Gli archetipi e l’inconscio collettivo (C.G. Jung, 1936)
“[…] L’inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall’inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all’esperienza personale e non è perciò un’acquisizione personale. Mentre l’inconscio personale è formato essenzialmente da contenuti che sono stati un tempo consci, ma sono poi scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi, i contenuti dell’inconscio collettivo non sono mai stati nella coscienza e perciò non sono mai stati acquisiti individualmente, ma devono la loro esistenza esclusivamente all’ereditarietà. L’inconscio personale consiste soprattutto in “complessi”; il contenuto dell’inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da “archetipi”. Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell’idea di inconscio collettivo, indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque. La ricerca mitologica le chiama “motivi”; nella psicologia dei primitivi esse corrispondono al concetto di représentations collectives di Lévy-Bruhl; nel campo della religione comparate sono state definite da Hubert e Mauss “categorie dell’immaginazione”. Adolf Bastian, molto tempo fa, le ha denominate “pensieri elementari” o “pensieri primordiali”. Da questi riferimenti dovrebbe risultare abbastanza chiaro che la mia idea di archetipo – letteralmente una “forma preesistente” – non è isolata, ma è riscontrabile anche in altri campi della conoscenza. La mia tesi, dunque, è la seguente: oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale e che riteniamo essere l’unica psiche empirica (anche se vi aggiungiamo come appendice l’inconscio personale), esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Quest’inconscio collettivo non si sviluppa individualmente, ma è ereditato. Esso consiste di forme preesistenti, gli archetipi, che possono diventare coscienti solo in un secondo momento e danno una forma determinata a certi contenuti psichici.” (pp. 43-44)
Jung C.G., (1936), Gli archetipi e l’inconscio collettivo, tr. It. in Opere, Boringhieri, Torino, 1980, vol.9
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