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Che succede in questa vita? (1507294284281)

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on . Postato in Depressione | Letto 1163 volte

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depressione, le risposte dell' espertoV., 30

domanda

 

 

Salve, non so da dove cominciare, quindi scriverò ciò che penso possa essere utile.

Mi scuso se sarà lungo. Ho 30 anni, e sinceramente non capisco più niente della mia vita.

Ho avuto un'infanzia strana, ho pochi ricordi felici.

Quello che ricordo è che per i miei genitori ogni scusa era buona per litigare, tanto che ho iniziato a desiderare che si separassero... ( non si sono separati, stanno ancora insieme e continuano a litigare, anche se non ai livelli di prima).

Non li sopportavo davvero più.

Sono nata e cresciuta in Calabria, vivevo attaccata ai nonni. Quando avevo circa nove anni, ci siamo trasferiti dalla calabria al veneto, una tragedia. Sono sempre stata molto timida, ma quando sono arrivata lì, il tutto si è amplificato.

Tutti ci guardavano come se fossimo il diavolo in persona... Alle superiori ero lo zimbello di tutti, non avevo praticamente amici. Ma mi piaceva tanto studiare ( anche se tutti pensavano che fossi una stupida), e adoravo leggere, i miei unici amici erano i protagonisti di quelle avventure.

Poi verso i 14 anni, un anno dopo che ero finalmente riuscita a conquistarmi un'amica del cuore, siamo tornati in calabria, perché mia mamma ha iniziato a soffrire di depressione.

In Calabria non stavo male, vivevamo attaccati ai nonni, in campagna, come prima, quando stavo con loro stavo bene. A casa non tanto bene. Ho iniziato a desiderare di sparire dalla faccia della terra ( anche questo desiderio non si è realizzato e ne sono felice, mi sarei persa un sacco di esperienze meravigliose).

Nel frattempo i miei cugini e mia zia sono andati a vivere dai miei nonni. Coi miei cugini all'inizio non andava tanto bene, dopo però siamo diventati inseparabili.

Una volta diplomata però non volevo altro che scappare via da tutti quei problemi. Andai a studiare a Messina, e così andai via da casa. Nel frattempo a mio padre è stato diagnosticato il morbo di Parkinson.

Una volta laureata, non sono riuscita a far altro che la commessa, e con la scusa che non c'era il lavoro sono fuggita al nord. A Milano però stavo male, non era il mio habitat, anche lì non avevo amici.

Dopo 8 mesi sono tornata a casa, e mi sono messa alla ricerca compulsiva di un lavoro a Roma ( nuovo tentativo di fuga... Nel frattempo mio papà peggiorava e mia mamma era di nuovo depressa), dopo un mese sono venuta a Roma, dove vivo da 6 anni.

Ho tanti amici, un lavoro, una casa, e faccio le cose che ho sempre desiderato fare. E fino a quest'estate ero "felice"... a luglio ho subito un intervento alla mano destra, quella che uso normalmente, per cui non ho potuto fare niente per un mese.

I miei non potevano raggiungermi perciò mi ha aiutato tantissimo una mia amica, per 2 settimane, dopo sono andata due settimane dai miei. Quando sono tornata a casa, già sentivo che non era come le altre volte, mi sentivo strana.

Dopo un paio di giorni rientrando a casa ( la mia coinquilina era ancora in ferie), ho trovato un'invasione di pulci ( io ho la fobia degli insetti, principalmente dei ragni, questi mi provocano proprio uno scombussolamento totale, ma in generale per gli insetti ho un po' l'ansia), sono rimasta fuori casa per quasi una settimana.

Quando la mia coinquilina, una ma carissima amica, viviamo insieme da tre anni, e siamo praticamente inseparabili è tornata, non era ancora finito quel trambusto, tutto quello stress, e altre situazioni ci hanno portate a litigare. Il giorno dopo abbiamo chiarito e tutto è andato a posto.

Ma quello che non capisco è se questo desiderio di tornare a casa in Calabria a vivere coi miei, dipende dal fatto che ho visto come potrebbe essere la nostra vita familiare, che è un po' meglio di come me la ricordo.

Naturalmente io potrei andare a vivere per conto mio, in un paese vicino magari. Pensare che io sono così lontana mentre loro stanno male, e magari tra qualche tempi potrebbero non esserci più, mi fa essere davvero triste.

Ma il mio dubbio è, non è che tutti questi pensieri dipendono da una depressione che ancora non so di avere? È il caso che parli con uno psicologo? Io non so più che fare.

Vi ringrazio tanto per la lettura.

V.

 


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risposta

 

 

Cara V.30,

nella sua lettera descrive in modo articolato alcune significative esperienze di vita personale quali i rapporti conflittuali tra i suoi genitori durante la sua infanzia, le difficoltà di inserimento in un contesto geografico distante dal proprio, il rientro nel contesto di origine  nel momento in cui iniziava ad adattarsi al nuovo ambiente, le esperienze lavorative in città diverse spinta dal desiderio di fuggire, la malattia di suo padre, lo stato depressivo di sua madre.

Nel contesto che ha delineato e rispetto alle situazioni descritte emergono nel contempo diverse sue risorse personali, ad esempio la passione per lo studio, l’impegno su obiettivi che si è posta, la disponibilità nello sperimentare luoghi e lavori diversi e la consapevolezza del suo attuale stato di disagio che rappresenta la base da cui partire per il ripristino di uno stato di benessere.

A mio avviso, un percorso terapeutico con uno psicologo sarebbe oggi funzionale a compiere una rielaborazione del suo vissuto personale e nell’aiutarla a fare maggiore chiarezza riguardo le scelte che vorrà prendere in futuro.

Rispetto alla paura degli insetti, questo tipo di fobie, qualora non dipendano da una specifica causa traumatica che le ha originate, sono dovute a complessi meccanismi che agiscono a livello inconscio e che possono essere sempre esplorati con l’aiuto di un professionista.

Nella scelta dello psicologo è fondamentale fare sempre riferimento ai professionisti iscritti all’Albo.

Cari auguri

A cura della Dottoressa Arianna Grazzini

Pubblicato in data 30/10/2017

 


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Tags: depressione consulenza online gratuita vita infanzia percorso terapeutico, rapporti conflittuali;

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