Jean Piaget (Neuchâtel, 1896 - Ginevra, 1980)
Biologo, psicologo ed epistemologo svizzero, Piaget viene ricordato per aver elaborato la Teoria dello Sviluppo Cognitivo del Bambino.
Nato in Svizzera il 09-08-1896, sin dall’adolescenza mostrò un particolare interesse per la scienza, tanto da iscriversi alla facoltà di scienze naturali, presso l’Università di Neuchâtel (sua città natia).
Successivamente alla laurea (conseguita nel 1918), si recò a Zurigo per dedicarsi agli studi di psicologia, perfezionandosi a Ginevra e a Parigi. Qui ebbe modo di partecipare alle ricerche di Binet sul quoziente intellettivo. La collaborazione con quest’ultimo, tuttavia, non durò a lungo.
Piaget, ben presto, si rese conto che il suo interesse non era verificare se i bambini rispondessero correttamente o meno ai test di intelligenza, bensì era scoprire in che modo i bambini giungevano a formulare una determinata risposta, indipendentemente dal fatto che fosse corretta.
A partire dal 1921 lavorò come professore di psicologia dell’età evolutiva presso l’Istituto Jean Jacques Rousseau di Ginevra (fondato da Claparède), del quale venne nominato direttore nel 1940. Proprio qui, iniziò le sue ricerche sugli schemi mentali dei bambini in età scolare.
Nel 1923 si sposò ed ebbe 3 figli, il cui sviluppo intellettuale e linguistico divennero suo principale oggetto di studio.
Nel 1955 creò, a Ginevra, il Centro Internazionale dell’Epistemologia Genetica, una branca della filosofia che studia le origini della conoscenza, per la quale nutrì sempre un fortissimo interesse.
Egli, infatti, sin dall’adolescenza, si dedicò allo studio di questo argomento, scegliendo di adottare un approccio evolutivo e di utilizzare dei metodi psicologici, allo scopo di scoprire il modo in cui i bambini acquisiscono gli strumenti fondamentali della conoscenza e li elaborano in maniera sofisticata per adattarsi all’ambiente.
TEORIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO:
Alla base della teoria di Piaget vi è un assunto essenziale, ossia che lo sviluppo intellettuale può essere spiegato solo considerando l’interazione dinamica e continua tra bambino e ambiente.
Secondo Piaget, il neonato non è un contenitore vuoto ma è un essere dotato di una certa organizzazione psicologica, anche se piuttosto elementare, che lo predispone a fare uso di qualsiasi informazione incontri, con modalità specifiche.
Egli ritiene, inoltre, che lo sviluppo cognitivo del bambino sia un processo che procede per stadi, ognuno dei quali si contraddistingue per un modo di pensare il mondo qualitativamente differente dallo stadio precedente e da quello successivo.
A tutti gli stadi dello sviluppo, i bambini sono in grado di selezionare, interpretare, trasformare e ricreare l’esperienza allo scopo di adattarla alle strutture mentali già in loro possesso.
Dalle sue osservazioni, infatti, egli ha potuto notare che, periodicamente durante l’infanzia, emergono strategie di comprensione del tutto nuove all’interno del bambino.
Più nello specifico, egli ha individuato 3 momenti (verso la fine dei 2 anni, intorno ai 6/7 anni e all’incirca verso gli 11/12 anni) in cui ha luogo una profonda riorganizzazione mentale.
Ogni stadio, infatti, rappresenta un modo sempre più complesso e adattivo di attribuire un senso all’ambiente:
1. Stadio senso-motorio: si estende all’incirca per i primi due anni di vita. Durante questo periodo i bambini dipendono da strumenti sensoriali e motori per l’apprendimento e la comprensione dell’ambiente circostante. Inizialmente, infatti, le strutture cognitive sono legate all’azione e pian piano diventano sempre più complesse e coordinate. Verso la fine di questo stadio, le azioni cominciano ad essere interiorizzate e il bambino inizia ad assumere un comportamento sempre più intenzionale;
2. Stadio preoperatorio: questo stadio va dai 2 ai 7 anni ed è caratterizzato dallo sviluppo di abilità simboliche per comprendere il mondo. I bambini acquisiscono la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Il loro pensiero è ancora principalmente egocentrico. Solo verso la fine di questo periodo imparano a prendere in considerazione il punto di vista altrui;
3. Stadio operatorio concreto: i bambini, nel periodo che va dai 7 agli 11 anni, acquisiscono una serie di operazioni mentali (ad es. le classificazioni multiple, la reversibilità, la seriazione e la conservabilità), grazie alle quali possono manipolare mentalmente i simboli in maniera differente. In questo stadio, inoltre compare il pensiero logico, mentre per quanto riguarda il problem solving, esso è ancora fortemente legato a eventi concreti, invece che a concetti astratti;
4. Stadio operatorio formale: a partire dagli 11 anni, i bambini sono in grado di effettuare operazioni quali l’astrazione e il ragionamento logico. Riescono, inoltre, a gestire situazioni del tutto ipotetiche e a considerare diverse soluzioni per risolvere un problema, senza la necessità di metterle in pratiche. Infine, il pensiero è ormai divenuto razionale, sistematico e astratto.
A cura della Dottoressa Claudia Olivieri
Riferimenti bibliografici:
• Arnold W., Eysenck, H.J., Meili R., (1975), Dizionario di Psicologia, Edizioni Paoline.
• Maldonato, M., (a cura di), Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
• Schaffer, R. H., (2004), Psicologia dello sviluppo. Tr. it. Raffaello Cortina, Milano 2005.
• https://www.treccani.it/enciclopedia/jean-piaget_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/
• https://www.filosofico.net/jeanpiaget.htm
• https://armonie.forumcommunity.net/?t=30913862
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