Principio di distensione e neocatarsi (Ferenczi, 1929)
“Anna Freud, nel corso di una conversazione che verteva su alcune misure proprie del mio metodo tecnico, giustamente osservò :<< Ma lei tratta i suoi pazienti come io tratto i bambini nelle mie analisi infantili >>.” (p.383)
“Molti pazienti affetti da nevrosi ossessiva, appena comprendevano la sostanza del principio di frustrazione – un principio base dell’analisi, che alcuni miei colleghi e a suo tempo io stesso avevamo però applicato con severità eccessiva - se ne servivano come di una sorgente pressochè inesauribile di situazioni di resistenza, finchè il medico non diceva di toglier loro di mano quest’arma adottando un atteggiamento arrendevole.” (pp. 384, 385)
“Giacchè resta pur sempre innegabile che anche l’atteggiamento freddamente obiettivo del medico può assumere forme tali da mettere senza necessità il paziente in situazioni difficili; e se ciò può essere evitato, devono anche esistere mezzi e vie per far comprendere al paziente, durante la seduta, la nostra disposizione amichevole e benevola […] In una serie di casi in cui l’analisi si era arenata a causa di resistenze apparentemente insuperabili, un ennesimo tentativo di disincagliarla fu coronato da successo dopo aver modificato la tattica precedente, in cui il principio di frustrazione era stato applicato con rigore eccessivo […] l’atteggiamento severo, freddamente riservato dell’analista veniva vissuto dal paziente come la continuazione della lotta infantile contro l’autorità degli adulti, dando luogo al ripetersi di quelle medesime reazioni caratteriali e sintomatiche sono alla radice della nevrosi vera e propria.” (pp. 387-388)
“Questi sintomi consistevano in parestesie e contratture di precise parti del corpo, intensi movimenti espressivi somiglianti a piccoli attacchi isterici, improvvise alterazioni dello stato di coscienza, leggeri capogiri, offuscamenti della coscienza seguiti, spesso, da amnesia dell’accaduto.” (pp.389)
“Il materiale mnestico che viene portato alla luce o che riceve conferma nella neocatarsi ha ridato importanza al fattore originariamente traumatico dell’equazione etiologica della nevrosi. Si potranno magari spiegare le precauzioni dell’isteria e le elusioni della nevrosi ossessiva come prodotti della fantasia, elaborazioni puramente psichiche; resta comunque vero che il primo impulso a un orientamento abnorme dello sviluppo è sempre dato da fattori traumatici, da quegli schocks reali e da quei conflitti col mondo esterno, che precedono la formazione di potenze psichiche neureosogene, quale per es. la coscienza morale. Conformemente, un’analisi non può considerarsi terminata, per lo meno in via teorica, finchè non si sia pervenuti a individuare il materiale mnestico traumatico.” (p.391)
“ E’ risultato che il trauma molto più raramente di quanto si credesse la conseguenza di un’elevata sensibilità innata nei bambini, che reagirebbero in modo nevrotico a un aumento di dispiacere magati banale e inevitabile; il trauma sarebbe quasi sempre, viceversa, la conseguenza di un modo sbagliato, privo di comprensione e di tatto, lunatico e addirittura crudele di trattare i bambini. Le fantasie isteriche non mentono quando ci dicono che genitori ed adulti, nelle loro manifestazioni passionali di affetto nei confronti dei bambini - manifestazioni di natura erotica – giungono veramente a degli eccessi, aggravato dal fatto che se i bambini stanno a questo gioco a metà inconscio degli adulti, questi ultimi sono portati a ricambiarli con minacce e castighi che restano del tutto immotivati ai loro occhi. Sulle piccole vittime, sicuramente innocenti, tutto ciò ha allora azione di schock. Oggi io sono nuovamente incline a dare maggiore importanza, accanto al complesso edipico nei bambini, alle tendenze incestuose rimosse degli adulti, che si presentano sotto la maschera della tenerezza. […] La prima reazione ad uno schock sembra essere sempre una psicosi passeggera, vale a dire un’alienazione dalla realtà […] In tutti i casi di amnesia nevrotica, forse anche nella normale amnesia infantile, l’azione traumatica produrrebbe dunque una scissione psicotica della personalità.” (pp. 391-392)
“Il procedimento che io uso coi miei pazienti si può con ragione definire un modo di viziarli. Si tratta di non tenere in alcun conto ciò che ci torna comodo, e viceversa di acconsentire nella misura più larga possibile a tutti i desideri e impulsi del paziente. Allungo dunque la durata della seduta finchè l’emozione suscitata dal materiale portato alla luce non trova una forma di equilibrio; non abbandono il paziente, lasciando che risolva da solo gli inevitabili conflitti della situazione analitica, ma lo aiuto a trovare la via della riconciliazione chiarendo gli eventuali equivoci e riportandolo alle esperienze infantili. In una parola, mi comporto come una tenera madre, che la sera non va a letto se prima non ha tranquillizzato il suo bambino scacciando tutte le sue angosce e preoccupazioni grandi e piccole, combattendo le sue cattive intenzioni e i suoi scrupoli di coscienza. Con questo mezzo si può far sì che il paziente torni a stadi primitivi di amore oggettuale passivo, lo si induce cioè ad immergersi in condizioni in cui egli - proprio come un bambino sul punto di addormentarsi – mormora frasi che ci consentono di penetrare nel suo mondo onirico.” (p.-409)
“ La cosa peggiore però è quando al trauma viene opposto un diniego, ovvero l’affermazione che non è successo niente, che non si sente male da nessuna parte o, addirittura, quando in seguito a fenomeni di paralisi dell’attività intellettuale e motoria si è stati percossi e sgridati: è solo a partire da reazioni come queste che il trauma diviene patogeno. D’altra parte si ha l’impressione che anche schocks gravi possano venire superati senza produrre amnesie o effetti nevrotici, quando vi siano la comprensione e la tenerezza della madre e, cosa magari più rara, il suo atteggiamento sia di totale franchezza.” (p.410)
Ferenczi S., (1929), Principio di distensione e neocatarsi, tr. it in Ferenczi S., Fondamenti di psicoanalisi, Guaraldi, Rimini, 1974 vol.3
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