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Timidezza (127403)

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Rita 9

Salve,è da due anni che cerco di capire cosa abbia mia figlia, è una bambina normale, ma il problema che noto io e adesso anche le maestre è che la bambina dimentica completamente le nozioni apprese. Quello che abbiamo notato soprattutto è che cancella completamente le lezioni degli anni precedenti, con lei infatti utilizzano un programma facilitato ed è già da due anni seguita da un' insegnante di recupero. All'inizio le maestre pensavano fosse negligente, invece adesso siamo sicuri che veramente non riesce a svolgere da sola un semplice problema, delle semplici operazioni. Ne ho parlato anche con la pediatra, che mi ha mandato da una specialista, ma continuano a spedirmi da una parte all'altra, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, perchè la bambina si chiude in se stessa e rifiuta di parlare con loro, è molto timida ma in famiglia e con le cugine si comporta normalmente, anche se non si apre mai e non racconta mai quello che le accade, neanche dei disagi subiti a scuola per le sue lacune nelle varie materie. Aiutatemi voi per favore, fatemi sapere dove posso portarla per capire quale problema abbia. Grazie.

Cara Rita, capisco il suo disorientamento e il bisogno di cominciare a definire meglio il problema della bambina. Prima di tutto le posso consigliare di rivolgersi direttamente all’elenco di www.psicologi-italiani.it (cercando la regione e la città di appartenenza) all’interno del quale potrà rintracciare la figura specialistica che più si adatta al suo caso, leggendo attentamente la scheda informativa. Per quanto riguarda la sua richiesta, le posso far presente che al momento è stimato che circa il 30% dei bambini presentano evidenti difficoltà di apprendimento, e di questi solo il 5% manifesta un disturbo specifico (nella lettura, nel calcolo, nella scrittura). Per il restante 25% possiamo parlare di difficoltà “aspecifiche”, nel senso che non riguardano una disciplina scolastica in particolare, ma investono diverse aree dell’apprendimento. La differenza tra i disturbi specifici e “aspecifici” è che i primi sono più facilmente diagnosticabili e sono piuttosto accessibili al grande pubblico grazie ai mezzi mediatici (riviste, trasmissioni televisive, ecc), mentre i secondi si insinuano più silenziosamente nella realtà scolastica e richiedono una certa competenza nel discriminare e nel definire un certo problema. Per la diagnosi e la valutazione dei disturbi di apprendimento disponiamo di diversi strumenti di valutazione che, se utilizzati in modo sinergico, permetterebbero di centrare il problema evitando le corse da uno specialista all’altro, che accrescono l’ansia nei genitori e inibiscono ulteriormente l’apprendimento dei bambini, instaurando un circolo vizioso negativo. Nel corso della valutazione bisogna puntare prevalentemente sul metodo di osservazione partecipe del bambino in situazioni di gioco libero e guidato, preferibilmente in gruppo, alternate da sedute di gioco individuali con lo specialista. Inoltre, tale osservazione dovrebbe essere sempre integrata da colloqui con i genitori, che avvengono in sede separata, mai in presenza del bambino. A questo si aggiunge poi una selezione di test adatti al bambino (test di intelligenza, di personalità, di sviluppo psicomotorio, di sviluppo del linguaggio, ecc) che andranno ad integrare la precedente valutazione. Si tratta di un periodo di valutazione relativamente lungo, ma molto accurato e preciso, che l’aiuterebbe a comprendere a fondo il problema della bambina all’interno di varie “quadri” diagnostici (es. inibizione intellettiva, difficoltà di ragionamento, disarmonia cognitiva, e altre), tutte definite da diverse caratteristiche e, quindi, da diverse trattamenti di recupero. Solo all’interno di un “quadro” diagnostico complessivo, che tenga conto di diversi fattori, è possibile mediare e migliorare la tendenza prevalente della bambina a “cancellare completamente le nozioni apprese”, che rivela, probabilmente, una carenza del cosiddetto “comportamento sommativo”, in fase di elaborazione delle informazioni: vale a dire, la bambina non riuscirebbe a “sommare” mentalmente le varie tappe del percorso didattico, cosa che le impedirebbe di sapere in quale punto del percorso si trova, quindi quale percorso è già stato compiuto e quale è ancora da percorrere. Questo le impedirebbe di pensare in maniera autonoma e di svolgere da sola determinate operazioni. Tenga conto che il “comportamento sommativo” è qualcosa che si potrebbe iniziare ad apprendere anche al di fuori della scuola, concerne qualsiasi attività, come fare la spesa, cucinare, mettere in ordine, scegliere i vestiti per uscire, ecc, tutte attività che permettono il raggiungimento dell’autonomia personale e una certa pianificazione. Tanto per cominciare io proverei a coinvolgere di più la bambina in queste attività quotidiane, dove lei stessa funge da “esperta”. Rimango sempre a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 13/11/08 Vuoi conoscere il nome di uno psicologo e/o psicoterapeuta che lavora nella tua città o nella tua regione? Cercalo subito su Psicologi Italiani

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