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Il contributo dei media sull'insorgenza dei Disturbi del Comportamento Alimentare

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Il contributo dei media sull'insorgenza dei Disturbi del Comportamento AlimentareFisicità e psiche costituiscono una unità inscindibile. Il corpo rappresenta infatti il sostegno della propria identità ed un tramite nella relazione con gli altri, per cui la natura dell’estetica corporea in dosi adeguate esprime sia una buona accettazione di sé, sia una cura attenta alla relazione con l’altro.

D’altro canto la dimensione estetica può essere iperinvestita ed il corpo strumentalizzato, il corpo diviene così l’involucro fragile di un profondo vuoto interiore.

La “cultura del corpo” nell’epoca moderna viene intesa nella società eterodiretta dei mass-media come l’insieme delle rappresentazioni collettive che presiedono alla determinazione dei bisogni degli utenti.

Il proliferare dei casi di anoressia e bulimia nei Paesi ad alto tenore di vita ha convinto gli studiosi che si occupano di tale fenomeno che si tratti di un “epidemia sociale”. Tale fenomeno è esploso negli anni’70 quando la pressione culturale, volta ad imporre il valore della magrezza ha incrementato un problema già esistente da secoli. Quotidianamente i mass-media ci propongono immagini di modelle filiformi prese ad esempio come canone di bellezza dalle adolescenti. E’ necessario possedere un corpo longilineo per avere successo nella vita. L’anoressia è il prodotto della società consumistica, che innalza l’immagine a discapito del valore dello spirito: importante è apparire più che essere.

Pubblicità martellanti con belle e bellissime inneggianti al corpo perfettamente in linea, riviste patinate dove il dominante sogno americano si concretizza in splendidi esemplari di palestrati alla Mister Universo, diete “sicuramente efficaci” per risolvere tutti i problemi di pancette e giunonici fianchi etc… Tutta questa massiccia opera informativa viene proposta soprattutto a ridosso dei mesi estivi dove il martellante lavoro perpetrato a nostro danno dai mass-media con abbondante anticipo, obbliga improrogabilmente l’estate ad essere per tutti: un periodo in cui è necessario sfoderare ventri assolutamente piatti, glutei sodi e perfetti, muscoli prominenti, bicipiti intriganti e statuari. I giornali sono spietati, sovrabbondano di immagini femminili e maschili dalla forma smagliante e i prodotti dietici(per fare alcuni esempi le barrette di “peso forma” o i diversi formaggi light) che accompagnano quelle figure hanno l’effetto placebo, ci si convince veramente che quel corpo ineccepibile sia il risultato di quel particolare prodotto o comunque dei tantissimi che popolano il mercato e lì inizia la corsa al consumo..

Queste fiere del corpo perfetto, fanno sì che l’estate diventi una contraddizione di sentimenti: odio e amore, croce e delizia. Per quanto ci si voglia convincere che quel determinato prodotto ci renderà merito come lo è stato per la modella che lo pubblicizza, i conti con la realtà non tardano a venire e spesso la delusione prende il sopravvento sui sogni e le speranze.

Intanto il caldo incalza e il tempo per porre ai rimedi diminuisce inesorabile e così si innesca il meccanismo dell’autopunizione che ha il suo esordio con la rabbia di non avere provveduto in tempo…e poi ecco l’inizio del grandi terribili digiuni. La sindrome del “magro sinonimo di bello” investe la collettività, anche in persone che non soffrono palesemente di DCA. Si sviluppa quella che viene chiamata “mentalità da dieta” si finisce con il litigare con la taglia che diventa la misura del nostro valore come persona.

Renè Girard, nel saggio Disturbi alimentari e desiderio mimetico (1999), propone l’ipotesi mimetica (cioè desiderare di essere come il modello considerato perfetto) quale chiave interpretativa del fenomeno dell’anoressia e della bulimia, che nei paesi occidentali sta assumendo proporzioni impressionanti. Mangiare troppo o mangiare poco sono due modi opposti ma inseparabili della stessa ossessione verso il cibo. Sono soprattutto, come già sottolineato, adolescenti a soffrirne come conseguenza del desiderio di corrispondere a canoni estetici delle persone che contano veramente a quell’età, cioè i coetanei, influenzati a loro volta dai modelli proposti dai mass-media. Il messaggio è sempre lo stesso: dobbiamo essere magri, a qualunque costo. Nella società moderna regna sovrana la cultura del volere essere il numero uno.

Una volta definito l’ideale mimetico, ognuno cerca di mettere fuori gioco tutti gli altri nella specialità desiderata, in questo caso è il peso, considerato come il più desiderabile per essere giovani e belli, il limite da abbattere. E’ questa tensione competitiva di volere essere quello che l’altro è, che porta alla distruzione. All’opposto vi è sempre più gente che mangia da sola, ad orari irregolari e ingurgita grandi quantità di cibo spazzatura. Ciò conduce a sua volta ad un altro grave problema contenuto all’interno della categoria dei DCA: l’obesità. Circa il 35% della popolazione americana è in sovrappeso e tende all’obesità e tale percentuale non ha fatto che crescere nell’ultimo decennio. Il problema riguarda in modo preoccupante anche i giovani: il 21% dei teen-ager è sovrappeso e tende all’obesità perché si nutre principalmente di Junk food (fast-food vari, merendine, snack, bibite, dolciumi). Siamo nell’epoca della “McDonaldizzazione”, del panino consumato in fretta dei ritmi frenetici in cui le abitudini alimentari vengono sconvolte predisponendo alle patologie legate all’alimentazione. Giornali, tv, riviste comunicano ogni giorno notizie allarmanti sull’aumento dell’obesità, ma offrono anche su un piatto d’argento l’ultimo rimedio portentoso all’aumento di peso insieme la numero di telefono dell’associazione “grasso e bello” del momento.

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La ragnatela di Internet (divenuto il mezzo di comunicazione di massa del futuro) non manca all’appuntamento ovviamente, ricercando notizie relative alle “questioni di peso” in un attimo si viene sommersi da chat line, centri di discussione e supporto etc.. Ma i siti più divertenti sono quelli in difesa del grasso soprattutto di quello femminile: nella home page di questi ultimi ci sono solitamente sempre foto di ragazze piene di “adorabili rotolini di ciccia” seguite da interviste nelle quali le stesse dicono di essere felici con i chili in più, di non invidiare in nessun modo le modelle dei giornali perché non “sanno cosa si perdono” e di non avere nessun problema di salute anzi di essere in forma smagliante. Non è raro che in Rete si trovi tutto e il contrario di tutto, forse però non sempre ciò aiuta l’utente a trovare le risposte che cerca e a volte il rischio è quello di moltiplicare all’infinito le sue domande e non rispondere in maniera esauriente.

Fino ad adesso ho parlato solo dei messaggi negativi trasmessi dai mass-media, tuttavia occorre ricordare che esistono anche esempi di pubblicità che veicolano messaggi positivi. “Know Your Mind, Love Your Body” (conosci la tua mente, ama il tuo corpo): Questo è lo slogan della nuova compagna di sensibilizzazione della casa cosmetica “The Body Shop” in collaborazione per l’Italia con l’ABA e il Telefono Donna. Una campagna mondiale che vuole ridefinire il concetto di bellezza e restituire dei parametri reali di confronto per tutte le donne del mondo, vittime degli stereotipi forniti dai mass-media ma anche dalle campagne pubblicitarie dei cosmetici, delle beauty farm etc..

Ma questi purtroppo sono rari esempi di pubblicità positive in quanto i mass-media continuano a proporre modelli femminili androgeni e asessuati, che continuano ad essere assunti come “giusti stili di vita” dalle adolescenti di tutto il mondo.

Un’ultima considerazione in Europa si è parlato a lungo di rivoluzionare l’immagine della bambola Barbie per renderla meno magra di quanto non fosse in modo da spingere il meno possibile all’anoressia le future adolescenti. In America, invece, è in commercio una bambola dal nome Diet Debbie, che si rifiuta di mangiare oltre i primi bocconi perché le “si rovina la linea”; i primi bocconi però possono essere indistintamente una fetta di torta al formaggio(800 kl a porzione) o un piatto di insalata(50 kl a porzione).

 

Bibliografia

  • Bernascon W, Sindrome di Barbie o disturbo alimentare nervoso? “Il giorno”, Milano 13 ottobre 1998
  • D’amico R, “Vivere per mangiare, mangiare per vivere: il ruolo dei mass-media” ABA NEWS, Milano 1993
  • Fabbri L, “Il messaggio pubblicitario” Armando Curcio, Roma 1990
  • Hansen A., “The mass-media and enviromental issues, Leicester University Press
  • Wolf M, Gli effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1995
  • Wolf M, Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, Milano 1994

 

 

Articolo a cura della Dottoressa Maria Concetta Cirrincione

 

 


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Tags: disturbi alimentari mass media alimentazione

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