Adolescenti (006582)
Anna, 38 anni
Ho una figlia di 11 anni molto matura e determinata per la sua età. ha vissuto la situazione di separazione di circa due anni fa da un padre che non è il suo naturale, ma che l'ha adottata e lei crede sia suo padre(anche se una piccola parte di lei non ci crede più di tanto). Ora abbiamo ricreato una famiglia con un uomo, anch'egli padre di un bambino di 10 anni e conviviamo in 4 in un clima molto più sereno e affiatato del precedente, nonostante mia figlia non abbia ancora accettato il figlio di lui. Ora, avrei due quesiti da proporre: 1) prima o poi le devo dire la verità su suo padre, cioè che quello che lei crede non è il suo vero papà, e che quello vero se l'è svignata non appena ha saputo che ero in cinta. 2) Mi ha comunicato questa sera con molta serietà, che nel caso decidessi di avere un bambino con il mio attuale compagno, questo le provocherà forti depressioni, tristezze, con conseguente calo del rendimento scolastico e che preferirebbe andare a vivere da suo padre; insomma: o me o il bambino. Ho provato ad accennare alle suddette situazioni al centro di neuropsichiatria infantile della mia città, ma dopo un primo colloquio informativo, da oltre 5 mesi sto attendendo la convocazione per dei successivi colloqui. Vi ringrazio molto per almeno un'indicazione su come comportarmi. Grazie
Gentile Anna, rispondo ai suoi quesiti sperando di darle un punto di vista nuovo
che possa aiutarla. Come lei dice, c'è una parte di sua figlia che non
ci crede più di tanto che il suo padre adottivo sia quello vero. I bambini
hanno una sensibilità enorme, e colgono le emozioni in modo chiarissimo.
Per questo nella letteratura della storia della terapia familiare il "segreto"
nelle famiglie è sempre considerato un elemento patogeno. Con i giusti
tempi, con le giuste spiegazioni, penso che potrebbe presentare a sua figlia
la verità: per quanto dolorosa, alla lunga è sempre meglio di
una bugia che può salvare le apparenze, ma che può anche creare
un vissuto di angoscia, nel momento in cui sua figlia coglie nelle sue espressioni,
quando dice che il suo ex convivente era il vero papà, che lei non dice
la verità. La sua è una storia difficile, ma le storie difficili
a volte creano le persone migliori. La verità necessita di un tempo di
elaborazione, dentro di lei, e dentro sua figlia, ma può essere il modo
per liberarsi di una storia emotivamente ingombrante, per lasciare spazio all'investimento
affettivo verso nuove dimensioni. Con le giuste cautele e tempi, racconti a
sua figlia la sua storia, questo può essere una forte base per creare
un rapporto unito nel futuro. Probabilmente il comportamento di sua figlia,
rispetto alla possibilità di avere un fratellino, potrebbe essere un
atteggiamento anche provocatorio. Sta a lei farla sentire accettata, e con fermezza,
comunicarle che lei è sua figlia, e che l'arrivo di un fratellino è
una ricchezza per una famiglia, che, per quanto ricomposta, sembra una famiglia
più unita di quella precedente. Le consiglio un libro sul tema "Il
terzo genitore" di Anna Oliverio Ferraris, Raffaello Cortina Editore, dove
potrà trovare racconti di genitori sulle tematiche da lei esposte, che
spero la possano aiutare a riflettere su quello che le sta accadendo. Viste
le difficoltà del momento, e l'importanza dei temi esposti, si potrebbe
pensare ad un colloquio con uno psicoterapeuta familiare per lei e sua figlia,
dove affrontare e chiarire questi temi per voi molto importanti, con l'aiuto
e la mediazione di un esperto, in grado di seguirvi in questo momento particolare
ed anche difficile. Cordiali saluti.
( risponde il dott. Luca Saita )
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