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Ruminazione e ansia (1579179405932)

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on . Postato in Depressione | Letto 684 volte

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le risposte dellespertoAnita, 25 anni

domanda

Gentili.
Sono una studentessa di 25 anni, mi ritengo una persona forte, determinata, propositiva nei confronti delle problematiche della vita. Generalmente trovo una soluzione a tutto.

Sono all'estero per l'Erasmus e tra un mese e mezzo tornerò a casa. Quando sono arrivata, nonostante non fossi rimasta così colpita da ciò che mi circondava, ero tranquilla e spensierata. Fino ad un certo punto. Da un certo periodo in poi ho cominciato a provare ansia, angoscia, forse insoddisfatta per tutto, con l'unico desiderio di tornare a casa. Fortunatamente è arrivato nel periodo antecedente alle vacanze di Natale, per cui mi sono salvata tornando a casa per una ventina di giorni. Ma tutto il mese precedente al ritoro a casa è stato un incubo: ogni cosa o persona mi provocava torte ansia e angoscia. Sono rimasta tutto il tempo sdraiata nel letto a cercare di distrarmi col cellulare.

Quando sono tornata a casa, mi sembrava di essere rinata e di essere tornata in me. Tuttavia, di tanto in tanto il pensiero di tornare qui per l'ultimo mese e mezzo mi attraversava la testa e mi venivano delle fitte allo stomaco come di estrema paura, come se avessi subito un trauma.

Il ritorno, infatti, è stato questo: un incubo. Vivo male, non mangio, non ho voglia di fare niente, solo il pensiero di uscire con le persone mi provoca un'ansia fortissima e un rifiuto, mi curo poco. È come se non vivessi ma sopravvivessi. Non dormo, mi sveglio in preda al panico. Sono ossessionata dal tempo, dal pensiero di quando tornerò a casa, passo le giornate a leggere il calendario e le ore sembrano non passare mai. Ho il pensiero ossessivo del tempo. Mi sento lontana da me, come se questa non fosse la mia vita. Non posso continuare così e non so come superare questo ultimo mese. Poi, anche se ho fatto il biglietto e ho tutto organizzato, è come se avessi paura di rimanere per qualche motivo qui.

 

 


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risposta

 

 

Buongiorno Anita.
Innanzitutto vorrei segnalare una sua importante risorsa, che è quella di predisporsi nella ricerca di fonti di aiuto in momenti di difficoltà senza entrare in conflitto e rinnegare quanto già ritiene in merito a sé: e cioè, come scrive, di essere una persona forte determinata e propositiva nei confronti delle difficoltà della vita. È esattamente quelli che ha mostrato chiedendo un parere qui.

Si evince dalla sua stessa presentazione, dall'interesse di studiare all'estero e dalla capacità di chiedere aiuto che ha due propensioni motovazionali: l'esplorazione nelle declinazioni che più le competono viaggi studi ricerca di novità, e contemporaneamente l'attaccamento alle basi scure, la famiglia la casa come basi sicure.
Giochiamo la nostra esistenza quasi sempre muovendoci su queste dimensioni di esplorazione/ separazione e attaccamento ritorno alle basi sicure, ai nostri riferimenti. Il ritorno e l'attaccamento a queste basi sicure è sollecitato quando qualcosa nell'esplorazione ci delude o ci spaventa. Nel suo caso sembra che la delusione si sia data quando, una volta arrivata all'esterno, ha notato che nulla la colpisse in particolare modo. Come se ci fosse una lucida forte aspettativa di incontrare ambienti e situazioni rinnovate rispetto al suo ordinario. Lo spavento è quello che dichiara quando afferma di star vivendo un incubo, di star sopravvivendo invece che vivendo o di non essere in sé e tornare in sé solo quando torna a casa in Italia. Questo tipo di spavento è secondario a qualche vissuto primario che non emerge chiaramente dalla sua lettera. Il vissuto potrebbe avere a che fare con la paura di vedere deluse non solo le sue aspettative su ciò che avrebbe voluto incontrare di non ordinario rispetto a ciò che in realtà ha incontrato, ma anche quelle del suo futuro o della sua progettualità futura.

Oppure ancora potrebbe avere a che fare con la lontnanza dalle figure di attaccamento e una implicita difficoltà ad accettare di separarsene del tutto potendo evolvere sempre di più fondo i suoi progetti.

Le chiederei di domandarsi se questo è il primo viaggio che affronta per lunghi periodi lontani dai suoi affetti, come ha reagito le volte che si è trovata da sola per medi lunghi periodi lontana da casa, come ha reagito quando abbia visto deluse sue altre passate aspettative, come investe sul suo futuro... se ha premura di non 'perdere' tempo o 'non prendere' più tempo per i suoi progetti, se il ritenersi forti e propositivi non le permetta di immaginarsi anche più incerti insicuri all'improvviso, come e con chi avviene in questi casi la comunicazione delle proprie difficoltà. Per esempio. Oltre agli esperti online riesce ad individuare qualcuno accanto che meriti la sua fiducia per un contatto rassicurante di risonanza familiare?

Mi sembra in assenza di altre informazioni ed anche per esperienza personale, riferibile ad altra mia età, che stia vivendo una difficoltà imprevista, non preventivata (a fronte della sua capacità di essere forte e propositiva nei momenti più difficili della vita), di adattamento ad un contesto nuovo ma deludente perchè non colpisce. E mi sembra che questa delusione le comprometta una visione attesa di sé nel mondo, forse centrata sulla maturazione di una personalità formata in esperienze originali.
Posso dirle che non è inusuale avere queste reazioni alla sua età andando all'estero, di continuare a cercare ciò che può colpirla, di pazientare anche se ha fame di vita, che i suoi progetti e le sue attese possano accomodarsi, trovare il binario giusto su cui correre, tentare di aprirsi con qualcuno vicino anche se non esperto..rischiare questa cosa con dovuta moderazione, avere sempre presenti gli esperti e la sua casa o base sicura.

Ci riscriva se ha bisogno di ulteriori approfondimenti.

Un cordiale cordiale saluto.

Dottoressa Liuva Capezzani

 

Pubblicato in data 13/02/2020

 

 

 


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Tags: ruminazione

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