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E se ci si innamora dello psicologo?


ARLEY

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judi tu stai prendendo la psicoterapia per il verso giusto.

suggerisci e agisci in un modo che condivido.rompere con gli schemi reattivi consueti, chiarirsi che serve per farsi conoscere e per riuscire a porsi meglio in relazione..son tutte cose che se le inizi a fare con l'analista poi prendi a farle anche fuori dalla terapia.

ma forse io ora devo portare le mie recriminazioni, i miei bronci, i miei propositi di vendetta... sono le emozioni più autentiche che sento, puerili ma più mie.

non è detto che la mia rabbia e il mio nervosismo sia meno puerile... e comunque ogni emozione ha la sua dignità, soprattutto in psicoterapia, anche quelle puerili.

bah, non vorrei fare quella che predica bene e razzola male...vediamo se oggi ce la faccio!

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la terapia deve insegnarci a imporre i nostri bisogni anche quando chi abbiamo davanti non è così conciliante. anche quando pare che l'altro non ne abbia voglia.

Ma ne sei sicura?

la terapia deve aiutarci a modificare dei nostri atteggiamenti che ci fanno star male e se il nostro problema è quello di non riuscire a mostrare i nostri bisogni, se tendiamo a metterci sempre in secondo piano rispetto alle esigenze (vere o presunte) degli altri allora è fondamentale che in terapia noi riusciamo a mettere noi stessi in primo piano e a chiedere, parlare, esplicitare i nsotri bisogni

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la terapia deve aiutarci a modificare dei nostri atteggiamenti che ci fanno star male e se il nostro problema è quello di non riuscire a mostrare i nostri bisogni, se tendiamo a metterci sempre in secondo piano rispetto alle esigenze (vere o presunte) degli altri allora è fondamentale che in terapia noi riusciamo a mettere noi stessi in primo piano e a chiedere, parlare, esplicitare i nsotri bisogni

Capito, certo, se il nostro atteggiamento è quello ed è quello che ci fa star male..... :Straight Face:

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infatti: se... lo saprà ognuno quali sono i suoi SE. e se non li sa, va in terapia apposta per scoprirli...

:Straight Face:

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Capito, certo, se il nostro atteggiamento è quello ed è quello che ci fa star male..... :Straight Face:

ovviamente se il "problema" è quello di anteporre sempre e cmq i nostri bisogni a quelli degli altri allora farlo in terapia non è una gran conquista

ma in questo topic ho l'impressione che nessuna di noi abbia un atteggiamento del genere quindi riuscire a chiedere e pensare a se piuttosto che all'esigenze dello psi allora diventa una tappa importante all'interno della terapia

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anche perchè...ricordiamoci che loro sono dei professionisti che noi paghiamo.

se ci fanno la seduta non è mica per farci una cortesia...è una prestazione professionale, oltre che un rapporto umano.

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anche perchè...ricordiamoci che loro sono dei professionisti che noi paghiamo.

se ci fanno la seduta non è mica per farci una cortesia...è una prestazione professionale, oltre che un rapporto umano.

questo concetto spesso tendo a dimenticarlo

altre volte invece ce l'ho fin troppo chiaro

dipende dalle situazioni: a seconda di come mi posso più far male così la mia memoria richiama o allontana questa idea..... 35.gif

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mi sa che sono praticamente l'unica a non essere dispiaciuta dalla pausa. io ne ho bisogno.

io ho paura a dover affrontare tutto da sola... un mese mi sembrerà lunghissimo

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mi sa che sono praticamente l'unica a non essere dispiaciuta dalla pausa. io ne ho bisogno.

io più che dispiaciuta sono seccata

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scusate l' incursione... prima o poi mi deciderò ad andare dallo psicologo solo per poter scrivere in questo topic... ^_^

ma mi veniva una domanda... ma uno psicologo ce l' ha lo psicologo? :huh:

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durante la formazione di sicuro (a parte certe scuole di psicoteria che non lo prevedono).

dopo, dipende, a volta hanno bisogno di una supervisione esterna per casi complicati.

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no io dicevo per loro stessi :huh:

per essere ammessi alle scuole di psicanalisi bisogna aver fatto un tot di anni di analisi personale.

poi nel corso della vita, ci sta che una persona abbia bisogno, il mio psi non ha nascosto di non aver fatto "solo supervisione..."

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Il mio ce l'ha di certo: l'ho pensato mille volte che secondo me era scappato dal manicomio.

Le prime volte facevo: "O chi l'ha sciolto, questo?"

Non gliel'ho detto esplicitamente, ma non c'è stato bisogno. Lo capiva da sè. :blink:

Faceva certi discorsi.. :D:

Per questo poi tutti gli accertamenti del caso, su Internet.

Andiamo avedere che è sta' roba, se è solo lui o anche qualche altro.

Io non sapevo niente di niente..e anche ora.. ma che sedute memorabili, le prime.

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Io, l'interruzione estiva so che c'è e l'accetto, inoltre generalmente trascorsi i primi giorni mi "assesto" sull'assenza della psi e trovo un certo equilibrio. Mi mandano in bestia, invece, gli accordi mal presi, le ambiguità e le vaghezze...

Poi, stavo pensando che per cavarci le gambe da tutto il casino vissuto e da tutto il nero forse dovrei giocare al meccano con me stessa: smontarmi, guardare i pezzi e rimontarmi nel modo giusto. Ma ci si cavano le gambe?

Ho sempre creduto che una parte della soluzione fosse accettare quanto è successo e come siamo. Voglio dire: uno c'ha avuto una madre che non ha funzionato .. bè alla fine tocca farsene una ragione e tirare a campare. Però è come se uno zoppo continuasse a rimanere senza una stampella.

Poi, l'altro giorno, la dott se n'è venuta fuori che se non si ha avuto una madre almeno "sufficientemente buona " bisogna "inventarsela". E qui mi ha spiazzato.

Ora so di persone che sono riuscite a trovare e ad appoggiarsi a figure sostitutive, che hanno costruito la propria identità (anche di genere) su modelli raccattati al di fuori della famiglia ; io in parte ho fatto questo con il mio prof dell'uni. ma erano gli anni della propria formazione che per quel che mi riguarda son passati da un pezzo.

Però, davvero non so da che parte mettere le mani, da dove cominciare..

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