La nascita del Nemico
Dal punto di vista psicologico il nemico, un oppositore, è utile alla giustificazione delle azioni future che si andranno a compiere in una direzione di personali benefici
di Fabio Gardelli
Nei dizionari viene definito “Nemico” colui che nutre sentimenti di ostilità verso qualcun altro e si comporta di conseguenza, cercando di procurargli danni e desiderando il suo male. Le successive caratterizzazioni di individui o gruppi identificati come nemici prendono il nome di “demonizzazione”. La propagazione della demonizzazione è un aspetto importante della propaganda. Un "nemico" può anche essere concettuale; usato per descrivere fenomeni impersonali come malattia o altre etichette definitorie in senso dispregiativo. Al contempo la propaganda ha anche un senso opposto verso chi propaga l’idea di nemico estremizzando definizioni ottimistiche su sé stessi: questo ha lo scopo di aumentare le differenze fra la contrapposizione amico/nemico.
In questi mesi in qualsiasi telegiornale viene ripetuta la parola nemico in modo reiterato e siamo invasi di informazioni a volte sensazionalistiche e propagandistiche provenienti da varie fonti. Oggi il tema mainstream è la guerra Russia/Ucraina, tempo fa il nemico era il “Sars Covid-19” e in vari periodi storici altri fenomeni culturali di interesse come le persone LGBT, persone di etnia africana e prima ancora nelle guerre mondiali gli ebrei.
Il fenomeno indipendentemente dallo svolgersi oggettivo degli eventi assume sempre una forma di costruzione culturale individuale o collettiva.
Spesso tali “costruzioni” assumono forme paradossali e nel tempo diventano contenuti ben lontani dal reale svolgersi degli eventi: i fatti, gli accadimenti. I fatti reali in queste costruzioni mentali vengono corredati e lentamente sostituiti da giudizi emozionali, pregiudizi ed etichette che non hanno nulla a che fare con gli episodi concreti originali. Questa tendenza fa in modo di spostare l’attenzione verso parole e contenuti non dimostrabili, dogmatici e giudicabili negativamente in senso sociale. Eventuali informazioni a cui si avrà accesso nel futuro saranno filtrate dalla mente dell’ascoltatore in modo da confermare e/o polarizzare il concetto di nemico attraverso un meccanismo cognitivo che prende il nome di “Confirmation Bias”: un errore cognitivo, una strategia euristica che serve nella decisionalità rapida laddove non si hanno subitane informazioni, utile in quei casi in cui l’immobilismo è più deleterio di una scelta errata.
A cosa serve il nemico?
Dal punto di vista psicologico il nemico, un oppositore è utile alla giustificazione delle azioni future che si andranno a compiere in una direzione di personali benefici. Inoltre è utile all’influenzamento delle masse a favore di una delle due fazioni. Il fenomeno di creazione antitetica è una strategia cognitiva naturale e connaturata in senso biologico che serve alla differenziazione di caratteristiche esterne ed interne per facilitare la differenziazione e categorizzazione. Tutto ciò che percepiamo è frutto di una designazione su base di differenze in senso di opposizioni: luce/ombra, giorno/notte, bello/brutto, pubblico/privato, nemico/amico etc.
È sempre utile crearsi un nemico?
È talvolta utile, soprattutto laddove vi sia necessità di scelte immediate con pochi rischi, polarizzare concettualizzazioni e definire qualcosa come nemico questo è appannaggio di scelte rapide: emozionali, dove i concetti di Amore, Odio, Nemico o Amico devono assumere connotati di scelte importanti dove perdersi in elucubrazioni lascerebbe ognuno di noi nell’immobilità. Invece nei casi dove i rischi possono essere estesi e si ha il tempo di decidere le azioni successive può essere anche gravemente dannoso creare un nemico fittizio anche perché questo nel tempo (qui abbiamo molti esempi storici come il comunismo, fascismo o nazismo per citarne i più riconoscibili) può avere effetti opposti trasformando “gli amici” in “nemici” e lasciando, nel caso di fenomeni massmediatici, il popolo sfiduciato dalle informazioni. Questo rappresenta il DANNO più grave perché in un sistema democratico un popolo che non crede più alle informazioni è un popolo inerme e demotivato all’azione: rischia di diventare un popolo “zombificato” e vulnerabile alle sole informazioni sensazionalistiche.
Difendere i propri confini, proteggere sé stessi e i propri cari è una cosa fondamentale, non farla anche a livello identitario risulterebbe antievoluzionistico e porterebbe all’estinzione. È di vitale importanza difendere il proprio confine, ma è ancora più vitale CONOSCERE il proprio confine: dove finisce la mia libertà inizia quella dell’altro diverso da me.
Spesso il nostro vero nemico siamo NOI STESSI: le nostre costruzioni, le nostre narrazioni ed estremizzazioni che dopo alcuni vantaggi nell’immediatezza tendono a portarci grossi svantaggi nel lungo periodo.
La nascita di un nemico impone una strada a senso unico, inibisce le mediazioni e la rivalutazione della molteplicità dell’esistenza umana, ivi compresa l’incoerenza e i paradossi presenti in ognuno di noi.
Dott. Fabio Gardelli - Psicoterapeuta
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