Fuga e contemporanea ricerca dalle relazioni (110401)
Rossella 27
Gent.ssimo dottore, non ho mai avuto davvero una vera storia d'amore, ma ho avuto delle storielle di poco conto. Questa cosa mi fa molto soffrire. Nel frattempo ho idealizzato una personaa cui ho continuato a pensare a tempo perso per ben 6 anni pur sapendo che ormai non c'era piu nulla da fare, eppure per me era come fosse il mio punto di riferimento; una sorta di oggetto-sè insomma da cui far dipendere il mio equilibrio. Ora che questa persona si è sposata mi sento persa. Premetto che sono una ragazza abbastanza socievole e con buona presenza.. in teoria non dovrei avere problemi. Pero' dentro di me alberga l'idea che non trovero' mai nessuno con cui stare. Naturalmente mi riduco a "pensare" sempre a persone che per me sono irraggiungibili con la convizione che prima o poi si legheranno. Per l'ennesima volta ho capito che sto bene da sola pero' altre volte sento il bisogno di avere un ragazzo. Ho avuto una madre iperprotettiva, mi ha sempre riempita di premure, mi ha sempre messo in guardia dagli uomini. Ora che sono cresciuta mi tratta malissimo, ma so che per me darebbe la vita. Ho sviluppato nei suoi confronti una dipendenza e credo che sia altrettanto per lei. Quanto puo' aver influito il mio comportamento di attaccamento sul mio modo di fare con i ragazzi? Ho capito che alla fine sono io che scappo (anche per paura del giudizio degli altri in particolare di mia madre). Come se volessi la perfezione.. come dovrei cominciare a pensare per non sentirmi piu' sola? Equando secondo Lei trovero' il coraggio di avere una storia alla luce del sole? La ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti.
Relazione o illusione? E' questo il titolo che si potrebbe dare se si volesse sintetizzare al massimo il contenuto della sua richiesta. Illusione è ciò che crediamo di percepire, che idealizziamo, che ci piacerebbe si verificasse e ci da emozioni ma che, se rimane tale nel tempo, si sottrae alla verifica di una reale fattibilità. Se permaniamo nell'illusione, non facciamo il grande passo: il superamento di una dimensione infantile onirica e centrata su sé stessi, in cui tutto è come io voglio che sia, perfetto, inattacabile, sotto il mio controllo, cosicché io posso difenderla, visto che è immune da verifiche esterne, conferme o disconferme, ed è frutto di proiezioni "fantasmatiche" interne; in una parola, appunto, illusioni. Passare ad una relazione reale con una persona significa mettersi continuamente in gioco, essere disponibili ad aprirsi all'altro e modificare propri punti di vista, abitudini, credenze, valori. Il rapporto intimo con le persone modifica e ci modifica. Abbatte muri, credenze, idee teoriche ed apre all'altro che è l'ignoto, perchè un mondo che non conosciamo, un altro insieme di credenze, valori con cui fare i conti. Faticoso e a volte difficile, ma parte sostanziale di quel lungo processo che definiamo "diventare adulti". Ciò che posso dirle è che ciò che deve cambiare sono, per così dire, le premesse, i "prerequisiti", l'approccio alle cose e alle persone nella direzione che ho brevemente esposto. Se vuole incontrare una persona, bisogna cominciare intanto a volerlo e dunque mettersi nella condizione di assumersi qualche rischio insieme allo sviluppo di una capacità di apertura. Naturalmente il rapporto con sua madre basato su una situazione di dipendenza e ricerca di conferme e approvazione, contribuisce a far permanere la situazione in una dimensione statica, che tende a ripetersi. Se vuole modificare questa situazione deve introdurre elementi di cambiamento, di "perturbazion" in un sistema ben assestato. Cordiali saluti.
(risponde il Dott.Orazio Caruso)
Pubblicato in data 05/05/08
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