I gruppi di lavoro per l’inclusione: le “Parole per dirlo” (2)
Ogni bambino, ogni alunno, ogni cittadino deve poter immaginare, sognare e progettare
il proprio percorso di vita grazie al rapporto
fiduciario che instaura con se stesso
e col mondo intero.
(Fulvio Giardina)
L’offerta di una scuola inclusiva capace di accompagnare gli studenti nella crescita personale, sociale e formativa si articola su vari livelli e necessita di diversi strumenti. Per aiutare le istituzioni scolastiche in questo compito, è stata creata una rete di supporto territoriale, come punto di riferimento per i Bisogni Educativi Speciali1. La nostra bussola terminologica per orientarci negli acronimi più spesso utilizzati nella scuola termina tratteggiando a grandi linee i gruppi di lavoro (e i loro compiti) che, partendo dalla scuola e allargandosi poi sul territorio promuovono l’implementazione di strategie inclusive.
- G.L.H.O.: Gruppi di Lavoro sull’Handicap Operativi si riuniscono per le problematiche di un singolo alunno. Sono formati dal Dirigente scolastico, dal Consiglio di classe, dai genitori dell’alunno e dal personale sanitario. Hanno il compito di redigere il Piano Educativo Individualizzato e di verificarne l’efficacia per un percorso formativo dell’alunno con disabilità che garantisca lo sviluppo delle sue potenzialità. A tale scopo possono formulare delle proposte ai Gruppi di Lavoro per l’Inclusione su effettive esigenze emerse nel Piano Educativo Individualizzato.
- G.L.I.: Il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione è formato dal Dirigente Scolastico, una componente docenti e una componente genitori. Le sue funzioni sono articolate nella CM 8/2013 e consistono in: rilevazione dei BES presenti nella scuola; raccolta e documentazione degli interventi didattici-educativi realizzati, confronto sui casi e consulenza, rilevazione e valutazione del livello di inclusività della scuola, raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH operativi, monitoraggio delle azioni inclusive della scuola; elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività che andrà stesa alla fine dell’anno scolastico e socializzata nel Collegio dei Docenti, nonché fare da interfaccia con i C.T.S. e i C.T.I.
- C.T.I.: I Centri Territoriali per l’Inclusione possono essere organizzati a livello di rete territoriale e assorbono le funzioni dei Centri territoriali per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, i Centri di documentazione per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità e i Centri territoriali di risorse per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Sono composti da docenti con specifiche competenze, come indicato dalla CM 8/2013, “al fine di poter supportare concretamente le scuole e i colleghi con interventi di consulenza e formazione mirata”.
- C.T.S.: Centri Territoriali di Supporto sono collocati presso le scuole polo (almeno una per provincia) istituiti dagli Uffici Scolastici Regionali in accordo con il MIUR nell’ambito del Progetto “Nuove Tecnologie e Disabilità”. Loro compito è attivare reti fra scuole e fra scuole e servizi nell’ottica di una piena inclusione degli alunni con BES nel percorso formativo e di una gestione efficiente delle risorse disponibili sul territorio. Hanno l’obiettivo di diffondere la cultura e l’utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica e a tal proposito forniscono informazioni, consulenza, formazione e utilizzo in comodato d’uso di ausili. Inoltre promuovono il confronto attraverso la valorizzazione di buone prassi inclusive, programmando annualmente la loro attività.
Concludo con questo post il discorso sull’inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali. Le possibilità di intervento per gli psicologi a scuola sono molteplici, non fermandosi al momento diagnostico ma accompagnando lo studente nel suo percorso di crescita. La mera diagnosi infatti, pur nelle corrette soluzioni applicative che vengono proposte, non potrà mai essere risolutiva del problema, con il rischio di facilitare in alcuni casi, nei genitori e negli insegnanti, la spinta verso deleghe improduttive2. Da attento osservatore del singolo caso, senza tuttavia perdere la visione d’insieme, lo psicologo scolastico può diventare il volano per un ripensamento per insegnanti e genitori del proprio modo di relazionarsi col bambino. Può agire infatti in fase di individuazione precoce, può fornire consulenza e erogare formazione, invitare a riflessioni al fine di strutturare un contesto accogliente e inclusivo per tutti e per ciascun bambino, in relazione alle loro e alle sue potenzialità.
2) Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (2016). I DSA e gli altri BES. Indicazioni per la pratica professionale. In www.psy.it ▲
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