Etichette denigratorie e risposte comportamentali
Un interessante studio sugli effetti delle etichette denigratorie sulle risposte comportamentali.
Lo studio riportato nell’articolo "Effetti delle etichette denigratorie sulle risposte comportamentali" di Andrea Carnaghi ed Anne Maass; ha come tema principale quello di indagare le componenti comportamentali dell’atteggiamento inter-gruppi sollecitate dall’esposizione ad etichette denigratorie al di fuori dei contesti di conflitto tra i gruppi. (Sherif e Sherif, 1953).
Le principali teorie citate sono state: il paradigma di approccio-evitamento (IAAT, Castelli, Zogmaister, Smith, e Arcuri, 2004), ed il paradigma del prime semantico subliminale (Wittenbrink,Judd e Park, 1997).
Riguardo il paradigma di "approccio-evitamento" gli studiosi tramite evidenze empiriche, hanno dimostrato che la mera presenza di un oggetto può sollecitare delle risposte comportamentali identificabili con i movimenti di approccio e di evitamento. In generale, i comportamenti classificati come approccio risultano essere più veloci con stimoli positivi rispetto a quelli negativi, mentre i comportamenti definiti di evitamento sono più veloci con stimoli negativi rispetto a quelli positivi.
Riguardo, invece, il paradigma del "prime subliminale", invece, gli studiosi hanno osservato che i risultati dei loro esperimenti hanno rivelato che i partecipanti erano molto più veloci a riconoscere i target positivi, indipendentemente dalla loro rilevanza per il gruppo, quando erano preceduti dal prime categoriale rispetto al prime denigratorio, mentre i partecipanti erano tendenzialmente più lenti nel rispondere a target negativi quando questi erano preceduti da un prime denigratorio rispetto a quando erano preceduti da un prime categoriale.
Il metodo di ricerca scelto dagli studiosi è stato quello della ricerca qualitativa e lo strumento di ricerca da loro utilizzato in quest’ultima concerne in un esperimento nel quale i partecipanti devono apparentemente, distinguere degli stimoli che apparivano sullo schermo di un computer come appartenenti o meno a determinate categorie sociali, mentre, contemporaneamente all’insaputa dei partecipanti venivano registrati i risultati sul tempo impiegato da questi ultimi nel comportamento di approccio e di evitamento (tramite la spinta di tre pulsanti della tastiera del computer).
I risultati di questo studio mostrano che i partecipanti dell’esperimento sopra citato, sono stati più veloci nell’approccio di etichette categoriali rispetto alle etichette denigratorie, mentre sono stati tendenzialmente più veloci nell’evitare le etichette denigratorie rispetto a quelle categoriali.
I risultati sono stati poi discussi alla luce della recente letteratura relativa alle etichette denigratorie, ossia tramite il ricorso ad un paradigma di misurazione implicito delle risposte comportamentali; il paradigma di approccio-evitamento e successivamente al paradigma del del prime subliminale.
E’ stato inoltre dimostrato come l’esposizione ad etichette denigratorie possa effettivamente aver attivato una valutazione negativa del target di giudizio, ma tale valutazione non è tuttavia registrabile attraverso misure esplicite relative all’applicazione di tale componente valutativa, ma solo attraverso misure implicite volte a registrarne l’attivazione.
In conclusione, il presente studio mette in evidenza gli effetti negativi dell’esposizione ad etichette denigratorie, sottolineando come la valutazione del gruppo a cui queste etichette si rivolgono tenda ad essere marcatamente meno favorevole. Questo studio suggerisce dunque la necessità di adottare delle misure di protezione sia degli individui sia dei gruppi che possono essere vittime degli effetti del linguaggio denigratorio.
"Pochissimi studi si sono occupati degli effetti che l’utilizzo delle etichette denigratorie provocano nella percezione di persone (Greenberg e Pyszczynski, 1985;Kirkland, Greenberg, e Pyszczynski, 1987; Simon e Greenberg, 1996). Sono invece del tutto assenti in letteratura le evidenze empiriche sulla relazione tra i processi di valutazione automatica delle etichette denigratorie (e.g., frocio) vs. categoriali (e.g.,gay) e le risposte comportamentali a tali stimoli", dunque, per concludere, ci si augura che tali argomenti vengano approfonditi in future ricerche.
BIBLIOGRAFIA:
- Andrea Carnaghi e Anne Maass; (2000) Effetti delle etichette denigratorie sulle risposte comportamentali; PSICOLOGIA SOCIALE n.1, gennaio-aprile 2006.
A cura della Dottoressa Emanuela Torrente
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Tags: gruppi paradigma etichette denigratorie; risposte comportamentali; Andrea Carnaghi; Anne Maass; prime subliminale; approccio-evitamento;