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Integrazione e conformismo (era "in memoria del defunto topic autogestione")


juditta

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io credo che tra l'integrato e il non integrato l'unica cosa che cambi è un pensiero personale e opinabile...tuttoqui.

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io credo che tra l'integrato e il non integrato l'unica cosa che cambi è un pensiero personale e opinabile...tuttoqui.

Secondo me, con te mio, non ci siamo capiti sul cosa intendo per essere una persona integrata... vabbè :pardon:

Comunque il pensiero personale di essere o meno integrato conta 0, quello che conta sono i modi in cui una persona si esprime in relazione a come elabora gli stimoli.

Ad es. se si esprime in maniera tale da calpestare lo spazio vitale altrui, l'altrui si arrabbia restituendo in maniera reale e decisamente poco opinabile quanto ha ricevuto.

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questa discussione ha qualcosa di surreale...

innanzitutto continua a sfuggirmi quale sia il problema di essere integrati nella società (e mi rifaccio alla definizione di datango che si è spiegato molto bene...)

una domanda a mio...tu sei sposato, hai dei figli, hai un lavoro ben retribuito che ti permette di mantenere la tua famiglia (ho notato anche un certo compiacimento quando hai dichiarato il tuo reddito, però può essere un erronea interpretazione mia...). insomma mi sembri perfettamente integrato. e non è certo un'offesa!!! o sbaglio?

c'è qualcosa che mi sfugge....

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innanzitutto continua a sfuggirmi quale sia il problema di essere integrati nella società (e mi rifaccio alla definizione di datango che si è spiegato molto bene...)

una domanda a mio...tu sei sposato, hai dei figli, hai un lavoro ben retribuito che ti permette di mantenere la tua famiglia (ho notato anche un certo compiacimento quando hai dichiarato il tuo reddito, però può essere un erronea interpretazione mia...). insomma mi sembri perfettamente integrato. e non è certo un'offesa!!! o sbaglio?

c'è qualcosa che mi sfugge....

Secondo me si è creata confusione perchè la definizione di persona integrata è confusa con: persona inserita in un contesto sociale.

Si può essere inseriti in contesto sociale anche con buoni risultati dal punto di vista della funzione lavorativa, in società abberranti come quella che viviamo è molto importante l'indice di produttività, e tuttavia non essere integrati come persone. Ad esempio: sembrava tanto una brava persona poi ... ops!! a fatto a pezzi moglie e figli <_<

Quello che intendo come definizione di persone integrate intende una persona che ha raggiunto un grado di autocoscienza delle proprie dinamiche psicologiche /relazionali tali da riuscire a liberare, dai vincoli caratteriali determinati dal vissuto personale di ciascuno, le virtù intrinseche che ogni essere umano possiede . :Four Leaf Clover:

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Secondo me, con te mio, non ci siamo capiti sul cosa intendo per essere una persona integrata... vabbè :pardon:

Comunque il pensiero personale di essere o meno integrato conta 0, quello che conta sono i modi in cui una persona si esprime in relazione a come elabora gli stimoli.

Ad es. se si esprime in maniera tale da calpestare lo spazio vitale altrui, l'altrui si arrabbia restituendo in maniera reale e decisamente poco opinabile quanto ha ricevuto.

perfetto...il pensiero conta 0 daccordissimissimissimo....conta il "come" si ci relaziona.

siamo in sintonia...perfetto.

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questa discussione ha qualcosa di surreale...

innanzitutto continua a sfuggirmi quale sia il problema di essere integrati nella società (e mi rifaccio alla definizione di datango che si è spiegato molto bene...)

una domanda a mio...tu sei sposato, hai dei figli, hai un lavoro ben retribuito che ti permette di mantenere la tua famiglia (ho notato anche un certo compiacimento quando hai dichiarato il tuo reddito, però può essere un erronea interpretazione mia...). insomma mi sembri perfettamente integrato. e non è certo un'offesa!!! o sbaglio?

c'è qualcosa che mi sfugge....

non so se sono integrato o meno...non mi sono mai posto la domanda....

esistono gli altri e io mi relaziono con loro, vivo le emozioni che vi nascono con la massima profondità che mi è concessa.

non mi pongo obbiettivi sulla "società" , non mi chiedo come sono visto, non mi interessa come mi si vede, non mi interessa avere un auto piuttosto che un altra perchè mi darebbe qualcosa agli occhi degli altri, lo stesso vale per abiti e per tutto il resto, aodro andare veloce e la comodità, dunque compro il massimo che ritengo giusto...ora per es. ho un auto da 25.000 euo non una da 60.000

d'altro lato non mi interessa nulla delle sue tradizioni, nel senso che se posso conciliarle con i miei attimi ben venga altrimenti amen...

amo il natale perchè è bello riunire la famiglia, uguale accade a pasqua, adoro gli addobbi natalizi, ma se domani l'italia diventerà mussulmana o buddista, amen ci saranno altre feste e altre motivazioni per riunirisi....

non mi interessa nè la carriera nè la stima della gente, preferisco la loro felicità....

a volte fingo per "relazionarmi" : vado allo stadio adoro il pallone, seguo una squadra solo per gioco a dire iil vero e discuto di pallone, ma non mi interessa in verità la cosa, lo faccio per "piacere" altrui per far due chiacchere, come quando parli del tempo e che non ci sono più le quattro stagioni, semplice rapporto dove l'oggetto dello stesso non ha valore...

non do nessun valore ai soldi , amo alcuni oggetti e ne comprendo il valore materiale e fortunatamente di solito posso comprarli, ma se non potessi ed è stato anche il tempo di guardare altri comprare amen...troverò altre occupazioni più economiche o a costo zero.

.e comunque non guadagno un esagerazione faccio il mio lavoro ben retribuito visto i tempi, faccio le pulizie dove lavoro ( il che è nato come piacere inizialmente ora mi passo ore liete nel silenzio dell'ufficio ,solo con la scopa,,,,relax totale) e vendo parecchi quadri....tutto cio mi porta un benessere non esagerato ma direi più che soddisfacente, aggiungi che mi moglie guadagna quanto me in partime e che mio suocero sgancia vergognosamente a lei e alle mie figlie ......e via dicendo...

non mi interesso di politica, non mi interesso della fame del mondo e delle guerre, non mi interessa nulla di tutto ciò...

ma in tutto questo non vedere una presa di posizione di uno che non vuole condividere alcune cose con la società, ma vedila come uno a cui non nascono nemmeno queste domande e nemmeno pensieri in merito a questi argomenti...

io vivo centrato in quello che mi accade...momento per momento il resto...boh? non ci ho pensato.

integrato o non integrato è solo un giudizio personale che diamo a noi stessi cio che conta è il "come " viviamo i rapporti con il "resto"...c'è chi ne gode e chi soffre....il resto è commento inutile.

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innanzitutto continua a sfuggirmi quale sia il problema di essere integrati nella società (e mi rifaccio alla definizione di datango che si è spiegato molto bene...)

a me dà l'idea che essere integrati sia visto come sinonimo di essere pecore e questo non mi sembra vero, però magari mi sbaglio (circa il fatto che integrazione/pecora siano considerati sinonimi da alcuni che hanno scritto qui sul topic)

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non so se sono integrato o meno...non mi sono mai posto la domanda.......integrato o non integrato è solo un giudizio personale che diamo a noi stessi cio che conta è il "come " viviamo i rapporti con il "resto"...c'è chi ne gode e chi soffre....il resto è commento inutile.

Pardon se la risposta era per Juditta ma mi ci infilo io :Batting Eyelashes:

Ebbene come ho scritto qualche post sopra, integrato non è un giudizio che diamo di noi, possiamo solamente essere riconosciuti come tali (integrati).

Quindi nessuno commento è inutile, anzi ogni input che arriva dall'esterno e che mette in discussione ciò che idealizziamo di noi è necessario, andrebbe quindi preso nella dovuta considerazione, certo se poi è una persona autorevole a fornirtelo allora ancor meglio :Four Leaf Clover: .

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a me dà l'idea che essere integrati sia visto come sinonimo di essere pecore e questo non mi sembra vero, però magari mi sbaglio (circa il fatto che integrazione/pecora siano considerati sinonimi da alcuni che hanno scritto qui sul topic)

Ti copio è incollo quello che ho scritto a Juditta, poi se ti va dimmi che ne pensi...

Secondo me si è creata confusione perchè la definizione di persona integrata è confusa con: persona inserita in un contesto sociale.

Si può essere inseriti in contesto sociale anche con buoni risultati dal punto di vista della funzione lavorativa, in società abberranti come quella che viviamo è molto importante l'indice di produttività, e tuttavia non essere integrati come persone. Ad esempio: sembrava tanto una brava persona poi ... ops!! a fatto a pezzi moglie e figli

Quello che intendo come definizione di persone integrate intende una persona che ha raggiunto un grado di autocoscienza delle proprie dinamiche psicologiche /relazionali tali da riuscire a liberare, dai vincoli caratteriali determinati dal vissuto personale di ciascuno, le virtù intrinseche che ogni essere umano possiede .

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Pardon se la risposta era per Juditta ma mi ci infilo io :Batting Eyelashes:

Ebbene come ho scritto qualche post sopra, integrato non è un giudizio che diamo di noi, possiamo solamente essere riconosciuti come tali (integrati).

Quindi nessuno commento è inutile, anzi ogni input che arriva dall'esterno e che mette in discussione ciò che idealizziamo di noi è necessario, andrebbe quindi preso nella dovuta considerazione, certo se poi è una persona autorevole a fornirtelo allora ancor meglio :Four Leaf Clover: .

bhè è un giudizio esterno....un giudizio è come tale sempre di parte...

io posso non vedere te integrato e marco si,,,,Giacobbe vede te integrato e marco no....tutto è relativo se si parla di giudizi.

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bhè è un giudizio esterno....un giudizio è come tale sempre di parte...

io posso non vedere te integrato e marco si,,,,Giacobbe vede te integrato e marco no....tutto è relativo se si parla di giudizi.

E chi a parlato di giudizi??? qui si parla di come viene INTERPRETATO il nostro modo di comunicare dalla persona con cui ci relazioniamo, questa cosa non è una questione competitiva (come eventualmente tu puoi pensare), ma è necessaria per crescere nella propria consapevolezza. Ma comunque ho idea che a te 'sta robba non ti interessi, sicche mi continuo a domandare il perchè continui a scrivere di un argomento che non ti interessa :wink:

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E chi a parlato di giudizi??? qui si parla di come viene INTERPRETATO il nostro modo di comunicare dalla persona con cui ci relazioniamo, questa cosa non è una questione competitiva (come eventualmente tu puoi pensare), ma è necessaria per crescere nella propria consapevolezza. Ma comunque ho idea che a te 'sta robba non ti interessi, sicche mi continuo a domandare il perchè continui a scrivere di un argomento che non ti interessa :wink:

interpretare e giudicare non sono sinonimi?

a me il "credere" alla società come una cosa "vera" mi interessa....io dico che è un concetto senza fatto...dunque impossibile interagire con essa...possiamo solo subire l'idea che abbiamo di essa

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interpretare e giudicare non sono sinonimi?

nella lingua italiana corrente, no!

anche se tu hai un altro modo di vedere le cose devi tenere conto che usi un vocabolario condiviso (quello della lingua italiana)...e che i termini che usi noi li capiamo secondo il significato corrente. se tu intendi dire altro lo devi spiegare esplicitamente.

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interpretare e giudicare non sono sinonimi?

a me il "credere" alla società come una cosa "vera" mi interessa....io dico che è un concetto senza fatto...dunque impossibile interagire con essa...possiamo solo subire l'idea che abbiamo di essa

Interpretare e giudicare per me NON sono sinonimi. In quanto l'interpretazione è l'idea soggettiva che ognuno di noi si fa della realtà, "giudicare" significa categorizzare il reale in modo fisso e inappellabile, sia nel bene che nel male. Per me, interpretazione significa "opinione", e l'opinione, al contrario del giudizio, è mutabile. Ma alla fine dipende dal valore che vogliamo dare alle parole.

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quali sono questi vincoli caratteriali determinati dal vissuto di ciascuno? la liberazione da essi porterebbe poi a una uniformità di comportamenti e di pensieri, cioè al pensiero unico.

Quel meglio di sè è per me la perdita dell'umanità, intesa come le singole caratteristiche di una persona, che sono quella persona, che ti può piacere o non piacere. Che puoi volere come amica oppure starle lontano. Nelle relazioni, puoi "promuoverla" o "bocciarla"...

Io non sono d'accordo sul fatto che chi si conosce bene ecc, ecc, dia il "meglio di sè."

Cos'è il MEGLIO, le VIRTU': quelle che si aspettano gli altri?

Pregi e virtù sono dati STORICAMENTE variabili.

Nel 500 erano una cosa, nel 600 un'altra nel 2009 altre ancora..

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interpretare e giudicare non sono sinonimi?

a me il "credere" alla società come una cosa "vera" mi interessa....io dico che è un concetto senza fatto...dunque impossibile interagire con essa...possiamo solo subire l'idea che abbiamo di essa

Ancora co 'sta storia del giudicare...se hai bisogno di sentirti giudicato per entrare in conflitto fai pure, purtroppo per te è probabile che non asseconderò questa tua necessità :wink: .

Comunque ....a te interessa chi crede che la società esista.

Domanda: come mai ti interessa immaginare che altre persone (non tu quindi :Raised Eyebrow: ) credono alla società come una cosa vera?

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Pardon se la risposta era per Juditta ma mi ci infilo io :Batting Eyelashes:

Ebbene come ho scritto qualche post sopra, integrato non è un giudizio che diamo di noi, possiamo solamente essere riconosciuti come tali (integrati).

Quindi nessuno commento è inutile, anzi ogni input che arriva dall'esterno e che mette in discussione ciò che idealizziamo di noi è necessario, andrebbe quindi preso nella dovuta considerazione, certo se poi è una persona autorevole a fornirtelo allora ancor meglio :Four Leaf Clover: .

direi che la risposta di datango è sufficente.

mio, non avevi bisogno di "giustificarti", ne io stavo "giudicando"....ti facevo solo notare come alcune carateristiche (avere una famiglia ed essere in grado di mantenerla) nella nostra socierà sono considerate caratteristiche di una persona "integrata"

che poi tu non ti ci consideri...o non ti poni neanche la questione...è tutto un'altro discorso!

ma non puoi chiamarti al di fuori della società, perchè sei immerso nelle sue regole come me e datango e tutti quanti!

e rispetto a molti ti sei riuscito ad adattare "bene", inserendoti lavorativamente e formando una famiglia...

poi in realtà il concetto di "integrazione" proposto da datango è un altro... e qui può ricominciare il dibattito tra di voi!

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quali sono questi vincoli caratteriali determinati dal vissuto di ciascuno? la liberazione da essi porterebbe poi a una uniformità di comportamenti e di pensieri, cioè al pensiero unico.

Quel meglio di sè è per me la perdita dell'umanità, intesa come le singole caratteristiche di una persona, che sono quella persona, che ti può piacere o non piacere. Che puoi volere come amica oppure starle lontano. Nelle relazioni, puoi "promuoverla" o "bocciarla"...

Io non sono d'accordo sul fatto che chi si conosce bene ecc, ecc, dia il "meglio di sè."

Cos'è il MEGLIO, le VIRTU': quelle che si aspettano gli altri?

Pregi e virtù sono dati STORICAMENTE variabili.

Nel 500 erano una cosa, nel 600 un'altra nel 2009 altre ancora..

Appoggiandomi su concetti di bioenergetica e psicofisiologia, ti rispondo che il carattere di ciascuno di noi si forma sin da prima della nostra nascita in base a come viviamo le fasi della crescita: schizoide, orale, masochista, psicotica ed infine rigida. A come si strutturano a livello psicocorporeo i tipi caratteriali (non esiste un caso uguale all'altro perchè ogni vissuto è differente dall'altro), sarà poi vincolata la nostra modalità di relazionarci con il prossimo.

Chi è coraggiosamente motivato ad intraprendere un percorso di conoscenza di se, grazie allo sviluppo dell'autoscienza delle PROPRIE modalità relazionali, ha anche la possibilità di accedere ad un grado maggiore di benessere determinato da un allineamento di quelli che sono gli inevitabili squilibri caratteriali, in quanto in ciascuno di noi durante la sua crescita ha vissuto dei traumi (nella maggioranza neanche percepiti a livello cosciente) che si fissano a livello psicocorporeo.

Ciò secondo me comporta esattamente il contrario della perdita dell'umanità, una persona che ha lavorato su se stessa avrà tendenzialmente una diminuzione del senso di colpa (causa reggina dell'angoscia nevrotica) a favore di un acquisizione del senso di responsabilità nei confronti di se stesso e del prossimo. Nel momento in cui raggiungerà un indipendenza emotiva avrà anche la possibilità esprimere una virtù umana che corrisponde al percepire e donare nei rapporti che vive amore, una parola troppo spesso abusata per illustrare tuttaltro.

L'amore nel suo vero senso, io credo sia invariabile alle concettualizzazioni del mondo che noi esseri umani nei secoli viviamo e per me vale la pena affrontare qualsiasi prova anche la più tragica per riuscire a percepirlo e donarlo.

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Ti copio è incollo quello che ho scritto a Juditta, poi se ti va dimmi che ne pensi...

Secondo me si è creata confusione perchè la definizione di persona integrata è confusa con: persona inserita in un contesto sociale.

Si può essere inseriti in contesto sociale anche con buoni risultati dal punto di vista della funzione lavorativa, in società abberranti come quella che viviamo è molto importante l'indice di produttività, e tuttavia non essere integrati come persone. Ad esempio: sembrava tanto una brava persona poi ... ops!! a fatto a pezzi moglie e figli <_<

Quello che intendo come definizione di persone integrate intende una persona che ha raggiunto un grado di autocoscienza delle proprie dinamiche psicologiche /relazionali tali da riuscire a liberare, dai vincoli caratteriali determinati dal vissuto personale di ciascuno, le virtù intrinseche che ogni essere umano possiede . :Four Leaf Clover:

datango io credo che una persona integrata sia una persona che vive all'interno della società accettando le sue regole, ma non subendole. l'accettazione delle regole viene da una loro analisi, dal capirle in qualche modo e dall'integrarle all'interno della propria personalità

non è un conformarsi passivamente, ma presuppone un ruolo attivo

e inotlre non credo che l'integrazione abbia un'accezione negativa come mi sembra invece di legegre in alcuni commenti su questo post

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datango io credo che una persona integrata sia una persona che vive all'interno della società accettando le sue regole, ma non subendole. l'accettazione delle regole viene da una loro analisi, dal capirle in qualche modo e dall'integrarle all'interno della propria personalità

non è un conformarsi passivamente, ma presuppone un ruolo attivo

e inotlre non credo che l'integrazione abbia un'accezione negativa come mi sembra invece di legegre in alcuni commenti su questo post

esatto...

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Se ho ben inteso, a una diminuzione del senso di colpa e alla conseguente diminuzione dell'angoscia nevrotica, farebbe eco senso di responsabilità e propensione ad "amare" il prossimo: è un' IDEA alla quale si tende ma senz'altro non si arriva mai, me ne darai atto.

La vita non si risolve in una semplice operazione momentanea in un dato periodo, ma è un continuum, un mutamento sino all'ultimo dei nostri giorni.

E il lato oscuro incomberà comunque, non credi?

Io penso anche alla perdita della coscienza, all'"addormentarsi".

Mi viene in mente la vicenda dei Krell, nel "Pianeta Proibito.", è un vecchio film. Essi si sterminano a vicenda materializzando i propri "demoni", durante il sonno.

Si dice che una persona onesta dorme il sonno del giusto, perché non verrebbe disturbata dai propri sensi di colpa: in realtà i delinquenti dormono benissimo, perché sono privi di sensi di colpa.E’ il giusto che si angoscia e fa i conti con la propria coscienza.

Non necessariamente una persona nevrotica ha atteggiamenti negativi nei confronti del prossimo, anche se preso dai propri demoni, intesi come sensi di colpa e incubi.

Può darsi che risolvere i propri sensi di colpa porti a un’anestetizzazione della persona, a un’estrema razionalità che può condurla alla deprivazione dei sentimenti, per cui se la ragione non sa darle scopi, non è neanche in grado di vivere.

La coscienza umana è fatta di ragione e di sentimenti. Il risultato è sempre un precario equilibrio tra i due.

Concludo con: cos’è l’amore?

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Ripeto: per me l'amore è l'attimo in cui NON CI SEI come essere distinto, staccato dal contesto. E' una freccia che parte da infinito e va verso infinito, passando ATTRAVERSO di te.

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Se ho ben inteso, a una diminuzione del senso di colpa e alla conseguente diminuzione dell'angoscia nevrotica, farebbe eco senso di responsabilità e propensione ad "amare" il prossimo: è un' IDEA alla quale si tende ma senz'altro non si arriva mai, me ne darai atto.

La vita non si risolve in una semplice operazione momentanea in un dato periodo, ma è un continuum, un mutamento sino all'ultimo dei nostri giorni.

La capacità di dare e ricevere amore è una vera e propria pietra di paragone della personalità realizzata.

Una personalità realizzata è una personalità indipendente. Una persona indipendente raggiunge un grado tale di autocoscienza da concedersi la sostituzione del senso di colpa con il senso di responsabilità, a minimizzare la sua angoscia nevrotica e contenere dal angoscia profonda (a cui non può sfuggire nessuno) che corrisponde alla paura dell'ignoto del vuoto della morte, come scrisse un poeta francese: "Partire è un po' morire, ma morire è partir molto".

Affermare che non possiamo raggiungere un simile status credo sia arbitrario alla stessa stregua della possibilià di farlo, te ne do comunque atto nemomodificato, l'evoluzione dell'umanità è un processo molto luuuungo, soprattutto perchè riguarda l'evoluzione di ogni singola persona. Diventa un processo lungo (se non inesistente) anche per il singolo nel momento in cui egli è ancora dipendente da una qualche guida o autorità che ispiri i suoi passi. Noi siamo la nostra guida, noi abbiamo le nostre risposte, ma per riconoscerle abbiamo bisogno di svelare la falsità delle nostra coscienza, acquisendo gli strumenti per elaborare tutto quello che rispecchiamo nelle relazioni. Come disse Lacan: l'io è completamente illusorio e tutto ciò che siamo è completamente inconscio.

Io però sono anche dell'idea che esistano momenti in cui possa realizzarsi un accellerazione dei processi, soprattutto se nel crescere del numero di persone con autocoscienza risvegliata, aumentino di conseguenza le interazioni costruttive che non ti trattengono nella immobile melma dell'ignoranza.

Io penso anche alla perdita della coscienza, all'"addormentarsi".

E il lato oscuro incomberà comunque, non credi?

Mi viene in mente la vicenda dei Krell, nel "Pianeta Proibito.", è un vecchio film. Essi si sterminano a vicenda materializzando i propri "demoni", durante il sonno.

Si dice che una persona onesta dorme il sonno del giusto, perché non verrebbe disturbata dai propri sensi di colpa: in realtà i delinquenti dormono benissimo, perché sono privi di sensi di colpa.E’ il giusto che si angoscia e fa i conti con la propria coscienza.

Non necessariamente una persona nevrotica ha atteggiamenti negativi nei confronti del prossimo, anche se preso dai propri demoni, intesi come sensi di colpa e incubi.

Può darsi che risolvere i propri sensi di colpa porti a un’anestetizzazione della persona, a un’estrema razionalità che può condurla alla deprivazione dei sentimenti, per cui se la ragione non sa darle scopi, non è neanche in grado di vivere.

La coscienza umana è fatta di ragione e di sentimenti. Il risultato è sempre un precario equilibrio tra i due.

Concludo con: cos’è l’amore?

Io piuttosto che lato oscuro della persona, che potrebbe far parte di una connotazione biologica imprescindibile di noi esseri umani: l'istintualità. Sottolineerei però che l'ignoranza è il problema che incombe, quell'ignoranza che ci agisce allorchè non riusciamo ad elaborare l'emozione istintuale. Una persona che arriva ad essere un delinquente e addirittura ad uccidere, credo abbia raggiunto uno squilibrio tale da sopprimere ogni capacità di elaborare le emozioni, non sono che una stretta minoranza queste persone e comunque si ricollega alla questione dello sviluppo caratteriale e alla quesitone educativa, nessun bambino nasce assassino natura vuole che se lasciato libero di sviluppare le proprie caratteristiche, un bambino sarà portato naturalmente alla collaborazione sociale.

Al contrario, è il senso di colpa che ci anestetizza dal sentire la nostra unica e imprescindibile umanità, interporre uno spazio temporale tra il sentire e il gesto permette di vivere i sentimenti e non esserne vissuti.

Io aggiungerei oltre a ragione e sentimenti anche la componente transpersonale, così per completezza dell'uomo.

Secondo me per cercare di avvicinarci alla definizione di amore, occorre definire quali sono i legami che sono comunque sani ma non hanno niente a che fare con l'amore: la passione sessuale, l'affetto tra genitori e figli e viceversa, il condividere la solitudine.

Scrivo una definizione di May che condivido dell'amore è la gioia che proviamo alla presenza dell'altro e l'affermazione del valore e dell'evoluzione tanto di lui che di noi stessi

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Scrivo una definizione di May che condivido dell'amore è la gioia che proviamo alla presenza dell'altro e l'affermazione del valore e dell'evoluzione tanto di lui che di noi stessi

mi piace questa definizione. è quello che sto cercando di imparare...

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mi piace questa definizione. è quello che sto cercando di imparare...

anche io.....tra l'altro delinea una cosa che spesso dimentichiamo che l'amore non è "sofferenza", privazione, gelosia, "lotta", ma proprio l'esatto contrario....è una cosa semplicissima....che ci unisce all'altro senza togliere niente a noi stessi....

Credo che anche rispetto alla parola amore c'è di mezzo il concetto generalizzato di quello che ci trasmettono le canzoni, i film, le favole....qualcosa di idealizzato, di passionale , di (quasi) estremo....ma di poco realistico....almeno non del tutto!

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