Come in uno specchio. "Ma chi sono io?"
Ma chi sono io? Interrogativo a cui non è per nulla facile rispondere e che solitamente richiede tempo, impegno e pazienza. Forse un’intera vita. Farlo è come scoprire in un caleidoscopio, un territorio variegato di aspetti e di volti.
C’è per tutti un’immagine della nostra identità che possiamo riconoscere in parte o in toto. Molti aspetti tra quelli che conosciamo li facciamo vedere, altri rimangono nascosti anche ai nostri occhi, al punto tale che una delle domande cruciali che ci facciamo nel corso della vita, è quell’insistente ”Ma chi sono io?”.
Interrogativo a cui non è per nulla facile rispondere e che solitamente richiede tempo, impegno e pazienza. Forse un’intera vita. Perché è come comporre un puzzle complesso fatto di un’infinità di tessere, pezzi di vita che ci appartengono, storie che conosciamo o che ci hanno raccontato, a volte aspetti che gli altri vedono e ci rimandano, che diventano patrimonio nostro. Altri totalmente da scoprire, se mai ci riusciremo.
Il che fa pensare all’esistenza di una parte visibile dell’IO sociale e di un’altra intima e privata, nascosta a tutti. Spesso anche a noi stessi. In questa zona non è facile accedere e per poter poterlo fare, abbiamo bisogno di uno specchio, cioè di qualcuno che ci aiuti a guardarci dentro e ci permetta di osservare nei dettagli quello che non vediamo e quello che non sappiamo.
È come scoprire in un caleidoscopio, un territorio variegato di aspetti e di volti che se ne stanno distanti dalla superficie e che alimentano una moltiforme presenza di figure lucenti e di ombre, di sguardi e di sentimenti, pensieri e atteggiamenti che tutti insieme ci contraddistinguono. Rintracciarli, perché li recuperiamo o perché ci vengono restituiti da chi ci sta vicino, può servire a farci comprendere che nulla, proprio nulla, del nostro modo di essere e di agire è casuale. Anche i gesti o le azioni più quotidiane e ripetute, il modo di fare e di vivere, le cose che proviamo e i desideri, le attese e le preoccupazioni hanno radici profonde dentro di noi.
Così possiamo capire che a volte, per necessità o per le difficoltà incontrate nel corso dell’esistenza, ci siamo messi addosso una o più “maschere” aspetti e tratti costruiti per proteggerci e in qualche caso necessari per vivere la vita con gli altri. Carl Gustav Jung, la chiamava “Persona” indicando con questo termine quegli aspetti della nostra personalità che abbiamo sviluppato in base alle richieste dell’ambiente e della società.
Con questo articolo non volevo far altro che sollecitare nel lettore quel “Conosci te stesso” che gli antichi greci avevano messo sul frontone del tempio di Apollo come invito alla conoscenza di sé.
Conoscere e comprendere le varie tipologie umane, anche se non sono verità assolute, può essere uno stimolo per suggerire una conversazione con il proprio IO.
Ma potrebbe essere anche una provocazione utile, mi auguro, per cercare dentro ciò che ci può servire per essere di più quello che già siamo.
Bisognerà individuare queste narrazioni e mi piacerebbe che, una volte portate su carta, magari in un volume stampato, servissero come letture del comportamento umano che è espressione chiara della psiche che ci governa, in gran parte sommersa e invisibile.
(Articolo a cura del Prof. Giuseppe Pino Maiolo)
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