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Bambino ingestibile (121918)

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Giovanni 2

Il mio terzogenito Giovanni, anni 2, è un bambino ingestibile. All'alba si sveglia, viene nel mio letto e urla, mi dà ceffoni e testate mentre dormo. Se riesco a farlo riaddormentare, appena si risveglia cerca di sgattaiolare in cucina per scaraventare qualcosa fuori dal frigo o buttare piatti e bicchieri per terra. E' gelosissimo della mia attenzione verso gli altri e dà il peggio di sè quando siamo tutti in casa (urla, picchia, rompe, dà testate contro le sedie, tiene comportamenti pericolosi). Preso da solo è meno velenoso, gli piace stare fuori, sentire le canzoncine, farsi leggere i libri, farsi raccontare le storie. A cena spesso siamo costretti a portarlo dalla nonna perchè non ci lascia mangiare (urla, testate, scene isteriche). Al momento di andare a letto sono urla isteriche, sotto le lenzuola si agita se c'è qualcuno con lui e strilla disperato se lo lasciamo da solo. Io sono molto stanca; mio marito non lo può più vedere e lo lascerebbe dalla nonna a vita (su questo non sono d'accordo!) e i suoi fratelli sono stufi di lui! All'asilo nido però dicono che è "impegnativo ma bravo", sta alle regole, impara tutte le canzoncine, parla come un bambino grande, gioca, dorme, è simpatico. Cresce bene, mangia come un lupetto e come linguaggio e autonomia è decisamente precoce, pur essendo un "mammone". Abbiamo provato con l'omeopatia e con i fiori di Bach, senza risolvere nulla. Potete darci una mano? Grazie.

Cara mamma di tre bambini, pare che il suo bambino le dia veramente del filo da torcere. Consideri che a due anni tutti i bambini tendono ad affermare, anche con una certa prepotenza, la propria volontà e la propria autonomia, mettendo in atto dei veri e propri giochi di forza con i genitori per quanto riguarda diverse attività quotidiane, come dormire, mangiare, uscire tenendo la manina, ecc. Da ciò che leggo, Giovanni, preso da solo, è un bambino vivace, forse un po’ “impegnativo”, ma molto autonomo e precoce nel comunicare, ama ascoltare e accetta le regole da condividere con in suoi coetanei. Bisogna anche dire che, a questa età, i bambini tendono a manifestare delle vere e proprie “crisi di riavvicinamento” rispetto alla madre, nel senso che sentono in modo intenso il bisogno di avere accanto a sé la presenza della mamma, ma nello stesso tempo la rifiutano per paura di perderci in autonomia e controllo. Si tratta, normalmente, di un periodo piuttosto difficile, sia per il bambino che per la mamma, periodo che coinvolge soprattutto il momento di andare a letto che, guarda caso, arriva a fine giornata quando i genitori avrebbero una gran voglia di riposarsi! Giovanni esaspera queste difficoltà “fisiologiche” per la sua età soprattutto quando si trova con i fratelli, in presenza della mamma. Evidentemente i fratelli costituiscono per il bambino una “minaccia” al suo bisogno di essere rassicurato e preso per mano dalla mamma, bisogno che potrebbe anche passare in secondo piano vista la sua precoce autonomia. Di sicuro non è mandandolo “a vita” dalla nonna che si risolvono i problemi: si verrebbe più che altro a creare un circolo vizioso per cui ogni volta che cercate di allontanarlo lui esaspera certi comportamenti fino a farvi sentire impotenti, nonostante gli vogliate molto bene. Andare dalla nonna dovrebbe essere un momento di gratificazione e non di allontanamento. Mi rendo conto che lei sarà molto stanca e, da sola, non è affatto semplice gestire tre bambini, ma bisogna avere un po’ di pazienza.  Le proporrei, prima di tutto, di creare un momento piacevole al momento di andare a letto, momento che coinvolga anche i due fratelli. Per esempio potrebbe leggere una storia e procurare a Giovanni oggetti o giocattoli da portare con sé nel suo letto. Insieme al bambino provi a trasformare il suo lettino in modo confortevole, scegliendo insieme delle lenzuola colorate, dei pupazzi che fanno compagnia, ecc. Esistono dei bellissimi libri-cuscino, ovvero delle storie lette dalla mamma su cui il bambino ci dorme sopra. Al momento della cena organizzi dei giochi per Giovanni, in modo da soddisfare la sua necessità di mangiare “in pace” e il bisogno del bimbo di ricevere le giuste attenzioni. Probabilmente, avendo altri due bambini, non avrà moltissimo tempo da dedicare solo a Giovanni, ma questo non è necessario, purché sia capace di “pensare” a lui e di mostrargli affetto durante le diverse attività che svolge nel corso della giornata, coinvolgendolo il più possibile. Ogni istante può essere un momento di gioco. Le faccio un esempio. Mentre sta apparecchiando può chiedere al bambino di mettere a tavola la “signora forchetta” e il “signor cucchiaio”, entrando così nella sua testa, ma anche nel suo “cuore”, perché così facendo lei non sta pensando solo ad apparecchiare la tavola, ma sta facendo qualcosa di molto più interessante che coinvolge anche il bambino, le sua capacità di linguaggio e il suo bisogno di ricevere un’attenzione un po’ “speciale”. Spero di essere stata d’aiuto almeno in parte. Comunque rimango a sua disposizione. Cordiali saluti a tutta la famiglia.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 12/08/08

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