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Dipendenza da poker (145324)

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Claudio 26

Salve, nn ho avuto coraggio di parlarne con nessuno. Questo è un problema enorme per me, nn riesco ad uscirne. Sono dipendente dal gioco. Riesco a spendermi 3/4 di stipendio ormai da sei mesi a questa parte, le chiedo aiuto. Un saluto.

 

Caro Claudio, ci stai chiedendo aiuto e lo capisco bene, questa condotta deve averti allarmato molto. Tu spendi 3/4 del tuo stipendio, questo vuol dire che hai perso il controllo su di te e sul tuo comportamento. La perdita di controllo, in effetti allarma sempre molto, perché spesso innesca l’angoscia di una spirale senza fine. Tutto questo induce a pensare che ci sia il timore di chissà cosa può succedere. Ma vediamo per gradi. Innanzitutto si avverte un senso di vergogna, in quello che ti sta capitando, infatti non hai avuto il coraggio di dirlo a nessuno. Direi che non c’è nulla di cui vergognarsi. Non è una condotta da condannare, giudicare o rinnegare. Non stai facendo del male a nessuno, se non a te stesso. Non è una condotta da nascondere, ma il sintomo di un disagio sottostante. Non mi riferisco al disagio conseguente e successivo al gioco, bensì alla sofferenza precedente, quella che sta a monte e che crea la condotta stessa. Il gioco patologico è una forma di dipendenza, così come lo sono altre condotte (abuso di internet, di cellulari, di TV, sesso patologico, shopping compulsivo, ecc.), al pari delle dipendenze da sostanze (alcool e droghe). Ovviamente, la dipendenza da droghe conduce a condotte e disturbi diversi, ma di fondo, il meccanismo della dipendenza è lo stesso, ovvero il tipo di legame che si stabilisce con la sostanza, oggetto o condotta è analogo. Si crea un bisogno irresistibile di quel dato oggetto, non se ne può fare a meno, diventa una parte di noi, fino al punto di vivere esclusivamente per compiere quella data azione (procurarsi la droga, bere, giocare, stare connessi, avere il cellulare sotto mano, ecc.), a discapito delle usuali attività lavorative, scolastiche, relazionali, ecc., impiegando tutto il proprio denaro e talvolta arrivando a compiere azioni illegali per procurarselo. Insomma, una spirale da cui è difficile uscirne. Si crea infatti, una sorta di pensiero ossessivo ed esclusivo, la mente è continuamente incentrata lì, tutto il resto perde di valore e di interesse, si vive per quello e si fa di tutto per ottenerlo, perdendo tutte quelle attività atte a mantenere la nostra salute psico-fisica e gli usuali interessi. Più ci si è dentro e più non si può far a meno di starci. Chiedere aiuto è sempre molto difficile, perché emerte un pensiero magico, l’illusione di poter gestire la cosa, mantenendo il controllo e smettendo quando si vuole, ma non è così. Se fosse realmente così, la condotta non si sarebbe innescata in alcun modo. Infatti, il fatto stesso di avvicinarsi a certe condotte, suggerisce che esista un’attrazione di fondo ed una predisposizione a sviluppare questo tipo di legame. La causa di fondo che conduce alla dipendenza, può essere diversa da soggetto a soggetto. Di solito, esistono due tipi di fattori, uno più contingente, legato al momento, alla situazione e l’altro più legato alla persona. I fattori contingenti riguardano situazioni passeggere che predispongono all’abuso di certe condotte (gioco, internet, cellulare, TV), quali eventi stressanti, stress cronici, stato di isolamento dovuto a condizioni lavorative, immobilizzazione dovuta a malattia, perdita di relazioni importanti, lutto, senso di solitudine, ecc. I fattori più specificatamente legati alla persona, si riferiscono al personale percorso evolutivo, che fa si che ciascuno di noi sia in un certo modo, si relazioni con una certa modalità, viva gli eventi e vi reagisca in un modo tutto peculiare. La propria storia, fatta di alcune esperienze piacevole e rassicuranti e di altre più dolorose e carenti, crea una specifica identità e ci predispone ad affrontare noi stessi ed il mondo in un certo modo anziché un altro. La combinazione di fattori più personali e fattori esterni, fa in modo che si creino persone maggiormente predisposte a sviluppare una dipendenza, in quanto insicure, carenti di autostima, tendenti a reazioni emotive di ritiro, depressive, che fanno trovare in fattori esterni una soluzione, un’attivazione emotiva. L’oggetto di dipendenza, ovvero la relazione di dipendenza, crea uno stato adrenalinizzante euforizzante, che solleva l’umore, fa sentire vivi e assume la funzione di facile soluzione. Trattandosi di una persona insicura delle proprie capacità e risorse, di fronte ai malesseri o stressor, non cerca una soluzione interna, bensì una esterna, che nell’immediato solleva senza grandi sforzi. La condotta ripetitiva (in questo caso il gioco) rappresenta una sorta di pillola magica, che annulla ogni dispiacere. Il sollievo momentaneo non tiene poi conto del prezzo di tutto ciò, del costo emotivo, relazionale, comportamentale, concreto, ecc. Non tiene conto della dipendenza stessa, della gabbia in cui ci si trova immersi. Per cui comprendo bene la paura e l’angoscia che stai vivendo Paolo. Il gioco costituisce una perdita di controllo, pari a quella di qualsiasi dipendenza, che anticipa l’angoscia di un’escalation senza fine. E qui c’è già tutta l’angoscia del “Chi sa dove andrò a finire. Chi sa cosa succederà”. E’ veramente importante che tu abbia chiesto aiuto, perché significa che riconosci di avere un problema e di aver perso il controllo su questa condotta. Sappi che non è semplice liberarsene, perché si innesca la dinamica della dipendenza stessa. Nel tuo caso, c’è da dire che la condotta è partita in modo veloce ma è iniziata da poco, quindi non è cronica, inoltre tu sei giovane e questo rende la cosa più semplice. E’ comunque necessario che tu lavori seriamente su te e sulla tua dipendenza, per comprendere quali elementi di te hanno portato a cadere in questa dinamica. E’ importante che tu ti giochi bene le tue carte nella tua vita, dispiegando al meglio le tue risorse nella tua quotidianità,anziché in un tavolo fittizio di gioco. Il gioco vero è fuori e sta sicuro che può darti tante emozioni! Un saluto. (Risponde la Dott.ssa Sabrina Costantini)

Pubblicato in data 17/06/2010
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