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Depressione (073797)

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Sabrina 23 anni, 9.07.2004

Ho 23 anni e a volte è come se ne avessi 60... una vita non vita che non riesco ad accettare.
sono stufa di essere così, e nello stesso tempo non riesco a cambiare...
Ho cominciato da piccola, quando mio padre era in ospedale in coma e vedevo mia madre piangere e non potevo fare niente...
Ho cominciato a chiudermi in me stessa e a vivere in uno stato di apatia che era pieno di sogni ad occhi aperti che ancora mi perseguitano...
Perchè non riesco più ad uscirne!!!! Mio nonno appena morto e mio padre grave in ospedale, io sono finita dai miei nonni materni per quasi un'anno.
Avevo cinque anni e non me li ricordo... temo che mio nonno abbia "abusato" di me così come avrebbe voluto fare con mia cugina qualche anno dopo, ma grazie a dio non ricordo...
Ricordo che qualche settimana dopo essere ritornata a casa con i miei genitori siamo tornati a trovarli, ed io avevo paura, non volevo salutarli, dicevo di non conoscerli, volevo tornare a casa, piangevo... ricordo tutto il resto di quell'anno, l'asilo, mio fratello, i miei amici... non loro.
Fino alla terza media sono rimasta da sola, niente amici da cui andare, nessuno con cui volevo giocare, neppure mio fratello.
A scuola mentre i bambini giocavano io andavo a dare una mano con i bambini dell'asilo, o sistemavo la mensa con gli adulti, o stavo in disparte.
Venivo presa in giro per i chili di troppo, e ci stavo male, mi isolavo ancora di più, continuavo a mangiare, di nascosto, in maniera esasperata.
Mio padre mi ha sempre preso in giro, per il mio peso, e mi faceva vergognare di me stessa, mi diceva che sarei diventata brutta e grassa, e che la colpa sarebbe stata solo mia.
E piangevo, mangiavo, pinagevo e mi isolavo. Mi sentivo diversa da tutti e non avevo nulla da dire alle mie compagne, io leggevo un sacco di libri(la versione integrale "ivanoe" in 5°elementare in 4 giorni)... un po le odiavo, un po le invidiavo...
Alle superiori sono cambiata improvvisamente ma comunque non parlavo. Mai, con nessuno.
Ero timida e mi sentivo stupida e brutta, come mio padre mi aveva insegnato...ogni abito, trucco, taglio di capelli era un modo per nascondermi e rendermi più forte, più sicura di me.
Le liti con mio padre sono state furibonde... per i libri che leggevo, per la musica che ascoltavo, per la gente che frequentavo, per come mi vestivo, per quello che pensavo... sono scappata di casa due volte, volevo andarmene.
Piangevo tutte le notti quando le sue minacce si facevano terrribili, perchè colpivano me e il mio cane, l'unico punto di riferimento che avevo... "lo ammazzo" diceva, "lo regalo"... sapeva che mi feriva e lo faceva con gusto, come sempre, e avevo paura...
Avevo tanta cattiveria e tanto dolore da voler spaccare tutto... urlare, piangere, spaccare.
E invece ho ceduto, quando lui ha fatto un'infarto, qualche anno fa. Ho ceduto per non fargli male e ora ne faccio a me stessa ogni ora, ogni giorno...
Ora sono chiusa in casa, negli stereotipi vecchio stampo che mi ha inculcato a forza di cattiveria nella testa, a fare esattamente cio che lui vuole, vestirmi come vuole, studiare quello che vuole, ascoltare quello che vuole... e tuttavia non gli va mai bene comunque, sono comunque stupida, grassa, goffa, viziata, malvestita, inutile... ogni giorno è un'offesa, un'umiliazione che mi affossa un po di più e ormai il circolo si è chiuso.
Non ho voglia di niente, di nessuno, non esco, scappo dagli amici, dalle uscite serali, sono sette anni che non mi faccio uno straccio di vacanza, mi restano i miei cani, i miei libri, e tutte le fantasie con cui mi addormento, le illusioni in cui vivo, il cibo con cui mi anestetizzo... Sono stufa... Fa male... ... quando non ne posso più dormo, o leggo, o mangio.
Se avete un consiglio, uno solo, una prospettiva che non ho ancora esplorato...
Perchè non posso farcela così. Sono stufa di ricatti. Sono stufa di aver paura.
Dovrei preparare gli esami all'università e sono due settimane che non esco di casa, ho detto al lavoro che stavo male... fuggo dagli amici che chiamano per un caffe.
Passo il tempo a dire farò... Questi sono i momenti peggiori, so che passano ma arrivano sempre più spesso... aspetto un vostro messaggio. grazie ancora... Sabrina

Cara Sabrina, la tua storia mi ha colpita soprattutto per la lucidità con cui la racconti.
Sembri consapevole della cattiva influenza dell'atteggiamento di tuo padre su di te e mi dispiace che tu abbia smesso di lottare per affermarti per come sei.
Non è giusto costringere una persona a vivere secondo i propri parametri senza rispetto per ciò che è meglio per lei.
Dici alla fine che sei stufa di ricatti.
Beh, ascolta questa voce e segui il tuo istinto, riprendi a fare ciò che desideri senza sentirti sbagliata e ridicola.
Tu non sei stupida, nè inutile.
So che una parte di te crede in te stessa e vorrebbe tanto vivere liberamente.
Riprendi a vedere i tuoi amici, costruisci rapporti al di fuori della famiglia che siano calorosi e stimolanti.
Non lasciare che i pensieri negativi ti blocchino e t'impediscano di amarti.
Ricordati sempre che ogni essere umano ha la sua dignità e la sua unicità.
Sono sicura che troverai altre strade e presto ti sentirai più serena e a posto.
Da quel che scrivi credo che tu abbia la maturità emotiva e psicologica per sapere che chi ti ha tanto denigrata non è stato corretto con te, avendo dei limiti che non gli hanno permesso di capirti e amarti, e che tu vai bene così come sei.
Ascolta dentro di te e cerca le tue risorse e usale per andare oltre.
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