Lallazione
Indica quella fase di sviluppo del linguaggio infantile, che comincia all’incirca intorno al quarto-quinto mese di vita, e che consiste nell’emissione di suoni, sotto forma di sillabe (combinazioni vocale-consonante), ripetute in serie (ad esempio, “ma-ma-ma”).
La lallazione precede il linguaggio articolato e consente al bambino di stabilire una connessione immediata tra le sensazioni tattili, prodotte dai movimenti articolatori della lingua, e le sensazioni uditive prodotte dal suono emesso.
Tale fenomeno, inoltre, è un comportamento motorio di tipo esplorativo, che aiuta il lattante nell’apprendimento automatico del controllo dei muscoli fonatori per l’esecuzione della lingua madre.
La lallazione è un’attività fondamentale ai fini di una buona relazione tra neonato e genitori: sono proprio le variazioni dei suoni che il bambino emette, a fungere da elementi costitutivi della mediazione linguistica (espressione di dolore, disappunto, gioia, ecc.).
In questo processo, inoltre, si può inserire anche l’insieme delle condizioni imitative, attraverso le quali gli adulti imitano i suoni emessi dal bambino stesso e, in questo modo, cercano di stimolarne la produzione di nuovi.
Secondo alcune interpretazioni scientifiche, d’altronde, è possibile che, attorno al periodo di inizio della lallazione, il neonato cominci anche a distinguere il sé dagli altri, avvertendo il bisogno di comunicare verso l’esterno: la genesi della parola “mamma” sarebbe, quindi, da ricercarsi nel tentativo del bambino, pronunciando “ma…ma…ma…”, di rinforzare l’attenzione sul proprio sé in formazione ed in contemporanea interazione con l’ambiente.
La lallazione è anche un’attività fondamentale per lo sviluppo senso-motorio e per la coordinazione dei movimenti articolari. Si tratta, infatti, di una fase nella quale si forma un’attività ritmica associata ad emissione di suoni: per es., è tipico il battere le mani e gli oggetti che vengono tenuti in mano. Gradualmente, in essa il bambino intuisce l’importanza della relazione con gli adulti e, in qualche modo, prova piacere a stimolare le reazioni ambientali, soprattutto quando si generano artificialmente comportamenti di approvazione e divieto.
Quando, però, questo processo inizia tardivamente, si presentano quadri di sviluppo diversi. I bambini sordi, ad esempio, generalmente hanno grosse difficoltà ad apprendere il linguaggio orale, hanno ritardi nell’inizio del babbling, che può iniziare anche dopo i 10 mesi d’età. Nei bambini con Sindrome di Down, invece, le capacità prelinguistiche non sono molto diverse da quelle dei soggetti con sviluppo normale, anche se presentano:
- Ritardo lieve nell’inizio del bubbling canonico.
- Frequenza bassa di produzione di sillabe a 16 mesi.
- Grave ritardo nello sviluppo di comportamenti motori.
- Ritardo lessicale.
La maggiore differenza starebbe, invece, nella comparsa delle prime parole e nello sviluppo linguistico successivi, tanto che l’ampliamento del vocabolario risulta lento, così come l’uso delle parole.
Anche se lo sviluppo del bubbling canonico è ritardato, questo comportamento ha una forza tale da emergere anche in presenza di gravi ostacoli. Ciò dimostra che la capacità di produrre sillabe canoniche è una condizione necessaria, ma non sufficiente per lo sviluppo delle complesse capacità di linguaggio. Esiste, infatti, una correlazione tra acquisizione del lessico e sviluppo linguistico futuri, ma non un rapporto di causalità: sembra, quindi, che la capacità di bubbling, anche quando allenata, non comporti un miglioramento nello sviluppo linguistico.
Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone, 2008.
(Dott.ssa Alice Fusella)
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