Difficoltà Relazionali (132276)
Pavese 30
Salve! Non so esattamente da dove cominciare, senza considerare l'imbarazzo che sento nel raccontare di me e non so neanche se ci riuscirò. La mia chiusura verso questo mondo e le regole che lo caratterizzano è tale per cui non riesco più a confrontarmi con nessuno. Le volte che lo faccio ho la sensazione di raccontare stupidaggini, tutto va così in fretta e le priorità sono davvero altre. Non sento sconforto, ma cosa mi succede da qualche anno. Mi riempio d'acqua come un palloncino, si sforma il mio viso il mio corpo (acquisto chili sottoforma di liquidi), ecco, ho trovato la strada per sfuggire a quel che è quotidianamente richiesto: essere al'altezza in ogni situazione, bellezza, intraprendenza, competizione, carriera. Più ho bisogno di essere me e più gonfio perché mi sento incompatibile col mondo. Perché tutto questo star male? Perché ho il rifiuto di una me che non corrisponde a quel che questo mondo chiede. Vorrei essere in cima a tutto e anche no, vorrei essere bella ma invisibile, vorrei ridere e non so farlo più, vorrei cambiare qualcosa per me per il mio star bene e invece sono ferma. Mi privo di me stessa e ogni tanto mi concedo, ma solo nella mia esteriorità. Talvolta mi capita di voler fuggire, cambiare strada senza lasciar traccia, eppure sono ancorata in modo saldo alla mia famiglia di origine, un legame forte che va al di là della frequentazione, tuttavia quasi quotidiana benché veloce e talvolta superficiale. Non sono invece legata alle cose, quel che ho mi appartiene finché c'è, non ho bisogno di ancorarmi o affezionarmi alle cose. Non so dove andare, non ho più interessi, frequento pochi amici e in modo saltuario, incapace di sostenere qualsiasi tipo di conversazione, sia che si tratti argomentazioni importanti e intime sia e ancor di più se l'attenzione si rivolge al superficiale. Non so cosa sia parlare del più e del meno, e avverto sempre di più la fatica degli altri di fronte hai miei silenzi. Questo forse è solo uno sfogo incompleto e caotico, dove non emerge una richiesta di aiuto chiara; ma questo esce adesso dal mio pensiero e il tentativo è quello di cercare il primo aiuto dentro di me partendo da una condivisione anonima.
Cara Pavese, ha ragione: questo è il primo tentativo che fa per chiedere aiuto e trovo sia un momento importante, da non sottovalutare. Dal suo racconto mi sembra di cogliere un senso di smarrimento e di confusione; lei si chiede chi è e si sente incompetente con gli altri; le dò ora alcune indicazioni per cercare di far luce dentro di se: ma cosa è successo che l'ha fatta così tanto smarrire? Quale evento le ha fatto perdere la fiducia in se stessa? E' sicura di valutarsi in modo obiettivo? Forse lei è un giudice troppo severo di se stessa e ciò determina molta sofferenza perchè è molto dispendioso imporsi standard alti e difficili da raggiungere. Penso sia importante che lei ora si faccia aiutare da uno specialista e, dopo aver messo ordine nelle sue idee, si ponga verso l'esterno con maggiore semplicità e consapevolezza dei suoi reali punti di forza e di debolezza. E' importante che ci provi e che faccia qualcosa per sé. Tanti cari auguri per il suo futuro e, mi riscriva, se le va!
(risponde la Dott.ssa Maria Rosaria Infante)
Pubblicato
in data 15/05/09
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