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Infanzia difficile (001079)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 377 volte

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Jonny, 23 anni

La mia ragazza è stata adottata all'età di circa 7/8 anni all'estero in sud america, ora ha circa 22 anni non si sa nemmeno quanti anni ha di preciso a causa della guerra che in quell'anno ha distrutto tutto. Lei ha girato da istituto a istituto dopo essere scappata di casa da piccolissima ricordando di avvere avuto una sorella più grande e una mamma prostituta. Ora lei non si fida di nessuno e nemmeno dei suoi genitori, ha problemi di inserimento nella società è diffidente con tutti, ogni minima piccolezza lei la definisce problema ed evita sia di parlarne che di affrontarla.
Ha sempre bisogno tutti i giorni di una prova che io le voglia bene se c'è qualcosa che non va tra di noi non vuole affrontare nessun tipo di discussione non vuole essere ripresa o che so rimproverata. Ha qualcosa dentro che la fa soffrire moltissimo e che non ha mai detto a nessuno, allora sia io che il padre le abbiamo detto di sfogarsi se non con noi con uno psicologo, ma non ne vuole sapere, a me ha raccontato della sua sofferenza infantile solo in minima parte perchè poi piange e soffre. Un giorno mi ha detto che ha ancora segni a dosso in tutto il corpo. Ora volevo sapere cosa posso fare per farla stare meglio? Per tirarle fuori queste cose sapendo secondo me che se riesce a parlare si sentirà sollevata? Non subito però ho bisogno di un consiglio.

Caro Jonny, la storia della tua ragazza non è convenzionale, e necessita di particolare attenzione e di risposte tutt'altro che superficiali o minimaliste. L'adozione è infatti un percorso lungo e non sempre felice, già in condizioni ottimali. Cerca perciò di rinforzare con energia l'invito a rivolgersi ad uno psicoterapeuta, perchè quello di cui lei ha bisogno non è una semplice consulenza ma piuttosto un percorso di approfondimento ed elaborazione del suo complesso passato.
Anche se adesso può essere in una fase di rifiuto cerca di persuaderla con calma; tante volte è proprio con l'insistenza che la persona in sofferenza riesce a superare le ritrosìe iniziali di approccio ad una psicoterapia.

( risponde la dott.ssa Lucia Daniela Bosa )

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