Tecnostress - Tecnofobia
Il Tecnostress (o tecnofobia) è una patologia che scaturisce dall'uso eccessivo e simultaneo di quelle informazioni che vengono veicolate dai videoschermi.
Esso può determinare, inoltre, una paura persistente, anormale ed ingiustificata della tecnologia, dovuta al fatto che, per stare al passo con lo sviluppo delle Information and Communication Technologies (ICT), e con quanto proposto dai competitors, le nuove organizzazioni sono costrette ad aggiornarsi continuamente e ad aggiornare le tecnologie in uso, portando i propri dipendenti al rischio di sviluppare una strana combinazione di affaticamento cognitivo ed avversione verso le nuove tecnologie.
I sintomi collegati al Tecnostress sono numerosi:
- Mal di testa.
- Ipertensione.
- Irritabilità.
- Ansia e depressione.
- Attacchi di panico.
- Calo della concentrazione.
- Disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori.
- Alterazioni comportamentali ed isolamento relazionale.
- Calo del desiderio.
Sono state individuate, inoltre, quali principali cause del Tecnostress:
- La gestione di troppe informazioni ("Information overload"). Secondo Richard Saul Wurman, infatti, questo sovraccarico può generare senso di confusione, assenza di certezze e, più in generale, l'insorgere di disturbi psico-comportamentali, oltre che stanchezza cronica.
- La fretta nell'esecuzione delle operazioni, quindi
- L’eccessivo uso di apparecchi (Sindrome da “Multitasking”).
Secondo i diversi studi, ai primi tre posti, tra i lavoratori più “tecnostressati”, troviamo:
- Gli operatori ICT (progettisti ed amministratori di reti), con 12,5 ore di media al giorno davanti ai monitor e tra le informazioni da gestire velocemente;
- I giornalisti, specialmente quelli che gestiscono l’informazione via web, con 12,1 ore di media davanti a schermi di computer e televisori;
- Gli operatori finanziari, con 11 ore di media tra computer e telefonini.
Il Tecnostress può diventare una vera e propria fobia quando scatena un’avversione totale ed incontrollata verso i computer (si arriva a parlare di “Computer rage”), cui si affianca una manifestazione acuta d’ansia, che si traduce in impossibilità ad usare il computer, con importanti conseguenze invalidanti per i soggetti stessi. In termini epidemiologici, alcuni studi hanno dimostrato che circa un terzo della popolazione nei Paesi industrializzati soffre di ansia da computer, con percentuali intorno al 5% di presenza di veri e propri tecnofobici. A soffrire maggiormente di Tecnofobia, inoltre, sembrano essere le donne, sebbene questo sbilanciamento di genere stia svanendo nelle ricerche più recenti.
In ogni caso, i risultati più importanti dei vari studi hanno rilevato che:
- Per quanto riguarda le variabili antecedenti e correlate, il costrutto di Tecnofobia può essere spiegato, sia facendo ricorso ad abilità cognitive matematiche, sia a fattori di personalità; in modo particolare, i tecnofobici mostrano alti livelli di nevroticismo.
- Thorpe e Brosnan, nel 2005, hanno concluso che la Tecnofobia potrebbe essere presente nel DSM IV R tra i disturbi fobici specifici, poiché presenta tratti comuni per livelli d’ansia percepiti e pensieri persistenti. In modo particolare, le sovrapposizioni con altre fobie specifiche riguardano: una paura eccessiva ed irragionevole, una risposta d’ansia alla sola presenza di computer o addirittura l’insorgere dell’ansia anche solo immaginando l’immediato utilizzo del computer e, infine, l’evitamento di situazioni in cui si è costretti all’utilizzo del computer, con ovvie ricadute, specie in termini di benessere, crescita e soddisfazione occupazionale.
- A queste condizioni, Rose e Weil, in uno studio del 1995, hanno aggiunto la presenza di dialoghi interni auto-critici durante l’utilizzo del computer o di altra nuova tecnologia.
A tutt’oggi la Tecnofobia è prevenibile con programmi di azzeramento informatico e sessioni di utilizzo delle tecnologie supportate da tutors. Brosnan, nel 1998, ha sviluppato un intero programma per una sua riduzione, che consente di controllare ed arginare tale fobia con sessioni di desensibilizzazione all’oggetto computer o con singole sessioni da un’ora di controllo d’ansia, cui si fa seguire, a casa, la lettura di un manualetto che permette ai soggetti di potenziare le proprie strategie di coping.
Bibliografia:
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone, 2008.
(Dott.ssa Alice Fusella)
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