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Problemi nella vita e con gli altri (1452454796341)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 1075 volte

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le risposte dellespertoLunaticamentemanu, 31

 

D

 


Salve,
ho 31 anni ed ho subito abusi da parte di mia madre e tentati abusi da parte del suo compagno. I due eventi sono stati in situazioni e in periodi diversi.

Ho sempre odiato mia madre e con lei ormai ho chiuso, ma non è questo il problema. E' che non ho un futuro e sto male fisicamente e psicologicamente; difatti vado da una psicologa e su certe cose mi ha aperto gli occhi ....Purtroppo ho la tendenza a dimenticare tutto ciò che succede a me e agli altri, forse perchè voglio dimenticare per evitare di fissarmi.

Non lo so, ho molti problemi di comunicazione e non ho nemmeno un amico. Vivo da sola in una casa in affito a carico di mio padre che non c'e' mai e mai c'e' stato, perchè anche quando c'è è come se non ci fosse.

Ho una sorella che minaccia sempre il suicidio e io che con i miei problemi non ho nemmeno la piu pallida idea di come aiutarla visto che è convinta che non mi importi niente di lei. In realtà a volte credo anch'io che non mi freghi di nessuno e che per questo non merito di essere al mondo.

Poi non riesco quasi mai ad essere così espicita con la mia psicologa che vedo da due anni...ma se sto ancora così devo cambiare psicologa?
Lei ha un sacco di clienti, ma il fatto è che non riesco mai a parlare con lei apertamente.

Inoltre, ho un altro problema: ho un' insufficenza renale ed entro due anni devo farmi il trapianto, sennò vado in dialisi. Purtroppo non credo in alcun modo di farcela da sola, soffro d'ansia e, se entro in un ospedale, mi vengono gli attacchi di panico. Mi sento sempre stanca e non so se è un fattore fisico o psicologico; ho la nausea, il mal di testa, il mal di stomaco, dei dolori muscolari. Sento troppo freddo o troppo caldo e ho dolori al torace d'estate quando cammino.

Ho molta difficoltà a rispettare i programmi, sono estremamente lenta e nei rapporti con gli altri nessuno mi prende sul serio. Non ho una ragione per vivere se non il terrore di morire. Ho paura di tutto, ma fingo di non pensarci (quando ci riesco) oppure scappo dalla realtà.
Finisco col dire che sono stata anche in istituto da piccola, fino ai 18 anni, insieme a mia sorella e mio fratello.

Detto questo che devo fare secondo voi? Devo cambiare psicologo?

 


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R




Gentile Utente,
accolgo la solitudine che traspare da ciò che scrive. Personalmente le consiglierei di analizzare il “perchè” non si sente libera di parlare con la sua psicologa.

Mi sembra di comprendere che sono due anni che ha intrapreso un percorso psicoterapeutico e immagino che, data la durata della terapia, qualche beneficio ne ha tratto altrimenti il contratto tearapeutico sarebbe stato interrotto. Le consiglio di parlare con la sua psicologa del blocco interno che sente e delle remore che vive nel comunicarle i suoi vissuti interni.

Riguardo a ciò di cui mi parla attraverso queste righe rispondo con un testo di James Hillman, psicoanalista di matrice junghiana, che scrive il "Codice dell'anima", un libro illuminante che le consiglio fortemente. Tra le sue pagine è racchiuso il Mito di Er, ripreso dall'ultimo capitolo della "Repubblica" di Platone, che narra:
"Quando tutte le anime si erano scelte la vita si presentavano davanti a Lachesi. A ciascuna ella dava come compagno il genio, il daimon, perché le facesse da guardiano durante la vita e adempisse il destino da lei scelto. […] Il daimon conduce l’anima dalla seconda delle personificazioni del destino, Cloto. Sotto la sua mano e il volgere del suo fuso, il destino prescelto è ratificato quindi il genio conduceva l’anima alla filatura di Atropo, per rendere irreversibile la trama del suo destino. Di lì, senza voltarsi, l’anima passava ai piedi del trono di Necessità e della pianura del Lete (oblio, dimenticanza), sicché al loro arrivo sulla terra tutto ciò che è accaduto viene cancellato". Se il Mito di Er finisse in questo modo si vernicerebbe di tinte tristi e malinconiche e non rimarrebbe che crogiolarci in un perenne sentimento di "mi manca qualcosa ma non sò cosa".

Ciò che le auguro è di ritrovare il suo disegno, magari proprio tramite l'aiuto della sua psicologa. Ogni persona è portatrice di un'unicità che chiede solo di essere vissuta. Un caro saluto.

 

(a cura della Dottoressa Valentina Bonaccio)

 

Pubblicato in data 19/01/2016

 


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Tags: ansia padre attacchi di panico madre terapia suicidio psicologa nausea abusi dimenticare problemi di comunicazione sorella terrore mal di stomaco dolori muscolari contratto terapeutico

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