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assolutamente sì.. e l'ho anche scritto su qualche post precedente. Analizzare i problemi, non significa necessariamente lamentarsi cercando che le soluzioni cadano dall'alto, forse il mio discorso è stato frainteso, la mia attuale situazionee è frutto di mie scelte ben precise ma questo non toglie che se le condizioni di partenza fossero state diverse magari le mie scelte e la mia attuale situazione lo sarebbe altrettanto. Si può solo 'lavorare' cercando di far in modo che le condizioni di partenza migliorino, per tutti.

per quanto mi riguarda non sono tanto le tue parole ad avermi fatto pensare al discorso della "responsabilità personale" , lo pensavo già da prima!

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Forse il fatto che io abbia frequentato una facoltà scientifica rende tutto un po' diverso ai miei occhi... sono una laureata in medicina che per scelta ha deciso di non fare il medico. E' chiaro che la medicina che ho studiato mi serva, ed è anche chiaro che mentre studiavo capivo perfettamente l'utilità o meno di quello che stavo facendo... il problema è che avere una laurea in medicina non comporta necessariamente il saper far il medico... io nel mio praticantato post laurea.. che non esiste neanche più come obbligatorio ho trovato serie difficoltà nel riuscire a leggere un elettrocardiogramma, nell'auscultare, nel fare la percussione.. in pratica nel visitare un malato e questo purtroppo sui libri non si impara, ci deve essere qualcuno che te lo insegna!!!

Ovvio, ma questo non ha a che vedere col sapere cose utili, ma nel saperle fare e nel poterle fare in pratica.

Se è questo il problema, è una carenza che si colloca sul confine (molto sfumato) tra il mondo dell'istruzione e il mondo del lavoro,

e determinato molto di più da come funziona il secondo che da come funziona il primo. Sta sicura che se al mondo del lavoro (cioè

a chi ci bazzica dentro) è più utile il saper auscultare che il saper fare pompini, ti dà tutto lo spazio, le risorse e gli incentivi che ti

servono per fare la pratica necessaria.

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solo che analizzare un problema personale e trattarlo come generale non so se sia proprio corretto...

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Si può solo 'lavorare' cercando di far in modo che le condizioni di partenza migliorino, per tutti.

Ma visto che la maggior parte della gente lavora nell'approdo, non sarebbe meglio che si concentri sul migliorare le condizioni di approdo?

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solo che analizzare un problema personale e trattarlo come generale non so se sia proprio corretto...

infatti il personale è stato tirato in ballo a supporto di un discorso più generale, comunque io un lavoro ce l'ho, me lo sono trovato a fatica e il fatto che non sia quello della mia vita mi spinge a cercare di meglio... si parlava di generazioni ne'-ne' e il problema lavoro è stato tirato fuori quando si è detto che magari ci si affaccia ma non si trova per una svariata serie di motivi.

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Ovvio, ma questo non ha a che vedere col sapere cose utili, ma nel saperle fare e nel poterle fare in pratica.

Se è questo il problema, è una carenza che si colloca sul confine (molto sfumato) tra il mondo dell'istruzione e il mondo del lavoro,

e determinato molto di più da come funziona il secondo che da come funziona il primo. Sta sicura che se al mondo del lavoro (cioè

a chi ci bazzica dentro) è più utile il saper auscultare che il saper fare pompini, ti dà tutto lo spazio, le risorse e gli incentivi che ti

servono per fare la pratica necessaria.

non sono d'accordo... il mondo dell'istruzione deve formare persone competenti a poter svolgere un lavoro, perchè dovrebbe essere il mondo del lavoro a formarmi perchè io impari ciò che a loro serve?

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infatti il personale è stato tirato in ballo a supporto di un discorso più generale, comunque io un lavoro ce l'ho, me lo sono trovato a fatica e il fatto che non sia quello della mia vita mi spinge a cercare di meglio... si parlava di generazioni ne'-ne' e il problema lavoro è stato tirato fuori quando si è detto che magari ci si affaccia ma non si trova per una svariata serie di motivi.

scusa ma pensavo ti riferissi alla tua preparazione universitaria che "cozzava" con la possibilità di fare il medico...

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scusa ma pensavo ti riferissi alla tua preparazione universitaria che "cozzava" con la possibilità di fare il medico...

no no il non fare il medico è stata una scelta consapevole, non perchè non mi sentissi in grado... avrei comunque potuto imparare... si discuteva sul fatto che l'istruzione non ti dà, spesso, i mezzi giusti per lavorare

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Ma visto che la maggior parte della gente lavora nell'approdo, non sarebbe meglio che si concentri sul migliorare le condizioni di approdo?

credo che oggi si faccia più difficoltà a partire, a trovare il primo lavoro che non a cambiare lavoro di anno in anno cercando di migliorare

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non sono d'accordo... il mondo dell'istruzione deve formare persone competenti a poter svolgere un lavoro, perchè dovrebbe essere il mondo del lavoro a formarmi perchè io impari ciò che a loro serve?

"Loro" chi, gli alieni ultraterreni? Parli come se il mondo del lavoro fosse un "utilizzatore finale" e tu un prodotto che deve arrivargli finito

altrimenti ha tutto il diritto di recriminare perché ha pagato per un prodotto finito.

La pratica si fa lavorando, cioè nel mondo del lavoro. Anche quando fai un tirocinio, cioè quando fai un minimo di pratica pur essendo

ancora formalmente nel mondo dell'istruzione, è nel mondo del lavoro che ti sposti per farlo (normalmente). E chiamarla formazione è un

po' eccessivo. E' pratica che segue una formazione spesso durata anni (impegno sudore e lacrime e soldi) che non ce li ha messi l'utilizzatore

finale ma tu, la tua famiglia e lo stato.

Sarebbe meglio chiedersi invece per quali motivi il mondo del lavoro (cioè, chi ci bazzica dentro), invece di occuparsi di ciò che gli compete,

è tanto ansioso di fare e vendere proprio "formazione" (più spesso de-formazione).

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"Loro" chi, gli alieni ultraterreni? Parli come se il mondo del lavoro fosse un "utilizzatore finale" e tu un prodotto che deve arrivargli finito

altrimenti ha tutto il diritto di recriminare perché ha pagato per un prodotto finito.

La pratica si fa lavorando, cioè nel mondo del lavoro. Anche quando fai un tirocinio, cioè quando fai un minimo di pratica pur essendo

ancora formalmente nel mondo dell'istruzione, è nel mondo del lavoro che ti sposti per farlo (normalmente). E chiamarla formazione è un

po' eccessivo. E' pratica che segue una formazione spesso durata anni (impegno sudore e lacrime e soldi) che non ce li ha messi l'utilizzatore

finale ma tu, la tua famiglia e lo stato.

Sarebbe meglio chiedersi invece per quali motivi il mondo del lavoro (cioè, chi ci bazzica dentro), invece di occuparsi di ciò che gli compete,

è tanto ansioso di fare e vendere proprio "formazione" (più spesso de-formazione).

non parlo di prodotto finito , parlo di poter essere in grado di fare l'essenziale, a volte non è neanche così...

un ragazzo che esce da un istituto professionale dove ha imparato, che posso dirti, a fare il falegname, deve o no essere in grado almeno di costruire un tavolaccio? poi nella bottega imparera a fare gli intarsi, a scegliere il colore giusto e sarà tanto più bravo quanto più la pratica e le doti personali lo 'assistono'.

Poi per quanto riguarda la vendita di 'formazione' da parte del mondo del lavoro l'ho sempre vista come una necessità, sia di rendere le persone capaci a, sia a renderle specializzate per... ma forse mi sbaglio.

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non parlo di prodotto finito , parlo di poter essere in grado di fare l'essenziale, a volte non è neanche così...

un ragazzo che esce da un istituto professionale dove ha imparato, che posso dirti, a fare il falegname, deve o no essere in grado almeno di costruire un tavolaccio? poi nella bottega imparera a fare gli intarsi, a scegliere il colore giusto e sarà tanto più bravo quanto più la pratica e le doti personali lo 'assistono'.

Poi per quanto riguarda la vendita di 'formazione' da parte del mondo del lavoro l'ho sempre vista come una necessità, sia di rendere le persone capaci a, sia a renderle specializzate per... ma forse mi sbaglio.

Forse si.

Un ragazzo che è uscito da un istituto professionale di falegname, un tavolaccio di solito lo sa fare e se non lo sa fare

ci mette poco a imparare a farlo (a meno che non sia uno che è uscito di strafugo), e il mondo del lavoro mai come in

questi anni ha avuto incentivi e strumenti contrattuali per dare l'opportunità di rifinire la propria professionalità.

Cosa che evidentemente al mondo del lavoro non serve più di tanto, se si va (anzi, se si andasse) a verificare in

che modo sono utilizzati questi incentivi e come sono trattate le professionalità quando raggiungono un livello appena

appena superiore alla media (peraltro molto bassa).

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PS: Bassa per adeguamento (o adattamento, parola chiave), non per altri motivi.

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non parlo di prodotto finito , parlo di poter essere in grado di fare l'essenziale, a volte non è neanche così...]

ma quando? ma chi?

a parte il fatto che un laureato si ritrova spesso a fare dei lavori che non hanno a che fare un tubo con la propria formazione... semmai non sono messi nella condizione di mettere in pratica ciò che hanno studiato, il che è un po' diverso. Poi per carità al mondo esistono pure gli imbecilli e i laureati che la laurea non sanno manco cos' è ma questo è un altro discorso...

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Un'ingiustizia tipica del lavoro che svolgo, e probabilmente di ogni lavoro statale, è rappresentata non tanto dal fatto che c'è chi batte la fiacca impunemente (se glielo lasciano fare...) quanto invece dal dover constatare che spesso proprio quelli che battono la fiacca dettano pure legge...sono ad esempio quelli che non stanno mai in classe, che arrivano in ritardo o peggio, pur arrivando in tempo lasciano aspettare i corsisti per sbrigare le loro faccende (tipo fotocopie, ricerche internet per i cavoli loro, telefonate a sbafo pagate dalla scuola). E sapete perché dettano anche legge? Perché di solito proprio loro sono quelli che sbraitano e ti aggrediscono, se appena osi fare una minima critica. Anzi, spesso hanno la faccia tosta di affermare di essere scrupolosi sul lavoro! Chi lavora veramente preferisce evitare gli inevitabili litigi e alla prima fesseria che va storta viene pure accusato! (Come accadde a me che una volta mi beccai una lettera di richiamo per motivi assurdi).

Oddio, mi accorgo di avere cambiato argomento un po' bruscamente, ma qualcuno scriveva di "ingiustizie", mi pare...

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se la mettete così una laurea in medicina potrebbe essere equiparabile ad una laurea in cui insegnano a piantare chiodi... potrebbe tenere un corso pure Mucciaccia...

Una laurea in medicina presuppone ovviamente un lungo tirocinio pratico a contatto con i pazienti e con gli strumenti relativi alla propria occupazione (per quanto possibile senza creare problemi, certo...).

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Un'ingiustizia tipica del lavoro che svolgo, e probabilmente di ogni lavoro statale, è rappresentata non tanto dal fatto che c'è chi batte la fiacca impunemente (se glielo lasciano fare...) quanto invece dal dover constatare che spesso proprio quelli che battono la fiacca dettano pure legge...sono ad esempio quelli che non stanno mai in classe, che arrivano in ritardo o peggio, pur arrivando in tempo lasciano aspettare i corsisti per sbrigare le loro faccende (tipo fotocopie, ricerche internet per i cavoli loro, telefonate a sbafo pagate dalla scuola). E sapete perché dettano anche legge? Perché di solito proprio loro sono quelli che sbraitano e ti aggrediscono, se appena osi fare una minima critica. Anzi, spesso hanno la faccia tosta di affermare di essere scrupolosi sul lavoro! Chi lavora veramente preferisce evitare gli inevitabili litigi e alla prima fesseria che va storta viene pure accusato! (Come accadde a me che una volta mi beccai una lettera di richiamo per motivi assurdi).

Dopodiché se solo provi a difendere te stesso, le tue ragioni, magari addirittura ragioni comuni, entri in una spirale assurda.

Oddio, mi accorgo di avere cambiato argomento un po' bruscamente, ma qualcuno scriveva di "ingiustizie", mi pare...

No, non hai cambiato argomento. La stessa cosa accade nel settore c.d. "privato", anche se (come probabilmente accade anche

nei lavori statali) non è necessariamente chi batte la fiacca o per batter la fiacca che si fa tutto ciò, ma per difendere la posizione

(nel settore privato forse la cosa è ancora più esasperata perché gode della protezione data dai luoghi comuni che lo circondano

e in più magari anche perché supplisce alle tutele più deboli rispetto a quelle che ci sono nel pubblico...).

Il risultato è che per tutto ciò che non va dove si sta, l'ambiente - cioè chi vi sta dentro, non le scrivanie e nemmeno i PC o le lavagne -

tende a puntare il dito verso l'esterno. A volte per indicare cause esterne, a volte addirittura colpevoli.

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Dopodiché se solo provi a difendere te stesso, le tue ragioni, magari addirittura ragioni comuni, entri in una spirale assurda.

No, non hai cambiato argomento. La stessa cosa accade nel settore c.d. "privato", anche se (come probabilmente accade anche

nei lavori statali) non è necessariamente chi batte la fiacca o per batter la fiacca che si fa tutto ciò, ma per difendere la posizione

(nel settore privato forse la cosa è ancora più esasperata perché gode della protezione data dai luoghi comuni che lo circondano

e in più magari anche perché supplisce alle tutele più deboli rispetto a quelle che ci sono nel pubblico...).

Il risultato è che per tutto ciò che non va dove si sta, l'ambiente - cioè chi vi sta dentro, non le scrivanie e nemmeno i PC o le lavagne -

tende a puntare il dito verso l'esterno. A volte per indicare cause esterne, a volte addirittura colpevoli.

io però sto perdendo il "senso dell'orienatamento" in questo topic...cioè mi sfugge il legame tra queste considerazioni e il discorso dei "nè-nè"...

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ma quando? ma chi?

a parte il fatto che un laureato si ritrova spesso a fare dei lavori che non hanno a che fare un tubo con la propria formazione... semmai non sono messi nella condizione di mettere in pratica ciò che hanno studiato, il che è un po' diverso. Poi per carità al mondo esistono pure gli imbecilli e i laureati che la laurea non sanno manco cos' è ma questo è un altro discorso...

forse il discorso è un po' degenerato ma la partenza era proprio questa... il mondo del lavoro richiede di essere provvisti di un titolo di studio, ci viene chiesto di dimenticare ciò che abbiamo imparato, per lavorare dobbiamo avere esperienza... adesso la domanda è: come fa un neolaureato a trovare lavoro? Quello che forse enfatizzando un o' troppo volevo dire è che basterebbe che il titolo di studio di cui veniamo in possesso fornisse non delle certezze ma almeno delle garanzie sulla nostra reale capacità di fare qualsiasi cosa... che gli imbecilli e gli incapaci stessero ovunque era assolutamente sottinteso.

Lo ribadisco, oggi la difficoltà maggiore è nel trovare il primo lavoro non a cambiarlo quando ormai si è in corsa, la crisi internazionale ha solo aggravato la difficoltà di chi nel mondo del lavoro è già inserito a trovare di meglio.

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x Juditta:

Se Maometto non va al mare, magari è perché di mezzo c'è la montagna.

Se c'è o non c'è, questo non lo scopri parlando di Maometto.

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x Juditta:

Se Maometto non va al mare, magari è perché di mezzo c'è la montagna.

Se c'è o non c'è, questo non lo scopri parlando di Maometto.

ok...ma certe dinamiche del mondo lavorativo non sono una novità recente (può essere una novità che se ne parli, forse)

sinceramente non credo che siano in cima alla lista degli imputati per quanto riguarda il discorso di non volere o non potere, accedere al mondo lavorativo...

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ok...ma certe dinamiche del mondo lavorativo non sono una novità recente (può essere una novità che se ne parli, forse)

sinceramente non credo che siano in cima alla lista degli imputati per quanto riguarda il discorso di non volere o non potere, accedere al mondo lavorativo...

Perché no?

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Nessuno di voi ha mai dato una letta, anche solo una letta veloce qua e là, al famigerato "libro bianco" al quale sono

ispirate le attuali normative sul lavoro? E' questo: http://www.comitatoleggebiagi.it/webclb/do...ibro_bianco.pdf

Indipendentemente da come si voglia valutare il libro e le normative ad esso ispirate (per quel che faceva comodo), è

di queste cose che parla... non dei soli giovani o dei soli disoccupati, ma delle dinamiche del mondo del lavoro.

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