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E se ci si innamora dello psicologo?


ARLEY

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una cosa per me strana, questa..

Ecco, ma tu vorresti che ti dicesse altro?

E cosa, per esempio?

Cosa ti aspetti in genere da una persona che comunica con te?

non vorrei che mi dicesse nulla.

vorrei che mi lasciasse esprimere il dolore.

ma lui subito con la razionalità. lasciami sfogare prima! le risposte razionali le posso avere da chiunque...

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Capito...in realtà ora penso che non è strano, ma molto comune.

sì, a volte a me è capitato di rispondere alla ragione con un bel lo so, lo so, lo so da me, che me lo dice a fare? un po' stizzosa...

mah.. che sarà..

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D'altra parte, euridice, la ragione esiste, non la possiamo negare sempre in favore delle emozioni.

Essa aiuta.

So che l'ascolto vuol dire saper interloquire senza dare consigli, pressappoco, semplificando, però però..è una trappola per lo psi, sìì?

Non deve mai abbandonarsi ad essa?

Magari si può vedere come reagiamo alla ragione e perchè, no?

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Mia sorella è l'unica (come la psi aveva previsto) a sentire questo mio cambiamento come una minaccia e purtroppo ha deciso di reagire nel modo peggiore, facendo la stronza!!!!

digi ho letto quello che hai scritto e da una parte sono felice per te , per i cambiamenti e i miglioramenti che stai vivendo ! dall'altra mi dispiace per il comportamento di tua sorella, ma non ne sono troppo meravigliata..... non è la prima volta che vedo come il cambiamento nel modo di essere e comportarsi di una persona può andare a modificare equilibri che si erano costruiti in tanti anni. quando questo succede le possibilità per l'altro sono 2: o è capace di cambiare insieme a te, approfitta del tuo cambiamento per cambiare a sua volta, per crescere oppure reagisce in malo modo, sbattendoti la prota in faccia perchè non fai più il suo gioco, quel gioco a cui lui si era abituato e che non ha voglia di abbandonare per trovarne uno nuovo

tutto ciò in parte sta succedendo nella famiglia della mia compagna: lei sta cambiando e sta cambiando in maniera radicale la sua vita. le sue sorelle, abituate da sempre ad appoggiarsi a lei e a chiedere continuamente aiuto, ne sono rimaste destabilizzate e le vedo che arrancano cercando di capire come comportarsi, alternando momenti di gran comprensione a mmenti di gran incazzatura, insomma un gran casino !! :wacko:

cmq il mio consiglio è fregatene ^_^ !! tu vai avanti per la tua strada, pensa a te e pensa alla tua famiglia (tuo marito e tuo figlio) !!

:abbr:

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giovanni son due mesi che non mi viene incontro...

esempio delle barriere comunicative che mi impediscono di esprimermi?

ho accennato alla mia sofferenza perchè temo, anzi ormai sono quasi certa che non potrò mai avere figli...

e lui minimizza " non è obbligatorio avere figli" "ci sono donne che hanno figli a 40 anni"

e l'ultima geniale "potresti provare con l'inseminazione" . detta a "battuta" non all'interno di un discorso riguardante tentativi falliti di rimanere incinta...

secondo voi come faccio a tirare fuori il dolore riguardo questo argomento?

e non è l'unico argomento nel quale le sue battute o i suoi tentativi di razionalizzazione mi hanno impedito di mostrare quanto stessi "realmente" soffrendo.

la verità è che sto pensando seriamente di chiudere.

Juditta è possibile che Giovanni ti risponda così perchè è un uomo, perchè non riesce a capire fino in fondo cosa può significare per una donna non avere figli ?

sia chiaro che non sarebbe una giustificazione, ma solo un modo di capire il perchè

cmq lui fino ad ora è stato bravo, è risucito a farti aprire su tanti aspetti. prima di decidere di chiudere con lui parlaci chiaramente, senza bisogno di incazzarti o di cazziarlo, ma semplicemente digli quello che ti fa star male, digli che il suo modo di porsi ti impedisce di fatto di esprimere il tuo dolore e poi vedi lui che ti dice

è possibile che si tratti di un momento di stallo, di un peridodo di fiacca o forse c'è un problema più serio

l'unica è cercare di parlargliene , di tirare tutto fuori.....

:abbr:

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Sono due notti che non dormo, se potessi spaccherei il mondo, sto reprimendo una violenza indicibile dentro di me, che non pensavo di possedere, so che è dalla mia parte ma devo imparare a gestirla....sono felice che questa cosa sia avvenuta prima delle ferie, non so se sono in grado di trattenere così a lungo i miei sentimenti...

Scusate lo sfogo, avevo bisogno di parlarne....

un abbraccio a tutti...

Digi sono d'accordo sulla stro...di tua sorella e comprendo perfettamente come ci si sente in questi casi. Le persone che infieriscono sulle difficoltà degli altri sono sempre le più frustrate.. li devi far schiattare!! :ola (3):

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Ma nessuno di voi sente questo percorso come tale? Io potrei spiegare le tappe più importanti, le sedute che mi hanno portato un cambiamento, quelle che me lo hanno confermato. per me è come se salissi una scala, se mi fermo so sempre a che punto sono, so quanta strada ho fatto, e so quanta me ne rimane (non in termini di tempo ovviamente), so ad uno ad uno come sono fatti i gradini già percorsi, e in lontananza già conosco i prossimi che farò, partendo da quello più vicino fino a dove la mia vista riesce a vedere..

io non ho le idee per niente chiare rispetto all'andamento della mia terapia e invidio un po' la tua consapevolezza al riguardo !

forse per me è diverso perchè rispetto a te non ho un sintomo preciso , ma uno stato di malessere più diffuso e generalizzato e non ben localizzato.

fatto sta che mi sembra di non stare andando da nesusna parte, alle volte mi domando a che serve parlare di certi argomenti con la psi, tirare fuori il dolore per avvenimenti passati che erano morti e sepolti dentro di me e che invece vado lì a ricicciare sentendo un'altra volta il dolore della perdita che , per fortuna, avevo dimenticato. a pro di che mi domando ? a che serve andare a rinvangare il dolore ? :unknw:

come al solito, mi sento il criceto che gira sulla ruota..... hamster.gif

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non vorrei che mi dicesse nulla.

vorrei che mi lasciasse esprimere il dolore.

ma lui subito con la razionalità. lasciami sfogare prima! le risposte razionali le posso avere da chiunque...

è quello che rimproveravo al mio ex-psi : non dava spazio all'elaborazione del dolore perchè o infieriva ( sei tu che vivi la tale cosa in questo modo e giù col cattivo rapporto col lato cattivo) o minimizzava; poi un giorno arrivai con una botta di depressione tale che gli fece fare un balzo sulla sedia e prese a mangiarsi le unghie a tutto spiano...ma non è che durò a lungo nè modificò approccio..

ci vuole lo spazio d' accoglienza del dolore, c'ha pure un nome , "abreazione", mi pare...solo dopo aver "sturato" il lavandino dalle passioni e dalla potenza delle emozioni.. ci sono spazio ed energia per valutare altre possibilità e prospettive...

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Capito...in realtà ora penso che non è strano, ma molto comune.

sì, a volte a me è capitato di rispondere alla ragione con un bel lo so, lo so, lo so da me, che me lo dice a fare? un po' stizzosa...

mah.. che sarà..

la verità è che da uno psi ci si aspetta altro rispetto al comportamento delle persone "normali"

capisco perfettamente il rispondere con la ragione al dolore dell'altro, può essere una forma di difesa o può essere un comportamento dettato dall'amore che si prova per l'altro, un volerlo aiutare a tutti i costi

ma uno psi deve saper agire in maniera diversa e deve anche essere in grado di ascoltare il nostro dolore, di farsene carico senza cercare di trovare una soluzione a tutti i costi o almeno non subito. prima di tutto deve essere accogliente e poi dopo e solo dopo può cercare insieme a noi di trovare una soluzione o un modo per stare in una situazione che soluzione non ha

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ci vuole lo spazio d' accoglienza del dolore, c'ha pure un nome , "abreazione", mi pare...solo dopo aver "sturato" il lavandino dalle passioni e dalla potenza delle emozioni.. ci sono spazio ed energia per valutare altre possibilità e prospettive...

ecco, appunto...

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è quello che rimproveravo al mio ex-psi : non dava spazio all'elaborazione del dolore perchè o infieriva ( sei tu che vivi la tale cosa in questo modo e giù col cattivo rapporto col lato cattivo) o minimizzava; poi un giorno arrivai con una botta di depressione tale che gli fece fare un balzo sulla sedia e prese a mangiarsi le unghie a tutto spiano...ma non è che durò a lungo nè modificò approccio..

ci vuole lo spazio d' accoglienza del dolore, c'ha pure un nome , "abreazione", mi pare...solo dopo aver "sturato" il lavandino dalle passioni e dalla potenza delle emozioni.. ci sono spazio ed energia per valutare altre possibilità e prospettive...

concordo perfettamente con ilaria, lo sfogo è importante, la mia psi la chiama "lamentazione", ma nel senso positivo, è proprio quella fase in cui si ha bisogno di tirar fuori tutto ciò che si ha dentro, a volte a più riprese, solo alla fien se ne può fare un resoconto più razionale....

Io capisco bene questa cosa, anche a me darebbe fastidio, non mi sentirei pienamente accolta ma, resto dell'idea che forse questo può dare spazio a u ntema più grande, a qualcosa che ferisce ancora di più!!!

Parlane!!!!

Volevo rignraziare froggy e renee, grazie per le vostre parole, fra poco andrò a vedere cosa ne dice la psi, ovviamente nessun conisglio ma sole interpretazioni ma è ciò che al momento mi serve, come dovrò comportarmi con mia sorella e anche suo marito lo so bene adesso, non sono più ingenua come in passato!!

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sono mesi che ormai facci opassi avanti, certo capitano periodi no ma sono fini a se stessi, sono ostacoli che supero e non mi riportano indietro nel tunnel, nemmeno di un passo, mi sento forte, sto affrontando temi improtanti, eppure una volta uscita da quella stanza riesco a riappropriarmi di tutto ciò che ho conquistato fin'ora....

Ma nessuno di voi sente questo percorso come tale? Io potrei spiegare le tappe più importanti, le sedute che mi hanno portato un cambiamento, quelle che me lo hanno confermato. per me è come se salissi una scala, se mi fermo so sempre a che punto sono, so quanta strada ho fatto, e so quanta me ne rimane (non in termini di tempo ovviamente), so ad uno ad uno come sono fatti i gradini già percorsi, e in lontananza già conosco i prossimi che farò, partendo da quello più vicino fino a dove la mia vista riesce a vedere..

Non mi sento fortunata, non ho conquistato la felicità o cose del genere, semplicemente sto ritrovando me stessa, insieme alla perdita del grasso corporeo è come se perdessi anche quella patina grigia di cui ho ricoperto la mia vita per troppo tempo....mi ritrovo a essere disposta a nuove esperienze, a sentirmi felice anche solo per una bella giornata, a vedere le cose sotto una luce nuova, e quindi anche il futuro che prima vedevo così tetro...non mi faccio più convolgere troppo dalle cose negative, le vivo intensamente, forse anche più di prima, ma riesco a separarle dal resto....è come se tutto avesse uan nuova prospettiva, tra l'altro ho fatto mia uan dote che non pensavo potesse mai appartenermi, la costanza...ora so cosa voglio (o per lo meno alcune cose, quelle più basialri, su altre sono ancora alla ricerca) e ci metto tutta me stessa per arrivare la mio biettivo, prima non ero convinta di niente!!! Cedevo alla minima difficoltà, mi sembrava tutto inutile, non mi sentivo mai all'altezza, era coem se niente mi fosse dovuto o tutto mi fosse dovuto ma non c'era mai nessuno disposto a darmi quel che volevo...dipendevo dagli altri, lasciavo agli altri la decisione sulla mia vita....

ecco adesso almeno sento di viverla questa vita....magari può sembrare poco ma io ero arrivata a uno stato di anestesia tale che ormai niente mi toccava più.....

No, io sinceramente non sento questo "risveglio"..passettini, piccole cose.. niente di più...

Sento di essere ancora facilmente impantanabile nei rapporti con gli altri, sento di non avere quella stabilità interiore che mi consente di fidarmi di me stessa anche in momenti difficili. Ho ancora alcune somatizzazioni che mi intralciano, specie d'inverno quando devo andare a scuola.

A volte sento l'analisi evanescente, impalpabile, a volte invece mi sembra che lavori in sordina...in luoghi di me stessa di cui non sono consapevole.Forse abituata ai ragionamenti e ai giudizi, alle valutazioni col bilancino questo rapporto soft, emotivo mi spiazza e non ho scale di misura da applicarvi per leggerne i risultati.

So che rimuovo il fatto che vi sarà una fine. Proprio non ci voglio pensare.

Ogni volta che lei accenna a tempi e momenti trascorsi dell'analisi io glisso: ho timore si parli di un percorso con un punto di partenza, una strada da percorrere e un traguardo finale da tagliare. A parte che non mi ritrovo in queste letture di evoluzione lineare dei percorsi personali ma è che io non ci posso pensare a stare sola senza un riferimento per quel che concerne la mia vita...Non è come l' esame per la patente che alla fine vai ..

ma penso di avere paura di rischiare il cambiamento, temo di leggere il cambiamento troppo correlato con la perdita.. e io mal volentieri mi predispongo a sopportarne altre. magari manco ci tengo più di tanto a questa psi ma è il mio scenario interiore delle separazioni che è ancora troppo intriso di malinconia.

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A me fu detto che lui non era lì nè per accogliermi, nè per consolarmi, nè per rassicurarmi.

Non era quello il suo compito.

Non mi avrebbe aiutato.

per me accoglienza non è consolazione nè rassicurazione anzi.....

per accoglienza io intendo qualcuno che ascolta il mio dolore ( o la mia sofferenza o la mia rabbia o qualsiasi altro sentimento mi frulla per la testa ), che mi permette di parlare senza necessariamente cercare di consolarmi. non voglio rassicurazioni o consolazione , voglio poter essere liberare di parlare ad una persona che è in grado di reggere il mio dolore

non è lì per aiutarti in che senso ? se intendi nel senso che non è lui a trovare la soluzione sono d'accordo perchè a quella ci devi arrivare tu. però lui è lì per coaduivarti in questo.

io almeno vedo così il ruolo dello psicoterapeuta

lui che ti disse ? quale era il suo compito ?

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:icon_biggrin:

Per quanto mi riguarda, lo so: perchè casa mia era un forum! :Raised Eyebrow:

Bellina questa: quando scoprii di attendere la mia prima figlia, la prima cosa che pensai fu che sarebbe arrivata una nuova persona, si sarebbe seduta a tavola e avrebbe detto la sua.

L'analista in proposito commentò: lei ha visto arrivare se stessa.

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D'altra parte, euridice, la ragione esiste, non la possiamo negare sempre in favore delle emozioni.

Essa aiuta.

So che l'ascolto vuol dire saper interloquire senza dare consigli, pressappoco, semplificando, però però..è una trappola per lo psi, sìì?

Non deve mai abbandonarsi ad essa?

Magari si può vedere come reagiamo alla ragione e perchè, no?

senti nome...qua non si parla di mettere sempre tacere la ragione. si parla di lasciare prima lo spazio per lasciare uscire il dolore...

e non si tratta di cercare consolazione ne nulla... io cerco solo lo spazio per esprimere qualcosa che fuori di li non esprimo. nemmeno con me stessa. credi che sto li a piangere perchè non avrò figli?

è un dolore talmente grande che lo nego anche a me stessa.

e ti prego di non fare "l'avvocato" del diavolo del mio psi.

che è grande adulto e vaccinato...

mi sembra che tu verso il tuo psi abbia un atteggiamento totalmente acritico..lui è il dio, ti può disdire le sedute con un messaggino da un giorno all'altro, disdirle per mesi di fila...ma lui è intoccabile!

io non ragiono così. se sento che la mia terapia negli ultimi mesi non mi ha aiutato ad affrontare ed elaborare alcune questioni fondamentali, ho tutto il diritto di portare i miei dubbi. e se non mi dimostrerà che è una fase della terapia e non un malfunzionamento della stessa...io mi sentirò libera di chiudere un rapporto terapeutico che non funziona!

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Dalla mia infinitamente piccola esperienza ho capito che a volte nel terapeuta, ma anche in un dialogo al di fuori di un contesto terapeutico, questo ''ragionare'' può essere una difesa da tante cose, dalle emozioni del paziente, che non riesce a sentire oppure a gestire, fino alle proprie. Le emozioni si fanno a fette con consigli e ragionamenti che appunto sminuiscono, attenzione non parlo dell'interpretazione che apre altre prospettive, altri punti di vista e attiva pensieri, parlo dei consigli ed interventi sterili.

Un famosissimo disse che non c'è pensiero senza emozione, dunque non c'è pensiero se non c'è prima un corpo che sente. Il dolore ha dunque valore....

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