, quando non poteva usarla per affrontarla direttamente.

Provo a mettermi nei suoi panni (è solo immaginazione mia, però, sia ben chiaro :p:): era in guerra e stava

patendo il freddo ed il dolore, e non poteva fare nulla per eliminarli... allora, per non saper né leggere né scrivere,

iniziava a ragionarci su, a filosofeggiare sul loro significato, il loro senso e bla bla bla. In questo modo diventava

l'osservatore delle proprie pene, e così smetteva di esserne l'attore che le subiva... almeno per il tempo in cui

riusciva a farlo. Concentrato a ragionare sul dolore che sentiva... non aveva tempo per lamentarsene, insomma.

E come effetto collaterale ne approfondiva la conoscenza, che è sempre utile per combattere le avversità, e finita la

guerra tornava a casa con un bottino di sapere in più, che poteva anche considerare come risarcimento per le

pene patite.

Solo un altro modo per "distaccarsi"... però diverso dal "chiudere gli occhi".

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Chissà, forse il segreto della sua "corazza" emotiva stava proprio nell'usare la razionalità per superare la situazione

emotivamente difficile, quando non poteva usarla per affrontarla direttamente.

Provo a mettermi nei suoi panni (è solo immaginazione mia, però, sia ben chiaro :p:): era in guerra e stava

patendo il freddo ed il dolore, e non poteva fare nulla per eliminarli... allora, per non saper né leggere né scrivere,

iniziava a ragionarci su, a filosofeggiare sul loro significato, il loro senso e bla bla bla. In questo modo diventava

l'osservatore delle proprie pene, e così smetteva di esserne l'attore che le subiva... almeno per il tempo in cui

riusciva a farlo. Concentrato a ragionare sul dolore che sentiva... non aveva tempo per lamentarsene, insomma.

E come effetto collaterale ne approfondiva la conoscenza, che è sempre utile per combattere le avversità, e finita la

guerra tornava a casa con un bottino di sapere in più, che poteva anche considerare come risarcimento per le

pene patite.

Solo un altro modo per "distaccarsi"... però diverso dal "chiudere gli occhi".

sicuri che l'attore sia invere reale e non sono un'idea......il nostro contenuto che si illude di essere!

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Turbo:occorre sperimentare tutta l'infelicità del mondo?E quali sono le condizioni ideali?

Tu sembri uno che ha trovato la felicità :mellow::Sigh:

Magari, caro Yin! :rofl::acute: Io intendevo dire due cose:

1) Per trovare non la felicità, che è instabile, ma l'armonia, l'equilibrio interiore, bisogna purtroppo passare per il dolore delle sperimentazioni sbagliate;

2) Non ho affatto trovato questo stato, però ormai da moltissimi anni seguo una certa strada che contribuisce a farmi evolvere

e a capire molte cose...da quando la seguo ho acquistato maggiore serenità. :innocent:

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Secondo me, una cosa esiste quando in quel momento la realizzi, senza idee preconcette di cosa sia o non sia,

quello che hai definito tu Rain, non potrebbe essere il prodotto del conosciuto, ovvero una proiezione della mente che con i suoi pensieri rielabora il passato?

Ogni cosa emerge deformata dal presente, ma ciò non vuol dire che non ci sia un passato da conoscere.

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Ogni cosa emerge deformata dal presente, ma ciò non vuol dire che non ci sia un passato da conoscere.

Io parlerei più di un comprendere il passato, più che conoscerlo, e questa comprensione secondo me può essere utile a riconoscerne l'inutilità attuale.

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Io sono per la consapevolezza.sempre e comunque. forse perchè è più ricca una vita in cui le cose si vedono per come sono, senza illusioni; forse perchè è proprio nella realtà quotidiana, anche se dolorosa, prosaica, difficile, che va trovata la propria poesia.

forse soprattutto perchè ritengo pericolose le persone che non conoscono se stesse in profondità.

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Io sono per la consapevolezza.sempre e comunque. forse perchè è più ricca una vita in cui le cose si vedono per come sono, senza illusioni; forse perchè è proprio nella realtà quotidiana, anche se dolorosa, prosaica, difficile, che va trovata la propria poesia.

forse soprattutto perchè ritengo pericolose le persone che non conoscono se stesse in profondità.

ma come fare secondo te,...?

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con l' analisi ad esempio ..

ma analizzi il passato , le tue esperienze e sono frutto di "illusione" se abbiamo veramente vissuto nell'illusione.....per me questo è un punto fermo...

Direi che l'analisi (anche se reputo la tua risposta intelligente) non può aiutarci...se analizziamo il passato

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Beh,se non vivi la realtà probabilmente ne hai paura,e se ne hai paura,o meglio hai paura di qualche particolare aspetto della realtà,perchè non puoi avere paura di tutta la realtà in generale penso;vuol dire che qualche evento del passato ti condiziona(solo ne caso in cui ci sia una qualche forma almeno un pò patologica però,perchè se il presente è un'esecuzione a morte...).

Analizzare il passato può essere utile per capire meglio il presente,è lo stesso motivo per cui si studia storia a scuola.(sigh,ho avuto la pagella:un 5 in latino non ho saputo evitarmelo,ma almeno ho preso tre 8 in altre materie.Però che scocciatura il latino,quello si che è inutile!e adesso devo prepararmi per l'esame di riparazione :give_rose: )

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L'analisi...ma non solo.qualunque cosa conduca ad una crudele, totale conoscenza di sè.

personalmente ho optato per un sacco di anni di terapia junghiana.

Yin, io lo so perchè l'ho vissuto. lo so per me, penso sia la cosa migliore per me. non oserei mai imporre a nessuno di risvegliarsi se non lo desiderasse.esattamente come Morpheus.

io lo so perchè mi conosco, so perfettamente quanto bene e quanto male sono in grado di fare, ma sono abbastanza cauta da non misurare le mie reazioni a priori. posso affermare tutto ciò perchè, anche se adesso sono una gran bastarda, prima ero molto peggio.

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Beh,se non vivi la realtà probabilmente ne hai paura,e se ne hai paura,o meglio hai paura di qualche particolare aspetto della realtà,perchè non puoi avere paura di tutta la realtà in generale penso;vuol dire che qualche evento del passato ti condiziona(solo ne caso in cui ci sia una qualche forma almeno un pò patologica però,perchè se il presente è un'esecuzione a morte...).

Analizzare il passato può essere utile per capire meglio il presente,è lo stesso motivo per cui si studia storia a scuola.(sigh,ho avuto la pagella:un 5 in latino non ho saputo evitarmelo,ma almeno ho preso tre 8 in altre materie.Però che scocciatura il latino,quello si che è inutile!e adesso devo prepararmi per l'esame di riparazione :ola: )

ma questo vale solo se tu sei impersonificato con le tue esperienze e dunque il tuo passato.....

ma tu in realtà non sei loro.....

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ma questo vale solo se tu sei impersonificato con le tue esperienze e dunque il tuo passato.....

ma tu in realtà non sei loro.....

anzi devi svegliarti e capire proprio che essere loro è il sogno......l'ego è il filtro dell'imbroglio...!

escluso esso tutto è perfetto!

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x S.:OK,tu lo sai perchè l'hai vissuto.Ma come facciamo a sapere che non ci siano soluzioni migliori?Al giorno d'oggi,avere una grande astrazione è molto importante,ma avere una grande astrazione vuol dire sognare di più e vivere meno la realtà.Bisognerebbe dunque trovare una via di mezzo.

Anche io posso portare una mia esperienza:lo scorso anno,a scuola andavo peggio di questo anno,e lo scorso anno stavo meglio.

Quest'anno,le cose sono peggiorate,ma non il mio rendimento scolastico che è invece aumentato!Ed io sò benissimo di essere un'alienato,che ha davvero pochi contatto con la realtà rispetto a quanto sarebbe consigliabile.

X Mio:Prima si parlava di immedesimazione con i propri ricordi,poi è saltato fuori l'ego e nn ci ho capito più niente.PerchèL'ego è il filtro dell'imbroglio?E cosa c'entra l'ego coi ricordi?Io a dire il vero non sò bene coasa sia l'ego,ma pensavo che fosse la consapevolezza di se.

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