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Generazione né-né


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Anche se magari bisognerebbe intendersi con cosa si intende per "meritocrazia"... se si intende che il merito va premiato

e non punito come spesso accade in Italia, allora mi sta bene, se invece si intende quello che significa letteralmente, cioè

"potere a chi è più meritevole", beh... no... in ogni caso penso che il problema, per quel che riguarda il mondo del lavoro

e annessi e connessi, non sia tanto l'assenza di meritocrazia bensì l'assenza di democrazia.

Io lo intendevo nel primo senso e quindi: lavoro migliore a chi è più meritevole. Assenza di meritocrazia e assenza di democrazia direi che vanno abbastanza di pari passo.

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a volte è anche più "subdola" la cosa... lo stesso lavoro di psicanalista, prevede studi talmente lunghi e dispendiosi...che praticamente chi non è benestante di famiglia ne è tagliato fuori.

Questo è un ulteriore problema. Resta il fatto che da noi alcune strade sono ancora più inaccessibili che altrove perchè non ci sono fondi e borse di studio valide.

A volte può capitare di spendere tanti soldi in formazione totalmente inutile, che appena esci fuori non vale un tubo.

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Il "merito" va bene, di solito a non andare bene sono gli organismi deputati ad attribuirlo. Quasi mai competenti e disinteressati...

Due cose che non sempre sono correlate tra di loro (di persone competenti ed intrallazzone ne è pieno il mondo).

Comunque ci sono un paio di cose da dire a riguardo: la prima è che se un concorso è pilotato, chi viene tagliato fuori a favore di altri

lo è per via di un abuso di potere, cioè per una carenza di democrazia. Che ci sia una carenza di meritocrazia, rimane tutto da vedere.

La seconda è che il settore pubblico è una piccola fetta del mondo lavorativo, e quindi anche se ovviamente è importantissimo che

funzioni bene (o meglio, perché non sempre funziona male come si dice) e che sia più giusto nei confronti di chi vi lavora e di chi

aspira a lavorarci più per impegno e meriti propri che per motivi relazionali, non è particolarmente rappresentativo del mondo del

lavoro, ed economico in generale.

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Ma la gente che si fa il mazzo a studiare non finisce tutta nel settore pubblico.

E fuori hanno ben altri metodi per valutare il merito, tanto per cominciare non badano al numero di titoli ma alla loro qualità, sai che se ne fotte un'azienda privata di tutte quelle prese per il sedere....serve gente che sappia fare le cose e qui lo insegnano sempre meno.

Sarà un settore ancor meno determinante, ma all'estero esistono scuole per musicisti che ti garantiscono ottime possibilità di lavoro, e vi si può accedere con borse di studio, dopo aver passato prove impegnative. Non è una cosa alla portata solo dei ricchi.

Esiste qualcosa del genere in Italia?

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Ma la gente che si fa il mazzo a studiare non finisce tutta nel settore pubblico.

E fuori hanno ben altri metodi per valutare il merito, tanto per cominciare non badano al numero di titoli ma alla loro qualità, sai che se ne fotte un'azienda privata di tutte quelle prese per il sedere....serve gente che sappia fare le cose e qui lo insegnano sempre meno.

Mitologie. Che comunque se fossero anche cose vere e non cose che si dicono, il problema del "merito" non sussisterebbe...

Non ti premiano il merito nel settore pubblico? Embè? C'è il privato che tra l'altro è anche molto più grosso.

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Mitologie. Che comunque se fossero anche cose vere e non cose che si dicono, il problema del "merito" non sussisterebbe...

Non ti premiano il merito nel settore pubblico? Embè? C'è il privato che tra l'altro è anche molto più grosso.

Cioè stai dicendo di conoscere gente laureata in Italia e che lavora all'estero, che ha trovato lavoro per conoscenza e non per merito?

Comunque conosco di persona personaggi mitologici che sono emigrati poichè qui sarebbero degli impiegati sottopagati di aziende dal respiro corto e fuori possono scegliere lavori ben più appaganti e ben remunerati.

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Cioè stai dicendo di conoscere gente laureata in Italia e che lavora all'estero, che ha trovato lavoro per conoscenza e non per merito?

Che domanda strana... ti chiedo scusa, so che è maleducazione ma mi costringi a rispondere con addirittura due domande:

- Per "estero" intendi il settore privato? (se è così, in effetti, in un certo senso...). Se il problema fosse confinato al

settore pubblico, una persona che pensa di essere meritevole e volesse andare dove il merito è premiato non avrebbe

bisogno di andare all'estero per trovare un settore privato. Anche in Italia c'è, e la maggior parte della gente lavora lì.

- Il merito è una questione che si riduce alla selezione o più in generale al trovar lavoro?

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Che domanda strana... ti chiedo scusa, so che è maleducazione ma mi costringi a rispondere con addirittura due domande:

- Per "estero" intendi il settore privato? (se è così, in effetti, in un certo senso...). Se il problema fosse confinato al

settore pubblico, una persona che pensa di essere meritevole e volesse andare dove il merito è premiato non avrebbe

bisogno di andare all'estero per trovare un settore privato. Anche in Italia c'è, e la maggior parte della gente lavora lì.

- Il merito è una questione che si riduce alla selezione o più in generale al trovar lavoro?

Figurati Ste, sono io che mi sono espressa male e non ho detto bene cosa avevo in testa (e probabilmente continuerò perchè sono fusa :He He:)

Dunque, conosco persone che si sono laureate in Italia e che hanno preferito accettare proposte lavorative da aziende private straniere piuttosto che italiane perchè più vantaggiose economicamente e relativamente più libere da certi problemi di culi che non ne vogliono sapere di staccarsi da certe sedie pur non meritandole più.

Da qui l'idea che le aziende private italiane premiano il merito fino a un certo punto o quanto meno non lo retribuiscono di conseguenza (tra i vari casi mi viene in mente un amico che lavorava in una nota azienda di moda, con un posto di rilievo e pagato una miseria rispetto a ciò che faceva e un altro amico che è il tipico esempio di fuga dei cervelli dall'Italia).

Così come conosco persone che lavorano all'università e hanno trovato situazioni migliori fuori dall'Italia pur essendo degli illustri sconosciuti ma dimostrando di essere qualcuno con la qualità del lavoro svolto prima e durante.

E conosco gente fresca laureata che fino a qualche tempo fa trovava più facilmente lavoro fuori dall'Italia. Ma è anche vero che ora la crisi è mondiale, come qualcuno giustamente ha fatto notare, e qualcuno di questi è dovuto ritornare a casa di mammà.

Da tante piccole notizie come queste e da dati diffusi da giornalisti a cui do un certo credito, mi sono fatta l'idea che in Italia si sta un tantino peggio che in altri posti, tutto qui.

Credo che il merito in tanti di quei casi sia servito a trovare un lavoro migliore.

P.s: se è vero ciò che si legge sull'università italiana (e per alcune facoltà napoletane ne ho notizie abbastanza dirette), fra poco le nostre lauree serviranno a ben poco.

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Si, beh, la crisi è mondiale ma ciò non vuol necessariamente dire che le cause sono esterne... più probabile che siano le stesse.

Io conosco tante persone che sono laureate, che hanno trovato posto in Italia senza raccomandazione alcuna (magari per segnalazione,

ma non è la stessa cosa), e che sono retribuite piuttosto bene. Magari non "bene" in proporzione alle potenzialità della loro laurea, ma

di sicuro "bene" in proporzione a ciò che fanno... tutto sommato non sono le lauree a servire a poco, ma è ciò che si studia durante i corsi

di laurea che pare non serva, o che è addirittura vietato (e al tempo stesso preteso e gradito).

Comunque il discorso "lauree" e università è anche questo molto marginale... se l'Italia fosse un villaggio di cento persone, riguarderebbe

solo 7 di esse, delle quali non so quante ma immagino almeno 5 o 6 se la passano magari non bene ma almeno decentemente.

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il discorso laurea l'ho tirato in ballo io per portare il mio esempio ma la difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro è uguale in ogni settore e ad ogni livello. C'è anche da dire che lo studio è diventato un modo per poter fare qualcosa... i diplomati che a 19 anni vogliono iniziare a lavorare hanno serie difficoltà, allora piuttosto che non far nulla perchè non iscriversi all'università? L'unversità è diventato un contenitore di persone in attesa di poter lavorare, determinandone il sovraffollamento, l'abbassamento del livello dei frequentanti e la riduzione della qualità in genere.

Che poi esista meritocrazia o che dir si voglia democrazia nelle aziende private, è tutto da dimostrare... comunque non voglio fare un discorso estremista, tra il bianco e il nero c'è una bella quantità di sfumature di grigio ma sicuramente quello che abbiamo davanti ora e quello che si prospetta per i nostri figli non è sicuramente un bel quadro.

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il discorso laurea l'ho tirato in ballo io per portare il mio esempio ma la difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro è uguale in ogni settore e ad ogni livello. C'è anche da dire che lo studio è diventato un modo per poter fare qualcosa... i diplomati che a 19 anni vogliono iniziare a lavorare hanno serie difficoltà, allora piuttosto che non far nulla perchè non iscriversi all'università? L'unversità è diventato un contenitore di persone in attesa di poter lavorare, determinandone il sovraffollamento, l'abbassamento del livello dei frequentanti e la riduzione della qualità in genere.

Che poi esista meritocrazia o che dir si voglia democrazia nelle aziende private, è tutto da dimostrare... comunque non voglio fare un discorso estremista, tra il bianco e il nero c'è una bella quantità di sfumature di grigio ma sicuramente quello che abbiamo davanti ora e quello che si prospetta per i nostri figli non è sicuramente un bel quadro.

Un contenitore di persone in area di parcheggio l'università lo è diventato dai tempi preistorici in cui la frequentavo io, iscritto nel 1970, poco dopo la liberalizzazione spinta...

Per capire meglio cos'è oggi l'università, almeno riguardo tante facoltà nelle quali non esiste obbligo di frequenza, basta vedere com'è ridotta oggi la zona di san Lorenzo, vicina alla Sapienza, piena di universitari fuori sede e in sede...Una gran parte di loro -senza generalizzare- è protagonista di risse, schiamazzi notturni, lanci di bottiglie, sballamenti a base di alcolici e droghe, vomito e urina che appestano l'ambiente al mattino...

Per fortuna ebbi modo di andarmene, dopo aver abitato in quel posto schifoso per anni. Sembrava che la feccia della terra si fosse accumulata lì. Il sovraffollamento? Nell'anno 1970!!! Dovetti smettere di frequentare quasi subito perché nelle aule non si riusciva ad entrare. E all'epoca c'erano grandi luminari, come Binni, De Felice, Romeo, Manacorda...

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Un contenitore di persone in area di parcheggio l'università lo è diventato dai tempi preistorici in cui la frequentavo io, iscritto nel 1970, poco dopo la liberalizzazione spinta...

Per capire meglio cos'è oggi l'università, almeno riguardo tante facoltà nelle quali non esiste obbligo di frequenza, basta vedere com'è ridotta oggi la zona di san Lorenzo, vicina alla Sapienza, piena di universitari fuori sede e in sede...Una gran parte di loro -senza generalizzare- è protagonista di risse, schiamazzi notturni, lanci di bottiglie, sballamenti a base di alcolici e droghe, vomito e urina che appestano l'ambiente al mattino...

Per fortuna ebbi modo di andarmene, dopo aver abitato in quel posto schifoso per anni. Sembrava che la feccia della terra si fosse accumulata lì. Il sovraffollamento? Nell'anno 1970!!! Dovetti smettere di frequentare quasi subito perché nelle aule non si riusciva ad entrare. E all'epoca c'erano grandi luminari, come Binni, De Felice, Romeo, Manacorda...

in effetti il declino dell'università è iniziato dopo i movimenti del '69, ma ti posso assicurare che sta peggiorando sempre di più.. io mi sono iscritta nel '95 e il sovraffollamento c'era anche nella mia facoltà che era (guarda un po'!) a numero chiuso, almeno te, anche se per poco hai potuto assistere a lezioni tenute da luminari, io ho sempre trovato molto più istruttivo quello che imparavo da sola sui libri, ho assistito a lezioni tenute da professori che non sapevano usare i congiuntivi... adesso anche solo dai libri si impara sempre meno: è inevitabile che se per superare un esame si richiede 10 quello che poi realmente si impara è 8, ma se partiamo già richiedendo 6 cosa vuoi che si riesca realmente ad imparare?

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il discorso laurea l'ho tirato in ballo io per portare il mio esempio ma la difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro è uguale in ogni settore e ad ogni livello. C'è anche da dire che lo studio è diventato un modo per poter fare qualcosa... i diplomati che a 19 anni vogliono iniziare a lavorare hanno serie difficoltà, allora piuttosto che non far nulla perchè non iscriversi all'università? L'unversità è diventato un contenitore di persone in attesa di poter lavorare, determinandone il sovraffollamento, l'abbassamento del livello dei frequentanti e la riduzione della qualità in genere.

Beh, questo sarebbe un altro argomento a favore dei "né-né". Perché non vai a lavorare? "Ho difficoltà a trovare". Perché

allora non studi? "Per non intralciare il traffico parcheggiandomi in mezzo alla strada che altri vorrebbero percorrere."

Comunque a me sembra che si dicano cose che si sentono dire, ma non si facciano grando sforzi per andare a verificarle.

Adesso il momento è particolare perché è emersa la crisi (non è iniziata, solo emersa), ma negli ultimi dieci anni c'è stato

un costante aumento dell'occupazione, che io sappia.

Che poi esista meritocrazia o che dir si voglia democrazia nelle aziende private, è tutto da dimostrare...

No, non esiste. Oppure "punti di vista". Si potrebbe sempre andare a vedere se c'è e che cosa viene premiato e cosa no...

ma prima bisognerebbe riuscire a superare lo scoglio rappresentato dal solito test TinoPinoB (e da test affini).

Uno scoglio più insuperabile del tonno della pubblicità!

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mi rendo conto a volte di essere forse un po' 'eccessiva' nei giudizi ma purtroppo pago lo scotto di chi ci è passato ed ha dentro una rabbia immensa per tanti motivi... le ingiustizie che ho vissuto all'università sono poi le stesse che sto vivendo ora nel mondo lavorativo e sicuramente la mia capacità di farmi avanti sgomitando non mi aiuta ad ottenere quello che vorrei. Fossi forse un pochino più intraprendente e 'spietata' sarei riuscita ad ottenere maggiori gratificazioni ma niente toglie che la vita oggi sia veramente difficile per chi vuole un lavoro, siano essi provvisti o meno di un titolo di studio. Qualcuno ha scritto (non ricordo chi) che il titolo di studio ce lo richiedono per poi obbligarci a dimenticare tutto quello che in tanti anni abbiamo imparato, è un paradosso assurdo ma è realmente così. Usciamo dalla scuola (e parlo in genere, non solo di università) che abbiamo la testa piena di concetti ma in pratica siamo degli incapaci, per lavorare ci richiedono esperienza, ma se mai riusciamo a farla mai la avremo... è un circolo vizioso!

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Qualcuno ha scritto (non ricordo chi) che il titolo di studio ce lo richiedono per poi obbligarci a dimenticare tutto quello che in tanti anni abbiamo imparato, è un paradosso assurdo ma è realmente così.

L'ho scritto io, ma non ho scritto "chi" ci obbliga.

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L'ho scritto io, ma non ho scritto "chi" ci obbliga.

ma guarda.. non credo che sia importante il 'chi', è importante il fatto che non ci insegnano ciò che realmente può essere utile.

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ma guarda.. non credo che sia importante il 'chi',

E' importantissimo il "chi", e anche il "a che scopo".

è importante il fatto che non ci insegnano ciò che realmente può essere utile.

Ma dai.. già all'atto dell'iscrizione all'università una persona è adulta e se non è in grado di capire che cosa è utile e cosa no,

forse il problema non sta nel cosa le insegnano ma nel fatto che sia arrivata fin lì. O no? :wacko:

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E' importantissimo il "chi", e anche il "a che scopo".

Ma dai.. già all'atto dell'iscrizione all'università una persona è adulta e se non è in grado di capire che cosa è utile e cosa no,

forse il problema non sta nel cosa le insegnano ma nel fatto che sia arrivata fin lì. O no? :wacko:

Forse il fatto che io abbia frequentato una facoltà scientifica rende tutto un po' diverso ai miei occhi... sono una laureata in medicina che per scelta ha deciso di non fare il medico. E' chiaro che la medicina che ho studiato mi serva, ed è anche chiaro che mentre studiavo capivo perfettamente l'utilità o meno di quello che stavo facendo... il problema è che avere una laurea in medicina non comporta necessariamente il saper far il medico... io nel mio praticantato post laurea.. che non esiste neanche più come obbligatorio ho trovato serie difficoltà nel riuscire a leggere un elettrocardiogramma, nell'auscultare, nel fare la percussione.. in pratica nel visitare un malato e questo purtroppo sui libri non si impara, ci deve essere qualcuno che te lo insegna!!!

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E' importantissimo il "chi", e anche il "a che scopo".

Ma dai.. già all'atto dell'iscrizione all'università una persona è adulta e se non è in grado di capire che cosa è utile e cosa no,

forse il problema non sta nel cosa le insegnano ma nel fatto che sia arrivata fin lì. O no? :wacko:

non sono d'accordo. se ti iscrivi a un università per prepararti a un certo lavoro, a una certa carriera...non sai in anticipo cosa di ciò che stai imparando ti sarà poi effettivamente utile! te ne accorgerai nel momento in cui lavori...o perlomeno dopo un po' che studi e che inizi a capire la materia!

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se la mettete così una laurea in medicina potrebbe essere equiparabile ad una laurea in cui insegnano a piantare chiodi... potrebbe tenere un corso pure Mucciaccia...

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se la mettete così una laurea in medicina potrebbe essere equiparabile ad una laurea in cui insegnano a piantare chiodi... potrebbe tenere un corso pure Mucciaccia...

posso dire che la laurea in medicina per chi la fa con impegno e con coscienza serve a conoscere la medicina ma non a fare il medico, per fare il medico è importantissimo avere la perfetta conoscenza della materia ma serve anche altro.

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non sono d'accordo. se ti iscrivi a un università per prepararti a un certo lavoro, a una certa carriera...non sai in anticipo cosa di ciò che stai imparando ti sarà poi effettivamente utile! te ne accorgerai nel momento in cui lavori...o perlomeno dopo un po' che studi e che inizi a capire la materia!

Forse sarebbe opportuno essere più chiari e non confondere troppo "cosa è utile" con "cosa ti è utile" interscambiando le

due cose allegramente come se fossero coincidenti tra di loro.

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intervengo nonostante ritenga di non essere abbastanza titolata in quanto una nè nè suo malgrado.

Ritengo che al di là della sociètà, dell' epoca e di tutte le brutte cose alle quali abbiamo cercato di dare delle colpe che sono tutte giustificabili, per carità, però una qualche responsabilità personale ce l' abbiamo tutti e grava pure di più in questo contesto... o no? :huh:

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intervengo nonostante ritenga di non essere abbastanza titolata in quanto una nè nè suo malgrado.

Ritengo che al di là della sociètà, dell' epoca e di tutte le brutte cose alle quali abbiamo cercato di dare delle colpe che sono tutte giustificabili, per carità, però una qualche responsabilità personale ce l' abbiamo tutti e grava pure di più in questo contesto... o no? :huh:

lo penso anch'io.

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intervengo nonostante ritenga di non essere abbastanza titolata in quanto una nè nè suo malgrado.

Ritengo che al di là della sociètà, dell' epoca e di tutte le brutte cose alle quali abbiamo cercato di dare delle colpe che sono tutte giustificabili, per carità, però una qualche responsabilità personale ce l' abbiamo tutti e grava pure di più in questo contesto... o no? :huh:

assolutamente sì.. e l'ho anche scritto su qualche post precedente. Analizzare i problemi, non significa necessariamente lamentarsi cercando che le soluzioni cadano dall'alto, forse il mio discorso è stato frainteso, la mia attuale situazionee è frutto di mie scelte ben precise ma questo non toglie che se le condizioni di partenza fossero state diverse magari le mie scelte e la mia attuale situazione lo sarebbe altrettanto. Si può solo 'lavorare' cercando di far in modo che le condizioni di partenza migliorino, per tutti.

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