Gli aspetti psicologici del dolore cronico
Il dolore cronico può essere trattato esclusivamente da un punto di vista medico oppure può essere abbinato ad un modello che tenga conto anche degli aspetti psicologici, in modo da evitare risultati deludenti.
La maggior parte delle persone considera il dolore cronico come una condizione medica che dovrebbe essere trattata esclusivamente da un medico o un fisioterapista.
Sebbene questa visione del dolore cronico sia comune, è spesso errata e ha provocato molti danni non intenzionali, in particolare negli ultimi anni.
Nel presente articolo, si cercherà di comprendere come il solo modello medico per il dolore cronico possa produrre risultati di trattamento deludenti; l'obiettivo è presentare un modello da abbinare a quello medico in cui vengano considerati gli aspetti psicologici del dolore.
Il modo in cui le persone pensano al dolore cronico è importante per due ragioni.
Primariamente, perché è una condizione di salute alquanto diffusa. Le statistiche del Center for Disease Control, ad esempio, indicano che il dolore cronico colpisce 1 persona su 5. Questo risultato, nel solo territorio americano, si traduce in oltre 50 milioni di individui.
La seconda ragione è che quando le persone con dolore cronico vedono la propria condizione solo come un problema medico, corrono il rischio di fare affidamento eccessivo sui trattamenti medici come farmaci antidolorifici e interventi chirurgici.
Chiaramente, alcuni pazienti con dolore cronico ottengono risultati eccellenti con i soli trattamenti medici; tuttavia, molti altri pazienti ottengono miglioramenti limitati o addirittura subiscono danni come complicanze chirurgiche o dipendenze da farmaci per il dolore.
Più un paziente fa affidamento su approcci medici come trattamento primario per i sintomi del dolore cronico, maggiore è rischio di sperimentare questi esiti negativi.
Sulla base delle letteratura scientifica presente sul dolore, oggi si sa che è più accurato pensare al dolore cronico in due accezioni: come condizione medica e come condizione psicologica.
La parte psicologica del dolore cronico si riferisce al grado degli effetti sociali, emotivi e di qualità della vita negativi sperimentati da un paziente.
Il dolore cronico differisce non soltanto rispetto alla malattia stessa ma anche sugli effetti che questo produce: in tal senso, un paziente con mal di schiena cronico può continuare a lavorare e mantenere la maggior parte delle attività sociali in forma modificata, mentre un altro paziente con lo stesso problema può essere disoccupato e socialmente isolato.
Pertanto, sono differenti le modalità con cui i pazienti lottano con gli aspetti psicosociali del dolore cronico.
La ricerca mostra, ad esempio, che dal 33 al 55% dei pazienti con dolore cronico sono presenti livelli clinicamente elevati di ansia e depressione.
Per apprezzare la psicologia del dolore cronico, è utile fare riferimento alla Teoria gerarchica dei bisogni di Maslow.
Lo psicologo Abrham Maslow riteneva che la motivazione umana potesse essere compresa in termini di pulsioni innate per soddisfare bisogni fisici, sociali, intellettuali, emotivi e spirituali.
Nel modello di Maslow, il dolore psicologico e la sofferenza emotiva risultano quando le persone non sono in grado di trovare i modi per soddisfare i propri bisogni o quando sono intrappolati in un bisogno di basso livello e incapaci di crescere – ad esempio, lo stress finanziario che non consente alla persone di soddisfare esigenze abitative e di sicurezza, o un divorzio che produce depressione interrompendo importanti bisogni sociali ed emotivi.
Il dolore cronico è una condizione rara che ha la capacità di interrompere tutti i livelli della gerarchia di Maslow.
Al di là della spiacevole esperienza del dolore, bisogna provare a comprendere come il dolore cronico influenza i bisogni umani:
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il dolore limita la nostra capacità di mantenere i ruoli familiari e sociali; il senso di colpa è un'esperienza comune tra i pazienti con dolore cronico quando si sentono inadeguati come genitori o partner;
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il dolore aumenta la dipendenza dagli altri. Molti pazienti con dolore cronico arrivano a percepirsi come un peso per gli altri;
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il dolore crea incertezza sul futuro, sconvolgendo la stabilità finanziaria e gli obiettivi futuri. Ansia e paura sono le risposte emotive più comuni;
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il dolore danneggia le relazioni con la famiglia, gli amici e il lavoro. I pazienti con dolore cronico spesso diventano isolati e scollegati dagli altri;
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il dolore spesso ruba le fonti di felicità, di contributo e di successo quando la capacità del paziente di dedicarsi a hobby, lavoro e attività ricreative è ridotta.
Il risultato è che il dolore cronico aggiunge molte fonti di stress, mentre allo stesso tempo sottrae tutte quelle possibili fonti di ricompensa e significato.
Poiché il dolore cronico include una parte medica e una parte psicologica, molti pazienti potrebbero beneficiare di un percorso co-sinergico in cui le conseguenze psicologiche del dolore possano essere gestite.
I pazienti spesso reagiscono all'eventuale suggerimento di una consultazione psicologica per la propria condizione come una minaccia, credendo che la psicologia del dolore sia per i pazienti il cui dolore “è nella loro testa”.
Tuttavia, questo non è vero. I trattamenti psicologici nelle condizioni di dolore cronico sono utili e questo perché la psicologia mira ad aiutare il paziente ad affrontare i modi in cui la sua condizione di dolore interferisce con la sua capacità di soddisfare i propri bisogni umani, usando molti approcci terapeutici diversi per ripristinare le relazioni e migliorare la funzione, il significato, il contributo e le fonti di crescita personale.
(a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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