Reciprocità tra teoria e prassi (Ferenczi, 1924)
“Ci richiameremo dunque direttamente all’ultimo saggio di Freud a carattere tecnico sul tema Ricordare, ripetere ed elaborare, (1914): saggio in cui alle tre attività menzionate nel titolo viene attribuita un’importanza diversa, in quanto al lavoro analitico viene assegnato uno scopo specifico: ricordare; di conseguenza il voler rivivere anziché ricordare è considerato un sintomo di resistenza e, come tale, un’attività da evitarsi.
Tuttavia, dal punto di vista della coazione a ripetere, è assolutamente inevitabile che il paziente ripeta durante la cura intere parti del suo sviluppo; non solo, ma l’esperienza ha mostrato che la ripetizione concerne proprio quelle parti che nella forma del ricordo non è possibile fa riemergere, dimodochè se al paziente non resta altra via che riprodurle, anche l’analista, se vuole afferrare il materiale specificamente inconscio, non può far altro che seguire il paziente su questa via.
Occorre perciò comprendere anche questa forma di comunicazione, il linguaggio gestuale, e spiegarlo al paziente. […] chiarito questo punto, ne risultò innanzitutto la necessità pratica di non inibire le tendenze alla ripetizione durante l’analisi, anzi di stimolarle, posto che si sia in grado di padroneggiarle; altrimenti il materiale più importante in senso assoluto non sarebbe giunto né a manifestarsi né a risolversi. […]
E’ così che ci siamo infine risolti ad attribuire il ruolo principale, nella tecnica analitica, al ripetere anziché al ricordare. Ciò non significa però lasciare semplicemente sfumare l’affettività nel << vissuto >>; il procedimento consiste invece […] in un graduale concedere e in una risoluzione o trasformazione del riprodotto in ricordo attuale.” (p.177)
Sàndor Ferenczi
Prospettive di sviluppo della psicoanalisi. Reciprocità tra teoria e prassi, tr. it in Ferenczi S., Fondamenti di psicoanalisi, Guaraldi, Rimini, 1974, vol.3
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