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Il Problem Solving

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on . Postato in Le parole della Psicologia | Letto 50920 volte

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problem solvingIl termine inglese problem solving indica il processo cognitivo messo in atto per analizzare la situazione problemica ed escogitare una soluzione. E’ un'attività del pensiero che un organismo mette in atto, per raggiungere una condizione desiderata a partire da una condizione data.

Il concetto di problem solving implica un ragionamento strutturato e finalizzato alla risoluzione di una situazione complessa, che non può essere ottenuta con l’automatica applicazione di procedure già note né con un approccio intuitivo.

Se il processo di apprendimento comune implica un automatico ricorso a procedure innate o precedentemente acquisite davanti a un problema analogo a un altro già noto, il problem solving è una sequenza di operazioni cognitive al termine della quale si arriva invece ad una soluzione precedentemente sconosciuta.
Nello studio dei processi di soluzione dei problemi è opportuno distinguere i problemi come compiti dai problemi propriamente detti. Nei problemi come compiti le prestazioni mentali richieste si rifanno a metodi noti, ossia il soggetto conosce il mezzo per realizzare lo stato finale.

Nei problemi propriamente detti, invece, la soluzione non può essere raggiunta mediante la semplice applicazione di regole note, ma richiede un cambiamento, una rettifica. Il modello in questo caso è il trabocchetto. Quindi, se ci si riferisce ai compiti il metodo della soluzione può essere identificato nella ricerca, mentre per i problemi propriamente detti la via che porta alla soluzione è caratterizzata come scoperta.

Nell’ambito del cognitivismo l’interesse per il problem solving è presente sia come attenzione ai modi con cui il pensiero attinge al patrimonio delle conoscenze già acquisite e spesso strutturate nella forma di schemi corrispondenti ai vari tipi d’esperienza, sia come analisi assai più minuziosa dei singoli passaggi.

Newell e Simon (1972) hanno sviluppato la teoria dello spazio problemico. Quando le persone risolvono un problema si rappresentano mentalmente lo stato iniziale del problema e lo stato finale del problema. Per passare dallo stato iniziale a quello finale, passano attraverso una serie di stati intermedi grazie all’applicazione di operatori mentali. Gli operatori mentali specificano le mosse consentite e quelle non consentite. Nel passaggio da ciascuno stato al successivo sono possibili numerosi percorsi alternativi, ovvero un grande numero di mosse diverse.

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Per spostarsi in modo efficiente da uno stato all’altro, cioè per scegliere la mossa che, ad ogni stato, consente di avvicinarsi il più possibile allo stato finale, le persone usano delle strategie o euristiche. Le euristiche sono procedure approssimate, che non specificano ogni azione, ma guidano la ricerca e la sequenza delle azioni da fare. A differenza degli algoritmi, che sono serie di regole esplicite che, seguite in modo sistematico, portano definitivamente alla soluzione del problema, le euristiche non garantiscono di arrivare alla soluzione, ma se hanno successo implicano un risparmio di tempo e fatica.

Uno dei metodi euristici più utilizzati è l’analisi mezzi-fini, che consiste nei passi seguenti:

  1. Notare le differenze tra stato attuale e stato finale.
  2. Creare una sotto-meta, per ridurre la differenza tra i due stati.
  3. Selezionare un operatore che risolverà questa sotto-meta.

L’analisi mezzi-fini è quindi una procedura mediante la quale un problema viene scomposto in tanti sottoproblemi la cui soluzione consente di raggiungere la meta finale.
Gli psicologi della Gestalt hanno cercato di dimostrare che il processo di soluzione di un problema (problem solving) era qualcosa di più della “semplice” riproduzione di risposte apprese, e che implicava i processi produttivi di insight e di ristrutturazione.

Il problem solving che si basa esclusivamente su esperienze pregresse può portare all’insuccesso; si ricordino a tale proposito le dimostrazioni in cui i soggetti si fissano sul metodo di soluzione loro insegnato ignorandone altri più semplici, oppure alla fissità funzionale, in cui si dà per scontata la funzione tipica di un oggetto, e come risultato si è incapaci di pensarne un diverso uso.

 

Per approfondimenti:

  • Psicologia Cognitiva, casa editrice Idelson-Gnocchi
  • wikipedia.org

 

(A cura della Dottoressa Daniela Scipione)

 

 


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