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E se la terapia è in crisi?


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oggi faccio fatica a esprimermi (ansia pre-seduta) per cui scusami se sarò stringata...

la sensazione che ho io leggendo questo e altri tuoi messaggi...è che tu sia in guerra! con te stessa, col tuo psicologo.

non gliene passi una. le parole che usa sono inapropriate. le interpretazioni che fa sono "sbagliate", perchè smontabili attraverso la logica...prova a pensarci: tu rigiri la sua interpretazione sul controtransfert in un modo, ma ho la sensazione che se lui ti avesse dato la tua stessa interpretazione, non ti sarebbe andato bene lo stesso e gliel'avresti rigirata un'altra volta.

il problema è che usando la logica tutte le frasi possono essere montate e smontate a piacimento...

tu vivi la terapia come una sfida nella quale devi dimostrare che tu hai ragione e lui ha torto (vatti a leggere cosa ho scritto nel topic "masochismo di vivere...")

ma (secondo me) il punto della terapia non è: chi ha ragione.

forse invece di cercare di avere ragione...quando una sua interpretazione ti sta dando fastidio, dovresti fermarti e guardarti dentro per cercare di capire perché ti da fastidio...

e poi (sempre secondo me) ti dovresti un po' lasciare andare. la mia terapia è partita quando mi sono lasciata andare...poi ci sono i momenti in cui mi richiudo e poi allento la presa un'altra volta...ma le cose girano quando riesci a mollare un attimo il controllo...

La logica smonta tutto, lo so. Smonta le parole sue come le mie come quelle degli altri. Se guerra c'è (ma il linguaggio bellico, sconfitte vittorie battaglie, l'ho usato solo perché lui interpreta in questi termini ogni mia affermazione di disaccordo o di dubbio) è una guerra totale. Certo, come dici tu, se la mia intrerpretazione me l'avesse data lui, l'avrei trovata arbitraria e parziale, così come l'ho trovata arbitraria e parziale quando l'ho formulata io. E infatti ho scritto che non era giusta ma solo non meno logica della sua.

Comunque mi rendo conto che così si arriva solo a rendere impossibile qualsiasi affermazione.

E hai ragione, per fare un tentativo serio, dovrei rinunciare al controllo, alla logica ecc. Purtroppo non ho il controllo del mio controllo e si direbbe che lui (il controllo) controlli me.

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frncs, potresti avere ragione tu nell'interpretazione così come potrebbe aver ragione lui, purtroppo non esiste una verità assoluta , ma solo verità relative

quello che secondo me dovresti cercare di capire è se non ti lasci andare perchè non vuoi in assoluto lasciarti andare o perchè è con lui che non riesci

non ha importanza cercare le colpe quanto invece capire quello che succede e i motivi

io personalmente prima di andare dalla mia attuale psi, sono stata 2 anni in terapia con un'altra, ma alla fine ho capito che non andava, era una lotta tra di noi, io l'avevo impostata in questo modo, non c'era feeling, sintonia

non so dirti se lei fosse brava o meno, magari con un diverso paziente è bravissima

so solo che io e lei insieme non andavamo da nessuna parte e allora, anche se con difficoltà, ho interrotto la terapia

ecco, quello che ti consiglio è cercare di capire quello sta succedendo, se le tue resistenze dipendono da te o dal tuo rapporto con lui

solo quando avrai fatto chiarezza potrai prendere una decisione

nel frattempo però non darti la croce addosso perchè nessuno ha colpa !!

:Nerd:

Come hai fatto a capirlo? Io non penso mai di andare da un altro. Almeno se non per una necessità tipo trasferimento. Solo l'idea di ricominciare da capo mi stanca. E poi in fondo credo che dipenda da me, che sarebbe uguale con un altro. Ma chiarezza niente, non so cosa sia. Anzi più cerco di capire peggio è. Hai presente quando si deve snodare un filo che si è imbrogliato, e più si va avanti e si tenta di sbrogliare, e più quello si ingarbuglia, fino a diventare una massa indistricabile che si può solo buttare via.

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Io lo so che la colpa è mia se la terapia non va. Partecipo poco, faccio pochi collegamenti, non dico quasi mai quello che mi passa per la testa, ecc. Insomma non posso imputare il fallimento (perché per me di fallimento si tratta) al doktor e nemmeno al metodo stesso, cioè alla psicoterapia in sé. Però constato che non va. E continuo a chiedermi se è il caso di continuare, nell'attesa di chiarirmi le idee, o interrompere sapendo che le idee non saranno mai chiare e che continuerò ad aspettare in eterno una decisione che non verrà.

Per spiegare meglio cosa intendo quando parlo dei suoi dogmi (che forse è una parola scelta male) ti faccio un altro esempio. Lui parla sempre del controtrasfert, di quello che prova lui insomma, e da quello ne deduce la mia volontà. Come fosse un dato indiscutibile che le sue emozioni siano solo uno specchio delle mie "provocazioni". Certo la teoria afferma che così dev'essere, ma chi dice che sia vero?

Per esempio, quando io accenno ai miei dubbi sulla terapia, all'impressione che non vada bene ecc, lui sente in sé una reazione di rabbia e frustrazione. Ne deduce che io voglio provocare in lui frustrazione, che io voglia far fallire la terapia, per "averla vinta" in un certo senso su di lui. Ora a me di averla vinta su di lui non mi interessa affatto, anzi "perderei" volentieri. Per cui interpreto, o almeno so che potrei interpretare, tutto diversamente. In questo caso, per esempio, potrebbe essere almeno altrettanto valida un'altra interpretazione: la terapia non va veramente (per qualche motivo che non so e che poi ora non importa sapere), di conseguenza mi sembra di fare una cosa inutile e stupida a perdere tempo e soldi così, mi sento abbandonata in questa consapevolezza non condivisa del fallimento, gli parlo di questa sensazione nella speranza di porvi rimedio o almeno di guardare in faccia alla situazione reale, lui si sente offeso e frustrato per un fallimento che attribuisce a se stesso, prova rabbia nei miei confronti e, per difesa, attribuisce a me la volontà sadica di far fallire la terapia.

Io non dico che questa interpretazione sia giusta, ma solo che non è meno credibile della sua.

E che comunque mi affiora davanti e toglie valore alle sue parole.

E così me ne resto col dubbio se debba continuare o no, dubbio che né le sue né le mie riflessioni sanno dissipare.

Io credo che la tua interpretazione sia giusta e non perché è la tua, ma perché è quella di te paziente.

Stai parlando di te e della tua vita, chi meglio di te la può interpretare? Lo psicologo? no, non credo, lui ti può aiutare a trovare un'interpretazione, ma poi il pensiero finale è solo e soltanto il tuo, lui ti può dire la sua, ma non è la verità assoluta.

Tu sei in crisi, e scusami se faccio la saccente o la superba, ma dalle tue parole, dal tuo tono, leggendoti, più che di crisi traspare rabbia, (per cosa non lo so).

Secondo me tu non vuoi affatto abbandonare la terapia, perché se così fosse non cercheresti il suo consenso, lo faresti e basta, sapendo che un percorso è finito.

Ma tu no, tu vuoi che lui ti "corra dietro", vuoi che alla tua "minaccia" di interrompere la terapia, lui ti trattenga, vuoi sentire che in questa relazione così assimmetrica, qual'è una psicoterapia, anche tu eserciti un minimo di potere sull'altro.

E' vero che il terapeuta è lui e lui deve saper gestire la relazione, ma dimentichi che la vita è la tua e che se qualcosa non va (nel caso la terapai) devi trovare una soluzione.

Un abbraccio e scusami la franchezza.

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Ma tu no, tu vuoi che lui ti "corra dietro", vuoi che alla tua "minaccia" di interrompere la terapia, lui ti trattenga, vuoi sentire che in questa relazione così assimmetrica, qual'è una psicoterapia, anche tu eserciti un minimo di potere sull'altro.

caspita fioriblu, come capisco quello che hai scritto. Io ho fatto la stessa identica cosa, sono arrivata a mettere seriamente in dubbio la terapia per vedere se lei si smuoveva un pò, ma niente, anzi mi ha lasciato la massima libertà di azione! In +, mi sono fatta ancora + male perchè il tutto mi è ritornato addosso come un boomerang e ora mi ritrovo delusa e con ancora + rabbia di prima. Non è un bel vivere e le sedute sono veramente difficili....ma a mollare non ci penso nemmeno!

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Io lo so che la colpa è mia se la terapia non va. Partecipo poco, faccio pochi collegamenti, non dico quasi mai quello che mi passa per la testa, ecc. Insomma non posso imputare il fallimento (perché per me di fallimento si tratta) al doktor e nemmeno al metodo stesso, cioè alla psicoterapia in sé. Però constato che non va. E continuo a chiedermi se è il caso di continuare, nell'attesa di chiarirmi le idee, o interrompere sapendo che le idee non saranno mai chiare e che continuerò ad aspettare in eterno una decisione che non verrà.

Per spiegare meglio cosa intendo quando parlo dei suoi dogmi (che forse è una parola scelta male) ti faccio un altro esempio. Lui parla sempre del controtrasfert, di quello che prova lui insomma, e da quello ne deduce la mia volontà. Come fosse un dato indiscutibile che le sue emozioni siano solo uno specchio delle mie "provocazioni". Certo la teoria afferma che così dev'essere, ma chi dice che sia vero?

Per esempio, quando io accenno ai miei dubbi sulla terapia, all'impressione che non vada bene ecc, lui sente in sé una reazione di rabbia e frustrazione. Ne deduce che io voglio provocare in lui frustrazione, che io voglia far fallire la terapia, per "averla vinta" in un certo senso su di lui. Ora a me di averla vinta su di lui non mi interessa affatto, anzi "perderei" volentieri. Per cui interpreto, o almeno so che potrei interpretare, tutto diversamente. In questo caso, per esempio, potrebbe essere almeno altrettanto valida un'altra interpretazione: la terapia non va veramente (per qualche motivo che non so e che poi ora non importa sapere), di conseguenza mi sembra di fare una cosa inutile e stupida a perdere tempo e soldi così, mi sento abbandonata in questa consapevolezza non condivisa del fallimento, gli parlo di questa sensazione nella speranza di porvi rimedio o almeno di guardare in faccia alla situazione reale, lui si sente offeso e frustrato per un fallimento che attribuisce a se stesso, prova rabbia nei miei confronti e, per difesa, attribuisce a me la volontà sadica di far fallire la terapia.

Io non dico che questa interpretazione sia giusta, ma solo che non è meno credibile della sua.

E che comunque mi affiora davanti e toglie valore alle sue parole.

E così me ne resto col dubbio se debba continuare o no, dubbio che né le sue né le mie riflessioni sanno dissipare.

se sei sicura che lui è oggettivamente rabbioso e frustrato, non ne verrà niente di buono per te.

non c'è serenità in nessuno dei due.

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Io credo che la tua interpretazione sia giusta e non perché è la tua, ma perché è quella di te paziente.

Stai parlando di te e della tua vita, chi meglio di te la può interpretare? Lo psicologo? no, non credo, lui ti può aiutare a trovare un'interpretazione, ma poi il pensiero finale è solo e soltanto il tuo, lui ti può dire la sua, ma non è la verità assoluta.

Tu sei in crisi, e scusami se faccio la saccente o la superba, ma dalle tue parole, dal tuo tono, leggendoti, più che di crisi traspare rabbia, (per cosa non lo so).

Secondo me tu non vuoi affatto abbandonare la terapia, perché se così fosse non cercheresti il suo consenso, lo faresti e basta, sapendo che un percorso è finito.

Ma tu no, tu vuoi che lui ti "corra dietro", vuoi che alla tua "minaccia" di interrompere la terapia, lui ti trattenga, vuoi sentire che in questa relazione così assimmetrica, qual'è una psicoterapia, anche tu eserciti un minimo di potere sull'altro.

E' vero che il terapeuta è lui e lui deve saper gestire la relazione, ma dimentichi che la vita è la tua e che se qualcosa non va (nel caso la terapai) devi trovare una soluzione.

Un abbraccio e scusami la franchezza.

Ma come, prima dici che l'interpretazione giusta è la mia e poi confermi in tutto la sua? E poi quella non era la mia interpretazione, ma solo un'interpretazione possibile. Io non so affatto che il percorso è finito, al massimo temo che non sia cominciato. Temo, non so.

E la soluzione non la so trovare.

se sei sicura che lui è oggettivamente rabbioso e frustrato, non ne verrà niente di buono per te.

non c'è serenità in nessuno dei due.

Ma io non sono sicura affatto. Era solo una dimostrazione di come quel tipo di ragionamento suo, come del resto quello di fioriblu (omaggio a queneau?), possa sempre essere capovolto. Cioè se quello che dico (in questo caso il mio dubbio) non viene considerato di per sé, per il suo contenuto, ma solo per il suo presunto scopo (in questo caso frustrare l'altro o - come dice fioriblu - dimostrare il mio potere nella relazione), lo stesso meccanismo si può usare verso chiunque, anche verso lo psicologo e verso le sue interpretazioni.

Evidentemente non mi riesco proprio a spiegare. Io non ho certezze. Altrimenti smetterei la terapia. O la continuerei con più fiducia. Ho solo dubbi. E dei dubbi non posso più parlarne con lui, perché li interpreterebbe un'altra volta solo come un attacco alla terapia o a lui. E infatti da tempo me li tengo per me.

Io non nego che sia possibile quello che lui, come del resto alcuni di voi, dice. Che sia davvero per la mia rabbia o resistenza ecc che non riesco ad affidarmi senza riserve alla terapia. Non lo nego ma non lo so con certezza. Il mio dubbio è proprio questo: l'impressione (che ho) che la terapia non vada bene è dovuta alla mia resistenza, alle mie difese, alla mia rabbia, ecc o invece al fatto che realmente per qualche motivo questa terapia non va bene per me? Nel primo caso sarebbe giusto continuare e cercare di dissipare i dubbi. Nel secondo caso continuare sarebbe solo un modo di tirare per le lunghe, di non decidere, di non affrontare il problema.

Facciamo il caso di uno che ha una grave malattia e che perciò si sottopone a una cura. Ha l'impressione che la cura non funzioni. Ma lui non è medico. Non lo sa. Deve affidarsi al medico e lasciare da parte i dubbi? E se poi la terapia era sbagliata e lui muore?

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Ma come, prima dici che l'interpretazione giusta è la mia e poi confermi in tutto la sua? E poi quella non era la mia interpretazione, ma solo un'interpretazione possibile. Io non so affatto che il percorso è finito, al massimo temo che non sia cominciato. Temo, non so.

E la soluzione non la so trovare.

Scusa ma l'interpretazione non è una verità assoluta, io ti dico la mia, il tuo terapeuta la sua, ma solo tu puoi capire qual'è quella giusta PER TE.

Dici che quella non era una tua interpretazione, se non la tua di chi allora?

La soluzione non la sai trovare e allora cosa vuoi fare?

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spero che tu non muoia...

di sicuro non morirai se gli cedi per un attimo il volante! solo così potrai capire se si merita la tua fiducia...(credo)

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a proposito di crisi...fioriblu, mercoledì poi come è andata? la terapia la continui?

(lo so che non mi faccio mai i xxxx miei...)

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Dici che quella non era una tua interpretazione, se non la tua di chi allora?

L'ho spiegato rispondendo a corinna. E' l'interpretazione che viene fuori applicando il suo sistema interpretativo alle sue parole. Io non sono convinta della validità di quel sistema interpretativo. Perciò quella interpretazione non la ritengo mia, ma solo possibile.

spero che tu non muoia...

grazie

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a proposito di crisi...fioriblu, mercoledì poi come è andata? la terapia la continui?

(lo so che non mi faccio mai i xxxx miei...)

:Raised Eyebrow: Ciao Juditta, mercoledì è andata cheeeee.................ho passato tutta la seduta a parlare di xxxxxxx, arrivati alla fine lui mi fa: "se pensa che sia io a iniziare il discorso di quello che mi ha detto la scorsa volta si sbaglia di brutto", si riferiva alla mia confessione, ma come capita spesso nella mia psicoterapia il tempo a mia disposizione era terminato, sono dovuta uscire incazzata e delusa con me stessa.

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:Raised Eyebrow: Ciao Juditta, mercoledì è andata cheeeee.................ho passato tutta la seduta a parlare di xxxxxxx, arrivati alla fine lui mi fa: "se pensa che sia io a iniziare il discorso di quello che mi ha detto la scorsa volta si sbaglia di brutto", si riferiva alla mia confessione, ma come capita spesso nella mia psicoterapia il tempo a mia disposizione era terminato, sono dovuta uscire incazzata e delusa con me stessa.

Ah, bene. Quindi io posso rimanere frustrata anche a vita, ma se non introduco l'argomento, lui farà finta di niente? Sto cominciando ad odiare gli psicoterapeuti: tutti, in quanto categoria!

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:Raised Eyebrow: Ciao Juditta, mercoledì è andata cheeeee.................ho passato tutta la seduta a parlare di xxxxxxx, arrivati alla fine lui mi fa: "se pensa che sia io a iniziare il discorso di quello che mi ha detto la scorsa volta si sbaglia di brutto", si riferiva alla mia confessione, ma come capita spesso nella mia psicoterapia il tempo a mia disposizione era terminato, sono dovuta uscire incazzata e delusa con me stessa.

e quindi ora bisogna aspettare di nuovo fino a mercoledì ? :shok:

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e quindi ora bisogna aspettare di nuovo fino a mercoledì ? :Raised Eyebrow:

sai qual'è il bello? che io ho le sedute ogni 15 giorni, quindi ora aspetto fino a mercoledì 29.............................comunque la responsabilità è solo e soltanto mia, così imparo a fare resistenza.

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Ah, bene. Quindi io posso rimanere frustrata anche a vita, ma se non introduco l'argomento, lui farà finta di niente? Sto cominciando ad odiare gli psicoterapeuti: tutti, in quanto categoria!

Ma no Margherita, ogni psicoterapia è una storia a sé, con me bisogna usare i metodi duri.

Questi metodi duri (o del ca....o, come volete) mi hanno fatto capire che lui non sta lì per salvarmi come il principe azzurro con Biancaneve, la vita rimane la mia e devo essere io a muovermi per prima, insomma della propria vita bisogna essere attori e non solo spettatori (ammazza, questa poi come m' è venuta?!!?)

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Ospite sea
Ma no Margherita, ogni psicoterapia è una storia a sé, con me bisogna usare i metodi duri.

Questi metodi duri (o del ca....o, come volete) mi hanno fatto capire che lui non sta lì per salvarmi come il principe azzurro con Biancaneve, la vita rimane la mia e devo essere io a muovermi per prima, insomma della propria vita bisogna essere attori e non solo spettatori (ammazza, questa poi come m' è venuta?!!?)

Mah? Te l'hanno suggerita, ammettilo.:-)

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Mah? Te l'hanno suggerita, ammettilo.:-)

Si, in parte me la suggerita il Magnifico, l'unico, l'inimitabile: il mio psi :Raised Eyebrow:

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Ospite sea
Si, in parte me la suggerita il Magnifico, l'unico, l'inimitabile: il mio psi :Raised Eyebrow:

Ma guarda un po'... :shok:

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Si, in parte me la suggerita il Magnifico, l'unico, l'inimitabile: il mio psi :shok:

c'è sempre il loro zampino..... :Raised Eyebrow:

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sai qual'è il bello? che io ho le sedute ogni 15 giorni, quindi ora aspetto fino a mercoledì 29.............................comunque la responsabilità è solo e soltanto mia, così imparo a fare resistenza.

eh ti capisco..... quante volte mi sono autoflagellata per non aver parlato durante una seduta tenendomi dentro il rospo..... ce la cantiamo e ce la suoniamo !! :Raised Eyebrow:

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Ma no Margherita, ogni psicoterapia è una storia a sé, con me bisogna usare i metodi duri.

Questi metodi duri (o del ca....o, come volete) mi hanno fatto capire che lui non sta lì per salvarmi come il principe azzurro con Biancaneve, la vita rimane la mia e devo essere io a muovermi per prima, insomma della propria vita bisogna essere attori e non solo spettatori (ammazza, questa poi come m' è venuta?!!?)

mmmmm.... Fiori, entrambe abbiamo sedute quindicinali, entrambe abbiamo psi che usano metodi duri (io li fedinisco del ca***): non è che andiamo dallo stesso??????? Il nome del mio comincia con la F. ed il cognome con la M.

(ti immagini? :Raised Eyebrow: )

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mmmmm.... Fiori, entrambe abbiamo sedute quindicinali, entrambe abbiamo psi che usano metodi duri (io li fedinisco del ca***): non è che andiamo dallo stesso??????? Il nome del mio comincia con la F. ed il cognome con la M.

(ti immagini? :shok: )

Sai che risate mi facevo se scoprivo che era lo stesso? L'Altissimo ha un nome che inizia per R. ed un cognome che comincia per F. :Raised Eyebrow:

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:Batting Eyelashes: Ciao Juditta, mercoledì è andata cheeeee.................ho passato tutta la seduta a parlare di xxxxxxx, arrivati alla fine lui mi fa: "se pensa che sia io a iniziare il discorso di quello che mi ha detto la scorsa volta si sbaglia di brutto", si riferiva alla mia confessione, ma come capita spesso nella mia psicoterapia il tempo a mia disposizione era terminato, sono dovuta uscire incazzata e delusa con me stessa.

questa situazione mi ricorda certe mie sedute...per cui ci toccherà aspettare pure a noi il 29...

sei peggio di beautiful!!! :Chicken:

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cara Trixy hai centrato perfettamente il punto. disperavo che qualcuno cogliesse il senso delle mie parole...

io temo di essere in mezzo al guado...non sono psicotica, ma non sono neanche di là dal fiume. i meccanismi secondo cui funziona la mia mente sono troppo radicati, e non sono normali.

a volte dalle mie parole sul topic, sembra che sto facendo una gran tragedia per nulla (qualcuno mi ha gentilmente invitato a crescere...)...ebbene io lo so (razionalmente) che esagero, che il modo in cui vivo certe situazioni è davvero esagerato. lo so. in questi giorni il mio compagno mi vede e dice "tu stai troppo male per questa cosa". è la verità : mi sto tormentando. la mia mente fiunziona così. ci fosse un interruttore da girare, lo farei immediatamente!!!!

ma la razionalità non serve a nulla!!!

inizio a credere che dovrò convivere sempre con questi lati di me.

ma allora forse mi servirebbe di più qualcuno che mi insegnasse ad affrontare le emergenze pratiche. (come un adulto) piuttosto che qualcuno che mi dica "vai e fai sta cosa!" come se non lo sapessi!

ma se mi devo gestire l'angoscia (che proverò nel fare certe cose) da sola, allora perchè pagare qualcuno?

inoltre...tu hai parlato di analisi, ma io non faccio nemmeno analisi...torniamo al punto "cosa sto facendo?"

ovviamente ne devo parlare con lui. e non è semplice. e sta xxxx di crisi che è esplosa rende ancora più difficile affrontare questo discorso.

qualche settimana fa c'ho provato...vagamente (avevo le idee ancora più confuse) e lui mi ha risposto in una maniera che m'ha lasciata perplessa, dicendo che del resto la psicoterapia non era come la medicina e che non ci sono riscontri scientifici certi...e portando l'esempio di una sua ex-paziente che a un certo punto gli fa "io sto esattamente come prima, che senso ha continuare?" e ha interrotto la terapia.

io in quel momento non riuscivo a dare forma ai miei dubbi, e ho chiuso li il discorso. ma ripensandoci ora mi sembra un modo di minimizzare il mio disagio. neanche fosse un capriccio! mentre in realtà è la perplessità di una persona che da un anno sta facendo enormi sacrifici per pagarsi la terapia (es, dovrei andare dal dentista, ma non ho i soldi...) . ho il disritto di sapere se sto percorso mi sta portando da qualche parte. e se vale la pena fare tutti questi sacrifici.

facessi analisi...so che i tempi sono lunghi, un anno è poco per vedere risultati...ma nel percorso che sto facendo io? almeno che mi desse delle coordinate temporali...

juditta, a che punto sei con le emergenze pratiche, come dici tu, che ti creano angoscia?

no, non basta che ti dica " vai e fai sta cosa.."

o meglio, è giusto che non si evitino le situazioni che ci scatenano le paure, ma gli strumenti vanno forniti, conosciuti, e poi provati su di noi, con grande fatica...

quali la respirazione, per esempio...

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juditta, a che punto sei con le emergenze pratiche, come dici tu, che ti creano angoscia?

no, non basta che ti dica " vai e fai sta cosa.."

o meglio, è giusto che non si evitino le situazioni che ci scatenano le paure, ma gli strumenti vanno forniti, conosciuti, e poi provati su di noi, con grande fatica...

quali la respirazione, per esempio...

con le emergenze pratiche sono in alto mare. il mio psi è entrato in "silenzio stampa" come dice lui...

quasi superfluo dire che mi sembra di averlo deluso...ce n'è da parlare con lui riguardo questo argomento...

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