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depressione/attacchi di panico (42761)

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on . Postato in Depressione | Letto 507 volte

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Pallina, 39anni (4.89.2001)

Sono una donna di 39 anni, laureata ed impiegata in una grande azienda con mansioni di responsabilità, sono sposata da 11 anni ed ho una bambina di 8. La mia famiglia di origine si può definire 'normale', medio norghese, che mi ha permesso di vivere un'infanzia tranquilla, anche se con una madre iper apprensiva (soffre ad oggi di forti depressioni), ed un padre fortemente geloso. A marzo scorso dopo un periodo di circa 2 anni di instabilità fisica (febbricole ricorrenti), che mi hanno portato a fare dei check up con esiti negativi, improvvisamente ho avuto una forte depressione, non riuscivo più a muovermi, nè ad uscire di casa, piangevo tutto il giorno, nè mi importava se mia figlia stesse male al solo vedermi in tale stato,forse col senno di poi già precedentemente avevo subito attacchi di panico, senza capire cosa mi stesse succedendo.
Sono in cura da uno psicoterapeuta, e le sedute sono iniziate solo dopo l'intervento farmacologico(seroxat), che mi permette anche oggi di affrontare le mie giornate. La mia domanda è la seguente, cosa mi devo aspettare dalla terapia, sono mesi che parlo, anzi faccio monologhi con il mio psicoterapeuta, che non dice mai una parola, io sono lì che parlo, e lui non dice mai nulla.E' normale tutto ciò? Come faccio a capire cosa mi ha portato a quanto mi è successo per non ripetere l'errore commesso? Mi sembra poco soddisfacente la risposta ricevuta dal mio psicoterapeuta che devo cambiare modo di approcciare la vita, perchè ciò che ho fatto fino ad oggi mi ha portato a questo.Cosa significa? Per me non significa nulla, fino ad oggi sono stata me stessa!
Mi domando se quindi il tipo di terapia che sto seguendo sia corretta o meno, anche perchè io che sono una persona fortemente razionale e con i piedi per terra, ho bisogno di capire cosa mi è successo per poter affrontare in maniera 'razionale 'il problema.Grazie di cuore
Pallina

Ogni terapeuta lavora con il suo metodo e con la sua personalità. A volte, questo si dimostra ottimale per il paziente, a volte meno: non tutti i pazienti hanno bisogno dello stesso trattamento. Se avverte uno stallo nella psicoterapia, ne parli anzitutto con lo psicoterapeuta, e se le cose non miglioreranno discuta con lui dell'opportunità di cambiare terapia.
E' nel suo diritto farlo, ed è nel dovere del terapeuta prenderla sul serio. Mi rendo conto di rimandarle il problema, ma dal di fuori sarebbe ben difficile giudicare, mentre solo attraverso il coinvolgimento diretto di entrambi gli attori la psicoterapia si può sbloccare, in un senso o nell'altro.

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