Percezione
Tradizionalmente, gli psicologi hanno distinto il modo nel quale noi riceviamo le informazioni dal mondo esterno in due fasi separate:
- Sensazione: riguarda il modo in cui i nostri organi di senso rispondono agli stimoli esterni e come queste risposte vengono trasmesse al cervello
- Percezione: si riferisce all’elaborazione dei segnali sensoriali che avviene nel cervello e che porta a costruire una rappresentazione interna per quegli stimoli.
Ad esempio quando un semaforo passa al verde, la sua lampada emette dei fotoni che sono rilevati da neuroni specializzati che si trovano nella retina i quali inviano i loro segnali al cervello (sensazione).
Il cervello elabora questi segnali neurali e il risultato finale è che il guidatore si rende conto che “ è verde” (percezione), e riparte con sua vettura.
La percezione è il processo mediante il quale il cervello elabora informazioni sensoriali provenienti dal mondo esterno e le traduce in informazioni più complesse che sono messe a disposizione delle funzioni cognitive superiori. Esistono diverse forme di percezione:
- Visiva
- Uditiva
- Olfattiva
- Gustativa
- Cutanea o tattile
Le principali teorie
Secondo la teoria empirista di Von Ferdinand Ludwing Herman Helmholtz (1821-1894), le ripetute esperienze con la realtà fisica e l’apprendimento conseguente fornisce un contributo essenziale alla percezione degli oggetti. Quindi sulla base dell'esperienza passata le sensazioni elementari (di per sé stesse sparse e frammentate) che arrivano al nostro cervello dal mondo esterno vengono poi associate tra di loro e integrate sulla base di conoscenze, fino a formare la struttura organica con la quale ciascuno di noi interagisce. Per cui l’individuo, in base all’esperienza passata, compie una sorta di ragionamento inconsapevole, in virtù del quale corregge e integra le sensazioni elementari che sta in quel momento sperimentando.
La teoria della Gestalt propose una concezione sistematica dei processi psichici fondata su alcuni principi fondamentali come l'antielementismo e l'antiassociazionismo. Il dato fenomenico (per esempio, la percezione di un oggetto) non è riconducibile a una somma e associazione di singoli elementi sensoriali, ma dipende da leggi innate di organizzazione proprie della mente, a loro volta correlate a processi fisiologici che si verificano nella corteccia cerebrale (principio dell'isomorfismo).
Vengono formulate alcune leggi basilari dell’organizzazione percettiva, le quali riguardano principalmente il risalto della figura sullo sfondo, ovvero la distinzione di una parte del campo dal resto del campo stesso. Tra queste troviamo:
- Legge della sovrapposizione: le forme collocate sopra ad altre ci appaiono come figure su uno sfondo;
- Legge dell’area occupata: l’area delimitabile con minore estensione verrà identificata come figura;
- Legge della modificazione nel tempo o del destino comune: le parti che si muovono insieme vengono organizzate come figura rispetto ad uno sfondo;
- Legge della semplicità o buona forma: gli stimoli vengono organizzati nella forma più coerente possibile;
- Legge della somiglianza: le parti che più si assomigliano vengono percepite come figura;
- Legge della buona continuazione: il minor numero di interruzioni favorisce la percezione di alcuni elementi come figura;
- Legge della chiusura: le regioni con i margini chiusi vengono percepiti come figura.
Secondo la corrente psicologica del New Look la percezione visiva sarebbe un attività complessa e multideterminata guidata in gran parte da processi di natura inferenziale: oltre alle caratteristiche fisiche e fattuali degli stimoli reali sarebbero in gioco anche aspettative, motivazioni e fattori inconsci di personalità responsabili di un’interpretazione non univoca e spesso parziale di ciò che crediamo di vedere.
Bibliografia
- Dizionario di scienze psicologiche. Mauro Maldonato. Ed. De Simone
- Attenzione e percezione. I processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze. Roberto Dell'Acqua, Massimo Turatto - Carocci
(dott.ssa Angela Chiara Leonino)
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