Comorbidità tra depressione e disturbo alimentare
Varie forme di depressione presentano spesso una comorbidità con disturbi mentali legati alla nutrizione come l’anoressia o la bulimia.
Quando si parla di depressione, seguendo la classificazione del DSM-5, si fa riferimento ad un’alterazione dello stato umorale caratterizzato da ipotimia e anedonia, ossia assenza di ricerca o di piacere verso una qualunque attività.
Gli individui affetti da depressione possono manifestare un basso tono dell’umore per gran parte della giornata, un forte senso di vuoto, demotivazione, alterazioni neurovegetative che riguardano l’alimentazione con iper/ipofagia, o anche il ritmo sonno-veglia con ipersonnia o insonnia; spesso possono anche presentare un profondo senso di colpa che li porta ad autosvalutarsi attribuendosi la responsabilità di essersi ammalati.
La depressione può essere inoltre accompagnata da un’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico; di solito, la presenza di una scarsa fiducia, è presente sin dall’infanzia ed è spesso correlata ad una mancanza di sostegno da parte dei genitori, o essere causa di umiliazioni e abusi da parte di coloro che dovrebbero offrire nutrizione e protezione.
Questi fattori possono infatti determinare un rapporto negativo verso sé stessi e il proprio corpo; nei casi più gravi, può tradursi in un odio verso di sé nonché in tendenze suicide.
Il cibo, in questo contesto, svolge un ruolo chiave in questa relazione mente-corpo; la nostra alimentazione è infatti qualcosa che possiamo cambiare in modo relativamente facile, a differenze di problemi di auto-percezione, ossia difetti fisici, come l’avere il naso storto, delle grandi orecchie o un’altezza inusuale.
Varie forme di depressione presentano spesso una comorbidità con disturbi mentali legati alla nutrizione come l’anoressia o la bulimia.
Alcuni pazienti depressi sviluppano disturbi alimentari e viceversa. Anche se il monitoraggio dei sintomi della depressione è una parte integrante del trattamento in pazienti anoressici o bulimici, il prestare attenzione alle abitudini alimentari delle persone che soffrono di depressione è ben lontano dall’essere una pratica comune, nonostante si sappia che i modelli alimentari possono svolgere un certo ruolo in tutte le fasi depressive influenzando così il decorso della malattia.
Questo breve articolo ha quindi l’obiettivo di mettere in luce come le abitudini alimentari possono influenzare la depressione e, viceversa, come problemi legati alla nutrizione possano innescare la depressione.
1)Mancanza di energia
Le persone che soffrono di depressione possono avvertire spesso un senso di stanchezza tale da non avere le energie necessarie sia per fare la spesa che per cucinarsi. Le relazioni interpersonali divengono spesso problematiche, quindi si perde anche la voglia di mangiare fuori casa e condividere così un momento di piacere. Se vivono sole o si trovano in un rapporto insoddisfacente, nessuno persuade loro di mangiare o magari si interessa rispetto a quando o cosa hanno mangiato. Inoltre, la malattia così come i farmaci possono causare una mancanza del senso di fame o una diminuzione generale dell’appetito. La denutrizione a lungo termine può così determinare un ulteriore declino del proprio stato mentale, innescando un circolo vizioso dal quale diventa sempre più difficile sfuggire.
2)“Non merito di mangiare”
Se lo stato di depressione è correlato ad umiliazione e abusi, spesso può essere accompagnato da forti sentimenti di inferiorità e inutilità. Se una persona, ripetutamente, anche per anni, sente dalle persone che le sono più vicine che quel cibo è troppo costoso per loro e che non lo meritano, possono interiorizzare tali “atteggiamenti” riproponendoli nel momento presente. Il rifiuto del cibo, può quindi celarsi per anni e presentarsi sotto forma di altri problemi di salute mentale.
3)Il cibo come sostituto
Al contrario, il cibo a volte può diventare l’unica fonte di piacere nel mare dell’oscurità. Se si è abitati da un sentimento eccessivo di malessere non si è più in grado di fare sport, di andare al cinema o uscire per un drink con gli amici, e il cibo può rappresentare l’unica alternativa per provare un po’ di gioia. Questo può determinare l’insorgenza del Binge eating disorder, ossia il ricorrere alle abbuffate, per colmare il senso di fallimento e la perdita di controllo su sé stessi.
Si può inoltre innescare la sensazione che ormai non conti più nulla, visto che non si è più in grado di controllare sé stessi. Se si soccombe a tale concetto, aumenta la paura di uscire, di parlare con gli altri, e tali valutazioni aumentano le problematiche annesse al cibo riaccendendo così la depressione: i problemi alimentari aggravano quindi la depressione, e la depressione complica la possibilità di mantenere delle abitudini alimentari sane.
Saltare i pasti, rifiutarsi di mangiare, o avere un irresistibile desiderio di cibi dolci possono essere dei segnali predittivi di qualcosa che sta andando storto, e si dovrebbe diventare più sensibili a questi segnali per essere in grado di aiutare le persone che ci stanno intorno.
Le ragioni di tali comportamenti possono quindi essere nascoste e difficili da “intercettare”, ma ciò non significa che debbano essere trascurate o passare inosservate.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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